E’ il
pomeriggio di domenica 14 Settembre 2014 quando, in pieno centro storico a Perugia,
due iniziative, purtroppo destinate a sicuro successo, offrono, al pubblico che
ignora, parole ed immagini provenienti da schieramenti politici solo apparentemente
contrastanti, ma tendenti ad un solo scopo.
A dieci metri l’una dall’altra due fazioni solo
formalmente opposte si schierano, sotto la sede del PD, per rassicurare i
propri sostenitori, pur avendo intenzioni lontane dai loro interessi.
Da un lato il
quotidiano Repubblica che deturpa la visuale dello splendido Corso Vannucci con
innumerevoli pannelli 70x100 dei suoi quasi quarant’anni di prime pagine piene
di retorica e menzogne liberiste mascherate col più becero progressismo.
Dall’altro, un po’ più nascosto e per pochi intimi
all’interno del teatro Pavone, l’attuale paladino del liberismo, l’erede
compassato di Berlusconi, il Dr Corrado Passera si autocandida a premier al
grido “fuori lo Stato dall’economia” di fronte ad una platea dimentica e
disinformata ed a quattro inutili giornalisti adoranti.
Entrambe le
iniziative, ai meno avveduti, potrebbero apparire semplici operazioni
pubblicitarie; la prima: un pacchiano sfoggio di immagine; la seconda: la
presentazione di un libro (con tanto di
banchetto all’ingresso).
Ai più
informati invece tutto ciò dà motivo di allarme; non è un mistero che
Repubblica sta sostenendo l’intervento della troika in Italia finalizzato allo
smembramento dello Stato, come non è un mistero che il Dr Passera faccia parte
di quella èlite che sbava al pensiero di impossessarsi delle aziende di Stato
che rappresentano una indiscutibile ricchezza per tutti noi.
Non è questo
il post adatto a dare una attenta definizione di Sovranisti e di Globalisti, ma
noi “sovranisti”, che ben sappiamo che la sovranità non si esaurisce con la
semplice partecipazione al voto dei cittadini, siamo più preparati a leggere
tra le righe e risulta quantomeno difficoltoso prenderci per i fondelli. Sta quindi
a noi contrastare quelli che da più parti vengono definiti “globalisti”.
Oggi ed in
futuro il confronto è e sarà sempre più evidente e aspro tra queste due forze
contrapposte e rimandando ad altri articoli la trattazione di ciò che significa
per i diritti dei cittadini avere uno Stato forte e quanto questo attualmente risulti
esautorato per effetto della vittoria della globalizzazione e del liberismo di cui
la massima espressione sono i trattati europei (con gli effetti che sono sotto
gli occhi di tutti), vorrei soffermarmi sull’aspetto dell’azione politica.
Come
possiamo facilmente constatare, ogni giorno le forze liberiste dalle loro tv e
giornali, stanno compiendo un vero e proprio assalto alle pigre menti dei
cittadini; non c’è notiziario o talk, quotidiano o periodico, che non ci dica
quanto siamo incapaci e quanto abbiamo bisogno di un vincolo esterno che ci
conduca lungo la “retta via” invisibilmente tracciata dai loro padroni a
discapito di famiglie e lavoratori.
Gli unici
che tentano a fatica e con scarsità di mezzi di ricordare agli Italiani che
sono un grande popolo in grado di uscire (distrutto) da una guerra mondiale ed
in trenta anni divenire la quarta/quinta potenza economica mondiale, che
tentano di spiegare agli Italiani che la soluzione a questa terribile
situazione è già stata scritta e praticata con successo e si chiama
“Costituzione della Repubblica Italiana”, che tentano di mettere in evidenza
che quella che stiamo subendo è una vera e propria guerra combattuta con le
armi dell’economia piuttosto che con quelle tradizionali (ma con gli stessi
effetti) siamo noi sovranisti.
Ora, di
quali forze disponiamo? Quali mezzi abbiamo per fare la nostra parte? Come
pensiamo di ottenere i numeri necessari a darci la meritata visibilità? Questo
è il punto in questione di questo mio pezzo.
Per alcuni
di noi, il mezzo principale di diffusione delle idee e di ricerca di nuovi
sostenitori a nostra disposizione è quello offerto dai “social”, che però hanno
un piccolo difetto: sono posseduti proprio dal grande capitale che tentiamo di
arginare e proprio per questo, a me personalmente, appaiono come un’”arma di
distrazione di massa”.
Pensateci
bene, chi è presente, per esempio, su Facebook?
A parte una
piccola minoranza di donne e uomini coscienti e desiderosi di sapere (che tra
l’altro già si conoscono più o meno tutti tra di loro – siamo sempre gli stessi
da anni), il sopracitato social è frequentato soprattutto da: frustrati e non
con voglia di protagonismo, “bimbiminkia” che cazzeggiano pur di non leggere
qualche libro, insoddisfatti che cercano avventure, malati di dipendenza dal computer e, quando va
bene, da gente normale che vuol restare in contatto con parenti ed amici
lontani.
Secondo voi quanti
di questi pseudo “amici” (odio questo modo ingannevole di appellare le
conoscenze che si fanno su FB) possono essere interessati alle battaglie che
giornalmente affrontiamo spesso sottraendo tempo e risorse alla nostra vita
familiare ed al nostro lavoro?
Secondo voi
quanto sono efficaci i “mi piace” (esprimo anche in questo caso il mio odio per
questo insulso modo di esprimersi in FB) e le interminabili polemiche con
sconosciuti di cui non sappiamo nulla?
Secondo voi
quante volte si accendono tali perniciose polemiche su quella piattaforma (frutto
tra l’altro della peggior cultura americana) solamente perché è avvenuto una
travisamento che non avrebbe potuto aver luogo in caso di colloquio de visu?
L’esempio estremo di ciò è offerto dall’altro social che va per la maggiore:
Twitter, che affida all’utente 140 caratteri per esprimersi entro i quali,
capacità di sintesi o no, si devono contenere concetti più o meno complessi!
Nel proporvi
tali quesiti esprimo tutto il mio timore riguardante la reale possibilità che
molti (in buona fede, armati di volontà e magari con spirito di sacrificio) si stiano
impegnando in una azione quotidiana che sottrae loro risorse e tempo utilizzabili
con maggiore efficacia.
Nulla avendo
contro chi usa Facebook o Twitter in generale o per esprimere la propria
militanza, sostengo che tali mezzi dovrebbero servire principalmente per
pubblicizzare iniziative e documenti prodotti durante un confronto diretto tra
le persone.
Consapevole
del fatto che i percorsi di ciascuno possono prendere vie dissimili, voglio
comunque testimoniare che il mio ingresso nell’ARS ha seguito le seguenti
tappe: per primo sono venuto a conoscenza dell’Associazione perché circolavano
in internet - e non FB – principalmente video ed anche post scritti dei suoi
soci; dopo aver comunicato per e-mail con uno dei suoi dirigenti, mi sono
informato presso il sito ufficiale ed ho letto, e fatto mio, il documento di
analisi e proposte (cosa che dovrebbe essere richiesta ad ogni nuovo iscritto
quale conferma della completa adesione), infine mi sono iscritto unicamente
dopo aver conosciuto il suo “genitore”.
Racconto
questo perché mi sembra che l’azione di “proselitismo” condotta tramite i
social e non conoscendo di persona i nuovi arrivati – un po’ alla maniera del
M5S (!) – potrebbe potenzialmente portare al nostro interno “di tutto e di
più”: spostati, finti sovranisti che vogliono spaccare il nostro fronte e
quant’altro, mentre sono necessarie buone doti di attore per poter ingannare
durante un franco ed aperto colloquio di persona con i responsabili locali.
Quindi,
affrontate le problematiche riguardanti i social, provo a “buttare là” alcuni
spunti a chi volesse tentare una strada diversa, a mio avviso più efficace, più
umanizzante e che, per tutto ciò, finirà anche di rendere piacevole la propria
militanza che, non dimentichiamo, è in favore di tutti noi.
Premettendo
che, a mio avviso, ogni azione di diffusione delle idee che si intende
intraprendere dovrà necessariamente essere comunque commisurata alle capacità e
disponibilità di ciascuno di noi – un attivista disinformato, frettoloso,
sgarbato o che usi un linguaggio lontano dal suo interlocutore, rischia di fare
danni allontanandolo e indisponendolo – passo a descrivere quelle che, io
personalmente, individuo come le azioni più efficaci che ciascun sovranista
potrebbe (arriverei a dire dovrebbe) compiere appunto in base alle proprie
peculiarità ed al proprio ruolo.
Prima fra
tutte le azioni è quella giornaliera, fatta di dialogo all’interno delle
proprie famiglie, nei luoghi di lavoro, nei bar, negli spogliatoi, ecc., in ogni
luogo pubblico ed in ogni momento della giornata; a costo di apparire
monotematici, ma con garbo, dovremmo far si che chiunque ci frequenti riceva
regolarmente argomenti ed input che smascherino la potente e menzognera opera massmediatica.
La seconda azione,
dovrebbe vederci impegnati ad organizzare gazebo e volantinaggi nelle nostre
città – con meno frequenza della prima considerato l’impegno anche economico
necessario; ciò aiuterebbe alla diffusione delle idee nei confronti di chi
magari è già stato sensibilizzato in altro modo, ma che “non si fida” al 100%,
di chi lo ha introdotto al tema; questo, inoltre, porterebbe il pubblico a
conoscere e successivamente a riconoscere il simbolo dell’associazione a cui
apparteniamo.
La terza azione,
ancor più impegnativa, ma di sicura presa, è quella di organizzare nei
capoluoghi eventi o semplici occasioni di confronto con conoscenti ed amici, possibilmente
ospitando membri autorevoli della propria organizzazione e (volendo e potendo)
esperti in materia macroeconomica e costituzionale; l’impiego di telecamere e
la successiva pubblicazione dei video saranno di sicuro immediato effetto nei
confronti di chi ha trovato in internet un modo alternativo di informarsi.
La quarta, è
quella di scrivere in un blog o come ospiti o come titolari del proprio; questa
azione, da intraprendere in funzione della propria disponibilità di tempo e
delle proprie capacità, oltre a contribuire alla diffusione delle idee, da modo
a ciascuno di “fermare” dei concetti appresi o intuizioni venute a seguito di
una notizia ed a verificarne la validità col passare del tempo.
La quinta la
riservo agli “ideologi” ed ai “leader” che meritino tale appellativo, che hanno
autorevolezza, conoscenze e capacità espressive appunto da leader: la
pubblicazione di saggi o libri; una iniziativa del genere darebbe sicura
rilevanza nazionale alla propria organizzazione ed a tutto il movimento
sovranista.
La sesta è
altrettanto importante ed è finalizzata all’avere ottimi e proficui rapporti
con altre organizzazioni sovraniste, anche di matrice diversa dalla propria,
con le quali ci si deve necessariamente confrontare per avere una qualche
possibilità di successo; questa azione dovrebbe essere coordinata dai leader e dai
dirigenti di tutte le associazioni o movimenti sovranisti, presenziando ed
intervenendo agli eventi altrui, tessendo legami ed amicizie con i leader e
dirigenti organizzatori; isolarsi, arroccarsi, è deleterio e dà una pessima
immagine di sé e di conseguenza della propria organizzazione.
Sono consapevole
che ciò che propongo non è nelle corde e nelle possibilità di tutti, ma siamo
sotto attacco e tutti dovremmo sentire il dovere di agire, sia pur con la scarsità
di mezzi a nostra disposizione, secondo le nostre massime possibilità, per il
bene delle nostre famiglie, per mantenere o riottenere la dignità derivante dal
lavoro, per riconquistare la sovranità che spetta al Popolo Italiano.
Tutto ciò,
con pazienza e tenacia, fino a quando i media non saranno costretti dagli
eventi ad occuparsi di noi!
P.S. (a
proposito del Dr Passera):
Attenzione:
corre voce che tra i suoi principali sostenitori ci sia qualcuno che intende
usare fraudolentemente il termine “sovranità” come argomento elettorale
nonostante la propria supina rassegnazione alle logiche globaliste. Occhio noi ...
ma anche loro!
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