sabato 7 marzo 2015

Welcome mr Goldstein!

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10 commenti:

  1. Ottime riflessioni. Oltre a non guardare tv e leggere giornali, ormai mi rifiuto anche di parlare di politica con i conoscenti, che non sembrano aver chiaro che la parziale democrazia che avevamo raggiunto (gradualmente) è stata abolita da tempo.
    Avevo letto 1984, ma non ricordavo più il personaggio di mr. Goldstein che è veramente calzante con le finte opposizioni che imperversano (lega e m5s in Italia e temo, sperando di sbagliarmi, anche Podemos e Syriza).
    Più vado avanti e più penso che Orwell sia una delle fonti a cui hanno attinto per realizzare questa psico-dittatura.

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    1. Mah, 1984 l'ho letto anch'io ma non lo riterrei una sorta di "manuale del perfetto dittatore".
      Il romanzo era nato come una critica allo stalinismo e all'intellighenzia di sinistra inglese che Orwell conosceva e frequentava. Orwell, infatti, era un anarco-trozkista che aveva combattuto durante la guerra civile spagnola al fianco del POUM e come tutti gli anarco-trozkisti attribuiva la sconfitta della guerra agli stalinisti (mentre dall'altra parte gli stalinisti accusavano i trozkisti della vittoria dei franchisti). Poichè era vissuto in periodo storico dove l'Europa era succube dei totalitarismi fascisti da una parte e comunisti dall'altra aveva assunto una posizione socialista-democratica. Come lessi nella recensione del libro, l'intento del romanzo era appunto quella di fare una satira verso l'ambiente culturale del tempo totalmente assuefatto ai dettami del Komintern, e intendeva quindi ammonire che continuando sulla via del "bispensiero" e dell'ortodossia il risultato finale sarà il mondo del Grande Fratello.
      Poi certo, magari le elites attuali si sono ispirate al romanzo stesso, chi lo sa.
      Comunque non sono molto d'accordo nell'interpretazione di Goldstein come una spece di gatekeeper. Era piuttosto uno specie di spauracchio per rafforzare l'opinione pubblica verso la fiducia nel Partito, vi ricordate ad esempio quando Monti diceva"occhio che senza IMU facciamo la fine della Grecia"? Ecco, era una cosa del genere.

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    2. Essere "funzionali" al sistema di potere non significa necessariamente essere "a libro paga". Ovviamente un sistema di potere oligarchico, che voglia intelligentemente creare valvole di sfogo, può "selezionare" l'opposizione meno pericolosa, ossia quella più sciocca, e consentirle di esprimersi, nel mentre cancella le opposizioni più pericolose. Che sono tali proprio perché bambinesche, ad esempio oggi in Italia il m5s e la Lega di Salvini, oppure un Barnard.

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    3. @petyr
      Ma è ovvio che non si siano ispirati solamente ad Orwell (il quale molto probabilmente a sua volta si sarà ispirato a qualcun altro), ma per fare solo un esempio la neo lingua è ampiamente utilizzata sui media ("austerità espansiva", politici che riducono alla fame interi popoli definiti "moderati").
      Per quanto riguarda Goldstein, sottoscrivendo la precisazione di Fiorenzo, se ci mettiamo nei panni dei sostenitori del Partito, che nel nostro caso è il PD, i vari lega e m5s hanno proprio la funzione che sottolineavi tu. E allo stesso tempo però rappresentava il leader di un'opposizione prefabbricata dallo stesso Partito.
      Comunque vedrò di rileggere 1984 dato che sono passati anni.

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    4. concordo con Petyr Baelish, Orwell si immaginava una società dominata da una dittatura di tipo sovietico, in cui era il ruolo del potere di coercizione a disciplinare il cittadino, questo si è dimostrato infondato. Non è la coercizione la tecnica che ha disciplinato il cittadino nella modernità, quanto la fascinazione e in questo Aldous Huxley è andato più vicino di Orwell. L'uomo cioè è continuamente plagiato dalla propaganda di massa e la verità, lungi dall'essere nascosta può essere annunciata ai quattro venti in tutte le reti, ma è destinata a non far presa né tanto meno scalpore visto che ogni volta è sepolta da migliaia di informazioni insignificanti e ad esse equiparata. La vera distopia realizzata è quella di "brave new world" di Huxley, non quella di Orwell.

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    5. E' vero che la vera distopia realizzata non è quella di Orwell (mi fido se dici che è invece quella di Huxley: non ho letto "Brave new world"), ma su una cosa Orwell ci azzecca: l'opposizione al potere nasce spesso all'interno della classe dominante. Infatti (cit) "Goldstein, come Trotsky, era stato membro del partito ma dopo la sua ascesa ne era stato espulso e ne era considerato un nemico". Fin qui niente di male, ma il punto è che Goldstein e Trotsky erano politici, mentre in Italia siamo nella fase dell'opposizione modello caffè letterario o addirittura circolo Bloomsbury.

      Ti ricordo che coloro che hanno sottolineato l'urgenza e la necessità di costruire un'opposizione politica anche (ma non solo) facendo perno sull'alleanza con spezzoni dissidenti della classe dominante, sono stati tacciati da "uno de sinistra" di "fraiolismo metodologico". Salvo poi diventare egli stesso "fraiolista metodologico".

      Non trovi ridicolo che chi disse "questa volta si vince divisi", e ha attivamente operato in tal senso, oggi si svegli dichiarandosi disposto al dialogo? Per essere coerente con la succitata stronzata NON dovrebbe porre, come condizione per il dialogo, una conventio ad esxcludendum contro la sinistra anti-UE che, in Italia, è sempre esistita, ben prima della pubblicazione dei suoi "testi sacri"! Come pure contro i movimenti sovranisti che sono sorti dal basso. Lo farà? Ne dubito.

      Tuttavia se lo facesse, ma solo in tal caso, ci si potrebbe mettere una pietra sopra.

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    6. Beh, che oggi i cittadini non subiscano coercizione è alquanto opinabile.
      E comunque io starei attento a dare per buone interpretazioni e recensioni postume su quello che intendeva Orwell.
      Intanto vedrò di leggere anche Huxley.

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    7. Fiorenzo. Condivido ampiamente il tuo discorso. Dico che a mio parere i motori del cambiamento di una società e delle sue istituzioni possano essere solo due. La prima opzione è una forza minore che combatte contro una maggiore, in questo caso la prima deve travestirsi come la seconda, parlare col suo linguaggio, mutuarne gli usi e costumi, può intraprendere lo scontro aperto solo quando ha compiuto queste fasi preliminari. La seconda opzione è la rivoluzione che sottende però il popolo in tumulto, e il popolo tumulta solo quando sollecitato e a partire da determinate condizioni economiche. Tolta la seconda opzione che pare oggi difficilmente realizzabile, non rimane che la prima. Evidente come, la strategia "stavolta si vince divisi", per questa strada non possa che portare al "si perde tutti insieme".

      Gianni S. Lungi da me dal voler proporre delle interpretazioni esclusive di un'opera così "aperta" come 1984. Volevo solo intendere che 1984 descrive un futuro distopico molto lontano dalla realtà contemporanea. Essa si contraddistingue meno per il controllo dall'alto del potere sui cittadini quanto più per l'autocontrollo e autocensura che quello è riuscito ad iniettare ad essi. Così anche per ciò che riguarda l'informazione oggi non assistiamo ad una plateale censura dei fatti. Grazie all'ottimo lavoro di blogger come Fiorenzo, ad esempio, alle apparizioni televisive di Bagnai o di Barnard, le interviste di Fassina al Corriere, possiamo fruire di tutta le informazioni necessarie. Il problema è la banalità del quotidiano, ovvero il fatto che la verità, in questo sistema, si trovi sempre sepolta da un amare di notizie assolutamente irrilevanti.

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    8. Capisco quello che intendi. E insisto dicendo che la coercizione c'è eccome ma è molte sottile quasi invisibile. (E a me, personalmente ma forse sbaglio, sembra simile a quella di 1984).
      Comunque nel mio primo commento scrivevo "una delle fonti". E comunque possono coesistere aspetti di entrambe le distopie, non mi sembra che una escluda l'altra.

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  2. non so se fa più danni ottoemmedda o Crozza (che poi Crozza è pure bravo, questo è il dramma...)

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