sabato 13 giugno 2020

Il colore blu

Credo sia arrivato il momento di una riflessione sul vero sovranismo. Metto da parte ogni polemica sul furto terminologico operato dalla Lega e dal M5S con l'aiuto del sistema mediatico loro complice, tanto è inutile stare qui a menarcela. Questi due partiti li conosciamo, riescono ad eccellere per falsità nei rispettivi campi, che pure non sono privi di altri notevoli campioni. Parliamo di noi, guardiamoci negli occhi, apriamo una riflessione invece di continuare nell'ormai stanca riproposizione di appelli alla Costituzione o di lamentele contro l'Europa che ci restituisce meno di quello che diamo. Anche perché, fatemi capire, preferireste stare nell'UE come percettori invece che come contributori netti? Lo capite che questo significherebbe diventare uno stato con un livello di sviluppo economico inferiore alla media europea? Sarete contenti il giorno in cui, stando nell'UE, saremo finalmente percettori netti?

L'Unione Europea sappiamo quello che è: un modello di organizzazione sovranazionale in cui il potere di emissione monetaria è delegato a una Banca Centrale che gode di notevole - ma non infinita - autonomia, mentre il potere di imposizione fiscale resta nelle mani dei singoli Stati. Al di sopra di ciò vi è un ombrello normativo, questo sì un vero problema, che a dispetto del fatto che questa organizzazione sia un mezzo Stato, viene costantemente esteso, in modo spesso invasivo e in contrasto con il sentimento e la tradizione dei popoli. Scopo di questa incessante offensiva normativa è quello di affermare l'ideologia liberale nella sua versione ordoliberista, costruendo così un quadro giuridico destinato a sovraordinarsi a quelli nazionali.

Per attaccare questo mezzo Stato ci siamo mossi lungo due direttrici: la denuncia delle disfunzionalità dell'euro e la critica al liberismo, in particolare la sua versione ordoliberista, dimenticando che il potere di imposizione fiscale è ancora tutto nelle mani degli Stati, e ci resterà. Come è finita lo sapete: il caporione di quelli che hanno criticato l'euro per le sue disfunzionalità oggi invoca la BCE, il caporione di quelli che hanno criticato l'assetto normativo europeo ha rivendicato, sul più bello, il suo diritto a perseguire un nuovo orizzonte professionale, di breve durata ahilui!

Ai margini di questi filoni hanno preso vita diverse e folkloristiche varianti, rispettivamente economicistico-monetariste oppure nostalgiche di una presunta grandezza che non c'è mai stata o, se c'è stata per un breve periodo, traeva forza da ben altra impostazione di fondo. Insomma, un disastro.

La rimozione e non comprensione di quanto sia importante il fatto che il potere di imposizione fiscale sia, ancora e in futuro, saldamente nelle mani dei singoli Stati, ha finito col generare la nascita di un atteggiamento vittimistico nei confronti degli Stati del nord che, a differenza di noi, hanno saputo ben approfittare dell'assetto testé descritto. Il punto cruciale è che se non si ha, o se manca - e finché manca - la volontà della maggioranza delle forze sociali di uscire da questo modello di organizzazione sovranazionale, la questione di gran lunga più importante è capire perché non è possibile, pur rimanendo in questa costruzione, stare dalla parte dei vincenti invece che da quella dei perdenti. E naturalmente individuare le cause di ciò.

E' stato a partire da queste riflessioni che, dall'estate del 2019, ho iniziato un percorso di rielaborazione di molte delle mie convinzioni, giungendo ad individuare il cuore della questione nell'esistenza nel nostro paese di un aggregato sociale, al quale mi riferisco solitamente come borghesia cotoniera, che non ha saputo farsi carico di una scelta che, per quanto probabilmente imposta dall'esterno, tuttavia era il nuovo campo da gioco nel quale muoversi. Questo aggregato sociale, che per la sua eterogeneità non è corretto definire "classe", ha conservato nelle sue mani il potere di imposizione fiscale, facendone un uso disastroso al servizio dei suoi interessi. Non è un caso, infatti, che già negli anni a cavallo della triste vicenda di tangentopoli il dibattito politico si sia concentrato sulla questione della spartizione del bottino fiscale, con la Lega di Bossi nel ruolo di capofila delle regioni del nord - che pure avevano goduto degli equilibri del precedente assetto potendo disporre sia di un mercato domestico di sbocco che di forza lavoro qualificata (grazie agli investimenti dello Stato) proveniente dal sud. Sul versante opposto, la cosiddetta sinistra intraprendeva la sua mutazione genetica, dandosi al saccheggio della sua quota con l'aiuto dei suoi molteplici apparati.

Le difficoltà susseguenti all'adozione di un cambio fisso, evidenti fin dal 1997 con la sua definitiva fissazione prima dell'ingresso nell'euro il 1 gennaio 1999, non venivano così affrontate con la dovuta capacità politica, e la borghesia cotoniera dava inizio alla pre-messicanizzazione del paese.

Come ho già argomentato, alla base di questo comportamento vi era il fatto che la gestione della raccolta fiscale, e la sua spartizione, restava nella completa disponibilità dei governi, quindi delle classi dirigenti di ogni paese. Il seguito della storia lo conoscete: ad ogni crisi l'unica risposta è stata, sempre e comunque, come una coazione a ripetere, la spinta a drenare risorse per via fiscale o con la privatizzazione compulsiva di proprietà pubbliche, senza che nemmeno una parte residuale venisse investita nella modernizzazione del paese. E' stata questa percezione, che nella prima metà del primo decennio di questo secolo si era ormai diffusa tra l'opinione pubblica - in modo per altro simile a quanto era accaduto negli anni che avevano preceduto e preparato la tempesta di tangentopoli - a favorire l'ascesa del MoV di Beppe Grillo. Qualsiasi cosa sia diventato oggi il M5S, e personalmente penso che, insieme alla Lega, sia il peggio che abbiamo, non si può dimenticare che coloro che ne favorirono la prima ascesa, tra i quali chi scrive, erano motivati da una corretta, sebbene parziale, lettura della realtà.

Un paese guidato da una classe dirigente marcia e corrotta come la borghesia cotoniera - ricordo che è un aggregato sociale e non una classe - non può stare nell'euro e non può uscirne, può solo aspettare che altri decidano cosa fare. Per questo mi fanno un po' ridere quelli che strepitano sul fatto che la Germania voglia derubarci, e mi ha fatto molto riflettere la frase icastica di un amico, che ha scritto: "La regola è sempre la stessa: le vittime le riconosci dalle lacrime, i colpevoli dal piagnisteo".

Ci sono troppe persone, anche in buona fede, che sono cadute vittime di un mal inteso amor patrio, immaginando che l'unico scopo dei paesi del nord sia quello di appropriarsi dei gioielli italiani, delle nostre bellezze, perché i tedeschi sono invidiosi di noi. Una grandissima responsabilità per questo errore è in capo ai profeti no-euro i quali, pur individuando correttamente gli aspetti criticabili della costruzione europea, si sono sempre spesi con grande determinazione per distogliere l'attenzione dei loro seguaci dal fatto che il potere di imposizione fiscale è e resterà nelle mani dello Stato italiano. Sono gli stessi che, con triplo salto mortale carpiato all'indietro, oggi chiedono l'intervento della BCE, auspicano una riforma fiscale che appiattisca le aliquote e, dulcis in fundo tra gli applausi degli adepti, accusano tutti quelli che non hanno voluto seguirli nei loro ripetuti tradimenti di essere traditori e mentitori!

Ora vorrei proporre una breve riflessione sugli italiani, necessaria in quanto, come non mi stancherò di ripetere, la borghesia cotoniera non è una classe ma un aggregato che innerva tutta la nazione e quindi non ha confini definiti, caratteristica questa di una classe. Indro Montanelli (sì proprio lui, il maschio bianco violentatore) diede una definizione perfetta del fascismo, al quale aveva aderito quasi tutta la quota di popolazione che partecipava della cosa pubblica: "Mussolini capì una cosa fondamentale, che per piacere agli italiani bisognava dare a ciascuno di essi una piccola fetta di potere col diritto di abusarne".



Certo, possiamo continuare a considerarci speciali, della serie i tedeschi invidiosi vogliono i nostri gioielli, ma è un fatto che milioni di italiani che, nel 1940, osannavano il Duce, nel 1945 erano diventati socialisti, comunisti e democristiani. In questo, mi dispiace apparirvi antipatico, i nostalgici del fascismo avevano e hanno ragione. D'altra parte, perché pretendere che gli altri abbiano sempre torto e noi sempre ragione? Lo vogliamo dire che questa cosa è veramente da italiani? E che non va bene? Ecco, l'ho detto.

Dunque gli italiani sono italiani, questa è una magnifica tautologia. Erano italiani i nostri padri, che si sono fatti il mazzo per risorgere dopo l'umiliazione subita, ed erano italiani quelli che, non appena è arrivato un po' di benessere, hanno cominciato a rubare - l'alba della borghesia cotoniera - oppure si sono affrettati ad entrare nei suoi ranghi dopo le intemperanze giovanili. Dei secondi ne ho conosciuti molti, miei coetanei e conterranei, arrivati ai vertici del sistema mediatico dopo essere stati rivoluzionari. Ma nessuna meraviglia, erano e sono italiani.

Sempre italiani erano quelli che si sono messi al seguito di Craxi quando giravano le mazzette, ed erano italiani i comunisti che, per odio verso i cugini, si alleavano con la Democrazia Cristiana che, sorniona, si teneva il suo. Non erano forse italiani quelli che divoravano i giornali e aspettavano, giorno dopo giorno, il grande scandalo che spiegava perché la loro arrampicatina sociale non li aveva portati abbastanza in alto, e poi sono accorsi alla chiamata di Berlusconi? Non sono italiani gli ex-comunisti che oggi si dichiarano liberal-democratici? E non sono italiani quelli che hanno chiuso gli occhi davanti ai tradimenti dei guru no-euro? E non sono italiani i delatori? Non sono italiani quelli che guidano con la mascherina?

Vogliamo parlare dei miei alunni, figli di questo popolo, svogliati e ignoranti come capre salvo poche eccezioni, queste sommamente encomiabili, ai quali interessa solo il voto e basta? Certo, sono giovani, ma lo stampo antropologico e culturale è questo. Quando ci fu Caporetto, per fermare i tedeschi che avevano sfondato con quindici divisioni inviate in appoggio ai loro alleati austriaci, dovettero arrivare altrettante divisioni francesi: noi eravamo a un livello più basso, alla pari con gli austriaci, ma inferiori in tutto sia ai francesi che ai tedeschi. E che dire dell'ARMIR, soldati mandati al fronte con le scarpe di cartone, dai nonni dei cotonieri, diciamo.

Che si voglia o no di uscire dall'euro, io credo che dobbiamo veramente riflettere su quello che siamo come popolo, e smetterla di immaginare chissà quali incredibili traguardi che ci sarebbero preclusi dai tedeschi cattivi e invidiosi; come pure dobbiamo capire che, se l'Italia fosse al livello di Germania, Francia e Olanda, la costruzione europea, che tanto detestiamo, non potrebbe che avvantaggiarsene, con grande soddisfazione di francesi, tedeschi e olandesi. L'interesse primario della Germania, ve lo dico a muso duro, non è quello di sottometterci ma di avere un terzo partner grande e affidabile, capace di perseguire il progetto economico - in prospettiva geopolitico - verso il quale si è incamminata. Non saremmo dovuti entrare e non siamo in grado di uscire, questa è l'amara verità. Né saremmo in grado, qualora i tedeschi decidessero di mollarci, di svolgere il ruolo di nazione di riferimento nel Mediterraneo.

Dobbiamo prendere atto della realtà, mettere temporaneamente da parte ogni velleità di uscire, data la situazione disastrosa nella quale ci troviamo col rischio della disintegrazione del paese, e cogliere l'ultima opportunità che abbiamo prima di un collasso, il cui prezzo potrebbe essere la fine dell'Italia come nazione, perché a quel punto dovremmo rifare l'Italia prima di mettere mano al compito in cui abbiamo sempre fallito: fare gli italiani.

Il che significa, per tornare alla cronaca, prendere tutti i soldi che possiamo prendere, e usarli bene. Il rischio infatti è che, MES o non MES, la borghesia cotoniera si avventi un'ultima volta sul bottino, poi sarà finita. In prima fila, sappiatelo, ci sono anche le iene ex-no euro, coi loro aguzzi dentini.

Ricordate: il potere di imposizione fiscale, ancora nelle mani dello Stato italiano, è un potentissimo strumento di collezione e redistribuzione del prodotto sociale, ben più importante dello strumento monetario. Ma adesso stanno arrivando tanti soldi, ce li daranno i nostri partner europei che hanno tutto l'interesse a che ci risolleviamo dalla nuova Caporetto. Esattamente come i francesi, che ci mandarono quindici divisioni cento anni fa. Di cosa credete che si parlerà agli stati generali convocati dal Conte zio a porte chiuse e telecamere spente, di chip sottocutanei? No, queste non sono robe per questa gentucola: ce li imporranno se gli sarà chiesto, e non ce li imporranno se non gli sarà chiesto da un altro livello, al quale non possono attingere! Questi parleranno di piccioli, e di come spartirseli.

Sono tutti in fibrillazione, possibile che non lo vediate? Ma io sì, perché ho una mente criminale. Saranno 170 miliardi o giù di lì, una cifra enorme, insperata, non lasciatevi ingannare dalle polemicuzze sul MES, paccottiglia da plebe adepta, tutti vogliono governare con questa manna dal cielo europeo. Aveva ragione Crudelia Gruber quando ha detto a Bagnai "la prossima volta che tornerà sarà completamente europeista". Naturalmente non vogliono i controlli, né dell'Europa né della magistratura - non si addice alla borghesia cotoniera rispettare i patti - vogliono fare di testa loro perché si sentono bravi, e poi ne va dell'onore nazionale... applausi della plebe adepta.

Guardo tutto questo, dal mio rifugio di criminale nel Ciocaristan meridionale, questa volta senza speranze né illusioni perché so già come andrà a finire: nel solito modo. E ancora una volta vi chiedo di non aspettarvi dimostrazioni, perché che il cielo sia blu, ovvero che il nostro cervello reagisca alla radiazione elettromagnetica nell'intervallo di frequenze da 606 a 631 THz producendo la percezione del blu, è cosa che va oltre la spiegazione. Per me è blu, se vedete verde la colpa è vostra. Pensate da criminali e vi si apriranno gli occhi.

1 commento:

  1. Ci mancherebbe pure che mussolini si lamentasse che qualcuno applicasse in basso il metodo che lui applicava sulle teste di tutti. I capi nazisti non abusavano del loro potere quando aumentavano il numero delle vittime delle rappresaglie? Certo la guerra rende barbari ma l'uso, disciplinato democraticamente del potere, secondo me non è un problema italiano, antropologico.

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