mercoledì 17 giugno 2020

L'olio di serpente

Prodotti politici, era inevitabile che ai venditori di sogno europeo si sarebbero contrapposti i venditori di sogni patriottici. La realtà ha poco mercato, ma in fondo non ha bisogno di vendersi: arriva comunque (cit. un amico comune)


Il MES è una trappola, sostiene Alberto Bagnai (il coerente coordinatore economico della Lega... e scusate se è poco) e il recovery fund solo un prestito che dovremo restituire, l'Europa cattiva ci presenterà il conto. Allora che fare? La soluzione, sostiene il coerente coordinatore, è che la BCE emetta bond irridemibili. Anche perché, se non farà così, si dovranno convincere gli italiani a comprare  BTP irridemibili emessi dal Tesoro, come propone papy Savona, cosa che faranno se non vorranno pagare molte più tasse. In pratica si dirà a chi ha un gruzzoletto da parte, diciamo 100.000 euro: preferisci un interesse a vita del 2% o una tassazione annua del 2% sul tuo gruzzoletto?

La colpa, come sapete, è della Germania e dell'Olanda, che vogliono arrubbarci i nostri gioielli, perché noi siamo belli e loro frugali e infelici. Maledetti tedeschi, vili olandesi. Tirchi, avari, irriconoscenti, non è forse vero che si sono arricchiti alle nostre spalle?

Nel paese dei guelfi e ghibellini si sta con Bagnai o con Boccia, due facce dello stesso problema. Ovvero "l'Italia è un paese meraviglioso" vs. "sogno europeo".



Ma uscire dall'euro, coerente coordinatore economico della Lega? Non si potrebbe uscire dall'euro? Come mai questo è diventato un discorso da paese provinciale, come Lei sostiene da quando si è seduto sulla cadrega senatoria?


Ci faccia capire: tedeschi e olandesi non vogliono che la BCE stampi soldi che a loro non servono ma a noi sono indispensabili, voi non volete i prestiti (mes o recovery fund) ma parlare di uscita dall'euro è da provinciali. Allora quale soluzione prospetta? Ah già (HP 16 giugno 2020):

«E’ tornato il Bagnai dell’Italexit?
Non siamo all’Italiaexit, siamo a una riflessione. Fermiamoci, riflettiamo. Se le previsioni sono corrette, nel 2021 il reddito degli italiani sarà in media 8 per cento inferiore di quello 2007. Ci rendiamo conto?»
Quindi riflettiamo, coerente coordinatore economico della Lega? Certo, a venti pippi al mese conviene riflettere prima di prendersi qualche responsabilità, nevvero?

Mi perdoni, coerente coordinatore, se adesso la metto da parte, ma devo occuparmi di altri ciarlatani. Purtroppo Lei non ha il monopolio della specialità, anche se è doveroso riconoscere che un venditore di olio di serpente come Lei non lo si vedeva dai tempi del vecchio west.


E l'Italia bussò


Un progetto politico deve essere valutato anche in base alla qualità e alle capacità dei proponenti, non bastano le belle chiacchiere patriottiche. Come pure è importante il grado di serietà dei sostenitori, soprattutto quelli che si collocano in ruoli dirigenziali. Un altro elemento importante è la capacità di stare nel dibattito, superando l'atteggiamento di predicazione messianica delle mirabolanti narrazioni. Ebbene, se osservo con spirito distaccato e non partigiano le qualità e i risultati dei tanti che hanno sposato la posizione no-euro, non posso non constatare che si tratta di altri venditori di olio di serpente, al pari dell'inarrivabile coerente coordinatore della Lega, per altro nel solco tracciato dai loro predecessori, quelli del sogno europeo. La sensazione che se ne trae è quella di un dibattito tra folli, e che il successo dell'una o altra proposta dipenda dalla claque che fa da contorno. Ci si chiede, allora, se dietro tutto questo ci sia almeno una struttura, fosse pure massonica ed elitaria, che tira le fila, oppure se esista solo questo caos. Io comincio a temere che la vera cifra di questo paese sia il caos, e che aveva ragione la buonanima quando disse "governare gli italiani non è difficile, è inutile".

Basterebbe fare un semplice elenco: Prodi, Berlusconi, Bossi, Grillo, Salvini, Meloni... e a scendere Bagnai, mmt, signoraggisti, marxisti dell'Illinois... per finire con Conte, Di Maio, Di Battista... e ancora giù giù giù. E l'Italia bussò.



La maggior parte della popolazione italiana vive in uno stato di inconsapevolezza. In primo luogo si è provveduto per decenni ad abbassarne il livello culturale con amenità come "la scuola inclusiva", mentre dovrebbe essere la società nel suo complesso ad esserlo, selezionando e filtrando l'allocazione delle risorse umane in un processo in cui il sistema dell'istruzione deve essere selettivo, non inclusivo. Il sistema dei media produce da decenni messaggi culturali indigeribili, veleno per la nazione, da quando gli italiani furono convinti da Berlusconi ad accettare le interruzioni pubblicitarie nei film. La sinistra, dopo il 1989, ha cessato di difendere gli interessi dei lavoratori saltando, dal consociativismo cialtrone e corrotto degli anni ottanta, al delirio del globalismo dei mercati. L'adesione all'euro, che avrebbe dovuto coinvolgere la nazione in un dibattito franco e sincero sui rischi e sulle opportunità, è stata venduta da tutte le forze politiche per quello che non è mai stata, ovvero un processo di unificazione politica, mai realmente in agenda, di cui i federalisti europei all'amatriciana si sono fatti schermo per coprire l'assalto ai beni pubblici con le insensate privatizzazioni (che non ci ha chiesto l'Europa!) che hanno impoverito la nazione e arricchito la borghesia cotoniera.

Oggi, dopo Grillo, i no-euro alla Bagnai, il Papete e il Conte zio, stiamo assistendo all'alba di una nuova mobilitazione populista, il cui punto debole non è nell'ingenua adesione di un popolo ormai disperato ma nell'incapacità di tutti quelli che si stanno facendo avanti di proporre un discorso di verità. Si continua a cianciare delle sorti magnifiche e progressive dell'uscita dall'euro quando la verità è molto più prosaica e terribile: l'Italia non può restare nell'euro e non ha la forza di uscirne. Bisognerebbe dire la verità, che il vero deficit di questa nazione è la mancanza di serietà, unita alla consapevolezza che, nell'euro o fuori dall'euro, essa deve essere capace di camminare sulle sue gambe, e che non c'è nessuna stampante miracolosa che possa creare ricchezza dal nulla. In definitiva, che abbiamo un problema interno, non esterno causato dalla cattiveria dei nostri partner nell'UE.

Vi faccio qualche esempio, tra i tanti. Si parla di passare alla mobilità elettrica quando non siamo ancora riusciti a cablare in fibra ottica gran parte del paese; avete idea di quanto sia più impegnativo realizzare un'infrastruttura di trasporto dell'energia elettrica per i milioni di colonnine di ricarica necessarie rispetto alla semplice posa di fibra ottica? Lo capite che la fibra ottica è un'infrastruttura a bassa potenza, mentre i cavi elettrici per le colonnine dovranno trasportarne molta di più? Vi rendete conto che, nel piano commissionato a Colao, mentre siamo sull'orlo del baratro, si trovano amenità come la promozione del gender? basta guardare questo disegnino, una cosa da tesina per l'esame di maturità, per rendersi conto del livello!



Siamo ridotti così, ma il neo-populismo (se preferite: la seconda edizione del concorso di bellezza per farsi eleggere in Parlamento a  buscarsi 20 pippi al mese) non dice al popolo che serve un'epurazione radicale della borghesia cotoniera (che non è una classe ma un aggregato sociale infetto) insieme con lacrime e sangue, cioè l'unica medicina che possa salvarci! No, il neo-populismo sventola lo straccio dell'uscita dall'euro e parla di stampante magica. Azionata dalla Banca d'Italia invece che dalla BCE, come sostiene il coerente coordinatore economico della Lega Alberto Bagnai. Non sto dicendo che, usciti dall'euro o per uscire dall'euro, non si debba mai azionare la stampante magica, ma che questa può essere, al massimo, una soluzione di emergenza e temporanea, in attesa di poter attivare i veri strumenti di redistribuzione e creazione di ricchezza, che sono una riforma fiscale che faccia pagare di più ai ricchi, e una politica industriale coordinata dallo Stato. Altro che flat-tax.

Deve essere altresì chiaro, e deve essere detto, che l'uscita dall'euro non è, e non può essere, una soluzione ai nostri problemi economici e sociali, ma essere, se decideremo di farlo, una scelta politica e geopolitica: la consapevole assunzione di responsabilità di volgerci verso il mediterraneo invece di guardare oltre le Alpi. Una scelta impegnativa, al pari del restare nell'euro, entrambe strade sulle quali dovremo camminare con le nostre gambe. La libertà è una scelta dolorosa, impegnativa, che richiede serietà e dedizione da parte di tutta la nazione, nella consapevolezza dei rischi e dei propri limiti.

Abbattere la borghesia cotoniera è il primo passo, necessario ma non sufficiente.

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