Zingy, al tempo felice delle certezze incrollabili |
Non voglio unirmi al coro di quelli che gioiscono o si turbano per la "conversione" di Zingy. Non me ne importa una fava e trovo che la cosa sia ovvia. Ma un pagano che si converte dopo la battaglia di Ponte Milvio va considerato per quello che è: un pagano convertitosi dopo la vittoria di Costantino su Massenzio.
Ebbene l'animo ancora (e sempre) profondamente "pagano" di Zingy emerge in questo suo articolo dal titolo "Abbassare i salari non conviene", del 29 agosto 2014.
E' vero, Zingy dice che "Non solo puntare alla riduzione dei salari può influire negativamente sulla domanda aggregata, ma, paradossalmente, ha un effetto ancora più devastante sulla flessibilità vera, ovvero la capacità di riqualificare e riallocare la forza lavoro.".
Egli dunque appare "keynesiano" alle anime semplici.
Ma poi aggiunge questa perla: "Oggi il sindacato, soprattutto in Italia, è impegnato su due fronti: da un lato una sacrosanta difesa dei salari dei lavoratori, dall'altro una difesa a oltranza delle proprie posizione di potere. Quanto più si cerca di comprimere i salari, tanto più il sindacato guadagna consenso e le sue rendite di posizioni diventano inamovibili. Garantendo il salario dei lavoratori e creando un sussidio di disoccupazione che protegga il loro tenore di vita in caso di licenziamento, si toglie al sindacato la sua ragione di forza, forzandolo a cambiare.".
Ora, cari followers, ricordate le discussioni con alcuni di voi sulla scala mobile? Lo avete capito il concept? Già, perché il senso del discorso dello pseudo convertito Zingy non è economico, ma molto, molto molto conceptual. Vabbè, diciamo che è politico che famo prima.
Zingy dice (traduzione libera a cura dell'Ego): "Se tagliamo i salari dei lavoratori i sindacati saranno costretti alla mobilitazione, che è una cosa che, di questi tempi, è meglio non rischiare. Ma... se i salari li tuteliamo, introducendo invece un bel salario di disoccupazione, i suddetti sindacati non saranno costretti a scendere in piazza! Quanto ai lavoratori licenziati, non è compito del sindacato tutelarli, bensì dello Stato sociale! Così i lavoratori non licenziati stanno tranquilli, i sindacati non vengono direttamente chiamati in causa e anzi possono essere blanditi riconoscendone il ruolo, ma soprattutto si divide il fronte del lavoro tra quelli che un posto ce l'hanno e quelli che lo hanno perduto!".
Ecco, di questa pasta sono fatti i convertiti di Ponte Milvio. Meditate fratelli, meditate!
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