martedì 9 giugno 2020

Il mito della violenza razziale negli Stati Uniti d'America (reloaded su spreaker)

L'audio del video rimosso da Youtube per "incitamento all'odio". Si allegano lo stenografico e la tabella con i dati commentati, tratti da qui.




Si parla molto in questi giorni del problema della violenza razziale contro i neri d'America, che ovviamente condanno con grande determinazione. Però io credo che, per una serena discussione, bisogna andare a guardare i dati, e allora ho trovato questa tabella che riporta, un po' appunto di numeri su quello che succede in America.

Allora vedete che in America le vittime di aggressioni violente sono, ovviamente, in gran parte bianchi, perché costituiscono la maggioranza della popolazione. Qui vengono confrontati i bianchi, i neri, gli ispanici e gli asiatici. Ma fatto 100 ognuno di questi quattro numeri, andiamo a vedere chi sono gli aggressori.

Bè, nel caso dei bianchi, su 100 aggressioni subite da bianchi 62,1 sono opera di altri bianchi e 15,3 sono opera di neri, poi 10,2 sono opera di ispanici e a scendere. Nel caso dei neri, per ogni 100 aggressioni subite dai neri 10,6 sono opera di bianchi, che è un numero più basso della percentuale di aggressioni fatte dai neri e subite dai bianchi, qui 15,3 e qui 10,6.

Il 70,3% degli aggressori nel caso di vittime di colore sono neri, cioè i neri nel 70,3% sono i responsabili delle aggressioni subite dai neri. Questo dato, per altro, corrisponde a quanto avviene anche tra i bianchi, vedete il 62%, il 62,1% delle aggressioni ai danni di bianchi sono fatte da bianchi. Il 45,4% di aggressioni ai danni di ispanici sono fatte da ispanici, e il 24,1% di aggressioni ai danni di asiatici sono fatte da asiatici.

Cosa ci dicono questi numeri? Ci dicono che forse il problema della violenza negli Stati Uniti non è tanto un problema razziale quanto piuttosto un problema di classe. Ma, siccome oggi di conflitto di classe è proibito parlare, questa sinistra arcobaleno sinistrata transgenica preferisce parlare, capito, di razzismo, quando il razzismo non è la causa di quello che sta accadendo negli Stati Uniti, e quindi dà voce dà spazio, ovviamente, alla destra, perché porta, portando argomentazioni false e pretestuose si dà spazio alla destra, ecco che ci ritroviamo molto spesso nella scomoda posizione, noi che cerchiamo la verità, ci troviamo nella scomoda posizione di dover stigmatizzare e condannare i messaggi che vengono da questa sinistra arcobaleno transegenica e non si sa più come definirla, e rischiare poi magari di essere accomunati a una destra che detestiamo altrettanto, né più e né meno.

Signori, questi sono i numeri, mi dispiace, io sono abituato a ragionare certo per concetti, sicuramente, ma i numeri non me li dimentico mai visto che sono un ingegnere, e i numeri a me questo dicono. Esattamente come, nel caso della cosiddetta pandemia da coronavirus, che forse al massimo si sarebbe potuta chiamare epidemia da coronavirus, ma pandemia fa più paura, io sono andato sempre a guardare i numeri e fin dall'inizio ho sposato la tesi che si trattasse in realtà di una infodemia, cioè di una bolla mediatica per altri fini, e pertanto fin dall'inizio mi sono sforzato di ragionare politicamente, per cercare di capire che cosa stesse succedendo e sta ancora succedendo nel nostro paese e in tutto il mondo.

Non sono riuscito, ovviamente, per mancanza di informazioni sufficienti a fornire, a individuare una spiegazione, come dire, razionale non contraddittoria e che non mi costringa a fare ricorso ad ipotesi che vengono facilmente poi rubricate come complottiste, non ci sono riuscito lo devo riconoscere, però resta il fatto che i numeri, e i numeri hanno la testa dura. E quantomeno ci impongono di respingere spiegazioni che con essi confliggono in maniera evidente, come nel caso del raccontino del razzismo negli Stati Uniti.

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