martedì 10 aprile 2018

Convegno nazionale delle liste civiche a 5 stelle - Firenze 8 marzo 2009

Da una segnalazione risalgo a questo articolo sul vecchio sito ecodellarete.net. I video sono stati rimossi (mi costava troppo lo spazio disco), e anche il vecchio sito (hakerato) spesso fa cilecca, ragion per cui copio&incollo il testo del post. Era l'8 marzo del 2009, ed io ero ancora grillino. Di lì a poco mi sarei allontanato per arrivare all'oggi, quando sono ormai persuaso che il M5S null'altro sia che una rivoluzione colorata che ha avuto più successo di quanto i suoi stessi ispiratori potessero mai immaginare. Chi sono costoro? Propendo per la perfida Albione...
===============================================

Una selezione dei filmati realizzati durante l'incontro delle liste civiche a 5 stelle, l'otto marzo 2009 al Saschall di Firenze. E una breve analisi della giornata.

E' stata una bella giornata? Certamente. E' stato un evento politicamente rilevante? Probabilmente si, ma in negativo, io penso. Per una ragione molto semplice: è apparso chiaro a tutti, al di là dell'entusiasmo e del piacere di incontrare vecchi amici, che il movimento nato dalla sferzante predicazione di Beppe Grillo non ha e non è capace di dotarsi di un'organizzazione. Quello che resta, dunque, sono le idee. Lo ha detto lo stesso Beppe Grillo in uno dei suoi interventi (Beppe Grillo 3). E' un peccato, perché a questo movimento aderiscono dei veri talentini politici, persone che molto potrebbero fare per il nostro paese, ma che rischiano di affondare insieme al movimento. Parlo, tra gli altri, di persone come Giovanni Erra (Pozzuoli), Giovanni Favia (Bologna), Vittorio Bartola (Torino). Il livello medio di preparazione politica, in realtà, è decisamente superiore alla media di quello che possiamo sperare di rilevare in qualsiasi consiglio comunale, anche di grandi città, per non parlare della pulizia interiore. Purtroppo, in politica, le buone intenzioni, l'entusiasmo, l'impegno, da soli non bastano. Ci vuole anche un'organizzazione, che in questi anni non è nata. Beppe Grillo ha in questo una parte di responsabilità, ma il vero fallimento trova le sue radici all'interno del popolo stesso dei meetup, intendendo riferirmi con questa espressione non tanto agli iscritti "tout-court" (essendo libera, questa piattaforma ha finito con l'essere invasa da un esercito di invasati che, molto spesso, hanno fatto degenerare lo spazio di discussione), quanto agli attivisti in senso stretto: quelli, cioè, che pur usando la piattaforma meetup come strumento di comunicazione, hanno anche agito nel concreto. Ebbene, all'interno di questo "popolo", si sono riprodotti, troppo spesso, gli stessi fenomeni di personalizzazione dell'agire politico che vengono duramente (e giustamente) stigmatizzati quando si parla di "casta". In forme e modi diversi, ma la sostanza è la stessa: dalle infinite polemiche tra associazioni politiche e meetup di origine, fino ai casi di masaniellismo, tra i quali spicca quello del meetup di Napoli, guidato da un simpatico personaggio, Roberto Fico, la cui debordante personalità trova nell'epica della partecipazione la giustificazione per opporsi ad ogni forma di organizzazione che finirebbe con il limitarne il ruolo.
Non si tratta tanto di un problema di malafede, poiché mi è chiaro da tempo che gli esseri umani condividono tutti le stesse debolezze (delle quali è vittima anche chi scrive, visceralmente affezionato al piccolo e provinciale ruolo che è riuscito a ritagliarsi), quanto di "cultura politica". Il movimento di Beppe Grillo si è arenato davanti alla difficoltà di elaborare nuove forme dell'agire politico che andassero oltre la partecipazione ad eventi spettacolari, avvitandosi per di più nella contemplazione della propria diversità rispetto al "nemico", identificato semplicisticamente con la "casta". La stessa diffidenza nei confronti di qualsiasi proposta di tipo organizzativo, regolarmente bollata con l'accusa "ma allora volete fare un partito", come se fare un partito fosse il sommo male, nasconde a mio avviso l'incapacità di confrontarsi con il vero problema, che è quello, per l'appunto, di fare un partito. Ovviamente dotato di tutte le regole e i meccanismi che possiamo inventare per limitare, o almeno ritardare il più possibile, la degenerazione morale nella quale sono incorsi i partitacci che oggi rappresentano indegnamente la volontà popolare. 
Non si sfugge da un elementare dato di fatto: per fare politica è necessario dotarsi di un'organizzazione. L'alternativa è il movimentismo perenne, la "lotta continua" come declinazione della propria esistenza: alla Roberto Fico, nella sua forma masaniellesca, o alla Travaglio, in quella più algida dell'intellettuale troppo bravo. Fare un partito nuovo significa prendere atto della necessità di costruire un modello organizzativo che assicuri, nei limiti della decenza, l'inconfessabile (ed entro i suddetti limiti accettabile) retribuzione per gli attivisti più capaci, e allo stesso tempo sappia impedire tassativamente lo sviluppo di una nuova casta in caso di successo politico consolidato. Gli strumenti per addivenire a questo risultato, in parte, ci sono, e in parte devono essere inventati. Il problema è che la discussione, in tal senso, non è mai nemmeno iniziata. Il risultato di questa incapacità è stata, in funzione di surrogato, la crescita del ruolo di quelli che Paolo Barnard chiama "i paladini dell'antisistema": Grillo, Travaglio etc.
Nel video che segue Barnard esplicita con grande acutezza i limiti di azione del cosiddetto antisistema, che non può, ovviamente, essere considerato un avversario, quanto piuttosto un alleato prezioso al quale, però, non deve essere lasciato il monopolio dell'azione di contrasto politico. Questo, invece, deve tornare al popolo, a tutti noi, e questo è possibile, a mio parere, solo se questa entità astratta che chiamo "il popolo" sarà capace di dotarsi degli indispensabili strumenti organizzativi. I quali, da che mondo è mondo, si chiamano "partiti". E' inutile esorcizzare la realtà demonizzando le parole.

Nota: il video di Barnard è (per me) introvabile.

1 commento:

  1. Anche Barnard li ha sgamati in tempi non sospetti, ci sono molti video su YT, Paolo è ancora senza stempiatura.

    Quando Illo scagliò la muta contro "Donald", non sapendo entrare nel merito delle ragioni tecniche che dalle parti di P.za Euclide hanno fatto alzare il sopracciglio nei confronti della MMT, continuai comunque a simpatizzare umanamente con lui e con la sua azione civica di denuncia ("apolitica"), scambiando anche un paio di mail a proposito dei suoi articoli.

    Barnard è un sovranista sfegatato, se chiedesse la tessera in una mia sezione sarei felice di accoglierlo, nessun problema per il suo tanto criticato ego o per l'autoscatto esuberante, anche perché non ho complessi d'inferiorità sui due aspetti.
    https://www.youtube.com/watch?v=r0KLKavpOnk

    RispondiElimina