sabato 14 aprile 2018

L'euro è un emulatore di gold standard (2 di 3)

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Come e perché la rendita finanziaria europea ha bisogno, per raggiungere i suoi scopi, di esautorare gli Stati e imporre il principio di indipendenza della Banca Centrale Europea.


E' tutto un gioco, con le sue regole. Voi non potete sedervi a un tavolo da poker e, quando perdete, pretendere di cambiare le regole. Scala reale batte scala a colore punto! Non vi sta bene? Gridate "baro!" e mettete mano alla pistola. Ed è subito guerra.

Il gioco consiste nel fatto che la moneta a basso potenziale, quella che circola nell'economia ed è creata dalle banche commerciali nel momento in cui aprono una linea di credito, deve essere in rapporto con la quantità di moneta ad alto potenziale emessa dalla banca centrale. In pratica la Banca Centrale svolge la funzione di coordinare la quantità di credito che le banche commerciali possono erogare, nonché di arbitro che impone il rispetto delle regole, alle quali non si può derogare perché tutto il sistema si regge sull'accettazione di esse. Ovvero, si può derogare, ma serve l'unanimità o, almeno, una coalizione di forze in grado di costringere chi dissente ad accettare la deroga.

Ai tempi del Gold Standard la garanzia ultima era assicurata dal trasferimento di oro fisico di proprietà delle BC di ogni singolo paese. Con il Gold Exchange Standard sono stati gli USA ad assumersi il compito di garanti, ma solo fino all'estate del 1971, allorché Nixon denunciò la convertibilità del dollaro in oro. Da allora la garanzia ultima non è più l'oro, ma gli assets reali. Ma veniamo al sistema dell'euro, onde evitare di complicare troppo il discorso.

Negli anni che intercorsero tra la decisione di Nixon e l'introduzione dell'euro, il rispetto delle regole del gioco continuò ad essere affidato al combinato disposto della preponderante supremazia militare e politica degli USA e della minaccia rappresentata dal blocco comunista. Con il venir meno di entrambi i fattori si aprì, per le élites europee, la questione di ripristinare un meccanismo di garanzia degli scambi commerciali e finanziari, congiuntamente alla speranza che il vecchio continente potesse recuperare parte dell'egemonia perduta dopo la seconda guerra mondiale.

Tuttavia solo uno Stato sovrano e unitario può offrire tale meccanismo di garanzia degli scambi commerciali, mentre l'Unione nasceva come federazione di Stati. L'idea che prevalse fu quella di costruire un meccanismo automatico di aggiustamento degli squilibri sotto l'esclusivo controllo di un'unica autorità monetaria, la BCE, lasciando che ogni singolo Stato conservasse la sua indipendenza fiscale. L'idea di fondo del progetto era che gli squilibri sarebbero stati temporanei, nel senso cioè che i movimenti di capitali avrebbero compensato gli squilibri commerciali, arricchendo i paesi in deficit e favorendone così il recupero di competitività, mentre di converso i paesi più competitivi, impoverendosi di capitali, sarebbero stati frenati nella loro crescita. A garanzia degli squilibri "temporanei" fu istituito il sistema Target2, nel quale riversare i surplus e i deficit di moneta ad alto potenziale. Alla base dell'architettura, infine, fu posto il dogma dell'irreversibilità.

Per comprendere la questione Target2 occorre riflettere sul fatto che, prima dell'euro, i paesi in surplus accumulavano riserve in moneta estera che, depositate nei conti delle Banche Centrali, potevano essere riutilizzate per le importazioni. Nel sistema Target2, invece, cessava l'accumulo di divise estere europee, sostituito da registrazioni contabili dei saldi nel sistema Target2 i quali, per definizione e per il dogma dell'irreversibilità, non potevano che essere "temporaneamente squilibrati". Ovvero: prima o poi i flussi si sarebbero invertiti. Garantito al limone dal dogma dell'irreversibilità!

Peccato che, già a partire dalla crisi del 2008, i tedeschi si siano innervositi, cominciando a chiedere che le registrazioni contabili nel sistema Target2 fossero garantite da assets reali. In pratica è come se, ad un tavolo da poker, si decidesse che tutte le vincite e le perdite siano sempre e soltanto registrate, e mai portate all'incasso. Una cosa che si può anche fare, se lo scopo del gioco è quello di passare un po' di tempo fra amici bevendo whiskey, ma nella vita economica le cose funzionano diversamente. Tanto per cominciare, in economia chi vende di più tende ad ampliare la sua base produttiva, per cui non vince solo per il fatto di registrare le sue vincite, ma anche perché, col prosieguo del gioco, si ritrova ad avere carte sempre migliori. Il contrario per chi perde. Inoltre, chi sta vincendo sa che il dogma dell'irreversibilità è insostenibile per chi sta perdendo, e per questa ragione, da un certo momento in poi, comincia ad avere un interesse prevalente ad alzarsi dal tavolo per andare all'incasso degli assets, finché questo è possibile. Ad aggravare la situazione c'è il fatto che il vincitore, la Germania, pur essendo potente sul piano industriale, conta molto poco dal punto di vista militare e politico, ciò che rende comprensibile il timore dei tedeschi di essere condannati a lavorare e produrre per gli altri.

Ecco allora che parlare di uscita dall'euro significa, in primo luogo, affrontare il dogma dell'irreversibilità, nonché dirimere la questione dei saldi Target2. Ma c'è dell'altro, perché il sistema dell'euro non incrocia solo il tema della rivalità, mai sopita, fra gli Stati nazionali, ma anche quello della lotta di classe, cioè del conflitto Capitale-Lavoro, sia nell'insieme dell'Unione che nei singoli Stati. Il punto, qui, è quello dell'inflazione.

Ricordiamo, infatti, che la moneta a basso potenziale circolante nell'economia reale è anche uno strumento di tesaurizzazione, il cui deprezzamento viene controllato da un'Istituzione, la BCE, la cui indipendenza deve essere assoluta proprio perché ha il compito di regolare i conflitti tra players nazionali in competizione reciproca, e può farlo in base alle normative che essa ha il potere di imporre in relazione al rapporto tra la moneta ad alto potenziale circolante solo nel sistema bancario (ma non spendibile nell'economia reale) e la moneta a basso potenziale (che è anche uno strumento di tesaurizzazione) creata dalle banche commerciali quando queste concedono crediti. Si chiama "politica monetaria", ed il suo principale strumento è la fissazione del tasso di sconto primario. Si tratta di uno strumento che presenta due limiti, il primo è il fatto che il tasso di sconto primario è unico, vale cioè per situazioni diversissime (si pensi alla Grecia e alla Germania) il secondo è che è estremamente efficace nel frenare l'inflazione (basta alzarlo) mentre non lo è altrettanto, e forse non lo è affatto, quando si rischia la deflazione: puoi portare i cavalli al fiume - cioè abbassare il tasso di sconto primario - ma non puoi costringerli a bere - cioè non puoi costringere gli imprenditori a investire.

In altre parole, al fine di preservare l'obiettivo di una bassa inflazione è stato necessario ricondurre la politica monetaria ad un unico centro regolatore (la BCE) le cui decisioni sono poste al riparo dei processi elettorali, ma ciò ha implicato l'adozione di regole automatiche e rigide che, lungi dal produrre convergenza, hanno alimentato la divergenza degli andamenti economici. Ciò sta forzando i paesi meno produttivi alla deflazione, dopo una prima breve fase di euforia dovuta all'iniziale afflusso di capitali quando si aveva ancora fiducia nel dogma dell'irreversibilità. In pratica, per mantenere in vita l'euro, è necessario che tutti i paesi crescano meno del paese più produttivo, che è anche quello più industrializzato e infrastrutturato, la Germania. La quale ha un basso tasso di crescita, e quindi di inflazione, sia perché è naturale e normale che un paese ad economia matura tenda a crescere più lentamente, sia perché i tedeschi, essendo i massimi creditori al mondo, hanno un evidente interesse ad una bassa inflazione.

In definitiva il sistema dell'euro favorisce i paesi più forti e svantaggia quelli più deboli, e allo stesso tempo favorisce la rendita e svaluta il lavoro. Finché dura.

2 commenti:



  1. Ciao Fiorenzo,complimenti per i tuoi begli articoli sulla moneta. Forse ti può interessare questo paper
    Un saluto cordiale e di stima. F. P.


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    1. Ma mo' me devo legge 'sto papiro? Vabbè lo faccio, dammi qualche giorno. ;-)

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