La nuova sede della Link Campus University |
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Susanna Turco |
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Il dato politico che è emerso, sia dalla scelta del luogo dell'incontro, sia dai nomi dei partecipanti come dalle tesi da essi sostenute, è che una parte del mondo politico in cui tutto nacque, sette anni fa, ha scelto una linea di sostegno critico al governo gialloverde, facendo sua la lettura dell'attuale fase come quella di uno scontro tra due visioni del capitalismo occidentale, l'una a guida americana, l'altra che ha il suo centro propulsore nel progetto di unificazione europea. Si tratta di una tesi abbastanza condivisa, in parte anche da me, ma ciò che colpisce, nel caso di P101, è un'enfasi eccessiva nello schierarsi dalla parte del governo gialloverde, unita alla evidente mancanza di consapevolezza del ruolo marginale cui questa organizzazione è destinata stante la sua inconsistenza numerica. Qualcuno definisce questa tattica come "entrismo", altri come "codismo". Sabato ho chiesto ad un dirigente di P101 di darmi una definizione di "codismo" e mi sono sentito rispondere (excusatio non petita accusatio manifesta) che loro non sono "codisti" perché mantengono autonomia di pensiero e azione.
Emiliano Brancaccio, in un breve intervento pubblicato sul sito Megachip, descrive lo scontro tra il liberismo di matrice americana e quello di matrice franco-tedesca nei termini di un processo di «centralizzazione dei capitali. La centralizzazione è l’esito di una incessante lotta tra capitali per la conquista dei mercati, che porta al fallimento dei più deboli o alla loro acquisizione da parte dei più forti, sfocia nella “espropriazione del capitalista da parte del capitalista” e alla fine determina una concentrazione del capitale in sempre meno mani».
Paolo Barnard, uno dei protagonisti di maggior rilievo del settennio passato, ha aspramente criticato la deriva di questa frazione di mondo (ex?) sovranista pubblicando un tweet al vetriolo:
Il cuore del problema politico è, in definitiva, il modo e il grado di vicinanza al tentativo del governo gialloverde di invertire una tendenza pluridecennale di assoluta adesione al progetto unionista da parte di tutti i governi precedenti, sia di centrosinistra che di centrodestra. Ciò che colpisce nella linea - che ormai possiamo considerare consolidata - scelta da P101, è la convinzione che questo governo abbia intenzione di fare di più ma che non può farlo a causa dei pericoli insiti in un'aperta ribellione all'Europa, ragion per cui, qualora si arrivasse ad uno scontro in campo aperto, sarà necessario sostenerlo senza esitazioni anche sollecitando una mobilitazione di piazza. Da ciò discende la costruzione di una narrazione politica, esplicitatasi nel corso di numerosi articoli pubblicati sul blog sollevazione, che pone in secondo piano le pur riconosciute perplessità sulla natura del m5s e della Lega, considerate secondarie rispetto a quello che viene considerato il fronte principale: lo scontro con Bruxelles.
Il dissenso rispetto a questa narrazione si sta sviluppando, per ora, sotto traccia, perché tutti condividono il timore di rafforzare il fronte eurista, che trarrebbe evidente giovamento da una spaccatura esplicita in quello eurocritico, o sovranista, o sovranista costituzionale. La critica più netta alla linea di P101 proviene da quanti sostengono che la reale intenzione del governo gialloverde non sia, come molti continuano a sperare, quella di agire seguendo una tattica prudente in attesa che le contraddizioni della costruzione unionista esplodano, bensì quella di rafforzare il processo unionista emendandolo dei suoi difetti più dannosi, soprattutto di natura economica, proseguendo al contempo la sua costruzione sul piano giuridico fino a realizzare una gabbia dalla quale sarà impossibile liberarsi. Il più noto e determinato nel sostenere quest'ultima lettura dei fatti è l'avv. Marco Mori il quale, però, predica da un pulpito screditato essendo entrato in CasaPound Italia, ragione per la quale paga uno stato di isolamento del quale può incolpare solo sé stesso. Per quanto mi riguarda considero questa tesi errata e, se non la sostengo, non è certamente perché è quella di Marco Mori iscritto a CPI. Come sa bene chi mi conosce da tempo, non avrei alcun timore a farla mia se la ritenessi corretta.
Il mio punto di vista è che il bivio davanti al quale ci troviamo è la scelta tra una trasformazione dell'eurozona nella direzione di una politica più espansiva sostenuta sia dalla BCE che da passi verso un maggior coordinamento fiscale, di cui la Germania però non vuol sentir parlare, e l'avvio di un processo di dissoluzione. In entrambi gli scenari gli opposti contendenti - centro e periferia per dirla in due parole - vorrebbero preservare il mercato unico. In estrema sintesi sia i governi del centro che quelli della periferia, tutti in mano a forze politiche liberiste e dunque antipopolari per definizione, hanno interesse ad attenuare le tensioni tra gli Stati dell'eurozona, mantenendo però intatta la natura classista del progetto unionista. Questo interesse comune, a mio parere preminente, mi porta a concludere che al momento, e fin quando non si imporranno nuove forze popolari dal basso, nessuno ha interesse a varcare il punto di rottura: non l'Italia, il cui sistema bancario sarebbe travolto col rischio che debba essere nazionalizzato, ma nemmeno la Germania che ha interesse a mantenere l'euro, che è una moneta per lei sottovalutata che ne sostiene le esportazioni; e tanto più vantaggiosa quanto più riesce a mantenere bassa la dinamica di crescita dei paesi dell'eurozona, in primis l'Italia, dalle cui importazioni a buon prezzo dipende la profittabilità complessiva della sua filiera produttiva.
Quello verso cui si sta andando, quindi, non è, come crede Marco Mori, la costruzione di un impossibile e altamente instabile superstato federale, bensì la correzione degli squilibri più macroscopici attraverso una trattativa certamente dura ma che esclude a priori, salvo incidenti di percorso - ad esempio un grave shock esterno - la rottura dell'eurozona.
Il punto centrale è la teoria dei vantaggi comparati.
Da wikipedia: «La teoria dei vantaggi comparati (o modello ricardiano) è stata concepita a partire dai concetti essenziali dall'economista inglese David Ricardo e si inserisce nel contesto delle teorie riguardanti il commercio internazionale. L'assunto su cui si basa è che un paese tenderà a specializzarsi nella produzione del bene su cui ha un vantaggio comparato (cioè la cui produzione ha un costo opportunità, in termini di altri beni, minore che negli altri paesi)».
Sembra una constatazione di buon senso e in effetti lo è, ma solo a patto di intendersi sul significato di "vantaggio comparato". Se lo si intende nel senso, ad esempio, che la Sicilia si specializzerà nella filiera degli agrumi mentre la Norvegia in quella del salmone, allora non ci sono obiezioni. Ma il fatto è che la visione liberista non considera i "vantaggi comparati" nel senso di "costo opportunità", bensì quasi esclusivamente, e sempre di più, in quello di "costo del lavoro". Non è una differenza da poco. Una conseguenza, ad esempio, è che pur essendo sia la Sicilia che il Marocco dotati di risorse naturali equivalenti per la profittabilità della filiera degli agrumi, così non è dal punto di vista del costo del lavoro, ragion per cui gli accordi di libero scambio tra l'Unione Europea e il Marocco hanno determinato il collasso dei coltivatori di agrumi in Sicilia. Questi accordi di libero scambio non possono essere impugnati perché i trattati europei lo vietano. Dunque il Mercato Unico, che il governo gialloverde non contesta minimamente, anzi non ne parla proprio, è un "bene comune" di tutte le forze politiche liberiste - sia quelle eurocritiche che quelle eurofile - al potere in tutta l'Unione Europea.
Ebbene, sia il m5s che la Lega sono forze politiche liberiste, come si comprende bene non appena si guarda oltre la polemica sull'euro, una moneta disfunzionale che non potrà non essere corretta, per puntare l'attenzione verso altre questioni. Sorvoliamo sul fatto che il cosiddetto reddito di cittadinanza è la risposta italiana alle riforme hartz in Germania, oggi possibile grazie all'avanzo di partite correnti ottenuto con la cura Monti, e pensiamo alla proposta - già depositata - di ridurre di 345 unità il numero di parlamentari col pretesto di un risibile risparmio. Oppure facciamo mente locale al fatto che Salvini, dopo aver ridimensionato il flusso migratorio onde evitare che fosse solo il nostro paese ad accollarsi i costi di un'immigrazione che, in ogni caso, tutta l'Unione Europea a trazione liberista desidera, sebbene cercando di scaricarne i costi sociali e politici sui paesi vicini (ricordate il tentativo della Merkel di aprire le frontiere e il suo precipitoso dietrofront davanti alle proteste popolari) ben si guarda dal fare la dichiarazione più logica: la stretta si applica ai migranti, e non agli immigrati, per cui tutti quelli che sono già in Italia avranno gli stessi diritti e lo stesso trattamento di chi è italiano per nascita. Al contrario Salvini prosegue nella sua politica basata sulla paura, pur avendo già risolto l'ovviamente risolvibile problema dei migranti come il buon senso ha sempre saputo che fosse, a dispetto delle fanfaluche piddine sulla natura epocale e non contenibile del fenomeno; e lo fa sia perché questo gli rende elettoralmente ma, soprattutto, perché è perfettamente coerente con la natura liberista della Lega, quella per cui gli immigrati che sono già in Italia devono continuare a fare i domestici, le badanti, i braccianti nei campi, i lavoratori mal pagati e senza tutele, contribuendo non già alla crescita della ricchezza della Patria (ormai) comune, bensì a mantenere basso il costo del lavoro così come richiesto dalle compatibilità della filiera produttiva europea, sia quella dei paesi core che della periferia.
Tutto il quadro testé sommariamente descritto conduce ad una sola possibile conclusione: non c'è alcuno scontro in atto, al massimo una trattativa più o meno dura giocata sui decimali di deficit con in mente preoccupazioni propagandistiche in vista delle future elezioni, a partire da quelle europee del 2019, mentre prosegue indisturbata l'avanzata oligarchica a danno del principio democratico. Lo scontro, questo sì cruento, è lo stesso da millenni: oligarchia contro democrazia. Le carte pesanti del fronte oligarchico sono, come sempre, la libera circolazione dei fattori produttivi al riparo da ogni possibile condizionamento delle istanze del mondo del lavoro politicamente organizzate nella forma Stato, e dunque la riduzione, ovunque ciò sia possibile, degli spazi di partecipazione dal basso alla vita politica.
Sorprendentemente, però, P101 sta costruendo una narrazione in cui questi aspetti vengono ricordati in sordina, perlopiù con la ripetizione di giaculatorie tipo "Io sono vetero e penso invece che, per non farla troppo lunga, la soluzione sia non l'uscita dall'euro ma l'uscita dal capitalismo: non credo che questo sia nei pensieri nè di di Di Maio nè tantomeno di Salvini" cui fanno seguito, però, azioni e gesti politici come quello di organizzare un convegno nella sede della Link Campus University, invitando come relatori, nell'ordine:
- Un funzionario del governo (LBC) il quale, non si sa se parlando a titolo personale o a nome del governo, ci ha ricordato la sua vecchia teoria frattalica secondo la quale oggi staremmo vivendo una replica delle vicende che sconvolsero l'Italia e l'Europa nel 1943, con lo sbarco degli americani e l'inizio del declino della potenza tedesca.
- Uno dei fondatori di Euroexit, Francesca Donato, che ci ha allietati parlando dei suoi progetti di riforma istituzionale dell'UE.
- Un politico, Stefano Fassina, eletto nelle file di LEU, che quando parla dice cose condivisibili ma non ha mai trovato il coraggio di agire di conseguenza.
- Il teorico della Sollevazione, Moreno Pasquinelli, che sogna la discesa in campo di masse del tutto impreparate e prive di guida politica che, se chiamate in piazza, non potrebbero che realizzare lo scenario che egli stesso indicava ancora pochi anni fa, quello di una loro mobilitazione reazionaria, oggi all'insegna della caccia allo straniero e del grido honestà honestà.
Come se non bastasse in sala erano presenti, con un banchetto di pubblicazioni, esponenti dei Carc - aka nPCI - vale a dire gli stessi che, nei loro documenti strategici, parlano continuamente di "Repubblica Pontificia": «L’Italia non è una “Repubblica democratica fondata sul lavoro”, ma una Repubblica Pontificia basata sulla commistione di affari e interessi e sugli intrighi di potere fra Vaticano, Organizzazioni Criminali (Mafia, Camorra, ‘ndrangheta, ecc.), imperialisti USA (e sionisti) e capitalisti». La circostanza potrebbe essere interpretata come un coraggioso atto di sfida, ma il fatto è che le loro posizioni politiche sono abbastanza simili a quelle che, da qualche tempo, sono state sposate da P101. Non so voi, ma io ho trovato bizzarra la loro presenza in quella che è una delle sedi in cui - voce de relato - si incontrano e collaborano a studi strategici, "Vaticano, Organizzazioni Criminali (Mafia, Camorra, ‘ndrangheta, ecc.), imperialisti USA (e sionisti) e capitalisti".
Mi è sembrato di capire che l'opzione politica preferenziale di P101 sia quella della costituzione di una lista patriottica e socialista, anche in vista delle prossime elezioni europee, il cui perno dovrebbe essere costituito dalla partecipazione di qualche esponente di calibro, ad esempio Stefano Fassina, Alfredo D'Attorre e, nel caso di una sua definitiva discesa in campo, l'illustre giurista Luciano Barra Caracciolo. Personalmente ne sarei ben lieto, ed anche disposto a dare una mano dall'esterno. Rigorosamente dall'esterno: parteciperei alle elezioni solo in una lista sovranista e costituzionale, oltre che costruita dal basso anche con il mio contributo. A proposito, mi piacerebbe si chiamasse "Assalto alla diligenza", ad indicare che la redistribuzione passa, inevitabilmente, attraverso una competizione tra forze politiche popolari che traggono linfa dalla partecipazione degli elettori alla vita politica, e dunque guidate da una molteplicità di capi che devono rispondere, concretamente, ai bisogni dei loro elettori.
Se leggete con attenzione uno degli articoli linkati (M5S, chi sono i nuovi grillini eletti: basta disoccupati, ecco notabili e professionisti) potrete constatare che il m5s sembra essersi avviato nella direzione di un'organizzazione di natura simile a quella che ho chiamato, scherzosamente ma non troppo, "Assalto alla diligenza", con la non lieve differenza di promanare dall'alto, non dal basso. Credete forse che i notabili citati da Susanna Turco si siano presentati agli incontri grillini senza alcuna chiamata preventiva da parte del misterioso staff, con tanto di rassicurazioni e garanzie sotto banco? L'operazione posta in campo dal m5s, sotto la guida di Di Maio, somiglia molto ad una versione ammodernata della vecchia DC dorotea, mentre la Lega, incassato l'appoggio di Confindustria, potrebbe puntare ad occupare lo spazio politico che le forze liberali italiane del dopoguerra tentarono, inutilmente, di costruire. Un'operazione che oggi sembra essere riuscita, grazie al carisma di Matteo Salvini e alla sua capacità di mobilitare rabbiosamente le masse elettorali.
Dalla Link Campus University, per ora, è tutto. Presto vi parlerò dell'altro convegno, quello organizzato dal movimento Patriottismo Costituzionale. Stay tuned e commenti liberi, anche ai vituperati anonimi, così diamo spazio a quelli del blog Sollevazione che parlano di politica senza farsi riconoscere da noi, mentre chi sono lo sa anche la più infima piattaforma di e-commerce.
il post è bellissimo e condivisibile integralmente, ma poiché, come sai, mi piace rompere il ca$$o, ti propongo una visione alternativa e filogovernativa che potrebbe aver stuzzicato la psiche sollevadora e non solo questa.
RispondiEliminaLA VIA MAIEUTICA ALLA USCITA DALL' eURO.
Il percorso maieutico nasce e si fonda su alcuni presupposti e e su alcuni dogmi illiani:
Il 1° presupposto si basa sulla consapevolezza che oggi non esiste una via democratica all' abbandono unilaterale della moneta unica; non esiste perché non esiste un consenso popolare affermato che possa garantire il necessario supporto ad un provvedimento che nei fatti è tecnicamente un default del paese e che richiederebbe misure di controllo del dissenzo oltre che dei movimenti di capitali e merci come si osservano nei momenti più drammatici di una nazione. Questo consenso deve assolutamente essere creato perché il popolo possa agire come una sola nazione .
Il 2° presupposto,, si fonda sulla constatazione di un saldo positivo delle partite correnti ottenuto grazie alla distruzione della domanda interna operata da Monti attraverso il cosiddetto consolidamento fiscale e dalla compressione salariale ottenuta con il Jobs act di Renzi; in pratica le misure che non avrebbero dovuto salvare il paese, secondo illo, lo hanno invece salvato talmente bene che lo hanno consegnato stendendo il tappeto rosso, anche di sangue, alla destra naziliberista nostrana, tra le cui fila si è subito accomodata l' avanguardia culturale di questa destra.
Il 3° presupposto si basa sulla solidità sostanziale dei fondamenti economici della nostra economia, per cui in questo momento un attacco tramite un innalzamento dello Spread sarebbe completamente fuori da ogni logica, men che meno la logica dei mercati che preferiscono sempre il profitto piuttosto che una vittoria ideologica, anche perché quest' ultima è già stata ottenuta e consolidata a livello planetario e riconosciuta dai naziliberisti… un po' meno dai sollevadori.
Il 1° dogma Illiano si fonda sulla certezza che una manovra espansiva in presenza di un sistema di cambio fisso si scarica necessariamente su un indebitamento verso l' estero.
continua….
Continua dal post di prima
RispondiEliminaSvolgimento.
Date le premesse, il ragionamento funziona più o meno così:
visto che l' economia più o meno comincia ad andare , utilizziamo l' avanzo commerciale erodendolo mettendo in opera manovre redistributive che ci consentono di rafforzare ed aumentare il consenso: integrazione del jobs act renziano con la riforma Hartz nostrana travestita da reddito di cittadinanza; condono fiscale per piccoli e grandi evasori; quota 100 per le pensioni; ricordarsi ogni tanto di accontentare i razzisti xenofobi con esempi luminosi come quello di Lodi.
Quindi tempo ne abbiamo, lo sfruttiamo per aumentare la fiducia finchè il saldo commerciale con l' estero passerà di nuovo in territorio negativo, a quel punto sull' orlo di una nuova crisi del debito pubblico si ricomincerà a rialzare la tensione con la UE ed il governatore tedesco della BCE, a quel punto si spiegherà definitivamente alla nazione che la UE è con noi matrigna e l' euro una moneta insostenibile.
Un venerdì notte la dichiarazione di uscita dall' euro sarà consegnata agli ambasciatori di Francia e Germania...potete immaginare da soli come andrà a finire...
Ma con una sollevazione ovviamente!
Tout se tient….
Come avevo già scritto alcune volte, non mi ricordo se qui, ma di certo in altri commenti e in altri post, entro un anno sapremo in via definitiva cosa aspettarci dai gialloverdi. Dobbiamo però tenere sotto controllo il quadro politico, la maggioranza, per certe decisioni, è piuttosto risicata, il sistema mediatico è di fatto contro (anche se in un certo senso è pro Salvini), il presidente della repubblica è quello che è, ecc. Non possiamo fare a meno di tener conto che l'opinione pubblica su euro ed UE non è ancora sul piede di guerra come dovrebbe essere. In futuro gli shock economici sono molto probabili e anche se limano l'euro per renderlo un po' più sostenibile, mi sembra irrealistico credere che una nuova struttura solo limata possa reggere all'urto che necessiterebbe di ampie politiche economiche per superare la crisi che verrà ma che si innesta in una crisi che non è mai finita, quella del 2008. Non so quanto possa reggere il paese e in ogni caso, anche se Fiorenzo non è molto d'accordo, un impatto molto forte nel prossimo decennio, a mio avviso, la tecnologia lo darà e ci saranno sempre più disoccupati e non penso che una riformicchia come l'Hartz IV in salsa italiana possa alla fine salvare la situazione. Si andrà alla scontro che si voglia o meno. Che poi il popolo lo riesca a girare in suo favore è tutto da vedere. Ma se perdiamo questa volta è finita sul serio e non si torna indietro. Comunque come avevo detto a Fiorenzo, in questo momento è del tutto evidente che la mancanza di un partito sovranista di sinistra è una vera catastrofe. Bisogna fare di tutto, ma bisogna cominciare a costruire un soggetto politico nuovo. Non penso che Fassina e D'Attore possano essere presentabili, sarebbe meglio che agissero culturalmente. Il campo dovrebbe essere gestito da altri personaggi. Siamo però terribilmente indietro… Tanto indietro. Penso che solo l'unione di più gruppi che abbiano almeno 5 o 6 mila militanti possa concludere qualcosa. Certo è che se si guarda ai fuoriusciti dalla Linke che riescono ad avere quasi 200 mila sostenitori appena nati… Noi qui facciamo una ben magra figura dopo 7 anni di propaganda. Mi pare che molti purtroppo alla fine, anche non volendo, hanno spianato la strada per gli altri!
RispondiEliminaFiorenzo, probabilmente l'hai già letto, ma te lo giro qui. Questo problema per le forze politiche non è eludibile soprattutto per una risicata maggioranza. L'ho scritto ieri nel commento ma oggi c'è la conferma. Purtroppo. https://sollevazione.blogspot.com/2018/10/gli-italiani-e-leuro-se-vi-sembra-poco.html
RispondiEliminaE su questa contraddizione che dovrà agire la maieutica: non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca; contro questa mancanza di chiarezza si sono schiantati già i greci: non si può votare contro l' austerità e pretendere di mantenere gli euro in tasca.
RispondiEliminaCaro Fiorenzo, riprendendo le tue parole sulla UE : ” è che non si vada verso una rottura della eurozona perché “nessuno ha interesse a varcare il punto di rottura: non l'Italia, il cui sistema bancario sarebbe travolto col rischio che debba essere nazionalizzato, ma nemmeno la Germania che ha interesse a mantenere l'euro. e quindi si andrà verso una correzione degli squilibri più macroscopici e la trasformazione dell'eurozona nella direzione di una politica più espansiva sostenuta sia dalla BCE, e con passi verso un maggior coordinamento fiscale, di cui la Germania però non vuol sentir parlare, e l'avvio di un processo di dissoluzione.""
RispondiEliminaQuesta tua tesi si oppone a quella di Marco Mori che ipotizza un super stato federale.
Io credo che vi sbagliate entrambi . Quello dove stiamo correndo a velocità sempre maggiore è lo smembramento dell’Europa. Non Leuropa , ma l’ EUROPA.
La disgregazione dell’Europa è iniziata ,come alcune volte ho commentato su questo blog ,con la rottura dell’unità religiosa, proseguita dalla rottura economica,dei nostri anni, e in un futuro molto breve, dalla rottura della Europa politica come organismo unico.
Lo smembramento porterà i paesi del Sud, in prevalenza cattolici verso l’orbita americana, e i paesi del Nord , in prevalenza protestanti,verso l’orbita russa-cinese.
Chi causerà questa frantumazione sarà la Germania. La Francia sarà tagliata in due parti . Un sud pro NATO e un nord che seguirà il destino tedesco.
Volendo si possono cogliere persino delle assonanze nominali facendo un confronto con i tempi della riforma protestante in Europa .
In Italia il fautore di una riforma della UE senza sfasciare il libero mercato è Savona…..(rola) . Chi pigia l’acceleratore sulla rottura con Roma è Schulz Martin …(Lutero) Vedi anche la polemica di oggi sul nostro governo.
Nella riforma protestante il primo che fece la Brexit religiosa fu Carlo VIII per questioni di donne (Anna Bolena-vs Caterina legittima moglie).Oggi il Principe…. Carlo, che per una questione di donne (Camilla-vs Diana) scatenò un putiferio mediatico si appresta a regnare al posto di Elisabetta.
Quando avverrà lo smembramento dell’Europa ?
Lutero ha affisso le tesi a Wittenberg nel il 31/10/1517 data che assomiglia molto al 31/10/2019 . Ricordiamo che a maggio del 2019 ci saranno le votazioni europee. Lutero si scagliò verso Roma che voleva una politica di espansione economica con la vendita delle indulgenze, mentre Lutero era per l’austerità economica e religiosa.
IL braccio di ferro fra L’Italia e la Germania di quei tempi fu un bel CRAK religioso dell’Europa , a tut oggi esistente.
Tornando ai tempi attuali ,quando avverrà che la Germania affiggerà le sue tesi che smembreranno l’Europa ? Molto presto . E quale sarà il motivo scatenante ? La crisi delle due banche tedesche Deutscher Bank e Commerzbank due buchi neri piene di derivati che come pronostica Mazzalai in Icebergfinanza del 13/9/2018 “Ieri ho scritto che dieci anni dopo l’anniversario del fallimento della Lheman Brothers ora è la volta delle due banche tedesche che però non verranno fatte fallire ma saranno nazionalizzate. I dati di bilancio parlano chiaro e anche i modelli economici si muovono in quella direzione.”
continua...
continuo dal post precedente
RispondiEliminaQuesto sarà il liberi tutti. Da quel evento sarà inevitabile la nazionalizzazione delle banche dei paesi aderenti alla UE.
Questo poi porterà allo smembramento degli Stati europei, che continueranno ad esistere, ma ognuno orbiterà verso Soli diversi.
Tieni presente che già da oggi la Germania orbita attorno alla Russia di Putin ,con gli accordi commerciali del gazprom il e si avvicinerà ancora di più con il gasdotto Nord Stream 2 che fornirà la Germania evitando di passare per i Paesi Baltici. Il progetto consiste nella costruzione di due gasdotti paralleli che correranno per 1200 chilometri sul fondale del Mar Baltico, accanto a quelli già esistenti, collegando direttamente la stazione di pompaggio di
Ust-Luga in Russia, con il terminal di Greifswald in Germania.
Domanda ? Ma ti sembra che a queste condizioni la Germania può avere paura di perdere i vantaggi che ancora per poco tempo le vengono dall’euro ?
I Paesi Baltici che non ricaveranno nessun vantaggio dal gazprom 2 ,orbiteranno verso il, Sole cinese o americano
Così la vedo io, al netto dei paralleli storici fatti sopra alla maniera di un Nostradamus.
Come vedei è uno scontro fra grandi élite nel quale non c’è spazio per movimenti popolari dal basso, almeno per moltissimi decenni,forse secoli . Tieni presente che al disfacimento della sinistra popolare dal basso come di quella storica non corrisponde la fondazione di una nuova sinistra , ad esempio come fu quando le social democrazie furono soppiantate dalla critica dei comunisti che erano per un cambio di passo politico. Oggi quando si smottano i partiti di sinistra il popolo , piaccia o no, va verso il M5S, Lega, Verdi che sono come giustamente tu ,caro Fiorenzo fai notare , tutti di stampo liberista e dunque antipopolari per definizione.
Buona Vita
Caro Gianni, innanzi tutto permettimi un'osservazione: quando si cita qualcuno con il virgolettato la citazione deve essere completa e senza alcuna modifica. Qualora si vogliano citare due o più periodi, si usano due o più coppie di virgolettati. Potrà sembrarti una fisima, ma non lo è. Qualcuno potrebbe prendere per buona la tua citazione virgolettata ascrivendola a me, e questo non va bene.
EliminaLa tua visione per cui "Quello dove stiamo correndo a velocità sempre maggiore è lo smembramento dell’Europa. Non Leuropa , ma l’ EUROPA" è una tesi suggestiva, che colorisci peraltro con alcune coincidenze cronologiche molto interessanti, ma che restano delle coincidenze. In realtà anch'io penso che tra l'Europa luterana e quella cattolica ci sia poca affinità, e infatti considero ciò una delle ragioni che rendono problematico il processo di unificazione. Attenzione! Ho detto "rendono problematico", non "rendono impossibile". Considerare una causa come la causa fa si che, talvolta, ci si azzecchi alla grande, ma il più delle volte le cose non vanno così.
Inoltre ci sono cause che agiscono su tempi diversi. Nel caso specifico la mancanza di affinità tra Europa luterana e Cattolica può giocare un ruolo sui tempi medio lunghi, mentre i bisticci di natura economica e bancaria si giocano su tempi brevi, al massimo in un orizzonte temporale di media durata, diciamo qualche anno.
Per restare sul concreto, ribadisco la mia opinione per cui l'alternativa è tra un aggiustamento delle cose e l'avvio di un processo concordato di dissoluzione, e questo perché non conviene razionalmente a nessuno arrivare al punto di rottura. Il quale, tuttavia, potrebbe anche esserci, perché gli affari umani sono sempre esposti al rischio di improvvise escalations. Basta pensare, tra i mille esempi, al modo in cui deflagrò la I guerra mondiale, magistralmente descritto in questo video da Alessandro Barbero.
Perdonami Gianni, ma quando parli della Francia che sarà tagliata in due intendi per causa della tettonica a zolle e che quindi avverà su una scala di tempi orogeologica?....
RispondiEliminascherzo Gianni, la tua profezia è molto suggestiva e contiene spunti interessantissimi
Caro Ippolito mi aspettavo la tua osservazione sulla tettonica. In effetti è una esagerazione sguaiata la mia affermazione.
EliminaMa mi era venuta alla mente la storia della Vandea durante la Rivoluzione Francese, quando la Francia per reprimere la rivolta ( che è un eufemismo perchè in realtà furono in totale quattro le guerre che la Vandea sostenne contro i rivoluzionari) ricorsero al genocidio chiamato da Babeuf popolicidio essendo la parola genocidio sconosciuta.
Ma la cosa curiosa che ho scoperto da poco è che la riprendo da Wikipedia , per quel che vale, è questa
Il 21 febbraio 2007 venne presentata all'Assemblea nazionale francese, da un gruppo di deputati appartenenti all'UMP e al MPF, una proposta di legge per riconoscere il genocidio vandeano, basandosi sulla tesi di Secher.
Nell'esposizione dei motivi di questa proposta viene spiegato che il tribunale internazionale di Norimberga definì il genocidio come la progettazione o la realizzazione parziale o totale, o la complicità nella progettazione o la realizzazione dello sterminio di un gruppo umano di una specifica etnia, razza o religione.».
Mentre il codice penale francese, definisce il genocidio come: la distruzione totale o parziale di un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso o di un gruppo determinato a partire da tutt'altri criteri arbitrari.
Queste definizioni, si afferma, corrispondono perfettamente al caso vandeano. Attualmente la proposta di legge fa parte dei lavori della Commissione per gli Affari Culturali, Familiari e Sociali.
Come vedi,caro Ippolito ,si corre sempre sul filo del rasoio della storia. Che succederà quando l'economia imploderà in Europa?
E la Catalogna che farà?
Mi attengo alla canzone do Bob Dylan Blowin’ in the wind .
Si la risposta è scritta nel vento.
Buona Vita
In realtà, caro Gianni, lo smembramento degli stati europei è un progetto leuropeo ed è il progetto delle macroregioni europee; ora io non so se questo avrà un futuro, però alcune tensioni territoriali o etniche (penso alla Catalogna, ma anche alla Padania perché no?) potrebbero veder di buon occhio questo superamento degli stati nazionali; una via diversa, alla riconquista della "indipendenza" dei tanti popoli europei. Una sorta di cosmopolitismo di tante piccole patrie all' interno di un' unica nazione: Leuropa!
EliminaForse non è un caso che del tutto recentemente l' identitarismo europeo sia uno dei miti coltivati dalle destre continentali.
Caro Fiorenzo, grazie della osservazione sul virgolettato che è giustissima,ne prendo atto e la terrò in conto nei prossimi post sul tuo blog e magari in quello di altri amici.Per quanto concerne le coincidenze storiche, sono solo delle coloriture o dei divertissement,un gioco ad essere come gli antichi aruspici che anticipavano il futuro con l'analisi delle viscere degli animali o interpretando il volo degli uccelli. Quindi per me non sono coincidenze ,ma solo giochi di valore pratico NULLO.Rimango invece fermo nella mia convinzione che l'Europa sarà smembrata politicamente,ovvero perderà qualsiasi leadership autonoma. IL video di Barbero lo conoscevo,è un autore che seguo, e rivedo spesso le sue lezioni di storia, recentemente mi sono rivista quella su Cavour
RispondiEliminae le icone del nostro Risorgimento e mi sono riproposto di rivedere la sua lezione su Carlo Magno.
Cmq mi mantengo aperto ai mutamenti storici imprevisti.
Buona Vita