Il secondo shock petrolifero
Reza Pahlevi |
Il rovesciamento del regime dello scià Reza Pahlavi
nella seconda parte del 1979 bloccò la produzione petrolifera dell’Iran,
innescando forti movimenti speculativi. Il prezzo del petrolio raddoppiò (con
massimi pari al triplo rispetto ai valori ante crisi). Le conseguenze per
l’Italia furono un aggravio sensibile della bilancia commerciale e il
riaccendersi dell’inflazione che, dal 12.43% del 1978, risalì al 21.8% del
1980.
Questa volta, però, la risposta alle difficoltà avrebbe
avuto un segno diametralmente opposto a quanto si era fatto nel corso degli
anni settanta. Sul piano internazionale si impose una visione monetarista,
ispirata alle teorie dell’economista Milton Friedman, mentre l’adesione allo SME comportò, per il nostro
paese, una politica di tassi reali positivi sui titoli di stato che avrebbe
causato l’esplosione del debito pubblico: infatti, non potendo più svalutare la
lira nella misura necessaria, per sostenerne il cambio era necessario attirare
capitali dall’estero offrendo rendimenti via via più alti, e sempre superiori
all’inflazione!
Per quanto riguarda le conseguenze della svolta
monetarista praticata dalla FED americana guidata da Paul Vocker occorre
ricordare che, secondo questa teoria, l’inflazione dipende dalla quantità di
moneta in circolazione, ragion per cui effettuando una stretta creditizia
alzando i tassi di interesse sui prestiti bancari, scoraggiando quindi gli
operatori economici dall’indebitarsi con le banche, l’inflazione scende. Quello
che accadde fu che i capitali cominciarono ad affluire verso gli Stati Uniti,
attirati dagli alti tassi di interesse, e il dollaro cominciò ad apprezzarsi
trascinandosi dietro le monete europee.
Luigi Spaventa |
Come già detto, l’aggancio allo SME
costringeva l’Italia a seguire il trend. Scrive Luigi Spaventa in un articolo
su Repubblica del 22 agosto 1990: “Il
disavanzo petrolifero dell' Italia triplicò fra il 1979 e il 1985, quando
sfiorò i 30 mila miliardi… Fra '79 e ' 85 le importazioni nette in quantità
diminuirono di oltre il 18%; l'indice del prezzo unitario delle importazioni
nette espresso in lire aumentò da 100 lire nel 1979 a 368 nel 1985! Ma questo
aumento del prezzo in lire non fu tutta colpa del petrolio. Se lo scomponiamo
nelle due determinanti del prezzo in dollari e del cambio, troviamo che esso è
dovuto: nei primi due anni ad un raddoppio del costo del greggio in dollari e
ad una svalutazione del cambio lira-dollaro del 37%; negli altri quattro anni
ad una riduzione del costo in dollari del 20% e ad una svalutazione della lira
del 67%. Sull' intero periodo, l'apprezzamento del dollaro sulla lira fu causa
più importante della triplicazione del nostro disavanzo che non l' aumento
della quotazione del greggio.”.
Gli alti tassi di interesse causarono una dura stretta
creditizia con una drastica caduta della crescita del PIL e un aumento della
disoccupazione. Fu la caduta del PIL mondiale, causata dalla stretta creditizia
imposta dalla FED, a stroncare l’inflazione in tutto il mondo, mentre l’Italia,
agganciandosi allo SME, inaugurava una linea di politica economica che esigeva
una costante compressione dei salari reali per mantenere la competitività di
prezzo delle nostre esportazioni.
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