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La democrazia demagogica
La prima riflessione sul risultato del sondaggione è che il voto ideologico si è ridotto ai minimi termini. Quando, nel giro di un anno, un partito (la Lega) passa da 5.698.687 voti a 9.152.471, e un altro (il m5s) da 10.732.066 a 4.552.222, allora è del tutto evidente che il corpo elettorale non si esprime più in base a convinzioni di natura ideologica e che tali oscillazioni sono spiegabili solo e soltanto nei termini della potenza demagogica dei messaggi veicolati. Ho già argomentato in tal senso in questo video:
Nella democrazia demagogica, non più ideologica, gli spostamenti di grandi masse di voti sono determinati dall'azione delle forze economiche e dei circoli politici egemoni che a queste fanno riferimento, anche con la possibilità di accordi pre-elettorali tesi a predeterminarli ad insaputa degli elettori. In altri termini, nella democrazia demagogica si può addirittura votare in elitari parlamentini nascosti e, all'esito del confronto, organizzare la comunicazione politica per le elezioni popolari in modo tale da rispecchiare le decisioni colà assunte. In alternativa, quando gli accordi elitari non sono raggiunti, il voto popolare viene usato come terreno di confronto e di misura del peso delle rispettive posizioni.
Non posso affermare con certezza se queste elezioni europee abbiano seguito l'una o l'altra modalità, sebbene qualche elemento per sospettare un accordo pre-elettorale, teso a determinarne il risultato per il tramite di un'opportuna manipolazione della comunicazione di stampo demagogico, non manchi. L'esempio che mi viene subito in mente è quello della Sea Watch, che il 19 maggio scorso ha forzato il divieto di attracco regalando a Salvini una straordinaria opportunità di riaffermare il suo ruolo di unico argine contro l'immigrazione. Possibile che coloro che gestiscono le ONG non si siano resi conto che, così agendo, stavano aiutando - e non poco - proprio il loro nemico dichiarato? Consentitemi di dubitarne.
Ebbene, se quanto affermo corrisponde al vero, cosa di cui sono ormai convinto, allora è assolutamente necessario fare ogni possibile sforzo per identificare le forze economiche e gli interessi politici e geopolitici che sono i veri attori protagonisti della democrazia demagogica. Operazione non facile, ma da cui, alla luce del suddetto assunto, è impossibile prescindere.
I veri protagonisti della democrazia demagogica sono sia interni che esterni alla nazione, e questo vale in particolare per un paese come l'Italia. Con la scomparsa delle grandi organizzazioni ideologiche, cioè i partiti di massa e i sindacati, questi ultimi ormai cooptati da Confindustria, credo si possa affermare, sebbene al costo di una semplificazione abbastanza brutale, che gli attori in campo siano la già citata Confindustria e l'impero anglo-americano. La prima, in attesa che il vecchio e spompato cavallo piddino sia nuovamente spendibile, ha puntato sulla Lega, i secondi sul m5s. Berlusconi, che di Confindustria rappresenta una componente autonoma, è ormai ininfluente. In base a questa ermeneutica possiamo affermare che l'equilibrio tra i due campi è stato rovesciato dal risultato delle europee e, sebbene quest'ultimo non abbia effetti immediati e diretti sugli equilibri numerici parlamentari, non se ne potrà non tener conto nel medio termine.
La due fazioni venivano indicate, fino a qualche tempo fa, come "partito tedesco" e "partito americano", ma credo che queste definizioni siano inappropriate, soprattutto la prima; la giusta denominazione essendo "partito della confindustria".
Il partito della confindustria
Tutta la comunicazione politica odierna è orientata nel senso di persuadere gli elettori del fatto che vi sia un'oligarchia europea che obbliga l'Italia a mettere in pratica politiche di austerità economica, minacciando il nostro paese di terribili ritorsioni in caso di inadempienza. Il simbolo di questa modalità comunicativa è lo spread, in un primo tempo rappresentato come reazione automatica dei mitici mercati, più recentemente come strumento a disposizione della BCE per forzare la volontà dei governi. C'è però una terza interpretazione, della quale mi sono fatto persuaso, ed è che le imposizioni dell'oligarchia europea all'Italia altro non siano che le richieste del partito della confindustria, che utilizza le istituzioni europee come alibi al fine di tenere nascosto il suo ruolo. Questa operazione mimetica è stata particolarmente utile ed efficace per tenere buono l'elettorato piddino che, originando da quello comunista e socialista della prima repubblica, avrebbe mal digerito una esplicita discesa in campo del partito della confindustria, contro il quale essi stessi, e ancor più i loro padri, si erano battuti a lungo.
La narrazione secondo cui l'Italia sarebbe ostaggio dei poteri oligarchici di Bruxelles è durata a lungo, a dispetto di una mole enorme di dati economici che la smentiscono. Già nel 2012 apprendemmo che, in base al Fiscal Sustanaibility Report pubblicato dalla Commissione europea, la sostenibilità dei conti pubblici italiani era di gran lunga la più alta in tutta Europa! All'epoca soffrivamo invece di un problema di squilibrio della bilancia commerciale, la cui correzione è stata effettuata, sebbene del tutto a carico delle classi lavoratrici, dal governo Monti, col risultato che oggi la nostra posizione netta sull'estero è positiva, la bilancia commerciale anche, e il debito pubblico stabile. Si aggiunga a ciò che siamo un paese, caso unico in Europa, che da oltre due decenni presenta un saldo primario in attivo, e che il nostro tanto sbandierato debito pubblico è cresciuto, dall'entrata nell'euro, meno di quanto sia avvenuto in Francia e Spagna.
Ma allora perché i cosiddetti mitici poteri oligarchici infieriscono sull'Italia? Perché lo fanno se i nostri conti pubblici e del settore privato sono quelli più in ordine, forse addirittura più della Germania come sostengono alcuni? E soprattutto: vi pare credibile che un paese, inserito in una struttura intergovernativa per il tramite di trattati internazionali dai quali si può per definizione recedere, possa subire diktat senza che la sua struttura di potere interno reagisca?
L'unica spiegazione è che non si tratta di diktat ma dei suoi desiderata, circostanza che nasconde celandosi dietro la narrazione farlocca dell'Europa cattiva ordoliberista a guida germanica. Una Germania che sarà pure un gigante economico, ma resta un nano politico, una condizione cui l'inattuato trattato di Aquisgrana non porrà rimedio.
La corretta lettura del sondaggio elettorale chiamato "elezioni europee" è dunque, a mio parere, l'affermazione esplicita del ruolo politico del partito della confindustria, prologo dell'assalto finale che prevede la caduta di questo governo e la sua sostituzione con uno di centrodestra dopo elezioni anticipate da tenersi nella prossima primavera. In vista di questo obiettivo, se questa analisi è corretta, sarà necessario da un lato continuare a premere sul m5s al fine di modificare l'agenda del governo nella direzione di privilegiare le proposte della Lega, in primis l'approvazione della flat-tax e l'autonomia differenziata, dall'altro incassare qualche risultato in Europa. Cosa non difficile se, in base a quanto esposto, il vero compito della Commissione Europea non è quello di imporre i suoi diktat in base a valutazioni di natura tecnico-contabile, ma quello di passacarte per nome e per conto dei governi nazionali che aderiscono alla gestione intergovernativa denominata Unione Europea.
L'interesse specifico del partito della confindustria è quello di riprendersi del tutto quello che ha perduto durante la prima repubblica, soprattutto a partire dall'inizio degli anni sessanta quando, con l'esperienza dei governi di centrosinistra, si provvide a nazionalizzare l'energia elettrica, le telecomunicazioni, la sanità e molto altro ancora, oltre a ratificare lo statuto dei lavoratori.
Il partito angloamericano
Non possiamo non chiederci quale sarà il destino del partito angloamericano, il m5s. Io credo che la designazione di Di Maio quale capo politico del movimento, insieme alla scomparsa di Grillo e al lungo viaggio di Di Battista, stiano ad indicare un sostanziale consenso al piano di restituire il controllo dell'Italia ai suoi poteri nazionali confindustriali, sia pure con la riserva di mantenere un ruolo di condizionamento della nostra politica mantenendo un certo peso all'opposizione. Una sorta di ritirata tattica, dopo aver adempiuto al compito per il quale questo movimento è stato creato: quello di impedire che rinascessero, negli anni della demolizione definitiva delle conquiste sociali della prima repubblica, nonché del ruolo geopolitico di potenza regionale mediterranea parzialmente autonoma dagli USA, istanze politiche di natura genuinamente socialista e costituzionale. In definitiva il quadro politico interno e geopolitico vede, per l'Italia, un ritorno agli anni 50, vittima dello sfruttamento intensivo della sua classe industriale e supinamente sottomessa alla guida geopolitica degli Stati Uniti.
Gli USE
Si faranno davvero gli USE? La mia risposta è che si faranno ma anche no. Per costruire un vero stato europeo è necessaria, mi dispiace ma devo proprio ricordarvelo, una guerra più o meno importante con gli Stati Uniti. Ve l'immaginate la nascita degli Stati Uniti d'America senza la guerra con l'Inghilterra? Piuttosto improbabile direi, e però una finzione di USE è possibile che venga posta in essere, con l'ovvia funzione di mascherare ancora di più agli elettori il fatto che le politiche antisociali interne in ogni paese sono e saranno sempre volute dai potentati economici che li controllano, attraverso l'alibi "sono gli USE che ce lo chiedono".
Sarà sviluppato un patriottismo europeo ben alimentato attraverso i sofisticati strumenti di manipolazione del consenso che sono alla base della democrazia demagogica, anche facendo ricorso ai sempre più straordinari e pervasivi mezzi che la tecnologia digitale mette a disposizione del potere, attraverso un monitoraggio costante di ogni nostro comportamento e spostamento. Oltre al 5G, la cui portata eversiva dei residui ordinamenti democratici è compresa solo da una esigua minoranza, avranno un ruolo importante le tecniche di manipolazione genetica, la medicina, e chissà quali altre diavolerie.
Il "recinto dei pari", l'unico luogo dove possa esistere la democrazia sostanziale, è destinato a ridursi sempre di più, e l'esito sconvolgente di queste elezioni europee, con i suoi incredibili spostamenti di voti, è un chiaro segnale della direzione verso cui siamo ormai incamminati.
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