domenica 1 aprile 2018

Questa volta no!

Questa volta no! non andrò all'assemblea "autoconvocata" da Formenti, Porcaro, Boghetta del 15 aprile a Bologna (foto a lato). Leggo spesso i loro interventi, che trovo sempre interessanti, ma non andrò.

Non andrò perché sono impegnato nell'organizzazione di una piccola manifestazione il 15 aprile prossimo a Frosinone, insieme con alcuni amici sovranisti. Noi continuiamo a chiamarci così, difenderemo questa parola, che è nostra, dal furto che ne stanno facendo forze politiche che sono liberiste o fasciste.

Ci siamo costituiti come "sezione locale" di un movimento politico che, se ci sarà quando ci sarà, nascerà perché in almeno un altro luogo d'Italia si formerà un'altra sezione che vorrà contattarci e coordinarsi con noi. Siccome siamo pochi, e ancora soli, per il momento non abbiamo bisogno di uno statuto, ma solo di esplicitare una finalità politica:

Noi vogliamo che il popolo italiano si governi da solo, liberandosi di tutti i trattati internazionali che ne limitano la sovranità.

Lo statuto, le regole di democrazia interna, cominceranno ad essere discusse quando ci sarà almeno un'altra sezione locale che vorrà unirsi a noi. Statuto e regole di democrazia interna continueranno, altresì, ad essere sviluppate se e quando altre sezioni locali nasceranno e vorranno unirsi a noi, in un processo continuo di crescita molecolare. La coerenza del processo sarà garantita dal fatto che ogni nuova sezione locale potrà aggregarsi a quelle già esistenti solo a valle di una delibera di ammissione di quelle che già costituiscono il movimento. Anche le modalità con cui verranno svolte le votazioni sulla delibera di ammissione di ogni nuova sezione saranno, nel tempo, suscettibili di modifiche in funzione delle dimensioni del movimento, se giudicate necessarie.

La nostra proposta, diversamente dall'autoconvocazione dei pur ottimi e stimati Formenti, Porcaro, Boghetta, si configura come un processo di aggregazione molecolare dal basso, secondo modalità flessibili e democraticamente scelte al fine di massimizzare la partecipazione e l'efficienza dell'azione pratica, nonché preservare il movimento da tutti i pericoli che sempre incombono nella vita di ogni organismo politico.

Dunque il 15 aprile prossimo assisteremo al tentativo di parto di ben due iniziative: quella "autoconvocata" di Bologna, e questa, brevemente descritta in questo post, che definirò "inseminativa". Se questa proposta vi sembra interessante e meritevole di discussione, potete esporre le vostre osservazioni nei commenti. Nel frattempo noi ci stiamo organizzando per la piccola manifestazione del 15 aprile, che sancirà la nascita della nostra sezione locale, a Frosinone.

Il nome del movimento? A me piacerebbe "Libertà è Partecipazione", ma dobbiamo ancora discuterne. Non al nostro interno, però, ma quando ci saranno almeno due sezioni. Per il momento noi ci chiameremo semplicemente "Sezione di Frosinone".

16 commenti:

  1. A proposito di autoconvocazioni.
    Le associazioni di sinistrati delle mie parti secondo me hanno molte belle persone che potrebbero essere coinvolte nell'iniziativa Sovranista, cioè scossi dal torpore e senso di asfissia dovuti alle "lezioncine" (tali per limitata o nulla prospettiva politica) che continuano a essere loro impartite; penso ai loro leaders che dopo il Fogno di Bertinotti sono costretti a navigare a vista, con i feticci consunti dell'appartenenza e con Grillo "alleato" di fase.
    Non saprei come togliere il tappo a quelle risorse, se contattarle attraverso un invito diretto all'associazione o a loro, individualmente.

    Le associazioni civiche, almeno quelle che ho frequentato io, vivono la stessa frustrazione da mancanza di visione e soggettività politica, esposti come sono nelle loro iniziative, si tratti di acqua pubblica, di alimentazione o medicina alternativa, all'arbitrio delle forze del Mercato.

    L'ultima volta, era poco prima delle elezioni, che ho portato gli argomenti sovranisti in ambito "Acqua pubblica", discutendo con un elettore grillino, gli animi si sono subito riscaldati.
    A un certo punto una responsabile della associazione è stata molto perentoria nel dire che "qui non si parla di politica!".
    Strano, perché poco prima quando parlavo di politica con un altro grillino, a differenza dell'altro siedeva dall'altra parte del tavolo, la stessa della "signora apolitica", tra i responsabili della associazione, nessuno aveva eccepito.

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    1. Secondo me dobbiamo contattare le persone "di pirsona pirsonalmente".

      Quanto al siparietto che hai raccontato: questa gente intende la politica, anche di opposizione, come un agone nel quale mettersi in mostra per riuscire a contare un po'. Ma guai a toccare argomenti che dispiacciano veramente ai "padroni del discorso"!

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    2. "Quanto al siparietto..." Analisi sintetica, perfetta e da incorniciare. Aggiungo solo che i media di regime sono riusciti a diffondere tale forma mentis (in termini accessibili a larghe masse , cioè di vago stato d'animo) urbi et orbi. Anche presso moltissimi sovranisti, che tanto si sdegnano quando le loro ‘eresie’ vengono censurate, quanto danno per scontata la censura di eresie (magari sovraniste di taglio diverso) a loro sgradite. E questo (dopo la scomparsa di ogni senso di umiltà e di autosacrificio) è uno dei motivi per cui non si riesce a unificare l’ambiente.

      Nulla di cui stupirsi: stiamo passando da un’organizzazione della censura all’europea continentale ad una all’anglosassone. Il trapasso da una società supervisionata da élites politiche a una supervisionata da élites mediatico-plutocratiche implica il passaggio da un sistema centralizzato a uno diffuso (connaturato alla struttura di società marittime e decentralizzate) di repressione del dissenso. L’impero adegua a sé le proprie periferie: “negli Stati Uniti i processi di esclusione e repressione del dissenso non sono passati attraverso il controllo formale dell’apparato statale, e l’assenza d’un’azione deliberata da parte delle istituzioni nei confronti della devianza ha indotto molti americani a credere che tali processi non esistano. Il fatto è che la società americana, a causa della debolezza che ne ha caratterizzato l’apparato statuale per gran parte della sua storia, ha puntato, onde controllare le deviazioni alle norme e tutelare la propria identità, su meccanismi informali (emarginazione, licenziamenti…) di esclusione/repressione del dissenso” (Samuel Francis, The Other Face of Multiculturalism).

      P.S.: mille auguri alla Sua nuova associazione, ma per carità dia un taglio al feticcio democratico: serve al padronato per neutralizzare le élites politiche ed assumerne il posto senza condividerne le responsabilità, ma un’associazione militante deve stringersi attorno all’elemento carismatico. Auguri di buon Führertum.

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    3. Spiacente Vop, ma io credo nella forza della democrazia. Il problema con la democrazia è farla funzionare, perché sono necessarie molte regole formali, in proporzione a quanto essa viene praticata. Per questa ragione la proposta che lancio è quella di costruire tali regole man mano che si cresce. Democrazia significa ripartizione dei ruoli, dei premi e delle responsabilità, dell'importanza che ognuno ha, ma oltre a ciò è anche un gioco appassionante che coinvolge chi la pratica.

      Consentimi di aggiungere un'osservazione relativa all'autoconvocazione del 15 aprile a Bologna. Il limite dell'iniziativa di Formenti, Porcaro, Boghetta è che essa nasce già con un direttorio, per altro guidato da tre persone che rappresentano sé stesse e null'altro. Certo, hanno il loro seguito, vale la pena ascoltarli, ma chi li ha delegati? Visto da quest'ottica, quell'incontro è l'ennesimo convegno, e non un'iniziativa politica che, negli intenti del "triumvirato", dovrebbe porre le basi di una forza che si presenti alle europee del 2019. Che poi: perché questi "nazionalpopulisti" vogliono partecipare alle elezioni europee, dopo essersi tirati indietro alle politiche italiane?

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  2. Vop, cosa hai contro il gioco di squadra, ammesso che i leader carismatici, esclusi i presenti, non possano essere eterodiretti, in malafede o semplicimente, se stanchi, abbandonare il ruolo?
    Cosa impedisce che più persone con carisma e talenti diversi collaborino insieme?

    "Dati statistici forniti dalla Fondazione Gaia, mostrano che approssimativamente il 90% di tutti i progetti non attraversa mai la soglia del mondo interiore individuale. Sfortunatamente spesso sono i sogni che toccano profondamente il nostro cuore, e ci fanno sentire più vulnerabili, ad essere i più difficili da esprimere. Ma anche se noi ci facciamo coraggio e li condividiamo, c'è un'altra barriera: intorno al 90% di tutti i progetti non attraversano la fase della pianificazione. E solo il 10% dei progetti che sono realizzati vive più di tre anni. Le statistiche sono deprimenti, poiché sembrano suggerire che soltanto uno su mille dei nostri sogni viene realizzato.
    Secondo l'esperienza australiana, i progetti tendono a diventare insostenibili se noi tralasciamo uno qualunque dei passi del Ciclo del Dragon Dreaming (sognare,pianificare,attuare). Ma è importante aggiungere alla spirale un quarto stadio spesso dimenticato. È attraverso la celebrazione dei nostri risultati che noi combattiamo il logoramento individuale e del gruppo e ci riconnettiamo con i nostri sogni. Attraverso il Dragon Dreaming noi suggeriamo il pensiero radicale che il 25% delle energie, e spesso il 25% delle finanze, devono essere dedicati alla celebrazione".

    http://www.fiorigialli.it/dossier/view/9_un-altro-mondo-possibile/2007_cosa-e-il-dragon-dreaming

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    1. Francesco, il problema non è se collaborare ma come rendere possibile la collaborazione unificando le formae mentis dei collaborandi.

      In questo la democrazia (al pari della pace universale) può svolgere un ruolo, ma solo come principio mitogenico buono ad ispirare comportamenti antitetici. Come fa il grande esportatore mondiale della democrazia statunitense, come faceva l’Unione sovietica, come fanno i pentastellati o, per guardare al nostro piccolo, come fa il Fronte sovranista italiano stretto attorno alla guida carismatica e caratteriale di D’Andrea.

      L’umana aggregazione è un pendolo oscillante fra gli estremi della brutalità e dell’ipocrisia.

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    2. Brutalità e ipocrisia non sono i soli ingredienti della storia dell'uomo.

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    3. “il problema non è se collaborare ma come rendere possibile la collaborazione unificando le formae mentis dei collaborandi...L’umana aggregazione è un pendolo oscillante fra gli estremi della brutalità e dell’ipocrisia”.

      Non mi sembra, Vop, che ti rivolgi a me con brutalità o ipocrisia, quindi sento che posso collaborare con te nel processo dialettico, per tentare eventualmente una descrizione della realtà sufficientemente condivisa e apportare così un contributo di cambiamento nella direzione auspicata...già, ma quale?

      Se c'è un limite dell'approccio carismatico è proprio quello dell'indulgenza che i followers accordano ai leaders e alle loro formae mentis, a lungo andare l'esito sociale può oscillare tra il brutale conformismo o l'algida ipocrisia.

      Secondo me più che intorno a una "beautiful mind", e sebbene il carisma non è sempre di tipo intellettuale (prendi una rock star), si sceglie di collaborare intorno a una visione condivisa, e di cui le idee sono espressione, poi, sia benvenuto il contributo di grandi menti per discutere sul modo migliore per realizzarla.

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    4. Io ho parlato di umana aggregazione, non di storia dell’uomo o di scambio di idee. Qui il pendolo brutalità-ipocrisia è strutturale per il fatto che non esiste società fuori da principi aggregativi condivisi, e siccome questi sono pregiudizi tutti ugualmente goffi e arbitrari, devono essere catalizzati nella complessione istintuale del gregge tramite l’ipocrisia (presentandoli come alcunché dotato di valore intrinseco) e/o la brutalità (l’apparato repressivo).

      Nel caso della vs. associazione il vincolo aggregativo c’è (il sovranismo costituzionalista), ma in una società in fase di disfacimento atomistico come l’attuale sarà impossibile mettere d’accordo su mezzi, tempi e percorsi un numero appena adeguato di persone senza un forte *sentimento* aggregativo derivante dal vincolo carismatico e dalla restrizione del dibattito interno. D’Andrea l’ha capito fin dal primo momento e per questo il suo Fronte sovranista è assurto a unica realtà durevole della galassia sovranista.

      La democrazia, per quel tanto che è possibile, presuppone (non crea) l'omogeneità.

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    5. Astrarre l'umana aggregazione dalla storia dell'uomo e delle sue idee significa schiacciare la prospettiva antropologica sugli istinti e il loro governo, la scelta più o meno arbitraria di totem e tabù.

      Nel fare questo si deve tenere fuori dal quadro sia i giganti del pensiero che sfidando brutalità e ipocrisia dei contemporanei hanno prefigurato mondi diversi, e sia Maestri di vita che li hanno addirittura esistenzialmente realizzati; non considerare quelle luminose traiettorie esistenziali come possibilità, a fianco a quelle da te indicate, rendono plausibile una certa cupezza e pessimismo.

      La domanda implicita che poni è: Se la politica è sangue e merda non è meglio concentrare questi limiti nel leader che tollerarli democraticamente in tutti?

      Sì, se la tua premessa è vera la tua obiezione è pertinente.

      La mia visione è che per fare una politica nuova ci vuole l'uomo nuovo, non più l'uomo che s'ispira all'appartenenza e valori del militante ma il militante che s'ispira all'integrità (che è il processo interiore di una vita) e valori dell'uomo.

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    6. VOP, qui non si tratta di fare concorrenza a SdA, ma di canalizzare altre energie sulla base di un modello di aggregazione diverso. Io mi sento spesso con SdA e altri compatrioti del FSI, non c'è tra noi alcuna "guerra" per vedere chi ha più militanti. La questione è semplice: o vinciamo tutti, o perdiamo tutti.

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  3. Le sezioni dovranno essere composte da un numero minimo di persone o basta una?

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    1. Vedi Ippolito, a questa cosa ho già pensato e penso di aver trovato una soluzione, che però non ti dico perché in questa storia la cosa più importante è il metodo. Non devo essere io a stabilire alcuna regola, ma queste verranno determinate man mano, a partire dal momento in cui alcuni patrioti del luogo X avvieranno rapporti con altri patrioti del luogo Y. Quei due gruppi cominceranno a stabilire le regole democratiche. Il numero minimo per X e Y? Ovviamente >1, altrimenti si parlerebbe di individui, e non di sezioni.

      Però la cosa importante è il metodo. Buona pasquetta.

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  4. Vedo che siamo in tre a commentare, io Francesco e Veritas. Non credo ci sia altro da fare che prendere atto di alcuni fatti:

    1) le persone preferiscono discutere sui social, che grazie alla possibilità dell'interazione immediata riescono meglio a soddisfare il bisogno di eccitazione di cui tutti abbiamo bisogno.

    2) la maggior parte delle persone ragiona in termini di esperienza personale, tuttavia immaginaria perché mediata dal sistema dell'informazione, ragion per cui i deliri grillini sul taglio dei vitalizi hanno più presa di qualsiasi altro argomento.

    3) la maggior parte dei miei studenti di oggi non è in grado di connettere nemmeno la metà dei (pochi) concetti che erano capaci di connettere i miei studenti di 20 anni fa, pertanto la capacità di comprensione delle mitiche masse è destinata a peggiorare.

    4) i vincitori delle ultime elezioni, M5Scontrini e Lega, hanno vinto abbaiando rispettivamente contro i vitalizi e gli immigrati. I perdenti, FI e PD+LeU, hanno perso per consunzione.

    5) tutto ciò sta generando confusione e stanchezza.

    6) da tutto ciò si evince che siamo ben lontani dalla possibilità che i lavoratori possano prendere in mano il loro destino. La ragione di ciò, lo ripeto da anni, è che nessuno di coloro che si sono opposti sulla base di argomenti razionali, giusti o sbagliati che siano ma comunque razionali, ha effettivamente cercato di costruire organizzazioni nelle quali, a valle di una fase di formazione, il potere decisionale fosse democraticamente distribuito.

    7) Questo ha allontanato la frazione di lavoratori ancora in possesso di sufficienti capacità di razionalità politica. Gli unici che ci hanno provato sono i compatrioti del Fronte Sovranista Italiano, i quali in effetti sono riusciti a intercettare una frazione di militanti. Tutti gli altri o non hanno voluto farlo, o hanno fallito perché non hanno mai voluto rinunciare al diritto di primogenitura sulle creature politiche che hanno fatto nascere. Ne è risultata una strage degli innocenti.

    Ciò detto e premesso, e relativamente al punto 1, vi comunico che in ogni caso non ho intenzione di dedicarmi di più alla comunicazione social, e che anche il blog mi convince poco. Io voglio costruire, prima ancora che un'organizzazione politica, un metodo di costruzione di un'organizzazione politica dal basso. E voglio farlo insieme con tante persone nel mentre la si crea.

    Se pensate che sia scemo, siate comprensivi. Altrimenti diamoci una mano.

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  5. Ho assoluta fiducia nel principio antirepressivo che per mollare i sassi che si tengono stretti in mano basti trovare qualcosa di meglio, non necessariamente diamanti...anche se le relazioni virtuali sono meglio di nessuna relazione umana, e fornendo a volte un invito in questa direzione (grazie anche a questo blog a volte ho lasciato la tastiera per incontrare di pirsona pirsonalmente, Fiorenzo, Moreno, Stefano, Gianluigi, Gioele, Alberto etc.).

    L'arte del relazionarsi (fuori dal web), in un contesto non solo politico, implica un buon rapporto con se stessi, fondato sulla responsabilità a proposito dei propri gesti, pensieri, emozioni e sentimenti, che quando si esce dal web diventano visibili anche agli altri...che non sono meglio o peggio di noi, nessun dramma.

    Prima di una riunione sovranista, a chi da troppo tempo è stato segregato nella gabbia del politicamente corretto dei social nw, potrebbe essere utile praticare tutti insieme tecniche di meditazione catartiche; tipo come schiarirsi la voce con il "vaffanculo", come migliorare respirazione e cardio circolazione con la risata o come rilasciare le tensioni con lo "shaking".

    Il sovranista italiano, dopo il tradimento nell'uso del "vaffanculo" dei gatekeepers della Casaleggio&MI5s, finalmente potrà ribellarsi al politicamente corretto anglosassone con la autoctona schiettezza comunicativa di gesti e parole, quella che loro chiamano "Profanity".

    https://en.wikipedia.org/wiki/Hypoalgesic_effect_of_swearing
    https://en.wikipedia.org/wiki/Italian_profanity
    https://www.youtube.com/watch?v=Zs2fWxlOu9A
    https://www.youtube.com/watch?v=UIKIcFHkmgg


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  6. P.s.
    Ah, dimenticavo...se non bastano le ragioni ideali per lasciare il web e tornare sul territorio, per costituirsi come comunità Libera e Partecipe, ci sono le ragioni pratiche di mutuo soccorso; necessarie per fare fronte ai piccoli e grandi soprusi che dopo la scomparsa dei corpi intermedi da soli non possiamo più affrontare, a meno che ci si sposi con un avvocato.

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