Questo è un post di sponda. Nel senso che prende spunto da quello odierno di Alberto Bagnai, dal titolo "Le europee: istruzioni per l'uso (il mio 25 aprile)".
Condivido buona parte di ciò che scrive Bagnai, il cui scritto invito tutti a leggere (ma so che lo avete già fatto). Alcune cose non le condivido, ma questo è normale. Su una questione vorrei, però, dire la mia.
Bagnai scrive: "Salvini avrà bisogno di molto tempo e molta intelligenza politica, per dédiaboliser la Lega, come la Le Pen a dédiabolisé il Front National. Bisognerà poi che voglia farlo, perché magari non vuole. Ma se anche volesse farlo, non gli ci vorranno meno di quattro anni (tanti e più ce ne son voluti alla Le Pen) per portare il suo elettorato su un discorso più razionale." [grassetto aggiunto]
E' importante il testo in grassetto. Cosa ci dice? Ci dice che Bagnai sa (o forse ha capito) come funziona un fondamentale meccanismo della politica: è l'offerta (politica) che crea (e "forma") la domanda, non il contrario.
Ovvero la legge di Say, che in economia non funziona, è invece alla base dell'azione in politica.
Sono incredibilmente lieto di questa maturazione di Alberto Bagnai, il quale ha invece pensato, per parecchio tempo, che la diffusione della "verità" avrebbe creato la domanda politica necessaria per il cambiamento. Gioisco, e non gliene faccio una colpa. Mai incolpare qualcuno di uno sbaglio! Sempre incolpare coloro che non sbagliano (perché sanno quel che fanno), e così ci fregano. Parlo degli euristi, ovviamente.
Dunque Bagnai riconosce che il cambiamento della domanda dell'elettorato leghista dipende dalla capacità di Salvini di cambiare l'offerta. E aggiunge "non gli ci vorranno meno di quattro anni". Il ragazzo (si fa per dire) impara in fretta.
E se Salvini non ci riesce? Qui è necessaria un'aggiunta. L'offerta politica non si esaurisce nel "messaggio", poiché essa è influenzata dal successo già raggiunto. Ovvero, in politica la "domanda" è funzione sì dell'"offerta", ma l'offerta è vincolata al mantenimento dei risultati già acquisiti.
Il che porta alla spiacevole conseguenza per cui, in politica, è necessario mentire. Cosa che, a Bagnai, non piace, e per la quale merita rispetto. Senonché, piaccia o no, la politica è questo. E siccome di politica non si può fare a meno, è inutile lamentarsi.
Ora la Lega parte da un'offerta politica che contiene, al suo interno, il concetto di "indipendenza della Padania", al quale ha aggiunto (per merito di Salvini) il tema dell'uscita dall'euro. Quali sono è i rischi di questa commistione?
La lega perde le elezioni? E allora il fronte eurista festeggia e Salvini scompare. La lega pareggia? Il fronte eurista avrà buon gioco nell'affermare che Salvini ha, comunque, perso. Ovvero: Salvini non riesce a confezionare per bene la sua offerta politica, non crea la domanda, e perde.
La Lega vince? Questo è un esito possibile e più interessante. Gli scenari che si aprirebbero sono imprevedibili. In primo luogo perché ciò segnerebbe uno smacco per gli euristi; in seconda battuta perché darebbe il segnale che qualcosa, negli equilibri elettorali, si è rotto, e che spendersi contro l'euro paga.
Si aprirebbero, così, orizzonti di successo elettorale nei quali potrebbero inserirsi altre "offerte politiche", più mature e meglio strutturate di quelle un po' ingenue di Salvini, nonché opportunistiche di quanti, nella Lega, puntano sulla battaglia no-euro solo per tentare di sopravvivere.
Non chiedetemi cosa dovete fare il 25 maggio (io ho già deciso: non voto). Consentitemi però un'osservazione machiavellica e due domande politiche:
Condivido buona parte di ciò che scrive Bagnai, il cui scritto invito tutti a leggere (ma so che lo avete già fatto). Alcune cose non le condivido, ma questo è normale. Su una questione vorrei, però, dire la mia.
Bagnai scrive: "Salvini avrà bisogno di molto tempo e molta intelligenza politica, per dédiaboliser la Lega, come la Le Pen a dédiabolisé il Front National. Bisognerà poi che voglia farlo, perché magari non vuole. Ma se anche volesse farlo, non gli ci vorranno meno di quattro anni (tanti e più ce ne son voluti alla Le Pen) per portare il suo elettorato su un discorso più razionale." [grassetto aggiunto]
E' importante il testo in grassetto. Cosa ci dice? Ci dice che Bagnai sa (o forse ha capito) come funziona un fondamentale meccanismo della politica: è l'offerta (politica) che crea (e "forma") la domanda, non il contrario.
Ovvero la legge di Say, che in economia non funziona, è invece alla base dell'azione in politica.
Sono incredibilmente lieto di questa maturazione di Alberto Bagnai, il quale ha invece pensato, per parecchio tempo, che la diffusione della "verità" avrebbe creato la domanda politica necessaria per il cambiamento. Gioisco, e non gliene faccio una colpa. Mai incolpare qualcuno di uno sbaglio! Sempre incolpare coloro che non sbagliano (perché sanno quel che fanno), e così ci fregano. Parlo degli euristi, ovviamente.
Dunque Bagnai riconosce che il cambiamento della domanda dell'elettorato leghista dipende dalla capacità di Salvini di cambiare l'offerta. E aggiunge "non gli ci vorranno meno di quattro anni". Il ragazzo (si fa per dire) impara in fretta.
E se Salvini non ci riesce? Qui è necessaria un'aggiunta. L'offerta politica non si esaurisce nel "messaggio", poiché essa è influenzata dal successo già raggiunto. Ovvero, in politica la "domanda" è funzione sì dell'"offerta", ma l'offerta è vincolata al mantenimento dei risultati già acquisiti.
Il che porta alla spiacevole conseguenza per cui, in politica, è necessario mentire. Cosa che, a Bagnai, non piace, e per la quale merita rispetto. Senonché, piaccia o no, la politica è questo. E siccome di politica non si può fare a meno, è inutile lamentarsi.
Ora la Lega parte da un'offerta politica che contiene, al suo interno, il concetto di "indipendenza della Padania", al quale ha aggiunto (per merito di Salvini) il tema dell'uscita dall'euro. Quali sono è i rischi di questa commistione?
La lega perde le elezioni? E allora il fronte eurista festeggia e Salvini scompare. La lega pareggia? Il fronte eurista avrà buon gioco nell'affermare che Salvini ha, comunque, perso. Ovvero: Salvini non riesce a confezionare per bene la sua offerta politica, non crea la domanda, e perde.
La Lega vince? Questo è un esito possibile e più interessante. Gli scenari che si aprirebbero sono imprevedibili. In primo luogo perché ciò segnerebbe uno smacco per gli euristi; in seconda battuta perché darebbe il segnale che qualcosa, negli equilibri elettorali, si è rotto, e che spendersi contro l'euro paga.
Si aprirebbero, così, orizzonti di successo elettorale nei quali potrebbero inserirsi altre "offerte politiche", più mature e meglio strutturate di quelle un po' ingenue di Salvini, nonché opportunistiche di quanti, nella Lega, puntano sulla battaglia no-euro solo per tentare di sopravvivere.
Non chiedetemi cosa dovete fare il 25 maggio (io ho già deciso: non voto). Consentitemi però un'osservazione machiavellica e due domande politiche:
- Il voto è segreto, dunque si può fare una cosa e dichiararne un'altra!
- Bagnai, a mio avviso, poteva giocare meglio le sue carte. Ha puntato sulla "redenzione" di una parte, almeno, del PUD€, e ha perso. Aprire un confronto con quelli che ha scaricato per seguire questa sua "intuizione" è così doloroso?
- Nello scenario che potrebbe aprirsi in seguito a un eventuale (e possibile) successo della Lega di Salvini, e in considerazione del fatto che il PUD€ non ha intenzione di cedere, ci sono o no spazi per la nascita di un'opposizione al PUD€ che affianchi e conformi, sui valori della Costituzione, un'eccessiva egemonia leghista?
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