sabato 16 novembre 2019

La borghesia kotoniera

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La diga di Rotterdam


Da Enea Boria copio&incollo:

«Il Mose, secondo me, è del tutto paragonabile e assimilabile al Tav in Val di Susa.
Stessa identica cosa.
Si tratta dell'unica forma di politica industriale praticata in Italia da oltre 20 anni qua, con supporto trasversale Forza Italia / Lega / PD.
Opere manifestamente inutili ma ultracostose, decise a Roma spartendo gli appalti, coi quali poi i partiti locali hanno tenuto vivi i legami con le proprio aziendine e cooperative sussidiarie, gestendo quindi cordate di potere, clientele, pacchetti di voti.

Sono due simboli, che raccontano dello stesso identico procedimento.

In alternativa a queste roboanti ipercostose cazzate di mega-opere inutili, avremmo potuto fare tante piccole opere di gestione del territorio.
Sulle quali, certamente, ci sarebbero state anche tante piccole crestarelle.
Ma il controllo centralizzato del truccamento degli appalti non sarebbe stato possibile.
In ogni caso quando una amministrazione locale si mette in ballo per un'opera a 700 metri da casa tua e che serve anche a te, il sindaco e l'assessore li conosci e magari li incontri anche a bere il caffè, e conosci pure chi ci lavora e i proprietari delle due ditte che han preso l'appalto, se entro un tempo ragionevole l'opera non è finita e in funzione qualcuno un prezzo lo paga.

Con le mega opere tutto, invece, si decide sempre in un "altrove" indefinito.
Un po' come la governance multilivello europea: una scelta compiuta precipuamente affinché a te, privato cittadino in forma individuale o associata insieme a chi ti vive a fianco, diventi impossibile pigliare per il bavero e cacciar due dita negli occhi a chi ti sta rifilando una fregatura.
Soprattutto nel momento in cui diventa chiaro che esattamente di fregatura si sta parlando.
Non devi mai sapere esattamente con chi potertela prendere.

A questo c'è poi da aggiungere che qua parliamo del Veneto.
E prima o poi le paillettes dietro le quali varie amministrazioni del Nord hanno mascherato la propria natura, finiranno di cadere.
Se in questo paese è mai esistita una clamorosa truffa ideologica, questa è il "modello Nord-Est" sulla cui narrazione la Lega costruì la propria fortuna 20 anni fa. ( e Salvini ne era già dirigente nazionale )
Prima o poi si dovrà dirlo apertamente che il Veneto è la "Calabria a Nord del Po". ( prima o poi si dovrà anche riconoscere che a Milano c'è più 'ndrangheta che a Locri )
E salterà fuori che il "modello nord est" era un modello di piccola miserrima industria, di padroncini col setto nasale perforato e la schiavitù in capannone, incapace anche solo di concepire innovazione di prodotto e processo, che proprio in ragione della sua estrema frammentazione è in realtà già sostanzialmente estinto.
Hanno una urbanistica surreale, coi centri cittadini polverizzati e sparpagliati su territori giganteschi senza uno straccio di servizio pubblico, le infrastrutture fanno ridere, i capannoni che dovevano trainare il paese 20 anni fa se ne sono in buona parte andati in ruggine, le banche venete sono venute giù in serie come le tessere del gioco del domino.

Il Veneto è una cirrosi epatica vestita a festa.
Un racconto vincente che non è vivo più nemmeno nelle fantasie dei seghisti che lo governano da 25 anni.
La cosa più seria che hanno fatto in vita loro è "il tanko".
( Enea Boria )»

2 commenti:

  1. E pensare che poco fa ho visto un documentario di produzione inglese proprio a proposito del MOSE in cui lo si dipingeva come opera ingegnosa e avveniristica.

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  2. oggi le mega-opere che vanno di moda sono gli stadi di proprietà... tanto per rinfrescare una narrazione ormai ammuffita

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