Fratelli d’Italia al lavoro per la nuova bandiera dell’Europa. Al posto delle stelle i simboli delle nazioni
nel quale possiamo leggere: "La nostra è un’idea di Europa molto diversa da quella di Juncker e Moscovici. È una confederazione di nazioni libere e sovrane, gli Stati Uniti d’Europa, che collaborano sulle grandi questioni internazionali e di geopolitica ma che difendono gli interessi nazionali e non si fanno imporre da Bruxelles le dimensioni delle reti dei pescatori".
La moneta unica, ovviamente, non si tocca, ma è probabile che tra le soluzioni proposte vi saranno, oltre alle dimensioni delle reti dei pescatori e alla curvatura delle zucchine, ipotesi di monete parallele, fiscali, minibot, circuiti blockchain e qualsiasi altra diavoleria potranno inventarsi, tutti strumenti monetari destinati al mercato interno che lasceranno all'euro il ruolo esclusivo di moneta atta ad estinguere le obbligazioni internazionali, cioè regolare il commercio estero. Una doppia circolazione, in cui al popolo si daranno le monetine di zinco e rame, mentre il grande capitale continuerà ad effettuare transazioni in oro, pardon in euro.
Sul fronte opposto troviamo i federalisti, che hanno governato incontrastati l'Italia fino al 4 marzo 2018 ma ancora padroni degli snodi istituzionali più importanti, tra cui la Banca d'Italia e il Quirinale.
Purtroppo un gran numero di allocchi, anche del campo che si rifà alla Costituzione del 1948, sono caduti nelle trappole tese dai confederalisti finendo col votare Lega o FdI (oltre a FI). A facilitare l'inganno le roboanti dichiarazioni di Salvini di qualche anno fa - Basta Euro - ma anche l'appoggio alle mobilitazioni contro la politica vaccinale imposta dai governi a guida federalista, appoggio immediatamente ritirato non appena giunti al governo.
Sul fronte opposto, come già detto, ci sono i federalisti, oggi in difficoltà soprattutto a causa dello scenario internazionale (Brexit e Trump) che tuttavia non demordono. Entrambi gli schieramenti, pur combattendosi, sono assolutamente solidali nel combattere il vero sovranismo, quello costituzionale, socialista, democratico e patriottico. Ad esempio i federalisti, che controllano gran parte dei media e dei giornali, nonché la cultura attraverso un vasto e ramificato sistema che comprende le grandi case editrici, i premi letterari, il cinema, le produzioni televisive, si sono ben guardati dall'intervenire quando gli svergognati leghisti di Salvini si sono auto proclamati "sovranisti", e anzi hanno attivamente contribuito all'inganno semantico. Qualcosa di simile è avvenuto con un altro termine, "populismo", che alcuni di noi hanno adottato per auto definirsi. A mio modesto parere sbagliando. Il risultato di ciò è che stiamo tornando verso un sistema bipolare, col centrodestra schierato su posizioni confederaliste e il centrosinistra su quelle federaliste. Se preferite una descrizione più immaginifica, possiamo dire che i federalisti sono la casa Lannister e i confederalisti casa Stark. Ovvio che, come in ogni guerra che si rispetti, ci sono cambi di alleanze, tradimenti (oh quanti!) momenti di grande confusione, ma il dato di fondo rimane quello di un confronto tutto interno alle classi dominanti - liberali nella realtà, o classe aristocratica nell'esempio immaginifico - mentre il popolo lavoratore muore e fa la fame. E soprattutto non ha una bandiera nella quale riconoscersi, al massimo una fratellanza senza vessilli che si riunisce nei boschi, destinata alla fine ad essere subalterna alla fazione vincitrice.
Ovviamente è stato un errore gravissimo non difendere coi denti la relazione significante-significato della nostra parola simbolo "sovranismo", ma ormai il danno è fatto. Resta che, senza una bandiera, non si può fare la guerra, e nemmeno la politica, né può bastare definirci con una lunga sequela di termini, come ormai siamo costretti a fare: sovranisti costituzionali democratici patriottici e chi più ne ha più ne metta.
Il primo compito che noi veri sovranisti abbiamo è quello di ristabilire una corretta relazione tra significante e significato; come non so, né spetta a me indicarlo. Il secondo è quello di accettare uno spiacevole dato di fatto, ovvero che la nostra è, e resterà ancora a lungo, una battaglia di minoranza, e dunque che è necessario porsi obiettivi immediati e di medio termine che siano coerenti con questa constatazione, il primo dei quali è quello di cominciare ad esistere. Poi si vedrà.
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