martedì 23 ottobre 2018

Robert Faurisson - di Andrea Guglieri

Robert Faurisson
"Non c'è redenzione nel culto dell'olocausto, non c'è speranza. C'è una colpa inestinguibile dell'umanità che dovrà per sempre inchinarsi e tributare alla vittima assoluta." - Andrea Guglieri


L'oligarchia culturale a tratti assume compiti sacerdotali.
Infatti attingono nel sacro i termini con cui è vergata la dannazione della memoria del "negazionista" Faurisson su Repubblica da parte del giornalista polacco Goldkorn, per molti anni responsabile culturale dell'Espresso.

l'incipit dell'editoriale odierno
Faurisson è l'occasione contingente. L'essenziale è ricordare, senza giri di parole, che "la civiltà occidentale" poggia su "tabù", scrive Goldkorn, e "il più importante", consiste nello sterminio degli ebrei ad opera dei nazisti.
Un tabù "così forte" dice, da "aver cambiato il nostro modo di vedere la storia dell'umanità". Questo giudizio è in effetti molto vero.

Il mondo contemporaneo, con la sua accelerazione scientifica, comunicativa, finanziaria, dei consumi, mentre riafferma la razionalità anche talvolta a costo della giustizia, a quanto pare si regge su tabù. Un'area "sacra e proibita" (così tra le definizioni correnti) davanti alla quale la scienza e la ragione si fermano.
A dispetto dello scetticismo sempre vivo verso le religioni, la centralità della "shoah" si impone, nella cultura vigente, in modo assoluto, tanto da ricordare la centralità di Cristo, che pare voler sostituire. Ipotesi, quest'ultima, già sostenuta da più parti.

Non c'è redenzione nel culto dell'olocausto, non c'è speranza. C'è una colpa inestinguibile dell'umanità che dovrà per sempre inchinarsi e tributare alla vittima assoluta.

Uno schema di religiosità assolutamente arcaico.
Un mistero nell'Occidente della Scienza e della Ragione.

4 commenti:

  1. Non generalizziamo, la colpa indistinguibile la porti pure quella parte di "umanità" che nutre nostalgia per quei regimi che si macchiarono di quelle atrocità.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo enunciato è contraddittorio. Delle due l'una: o le atrocità commesse da quei "regimi" sono uniche, oppure non c'è una colpa "unica". A me pare strano che proprio nel 1944/45, dopo millenni di "colpe" ordinarie, l'Umanità si sia macchiata di una "colpa unica e singolare" nei confronti, guarda un po', di un popolo "eletto". Hanno qualcosa di "speciale"? E se sì, cosa di grazia?

      Elimina
    2. e chi ha parlato di unicità? lo sganciare due bombe nucleari su due città è stato altrettanto atroce per esempio, ma questo non può significare diluire, sminuire o addirittura negare una delle peggiori follie dei regimi totalitari del secolo scorso e badate bene che parlo di regimi e non di popoli

      Elimina
    3. Certo, ma perché si può discutere del numero effettivo di morti a Dresda, Hiroshima, Nagasaki, e non del numero di morti della Shoa? Perché? La domanda è questa.

      Elimina