lunedì 9 novembre 2015

I camaleonti

Sostiene qualcuno, a proposito di euro, che la sinistra sia più colpevole della destra perché quest'ultima avrebbe fatto gli interessi del suo blocco sociale di riferimento mentre la sinistra avrebbe tradito il suo. Una tesi che suscita entusiasmi e ululati di soddisfazione nelle fila della destra, il cui corollario è che, essendo le responsabilità della sinistra maggiori di quelle della destra a causa di tale "tradimento", quando la disfunzionalità dell'euro sarà compresa dalla maggioranza degli elettori sarà ben comprensibile, e forse addirittura meglio, affidare nuovamente alla destra il governo del paese.

Tutto ciò a patto, ovviamente, di limitare il discorso alla disfunzionalità dell'euro, ed evitando di porsi troppe altre domande. In fondo, ci viene suggerito, si è trattato di un errore posto sì in essere anche dalla destra, ma nel legittimo diritto di difendere gli interessi del proprio blocco sociale, intenzioni non necessariamente malvagie perché, sebbene l'approdo all'Unione Europea partendo dalla moneta unica sia sostanzialmente fallito, l'obiettivo ultimo conserverebbe tutta la sua desiderabilità. Dunque si esca dall'euro ma, quanto al resto, non se ne parli.

Chi ha voluto l'euro, perché, e in che modo ha operato


Che sia stata la destra a volere fortissimamente volere l'euro risulta dagli atti. Dagli stessi emerge l'opposizione della sinistra, sia pure non troppo decisa a giudicarla col senno di poi. Prendiamo l'ormai famosa discussione sull'entrata nello SME del dicembre 1978, e osserviamo gli schieramenti. A favore troviamo la DC di Andreotti, il Partito Repubblicano, il Partito Liberale, Il Movimento Sociale Italiano di Almirante, i monarchici, i radicali di Pannella. Contrari, con diverse sfumature, i comunisti, i socialisti, i socialdemocratici e il PdUP di Lucio Magri.

Significativo è il tentativo di Giorgio Almirante in quello stesso anno, il 1978, di lanciare una federazione delle destre a livello europeo: l'eurodestra.

Non possono esservi dubbi: il percorso di avvicinamento all'euro, iniziato con lo SME, è frutto di una precisa scelta della destra italiana, che compattamente lo sostenne. Il decennio successivo fu segnato dalla crisi dell'URSS, dalla svolta monetarista sotto la guida della FED, e dalla progressiva presa d'atto, a sinistra, del profondo mutamento di scenario che questi due processi implicavano. Oggi è facile parlare di "tradimento della sinistra", ma forse si pecca di superficialità. Un'espressione più adatta è, in verità, "resa della sinistra".

La sinistra si arrese: non solo la sua classe dirigente ma, a voler essere sinceri e schietti, gran parte della sua base, sebbene dal basso non siano mancate resistenze e tentativi di attenuare, almeno, le condizioni di resa. Ma tutto fu inutile perché l'azione della destra fu dirompente: sul piano politico e, ancor di più, su quello culturale. Conquistati alla causa i vertici dei partiti di sinistra e dei sindacali - imbambolati dal crollo dell'esperienza del socialismo reale - il conflitto si estese ad altri ambiti, fino al punto di organizzare in Italia la prima rivoluzione colorata della storia con il pretesto della lotta alla corruzione. Nel 1992, con l'esplodere di tangentopoli e la ratifica del Trattato di Maastricht, l'avanzata della destra era completata: quasi tutto l'arco parlamentare era conquistato all'eurismo. Né bastò, a indurre almeno una pausa di riflessione, l'amara esperienza della crisi della lira del 1992. Appena sette anni dopo entrammo nell'euro.

Quello che qualcuno chiama "tradimento della sinistra" altro non è, allora, che l'azione politica portata avanti dalla destra con assoluta determinazione, fino al punto di conquistare il quartier generale della sinistra. Da quel momento, che possiamo far coincidere (se proprio è necessario indicare una data simbolica) con lo scioglimento del PCI e la nascita del PDS nel 1991 l'eurismo della destra dilagò senza più freni. Anche perché le uniche forze politiche organizzate, PRC e MSI, che si erano espresse contro il Trattato di Maastricht, sia pure da posizioni ultra minoritarie, ben presto furono riassorbite nel sistema, con metodi diversi. Ricordiamo che, in sede di votazione per la ratifica del Trattato di Maastricht nel novembre del 1992, il PRC votò contro, insieme con il MSI che, nel frattempo, era sembrato rinsavire rispetto a quanto aveva dichiarato Romualdi(1) quel lontano 13 dicembre 1978 in cui la Storia d'Italia aveva cambiato direzione (a pochi mesi dalla misteriosa uccisione di Aldo Moro! E' bene non dimenticarlo mai).

Orbene, qui ben si evidenzia l'inconsistenza della tesi del tradimento solo della sinistra poiché, se proprio vogliamo assumere questa categoria come dato politico, questo c'è stato prima nel MSI, che già nel 1994 si trasformò in Alleanza Nazionale, quindi in un partito su posizioni conservatrici e liberali nettamente in contrasto con la storia del MSI, mentre solo a partire dal 2001, dopo i fatti di Genova, ha avuto inizio il percorso di normalizzazione bertinottiana del PRC, culminato con l'appoggio al governo Prodi nel 2006 e, successivamente, con i tentativi di declinare la tradizione marxista in senso altermondialista (Sinistra l'Arcobaleno, Federazione della Sinistra, Rivoluzione Civile, L'Altra Europa con Tsipras).

Ed eccoci ad uno dei punti dolenti della storia della sinistra italiana: i fatti di Genova. Forse è il caso di ricordare i due fatti salienti di quell'anno orribile:


Quello che sfilò nelle strade di Genova nel 2001 era un movimento no-global, pesantemente represso dal governo Berlusconi, di destra. L'attacco alle torri gemelle, sia che si voglia prendere sul serio la versione ufficiale, sia che si voglia credere alle spiegazioni alternative, ebbe, sulla sinistra italiana e no-global in generale, l'effetto di un colpo di maglio. Ne risultò un netto cambio di paradigma, da no-global all'altermondialismo, cioè alla pretesa (o illusione) di "governare la globalizzazione", ovviamente non più da posizioni antagoniste bensì dialogiche, e l'ulteriore e definitiva diaspora del popolo della sinistra.

Di frantumazione in frantumazione ciò che restava di marxista nella sinistra, con ciò intendendo l'idea di fondo che sia la lotta di classe la matrice fondamentale della Storia, si ridusse a pochi ultra minoritari gruppetti, contro i quali fu anche messo in atto un accenno di ulteriore repressione poliziesca, poi abbandonato, probabilmente, per l'evidente sproporzione tra questa e l'effettivo pericolo che queste minoranze rappresentavano per il sistema liberista. Il più attivo e determinato a resistere all'offensiva della destra, tra i suddetti gruppi minoritari, è stato certamente il Campo antimperialista di Assisi, di cui il mio caro amico Moreno Pasquinelli è stato, ed è, uno dei principali animatori.


L'araba fenice della sinistra: il sovranismo


Quelli rapidamente sintetizzati sono i fatti nudi e crudi. Repetita iuvant: 1) il quartier generale della sinistra è stato conquistato dall'offensiva della destra, culminata con la ratifica del Trattato di Maastricht e la stagione di tangentopoli; 2) una parte maggioritaria della sua dirigenza è stata reclutata nel campo della destra trionfante (con il sovrappiù della beffa berlusconiana); 3) la minoranza che tentò di resistere fu definitivamente annientata con il doppio colpo dell'estate 2001 (fatti di Genova e attentato alle torri gemelle); 4) ciò che restava della sinistra marxista, dopo l'offensiva vittoriosa della destra, si è polverizzato in gruppetti ultra minoritari, di fatto esclusi dal dibattito politico

La vittoria della destra liberista, seppure completa e totale, è stata però di brevissima durata. Già nel 2007 la costruzione liberista ha iniziato a scricchiolare, dapprima negli USA, poi nell'Unione Europea e in Italia. Nel 2009 entrai in contatto con gli ambienti della sinistra marxista polverizzata e dispersa, come pure con quelli della destra sociale ostili al liberismo. Due anni più tardi anche con esponenti del pensiero keynesiano. Personalmente non nutro particolari animosità nei confronti degli ambienti della destra sociale ma essi non sono evidentemente il mio habitat, per cui preferii dare il mio contributo alla sinistra marxista polverizzata. Non esiste, che io sappia, un ambiente keynesiano, se non a livello accademico, ma anche in questo caso ho dato, o tentato di dare, il mio contributo.

Per evitare che le contrapposizioni del passato (quando queste tre correnti del pensiero politico potevano combattersi anche aspramente sotto l'ombrello della Costituzione) si riproducessero in un contesto in cui esiste un nemico comune trionfante ma al contempo traballante, fu avanzata da alcuni la proposta di coniare un nuovo termine: sovranismo. La parola ebbe successo ma, ahimè, ben presto cominciò ad essere deformata, soprattutto a causa del fatto che la "sovranità" viene abitualmente ulteriormente specificata, ad esempio: sovranità monetaria, alimentare, nazionale, addirittura del consumatore.

E' così accaduto che per un po' tutti si siano riempiti la bocca di "sovranismo", anche per raccattare un po' di consenso elettorale. Si sono distinti, in questa opera di appropriazione indebita, la Lega di Salvini e il M5S: entrambe sono forze appartenenti al campo liberista, il cui diritto di usare il termine "sovranismo" è debolmente giustificato solo ed esclusivamente dalle critiche, per altro ambigue e a corrente alternata, alla scelta di adottare una moneta disfunzionale come l'euro.

I camaleonti


Responsabili in parte di questo elemento di confusione sono stati anche gli amici dell'ARS, in particolare Stefano D'Andrea, e il prof. Alberto Bagnai. 

Prima di continuare una prece: non venitemi a dire che "critico" Bagnai perché ci ho litigato (Illo dice che mi ha cacciato dall'Eden goofynomico). Abbiamo evidentemente idee diverse, non necessariamente tali da condurre al litigio che tuttavia c'è stato. Posso avere il piacere di commentare le esternazioni pubbliche di Bagnai senza che mi si rompano gli zebedei? Non è stato "carino", da parte di Illo, insultare me e tanti altri sovranisti, e poi dire, quando lo critichiamo, che lo facciamo perché rosichiamo. Chi può intendere intenda, chi non può sarà (orribile a dirsi) censurato. Procedamus!

Gli amici dell'ARS hanno a lungo creduto che la Democrazia Cristiana (da cui però prese l'avvio il processo di adesione allo SME) potesse non essere collocata tout court nel campo della destra, e dunque che da quella tradizione potessero ricavarsi sostanziose energie ispirate alla Costituzione del 1948, alla quale quel partito ha dato importantissimi contributi per mano di molti dei suoi esponenti. La conseguenza di ciò è stato il posizionamento centrista dell'ARS, nel tentativo di non identificare eccessivamente il sovranismo con la tradizione della sinistra. I fatti hanno dimostrato che il processo di degenerazione in cui era incorsa la Democrazia Cristiana negli anni settanta era ormai troppo avanzato, ragion per cui l'ARS ha raccolto un numero di militanti ex-demoscristiani molto inferiori per numero a quelli di tradizione socialista e comunista. Una prima dimostrazione che la vera radice del sovranismo è a sinistra, sia nella versione marxista che in quella mazziniana, e solo marginalmente, purtroppo, nel cattolicesimo sociale.

Le responsabilità di Bagnai sono maggiori. Molto preparato nel suo campo, l'economia politica, egli ha commesso l'errore di sottovalutare l'inerzia delle tradizioni politiche, ragion per cui ha troppo affrettatamente spalancato le porte a settori della destra che, vuoi per ragioni genuine, vuoi per mero calcolo elettoralistico, hanno assunto posizioni critiche sull'euro (ma solo sull'UE), sia pure con largo anticipo rispetto alla tetragona lentezza di molti ambienti della sinistra (anche quella che ha impiegato ben quattro anni per abbandonare le posizioni sostenute nell'incontro del 1 ottobre 2011 (blocco NOI IL DEBITO NON LO PAGHIAMO) e convergere, finalmente, sul documento che verrà discusso il prossimo 21 novembre a Roma).

E' anche giusto, però, ricordare che è stato Bagnai il primo a comprendere la sostanziale affiliazione del M5S al campo liberista, almeno per quanto riguarda i suoi vertici (Grillo escluso?). Ma anche, aggiungo io per esperienza diretta, di una parte notevole dei suoi attivisti, che sono imbevuti di valori e convincimenti contrari, a loro insaputa, ai loro reali interessi di classe.

La Lega nord di Salvini, il M5S, alcuni settori dell'intellighenzia della prima repubblica, naturalmente Forza Italia e gli alfaniani, come pure Fratelli d'Italia, sono i nuovi camaleonti, animali politici pronti a cambiare di colore per adattarsi all'ambiente, ma non certo a cambiare le loro abitudini che consistono, lo ricordiamo con una battuta, nel cibarsi di noi poveri nematelminti. Cioè appropriarsi del frutto del lavoro del popolo lavoratore! Eccoli dunque criticare l'euro a corrente alternata, nicchiare davanti a domande dirette, subito trovare perifrasi per salvare capra e cavoli (si veda l'intervista a Salvini a "in mezz'ora" del giorno 8-11-2015), e mai allargare il discorso all'Unione Europea o al Mercato Unico, il vero risultato utile portato a casa dalla lunga e vittoriosa offensiva della destra liberista in Italia e in Europa!

Questo non significa, in alcun modo, che si debba rifiutare a priori un'alleanza di fase anche con queste forze, se e quando avremo la certezza che, almeno sull'uscita dall'euro, esse saranno della partita senza se e senza ma. Guai, però, a confonderli con i sovranisti, che provengono dalla tradizione marxista e mazziniana, dunque si riconoscono completamente nei valori, in spirito e lettera, della Costituzione del 1948. Non dobbiamo mai dimenticare che costoro sono gli epigoni di quel Ludovico Sforza, detto il Moro, che chiamò in suo aiuto gli eserciti francesi nella lotta contro altri Stati italiani, subito emulato dalle classi dirigenti di tutti gli altri, aprendo così la via alla sottomissione del nostro paese.


(1) Pino Romualdi (MSI): "Il nostro è un documento semplice, di puro impegno al Governo di entrare immediatamente nel sistema monetario europeo, nello spirito e nel1a lettera di quei trattati di Roma del 1957 che noi abbiamo votato, mentre non sono stati votati dal partito comunista e nemmeno dal partito socialista, che oggi si trovano allineati in questa posizione... aggiungo che voteremo nello stesso spirito e nella stessa logica, dopo aver respinto i cappelli più o meno ridicoli e fumosi dell’antifascismo, a favore anche di quei punti delle risoluzioni che convalidano la nostra posizione positiva nei confronti dell’immediato ingresso dell’Italia nello SME, così come deve essere nelle speranze di ciascuno di noi, perché questa è la strada per il Governo per realizzare concretamente, e non a parole, l’Europa unita, capace di difendere i suoi popoli e i suoi interessi (Applausi dei deputati del gruppo del Movimento sociale italiano-destra nazionale - Congratulazioni)"

2 commenti:

  1. Grazie , Fiorenzo ,di questa tua analisi sul tradimento . Nella mia vita ho avuto piu' di un
    maestro che soleva spronare i propri interlocutori dicendo : ma allarga il tuo orizzonte !
    Ecco tu hai un orizzonte piu' ampio di Illo , di cui non discutiamo la sua scienza economica,
    ma che sono convinto rimarrà confinata sempre in un ambito accademico., e il suo cavallo
    di battaglia del tradimento aprioristico della sinistra ne è un esempio .

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  2. È vero formalmente sarebbe più giusto dire resa.
    Ma vi assicuro che dal di dentro, sono nato e cresciuto a Torino città rossa per eccellenza, la sensazione è quella del tradimento.

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