domenica 22 marzo 2015

Prendo atto con favore...

Premessa


Prendo atto con favore della scelta di Stefano D'Andrea di sottolineare, su appelloalpopolo.it, la lieve imprecisione del prof. Bagnai che, in un articolo sul giornale.it, sostiene che l'euro sia una sorta di "rivincita del comunismo". A dire il vero D'Andrea giustifica, in qualche modo, l'affermazione del Bagnai perché motivata, a suo dire, da esigenze di comunicazione, onde ottenere consensi da parte dei lettori del giornale.it.

La critica di D'Andrea mi riempie di soddisfazione perché una delle ragioni che mi hanno indotto ad uscire dall'ARS, non la meno importante, è stata l'insistenza con cui questa associazione ha continuato ad organizzare proiezioni del filmato "Il più grande successo dell'euro", nel quale Bagnai interpreta una parte di rilievo nel commentare la vicenda greca (insieme all'incolpevole, ai miei occhi, Giacchè). In questa valutazione hanno un peso sia il modo sconcio in cui il Bagnai si è comportato nei miei confronti(vedi nota a pié pagina*), sia il mio carattere, e ho dovuto purtroppo prendere atto che di ciò gli amici dell'ARS hanno preferito non tener conto. Il tempo è galantuomo ed essi avranno numerose occasioni per comprendere l'importanza, in politica, dei rapporti personali. Un giorno cresceranno, per adesso restano "piccoli".

La "rivincita del comunismo"


Vengo ora al nocciolo della questione. Nell'articolo Bagnai scrive molte cose condivisibili, ma le usa con abilità retorica per altri fini. E' una tecnica ben nota ma sempre efficace: prima si cattura il favore dei lettori usando argomentazioni indiscutibilmente valide (l'esempio di come funziona - dovrebbe funzionare - il mercato), esposte con brillante verve narrativa, poi si piazzano, al momento giusto, i concetti che si intende promuovere. Il punto è che Bagnai, che si definisce "de sinistra", ha gioco facile nel deridere quegli altri, "de sinistra" come lui, che sono passati armi e bagagli nelle file del liberismo più sfrenato (i famosi "piddini"), ma rivolgendosi ai lettori del giornale.it tralascia di ricordar loro cosa sia un mercato "de sinistra". Ha volutamente dimenticato di farlo perché, come sottolinea D'Andrea nel suo post, Bagnai ha "soltanto cercato di avere consensi da parte dei lettori de Il Giornale".

L'antropologia del lettore medio del giornale.it è ben nota a chi abbia avuto anche solo occasione  di sfogliarlo, magari mentre sorseggia il caffè al bar. Per essi la proprietà privata - la robba - è il primo e indiscutibile interesse. E fin qui niente di particolarmente grave: anch'io sono affezionato alla mia robba, come penso la stragrande maggioranza degli esseri umani, ma siccome sono "de sinistra" (IO!) non considero la proprietà privata come un diritto assoluto, inalienabile e scollegato dalla realtà sociale in cui vivo. Per me, che sono "de sinistra" (IO!), la proprietà privata è una concessione dello Stato, quest'ultimo essendo l'unico e vero proprietario di ogni cosa. Ne segue che è di primaria importanza chi controlla lo Stato: se la volontà popolare attraverso libere elezioni, oppure una cricca di banchieri o un partito unico dittatoriale.

Il termine "statalista", indicato dal Bagnai per descrivere la necessità di creare uno Stato sovranazionale europeo che consenta la sopravvivenza dell'euro, ha dunque diverse accezioni, una soltanto delle quali è democratica. Scrive però il Bagnai: "l’unica prospettiva per una sua (dell'euro n.d.r.) stentata sopravvivenza, ormai l’abbiamo capito, è quella di costruirgli sotto, in fretta e furia, uno Stato europeo, cioè di andare nel senso di un accentramento di poteri politici ed economici: qualcosa di non esattamente liberale, direi anzi di sinistramente sovietico (come notava Hans Olaf - vedi qui e qui n.d.r. - l’ultima volta che ci siamo incontrati). Che poi sinistramente sovietico si abbrevia in SS".

L'ambiguità del Bagnai, nel frammento riportato, è manifesta. Egli propone una (falsa) rappresentazione del significato del termine "statalismo" riducendolo alla polarità "comunismo (sovietico) / società liberale" e offrendola ai non fini palati dei lettori del giornale.it. Si tratta di pura propaganda ("comunicazione" la chiama pudicamente il D'Andrea).

La vera contrapposizione, quella reale e non quella viscerale e immaginaria proposta dal Bagnai ai lettori del giornale.it, non è tra comunismo (l'euro e l'UE - sic!) e società liberale, bensì quella tra un "mercato de sinistra" e un "mercato de destra". La differenza sta tutta nel diverso modo in cui viene intesa la proprietà privata, la robba. Se la proprietà privata è, in realtà, una "concessione dello Stato ai cittadini", questi ultimi non ne sono i veri proprietari ma dei semplici "amministratori" che, in quanto tali, devono farne un uso conforme agli indirizzi di politica economica e sociale che lo Stato si pone. Punto.

Ma questo, ai lettori del giornale.it, Bagnai non può dirlo! Lui si spaccia per uomo "de sinistra" (e lo fa in modo dolente) per poi suggerire che quella contro l'euro è l'eterna battaglia dei liberali contro il comunismo, mandandoli in brodo di giuggiole.

Che un uomo così ambiguo sia stato utilizzato per presentare, a quanti si avvicinano all'ARS, le finalità di quell'associazione, mi lascia lievemente perplesso. Che una tal cosa venga reiterata per mesi e mesi, a dispetto delle non poche occasioni in cui il Bagnai ha deriso l'ARS con espressioni diversamente gentili, mi lascia esterrefatto. Il fatto che il D'Andrea in qualche modo lo giustifichi, invece di attaccarlo duramente (sia per le "gentili parole" spese nei confronti dell'ARS, sia soprattutto per l'ideologia che il Bagnai promuove), non ha giustificazioni. Avevo sperato che, con il tempo, le cose sarebbero cambiate, ma devo purtroppo prendere atto che così non è. Il documentario verrà proiettato il 25-3 a Teramo, il 26-3 a Castronno, il 28-3 a Piazza Armerina, il 29-3 a Bari, il 9-4 a Busto Arsizio, l'11-4 a Palermo, il 15-4 a Chieti, il 17-4 a Pescara. Prendo atto e vado per la mia strada. Anche perché non mi convince la spiegazione secondo cui "il documentario è utile per avvicinare nuovi potenziali militanti dell'ARS".

* Una indispensabile precisazione


Sono ben consapevole che mi verrà strumentalmente rimproverato di "parlare sulla base di risentimenti personali", ed è per questo che sono obbligato a chiarire, per l'ennesima volta, i reali termini del dissidio con Bagnai. Tutto nacque perché mi fu chiesto di buttare giù due righe per esporre i modi di una migliore promozione del "Tramonto dell'euro". Attenzione: "mi fu chiesto"! Devo ripeterlo? Mi fu chiesto! Io, che me ne stavo per i cazzi miei a casa mia, produssi un testo che evidentemente non piacque al vate di Pescara. Una persona normale mi avrebbe detto "caro Fraioli, il tuo progetto non è il mio, grazie di tutto e arrivederci". Invece fui dapprima insultato, sia in privato che pubblicamente con parole pesanti, poi addirittura accusato di "furto di dati" (cosa falsa e dimostrabile per tabulas), infine descritto come "l'amante tradita", con l'evidente fine di delegittimarmi e cancellarmi per sempre dalla scena pubblica. Poiché il Bagnai era allo zenit della sua credibilità non potei far altro che tacere, contando sul fatto che delle due l'una: o si era trattato di un episodio transitorio di instabilità psichica, oppure il trattamento a me riservato sarebbe stato reiterato con altri. Fu la seconda che ho detto.

Il tempo è passato (era il dicembre del 2012), molti altri sono stati ingiustamente e pesantemente maltrattati da Bagnai, non ultimi i Dalmata autori de "Il più grande successo dell'euro", e la cifra del personaggio in questione dovrebbe essere nota a tutti. Capisco che, a dispetto di tutto ciò, ci siano ancora molti che lo apprezzano (anch'io ne apprezzo l'intelligenza e la cultura), ma è anche vero che ho tutto il diritto, e lo rivendico con assoluta determinazione, di partecipare al pubblico dibattito senza che qualche imbecille venga a dirmi "ah, tu parli così perché Bagnai ti ha sfanculato". Per altro, ad onor del vero, io ho tenuto fede alle idee che esposi nel testo che mi fu chiesto (MI FU CHIESTO)  di scrivere, cioè sono andato tranquillamente per la mia strada, pertanto chi è stato eventualmente sfanculato è proprio il vate di Pescara.

25 commenti:

  1. La suggestione delle parole: mi sembra che oggi si utilizzino le suggestioni dei termini che descrivono i grandi sistemi dittatoriali del secolo scorso con eccessiva disinvoltura.

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  2. Fiorenzo,per quello che è il contesto di Palermo a me ritornerà molto utile.
    Quella di Bagnai,sono pienamente d'accordo con te,è propaganda e aggiungo che mister simpatia è colui che denigrando(giustamente,in questo caso)gli altri è da anni che cerca di sbattere i pugni in un tavolo che non c'è.

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    1. Il documentario è ben fatto sebbene non esente da critiche, e anche i commenti di Bagnai sono puntuali ed efficaci (come pure quelli di Giacchè), ma non è questo il punto. Davvero l'ARS non ha, dopo mesi dalla prima (contestata) proiezione, la capacità di utilizzare/produrre altri materiali altrettanto validi? Guarda che l'ARS non è mica una bocciofila! Quello che fa un'organizzazione politica, quando lo fa, come lo fa, e in generale tutto il contesto compresi gli equilibri interni, sono una cosa importante.

      Ho preso atto del fatto che, pur essendo stato tra i militanti della prima ora (e non lo fui della primissima solo perché era in corso la fase più straniante del disgustoso litigio con Bagnai) tutto ciò non ha avuto alcun peso. Come dire che si può sacrificare la dignità di un militante per la causa superiore. Tu questo come lo chiami? Stalinismo? No, troppa generosità! E' solo stupidità.

      E guarda che non sono uscito subito. Ho invece aspettato, perché se la cosa si fosse esaurita nel giro di uno o due mesi sarei rimasto, ma vedo che la programmazione continua (per ora) fino ad aprile. Annamo bene...

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  3. " Se la proprietà privata è, in realtà, una "concessione dello Stato ai cittadini", questi ultimi non ne sono i veri proprietari ma dei semplici "amministratori" che, in quanto tali, devono farne un uso conforme agli indirizzi di politica economica e sociale che lo Stato si pone"

    È un pochino rischioso dare una tale affermazione senza dimostrarla (concessione)
    La ritengo vera sotto le seguenti condizioni particolari:

    Impossibile dimostrare la proprietà privata della terra (e dei materiali) ;
    Facile dimostrare la proprietà privata di ogni trasformazione (valore aggiunto) con l'ovvia eccezione pro quota del materiale trasformato per il quale si ricade nel caso precedente.

    A proposito dei Dalmata mi duole deluderti. Mi sono tirato fuori dopo aver cercato inutilmente di venire a capo delle modalità assai poco trasparenti del gruppo che ha gestito la genesi del documentario che citi.
    Può darsi che Bagnai abbia preso scorciatoie (e anche io ho avuto da dire al tempo). Ma la sostanza c'era di sicuro. Anche più di quella da lui indicata.

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    1. Non capisco a cosa ti riferisci quando scrivi "A proposito dei Dalmata mi duole deluderti".

      Per quanto riguarda la mia definizione di proprietà privata, ti ricordo che, ad esempio, tu non puoi dar fuoco alle tue banconote (non sono tue, sono in concessione), non puoi far saltare in aria la tua casa (serve un permesso motivato, la casa è "tua" fino a un certo punto), non puoi pescare nel tuo laghetto "privato" usando esplosivi etc. etc. Tutto ciò deriva dalla nostra Costituzione, in particolare i primi 12 articoli. Che non sono delle belle frasette ad effetto messe lì per far vedere quanto siamo buoni e umani.

      Il leghista doc queste cose non le sa e ragiona come se la robba fosse totalmente sua, libero quindi di farne l'uso che meglio gli aggrada. E non solo il leghista doc, purtroppo, anche molti "de sinistra".

      Ovvio che non sto dicendo che Bagnai pensa che la robba sia intoccabile come credono leghisti e piddini, ma solo che il "vostro" è un individuo spregiudicato ed irrispettoso, al punto di seminare confusione semantica al fine di perseguire i suoi obiettivi. Obiettivi "suoi" nel senso che se non è "lui di pirsona pirsonalmente" ad essere alla testa, allora si incazza e comincia a sparare la qualunque, ad esempio che l'euro è un progetto "comunista". Roba che nemmeno al bar de Giggino (a Frosinone), che è il covo dei fascistissimi della città (ma è tutta brava gente, sia chiaro!) se sentono stronzate simili!

      Poteva scrivere che l'euro è un progetto "dirigista" e mi sarei stato zitto, ma no! Illo deve dire, ai lettori del Giornale, che è un progetto "sovietico". E daje!

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    2. Ti faccio notare, en passant, che l'espressione "concessione dello Stato ai cittadini" è virgolettata, ad indicare che deve essere intesa in senso lato. Cioè nel senso dell'indirizzo generale impresso al nostro ordinamento dalla Costituzione.

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  4. Progetto sovietico.
    L'unica differenza sostanziale tra ue-uem e URSS è il lavoro. Là gestito dallo stato qua una merce come tutte le altre. Non c'è da stupire dato che la matrice comune è la stessa (a parte questa importante caratteristica)

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    1. Di grazia, a quale costituzione ti riferisci? A quella del 1918, del 1924, del 1936 o del 1977? Sai, mi interessa ragionare su questo scappellamento a destra.

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    2. Solo Fichte (+ricardo e seg. per il lavoro). Niente di difficile.

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    3. E che significa? Ti sei sbagliato o dici parole ar cane?

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    4. Ti ho chiesto a quale Costituzione sovietica ti riferisci perché mi sembra che con "progetto sovietico" volessi riferirti al modello politico dell'URSS che sarebbe simile a quello dell'UE. Ma l'URSS ha avuto quattro Costituzioni, dunque di quale vogliamo discutere onde rilevarne le (supposte) similitudini con il trattato di maastricht?

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    5. Per sapere cosa succede in uno stato tu guardi le sue costituzioni? Sarai un esperto di morfologia del dito indice (sarò comprensivo e non ti chiedo com'è fatta la luna).
      Al commento linkato sotto trovi una descrizione schematica dell'URSS (e i riferimenti essenziali) :

      http://goofynomics.blogspot.it/2014/06/una-provocazione-intelligente.html?showComment=1403785609906&m=1#c4935470470421138128

      Bisogna aggiungere anche :
      - polizia segreta,
      - burocrazia che norma ogni più minuto dettaglio.

      Come vedi l'unica differenza è il ruolo del lavoro (per la cronaca in URSS lo stesso attribuito da Fichte)

      ps mi è venuto il dubbio di parlare ar cane, ti sarei grato se non lo facessi diventare certezza

      Buon lavoro caro Fiorenzo.

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    6. Prima che si scateni una zuffa da Internet vogliamo provare a chiarire il punto? Potrei sbagliarmi, ma tu sostieni che l'URSS e l'UE, fatto salvo il mercato del lavoro (che non è una pinzellacchera), siano simili. Si tratta della suggestiva equivalenza URSS≈EURS.

      Sebbene suggestiva (diciamo che "attizza"), questa semi-similitudine francamente non mi convince, se non per il fatto che, se fai una scemenza, poi per tenere insieme le cose ne devi fare tante altre. Per capirci: fissi il cambio => poi devi vincolare le politiche fiscali => poi devi vincolare la democrazia etc. etc. etc.

      Se quello che vuoi dire è questo, allora siamo d'accordo e la zuffa possiamo risparmiarcela. Se, invece, sostieni che ci sono similitudini di altro genere, allora spiegami meglio a cosa ti riferisci e su quale piano è possibile continuare la discussione (ed eventualmente azzuffarci).

      Io avevo inteso che tu volessi riferirti alla struttura dello Stato, e per questo ti ho chiesto a quale delle quattro Costituzioni sovietiche ti riferissi, ma se il punto è un altro segnalamelo. Se, invece, la tua è solo una suggestione (nel senso su specificato) allora possiamo darci un taglio. Le discussioni "suggestive" vado a farmele al bar de Giggino, che almeno là se beve.

      Ad maiora.

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  5. A proposito di progetti "sovietici" e contraddizioni nell'ideologia liberale ( ed a maggior ragione nella sua deriva delinquenziale, il liberismo, marchio ideologico tipico dei lettori di un fogliaccio quale Il Giornale ), vorrei far notare una cosetta.

    Di moneta unica europea si cominciò a parlare negli anni '40.

    Furono 3 persone a farlo.
    Una in Italia, e due in Francia.
    In Italia Luigi Einaudi, nel 1943.
    http://www.luigieinaudi.it/percorsi-di-lettura/lib/percorso-7/per-una-federazione-economica.html
    al punto d) già si parla di fare una unificazione monetaria.
    E certo Einaudi era in esilio, di certo disprezzava le persecuzioni su base raziale del nazifascismo, non aveva simpatia per quei "bruti".
    Ma ciò che veramente gli stava sulle scatole....era ancor di più ciò che emerse durante la stesura della Costituzione, il fatto di fondare la Repubblica sul Lavoro e non sulla Libertà ( basta leggersi i resonconti delle sedute della Costituente per rendersene conto, lo disse apertamente ).
    Su cosa sia e cosa valga la libertà senza aver posto a fondamento l'eguaglianza ( cioè il fatto che il lavoro non possa essere trattato come normalmente si tratta qualsiasi altra merce ), non aggiungo niente a quel che disse un altro Presidente della Repubblica, il socialista Pertini:
    https://www.youtube.com/watch?v=aJfKCn1bUMM

    I liberali vogliono una libertà che è "una conquista vana" ed in ultima istanza coincide con la libertà di essere sfruttatori senza esser per questo perseguiti.

    Gli altri 2 che parlarno di moneta unica in Francia, sempre nel '43, furono Perroux ed Urvoy, negli articoli che scrivevano congiuntamente, essendo l'uno economista ed il secondo sociologoco.
    Faccio notare che all'epoca entrambi collaboravano col regime di Vichy, e mentre il primo dopo la guerra ebbe tempo per "pentirsi", il secondo finì nel '44 fucilato dalla Resistenza Francese, perchè aveva fatto mandare della gente a Auschwitz.

    Per altro forzare una posizione di creditore netto all'interno di un impero, attraverso l'imposizione del "marco unico", era per il III Reich un progetto ben preciso:
    http://www.economiaepolitica.it/primo-piano/leuro-dei-nazi-e-il-nostro/#.VQ_mp46unK8
    come ci ricorda Giorgio Gattei, che non è un pirla qualsiasi ma un ordinario di storia dell'economia all'Università di Bologna.

    Perchè questo progetto che viene da lontano, nato in seno alla destra economica, la destra liberale, non è andato in porto?

    Perchè il 2 febbraio del 1943 qualcuno perse la guerra.
    A Stalingrado.

    E questa è storia, anche per chi come me pur essendo comunista non rimpiange Baffone.

    In ogni caso no, l'UE non è un progetto comunista.
    E chi lo sostiene è un falsario.

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    1. Il punto d del testo di Einaudi è "fantastico". Tra l'altro è una pietra tombale sulle speranze e velleità di poter realizzare progetti di monete locali. Semplicemente il progetto di unione monetaria non lo prevede, fin dalla sua concezione nel 1943!

      Tratto da "Per una federazione economica europea" di Luigi Einaudi - 1943

      d) il regolamento della moneta. Se potranno essere conservati, trattandosi di esteriorità innocua, i nomi delle monete nazionali, dovranno essere fissati i rapporti legali fra di esse. Possibilmente, e ciò potrà aver luogo con facilità, dato lo stato fluido odierno dei cambi esteri, si stabiliranno, allo scopo di facilitare i calcoli, rapporti non frazionari fra le unità nazionali; ad esempio 8 lire non 7,95 od 8,15 uguali ad un marco. In sostanza, ciò equivale alla instaurazione di una sola unità monetaria entro i confini della federazione. Ma, non potendo ciò essere una pura dichiarazione formale, senza contenuto, l’unità monetaria implica necessariamente rinuncia dei singoli stati alla emissione di carta moneta e di qualunque segno il quale possa funzionare come moneta. I progetti di monete internazionali i quali consentano la contemporanea circolazione di indipendenti monete nazionali, non si capisce a che possano giovare, non potendo garantire una qualunque stabilità dei cambi tra paese e paese. La rinuncia al diritto di emissione di carta moneta, fiduciaria od a corso forzoso, non implica alcun diritto di controllo della federazione sulle finanze dei singoli stati. Semplicemente implica la rinuncia degli stati singoli a valersi del torchio dei biglietti per far fronte alle spese pubbliche. Ciò potrebbe essere una rinuncia seria se gli stati conservassero il diritto di guerra, che è l’unica occasione in cui gli stati possono essere costretti a ricorrere allo spediente infausto della stampa di biglietti per ragioni extra-economiche. Ma poiché il diritto di guerra sarà tolto ai singoli stati e trasferito alla federazione, la rinuncia non importa alcun sacrificio.

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    2. Fantastica anche l'affermazione "Se potranno essere conservati, trattandosi di esteriorità innocua, i nomi delle monete nazionali, dovranno essere fissati i rapporti legali fra di esse."

      Ma già... l'euro è un progetto comunista! Come salto carpiato con scappellamento a destra non c'è male.

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    3. Beh, penso che ciò che dice Einaudi sia oggettivamente come realizzare un processo di unione monetaria.
      Tra l'altro è curioso constatare come nell'est europeo (Unione eurasiatica, ca va dire) si stia ultimamente rispolverando l'idea di unione monetaria.

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    4. Fiorenzo, ti dico anche un'altra cosa su questa questione.
      La Bibbia del Fogno Europeo, il manifesto di Ventotene.
      Intanto c'è da dire che chi lo sbandiera come obiettivo imprenscindibile, tipicamente non lo ha letto, ed in tal senso sarebbe davvero edificante notare che del testo fanno parte anche le due sue postille del '43-'44, nelle quali per un numero di pagine circa doppio alla lunghezza del testo in sé, Spinelli scrive due capitoli, uno ai "democratici" ed uno ai "comunisti", sviscerando le ragioni del perchè queste due categorie non seguirebbero la sua causa, a suo dire naturalmente sbagliandosi.
      Dei comunisti lamenta come questi ultimi, seguendo un tizio, tal Vladimir Ilic Uljanov, risultano fissati con l'idea che prima di porsi il problema del superamento dello stato risulterebbe necessario liquidare i conti con le proprie borghesia capitaliste, paese per paese.
      Ma pensa......[ ma questa in fondo è colpa dei pretesi componenti dell'ufficiale ed istituzionalizzata sinistra contemporanea, che hanno smesso di documentarsi e studiare, a partire dai propri classici, da non meno d'una trentina d'anni ]

      Nei confronti dei democratici invece si lamenta che non capiscano che è la sovranità degli stati a generare le guerre ( non i conflitti tra capitali, che sstrumentalizzano le classi lavoratrici mettendole le une contro le altre, figuriamoci.... ) ma poi qualifica anche il senso profondo del suo progetto, quale l'obiettivo, e cosa ciò che risulta essere "sacrificabile" in nome del supremo obiettivo.
      L'obiettivo è una pace duratura in Europa.
      Cioè che è sacrificabile è la democrazia.
      Scrivono Spinelli, Rossi e Colorni a proposito del "rivoluzionario" movimento federalista europeo che dovrebbe condurci alla costituzione degli USE:
      "Nel momento in cui occorre la massima decisione e audacia, i democratici si sentono smarrirti non avendo dietro uno spontaneo consenso popolare, ma solo un torbido tumultuare di passioni; pensano che loro dovere sia di formare quel consenso, e si presentano come predicatori esortanti, laddove occorrono capi che guidino sapendo dove arrivare; perdono le occasioni favorevoli al consolidamento del nuovo regime, cercando di far funzionare subito organi che presuppongono una lunga preparazione e sono adatti ai periodi di relativa tranquillità; danno ai loro avversari armi di cui quelli poi si valgono per rovesciarli; rappresentano insomma, nelle loro mille tendenze, non già la volontà di rinnovamento, ma le confuse volontà regnanti in tutte le menti, che, paralizzandosi a vicenda, preparano il terreno propizio allo sviluppo della reazione. LA METODOLOGIA POLITICA DEMOCRATICA SARA' UN PESO MORTO nella crisi rivoluzionaria."

      In seguito essi spiegano che nei processi rivoluzionari i comunisti sono più incisivi dei democratici, tagliano corto, vanno al sodo ( relativamente ai tempi il concetto è che son disposti ad imbracciare il fucile e spargere sangue per prendere il potere. Quindi alla fine vediamo che Spinelli, Rossi e soci non erano neanche tanto pacifisti...io almeno non faccio finta.... :D ).
      Ma a costoro sfugge una cosa.
      I comunisti non necessariamente combattevano contro lo stato, bensì contro il capitalismo, nell'idea che se esiste sfruttamento capitalistico non può esistere vera emancipazione, e quindi nemmeno vera democrazia.
      Infine questa era il fine ultimo, la democrazia, per aver la quale ciò che non è semplicemente sacrificabile ma da abbattere, è il capitalismo.
      Spinelli e Rossi invece, in nome della pace, considerano la democrazia come sacrificabile, e quindi in particolar modo Spinelli, passa a condire il manifesto di wishfull thinking de sinistra, spiegando ad esempio che nell'ambito dei monopoli naturali la proprietà deve essere pubblica e non privata, altrimenti si avrebbe sfruttamento.

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    5. Bravo merlo lo Spinelli; il problema è che egli non ha capito che il capitalismo non tende, per sua natura, alla costituzione della concorrenza perfetta ( che comunque sarebbe un'arma a doppio taglio, perchè in concorrenza perfetta i prodotti costano di meno perchè il mio lavoro è costato di meno.... ), bensì alla costituzione di trusts e cartelli. E se intervieni a normarlo, per sovraimporre una concorrenza non sfruttatrice ( si buonanotte, maddecheccazzo stamo a parla? Lui però ci credeva, povero pirla ) il primo nemico che ti trovi sono proprio i capitalisti, che non ti vogliono avere tra i piedi come soggetto normatore, e se hai alleggerito la struttura stato a quel punto loro, che hanno il capitale dalla parte del manico, ti possono effettivamente togliere dai piedi a piacimento.
      Il manifesto di Ventotene è, cioè, il "suicidio perfetto" della democrazia.

      Quindi da un lato Spienlli dice di limitare il capitalismo, contemporaneamente non si rende conto che sta dicendo qualcosa che è incompatibile con l'esistenza stessa del capitalismo; infine propugna un assetto istituzionale nel quale gli operatori di mercato sono l'unica struttura che resta a comandare perchè non c'è più uno stato sovrano cui un demos possa dare un legittimo indirizzo politico, ed infine qualifica esplicitamente come per fare questa splendida "rivoluzione", infine, la "metodologia politica democratica sarà un peso morto".

      Dunque, in questa gigantesca cappellata di contraddizioni interne in quel - diciamolo pure - "merdaio" dal punto di vista contenutistico che è il manifesto di Ventotene, cosa resta come dato storico?

      Che Spinelli era quello che ci metteva il wishfull thinking che tentatva di far piacere a sinistra questo progetto antidemocratico, ma i concetti ce li metteva Rossi.
      E Rossi era stato allievo all'università di.....Luigi Einaudi, col quale era in costante corrispondenza anche ai tempi della stesura del manifesto, il quale quindi nativamente è un'idea neoliberale. ( Einaudi stesso coniò il termine "liberista" ).

      In effetti a sinistra....quasi nessuno lo sottoscrisse.

      Se oggi è invece una bandiera, ciò è solo il sintomo di una sedicente sinistra passata armi e bagagli dalla parte del capitale.

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  6. Bah. Era solo per mostrare quanto grande possa essere la differenza in due sistemi sviluppati a partire dallo stesso modello (Fichte) con l'unica differenza relativa al criterio del lavoro. L'obiettivo è, in generale, la Costituzione della Repubblica italiana del 1948 e in particolare l'art 36 fatto a pezzi da ue uem

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  7. Su Fichte nasce il nazionalismo tedesco.

    I modelli socialisti, per quanto male possano essere deragliati, hanno altri retaggi storici e culturali.
    Per altro che i due modelli fossero diversi solo per quanto riguarda il trattamento da riservare alla "merce lavoro" è un approccio, diciamo eufemisticamente, un tantinello riduttivo ed impreciso.

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  8. Per AP:

    Per errore ho eliminato (stavo usando il telefonino) un tuo commento e sembra che non sia possibile recuperarlo. Tuttavia, siccome il testo è nella mia casella di posta, lo copy&paste qui sotto.

    Scrive AP:

    «"I modelli socialisti,... , hanno altri retaggi storici e culturali."

    Potresti essere un pochino più preciso? »

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  9. Grazie Fiorenzo.
    In effetti ti mi sono accorto in ritardo della risposta di

    Enea 23 marzo 2015 14:50

    che introduce un punto di vista che sarei lieto di vedere approfondito.

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  10. Con il permesso del padrone di casa.

    Caro enea, mi è tornato alla mente un tuo omonimo col quale avevo scambiato qualche battuta tempo fa. Sono andato a rivedere quella conversazione. Identica a questa : quell'enea, commentando su un post scritto da lui, fa affermazioni impegnative ma quando gli si chiede di dimostrarle si dilegua. Una coincidenza eccessiva per essere tale?

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  11. Non lo so, non mi ricordo.
    Ho bisogno di un aiuto alla memoria, di cosa si sta parlando?

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