Questo post nasce da un commento di Mauro Gosmin al post "Un riassuntino".
Comincio con l'osservare che i partiti nascono e muoiono continuamente, e che ciò sta avvenendo con maggior frequenza a partire dall'inizio degli anni '90 del secolo scorso. Sono, per di più, quasi sempre partiti costruiti intorno a un leader. L'unico che non lo era ancora, il PD, oggi ha Matteo Renzi, dopo l'abortito tentativo di imporre l'imbolsito Veltroni. Il nuovo leader della Lega Nord, Salvini, è stato in televisione più spesso di Renata Polverini, l'oscura sindacalista pompata dai media fino a farla diventare governatore del Lazio, dopo Badaloni e Marrazzo. Lo stesso Grillo, senza i media, sarebbe rimasto al 10%. Se ci pensate bene, la mutazione del M5S coincide con il suo arrivo in televisione. Oggi, forse, è il tempo di Maurizio Landini.
Sia che i leaders vengano letteralmente costruiti dal nulla, sia che ne venga amplificata l'iniziale popolarità, il ruolo dei media è fondamentale, sebbene non esclusivo. In alcuni casi i media hanno amplificato la forza di movimenti che avevano già una loro forza e una genuina capacità di rappresentanza di parte degli interessi dei ceti subordinati. E' il caso del già ricordato M5S e della Lega Nord, Talvolta il sistema dei media ha tentato di costruire movimenti fittizi, ad esempio il popolo viola, riuscendoci parzialmente.
Oggi un nuovo movimento, il sovranismo, si sta affacciando sulla scena, ma il sistema dei media è già allertato e in agguato. Dovesse mai espandersi oltre i suoi attuali ridotti confini, esso verrebbe immediatamente aggredito o fagocitato. Ma forse non sarà necessario, perché il movimento sovranista potrebbe autodistruggersi.
I sovranisti usano prevalentemente i social e i blog, sui quali sono molto presenti, ma a differenza dei grillini devono fare i conti con il fatto che adesso anche i militanti dei partiti maggiori fanno la stessa cosa. Per non parlare dei troll della BCE! Dapprima solo sui social, ultimamente anche sulla blogosfera, si stanno moltiplicando le voci a sostegno dei partiti maggiori. Ne è nata una situazione confusa che sta avendo l'effetto di scoraggiare molti sovranisti. Costoro, sapendo di avere una chiave di lettura della realtà politica di estrema efficacia, avevano sperato in un percorso più agevole. Le cose non stanno così.
Stretti tra il bombardamento dei media tradizionali e la confusione che regna sulla rete, i sovranisti stanno ripiegando. Il loro messaggio non passa sui media e si perde nella rete. La contromisura che, spontaneamente, si è imposta, è stata quella di individuare alcuni soggetti dotati di particolare carisma, elevandoli al rango di portavoce naturali del movimento, ma la cura si sta rivelando peggiore del male. Tra "quelli che vogliono parlare con il PD" e "quelli che sussurrano a Salvini", passando per gli economisti esclusivamente anti-euro e i sostenitori di teorie monetarie "miste" che ambiscono a tenere insieme il diavolo (l'euro e la BCE) e l'acqua santa (la sovranità monetaria), il risultato è stato una moltiplicazione delle voci e delle "teorie", il cui unico effetto è dare spazio eccessivo ad alcuni soggetti che, fatta salva la loro preparazione e buona fede, tendono a comportarsi come le grandi dive di un inedito star system; per entrare a far parte del quale serve, manco a dirlo, almeno un passaggio in televisione!
Non chiedetemi i nomi perché non ne farò, essendo anche inutile. Voi sapete.
I protagonisti dell'inedito star system hanno rapidamente, e facilmente, acuito le divisioni già presenti nel nascente movimento sovranista, oscurandolo con lo splendore della loro aura. Alcuni, accecati dall'orgoglio, sono arrivati al punto di denigrare i sovranisti, ai quali devono tutto, riferendosi ad essi con espressioni come "quei quattro gatti" e "quegli straccioni".
Un nucleo di sovranisti, ancora incapace di unirsi, resiste a cotanto disastro, ma sembra non avere vie d'uscita. Eppure non c'è da disperare poiché le difficoltà, pur essendo grandi, non sono maggiori di quelle che hanno dovuto affrontare tutte le idee nuove che si sono affacciate alla Storia. Quando le idee sono buone, bisogna aver fretta di partire ma non bisogna aver fretta di arrivare.
Questo, signori, è "fraiolismo metodologico".
Il primo passo, per fortuna, è già stato fatto, perché la parte più accorta del movimento sovranista, il nucleo, in questi anni non è stata ad aspettare e si è data un embrione di organizzazione. Anche in questo caso non chiedetemi di far nomi: voi sapete. Alcune centinaia, forse un migliaio, di militanti attivi e preparati si dedicano ogni giorno alla causa. Non devono ancora unirsi, è troppo presto, e devono continuare a fare quel che già fanno. E' necessario, però, disinnescare al più presto il pericolo che è rappresentato dalle grandi star di riferimento, non già togliendo loro voce né, men che mai, denigrandole o attaccandole, bensì dando spazio e visibilità a moltissime altre voci. Il rischio è quello di ripetere l'infausta esperienza degli anni '70, allorché un gran numero di movimenti politici extraparlamentari, ognuno riunito intorno a una o due figure di riferimento di particolare prestigio, non riuscirono a dar voce alle istanze popolari che pretendevano di rappresentare, degenerando nel peggior leaderismo.
La musica sovranista sarà corale, o non sarà.
Comincio con l'osservare che i partiti nascono e muoiono continuamente, e che ciò sta avvenendo con maggior frequenza a partire dall'inizio degli anni '90 del secolo scorso. Sono, per di più, quasi sempre partiti costruiti intorno a un leader. L'unico che non lo era ancora, il PD, oggi ha Matteo Renzi, dopo l'abortito tentativo di imporre l'imbolsito Veltroni. Il nuovo leader della Lega Nord, Salvini, è stato in televisione più spesso di Renata Polverini, l'oscura sindacalista pompata dai media fino a farla diventare governatore del Lazio, dopo Badaloni e Marrazzo. Lo stesso Grillo, senza i media, sarebbe rimasto al 10%. Se ci pensate bene, la mutazione del M5S coincide con il suo arrivo in televisione. Oggi, forse, è il tempo di Maurizio Landini.
Sia che i leaders vengano letteralmente costruiti dal nulla, sia che ne venga amplificata l'iniziale popolarità, il ruolo dei media è fondamentale, sebbene non esclusivo. In alcuni casi i media hanno amplificato la forza di movimenti che avevano già una loro forza e una genuina capacità di rappresentanza di parte degli interessi dei ceti subordinati. E' il caso del già ricordato M5S e della Lega Nord, Talvolta il sistema dei media ha tentato di costruire movimenti fittizi, ad esempio il popolo viola, riuscendoci parzialmente.
Oggi un nuovo movimento, il sovranismo, si sta affacciando sulla scena, ma il sistema dei media è già allertato e in agguato. Dovesse mai espandersi oltre i suoi attuali ridotti confini, esso verrebbe immediatamente aggredito o fagocitato. Ma forse non sarà necessario, perché il movimento sovranista potrebbe autodistruggersi.
I sovranisti usano prevalentemente i social e i blog, sui quali sono molto presenti, ma a differenza dei grillini devono fare i conti con il fatto che adesso anche i militanti dei partiti maggiori fanno la stessa cosa. Per non parlare dei troll della BCE! Dapprima solo sui social, ultimamente anche sulla blogosfera, si stanno moltiplicando le voci a sostegno dei partiti maggiori. Ne è nata una situazione confusa che sta avendo l'effetto di scoraggiare molti sovranisti. Costoro, sapendo di avere una chiave di lettura della realtà politica di estrema efficacia, avevano sperato in un percorso più agevole. Le cose non stanno così.
Stretti tra il bombardamento dei media tradizionali e la confusione che regna sulla rete, i sovranisti stanno ripiegando. Il loro messaggio non passa sui media e si perde nella rete. La contromisura che, spontaneamente, si è imposta, è stata quella di individuare alcuni soggetti dotati di particolare carisma, elevandoli al rango di portavoce naturali del movimento, ma la cura si sta rivelando peggiore del male. Tra "quelli che vogliono parlare con il PD" e "quelli che sussurrano a Salvini", passando per gli economisti esclusivamente anti-euro e i sostenitori di teorie monetarie "miste" che ambiscono a tenere insieme il diavolo (l'euro e la BCE) e l'acqua santa (la sovranità monetaria), il risultato è stato una moltiplicazione delle voci e delle "teorie", il cui unico effetto è dare spazio eccessivo ad alcuni soggetti che, fatta salva la loro preparazione e buona fede, tendono a comportarsi come le grandi dive di un inedito star system; per entrare a far parte del quale serve, manco a dirlo, almeno un passaggio in televisione!
Non chiedetemi i nomi perché non ne farò, essendo anche inutile. Voi sapete.
I protagonisti dell'inedito star system hanno rapidamente, e facilmente, acuito le divisioni già presenti nel nascente movimento sovranista, oscurandolo con lo splendore della loro aura. Alcuni, accecati dall'orgoglio, sono arrivati al punto di denigrare i sovranisti, ai quali devono tutto, riferendosi ad essi con espressioni come "quei quattro gatti" e "quegli straccioni".
Un nucleo di sovranisti, ancora incapace di unirsi, resiste a cotanto disastro, ma sembra non avere vie d'uscita. Eppure non c'è da disperare poiché le difficoltà, pur essendo grandi, non sono maggiori di quelle che hanno dovuto affrontare tutte le idee nuove che si sono affacciate alla Storia. Quando le idee sono buone, bisogna aver fretta di partire ma non bisogna aver fretta di arrivare.
Questo, signori, è "fraiolismo metodologico".
Il primo passo, per fortuna, è già stato fatto, perché la parte più accorta del movimento sovranista, il nucleo, in questi anni non è stata ad aspettare e si è data un embrione di organizzazione. Anche in questo caso non chiedetemi di far nomi: voi sapete. Alcune centinaia, forse un migliaio, di militanti attivi e preparati si dedicano ogni giorno alla causa. Non devono ancora unirsi, è troppo presto, e devono continuare a fare quel che già fanno. E' necessario, però, disinnescare al più presto il pericolo che è rappresentato dalle grandi star di riferimento, non già togliendo loro voce né, men che mai, denigrandole o attaccandole, bensì dando spazio e visibilità a moltissime altre voci. Il rischio è quello di ripetere l'infausta esperienza degli anni '70, allorché un gran numero di movimenti politici extraparlamentari, ognuno riunito intorno a una o due figure di riferimento di particolare prestigio, non riuscirono a dar voce alle istanze popolari che pretendevano di rappresentare, degenerando nel peggior leaderismo.
La musica sovranista sarà corale, o non sarà.
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