giovedì 9 maggio 2019

La burghesia compradora y vendedora è democratica al suo interno

C'è un periodo della nostra storia recente che è come passato sotto silenzio, quello intercorso tra le elezioni politiche del 4 marzo 2019 e l'insediamento del governo gialloverde. Cosa sappiamo, di quelle trattative, che vada oltre la brodaglia informativa che ci è stata somministrata? Quali forze reali l'hanno condotta? In quali sedi? Che compromesso è stato raggiunto? Sono tutte domande alle quali non abbiamo risposte certe, questo sarà un compito degli storici del futuro, ma possiamo provare a fare un ragionamento deduttivo.

Come in ogni ragionamento deduttivo abbiamo bisogno di qualche assioma di partenza, il primo dei quali è che la burghesia compradora y vendedora che ha in pugno il paese pratica, al suo interno, la sola democrazia che esista, che è quella tra pari - come ho più volte sostenuto. Questo assioma, dal quale intendo partire e che ovviamente non mi preoccupo di dimostrare (essendo un assioma) porta, già da solo, a un'analisi del tutto opposta a quella secondo la quale (per citare i fini analisti dell'Illinois):

«I poteri forti (economici, finanziari e bancari, nonché quelli istituzionali) vogliono far sì che il 26 maggio sia la loro vendetta dopo la batosta del 4 marzo 2018. Per la precisione stanno trasformando le elezioni in un referendum pro o contro l’inviso “governo populista”, pro o contro l’Unione europea.»

Quello che io penso, invece, è che dopo il 4 marzo, nei lunghi mesi di trattative, il back-office della burghesia compradora y vendedora si sia riunito più volte per stabilire la linea che le diverse forze politiche in parlamento avrebbero dovuto (e devono) in qualità di front-office, rappresentare al pubblico. Penso che, negli incontri del back-office, si sia discussa anche la possibilità di un'azione molto decisa nei confronti dell'Unione Europea, ma che questa linea sia stata messa da parte. Come conseguenza, rapidamente tutto il front-office si è adeguato, a dimostrazione che la burghesia compradora y vendedora pratica, ovviamente solo al suo interno, la vera democrazia, per di più nella forma di un centralismo democratico borghese, il quale prevede e impone che la minoranza si taccia e non ostacoli l'azione di governo della maggioranza emersa nel back-office (il parlamentino segreto della burghesia compradora y vendedora).

Altro che lo scontro in atto teorizzato dai fini analisti dell'Illinois! La burghesia compradora y vendedora è ben salda nel suo potere, non è in uno stato di guerra civile, tant'è può concedersi il lusso di praticare al suo interno la democrazia (che è sempre tra pari). Noi sovranisti, reduci dalla grande quanto inconcludente mobilitazione contro l'Unione Europea dell'ultimo decennio, abbiamo il privilegio di poter ben intendere alcuni indizi minori, non per questo meno rivelatori. Non è forse vero che Paolo Savona (promoveatur ut amoveatur) è stato estromesso dal governo? Non è forse vero che, attualmente, il ruolo e il peso di alcuni tra i più noti critici (a dir poco) dell'euro e dell'UE sono pesantemente ridimensionati? Il povero Borghi si sottrae a stento alle randellate polemiche sui social, ma solo grazie alla geniale invenzione del tuttosubitismo, che però funziona ogni giorno di meno; Alberto Bagnai si vede poco, dice perché sta studiando tanto tanto tanto, ma è un fatto che, nel tempo che dedica alla politica, lo si incontra in località di provincia, tra Albenga Lamezia Terme e Veroli; Luciano Barra Caracciolo è letteralmente scomparso dai radar e ancora non si sa nulla del suo ruolo nel governo; poi c'è Antonio Maria Rinaldi, ancora in sala d'attesa.

Tutto ciò non vi suggerisce la spiegazione più ovvia, ovvero che la burghesia compradora y vendedora, dopo aver rastrellato voti su tutto lo spettro delle posizioni politiche, anche quelle sovraniste grazie all'ingaggio dei sunnominati e di altri meno noti, ha democraticamente deciso nel suo back-office che la linea resta quella di una ulteriore cessione di sovranità all'Unione Europea? Il back-office decide, il front-office esegue.

Ma tutto questo i fini analisti dell'Illinois non riescono proprio ad immaginarlo, per loro il mondo è sempre diviso a metà: da una parte i cattivi, dall'altra i non troppo cattivi, coi quali i buoni non possono non stare assieme. E allora vai con l'appello:

«LA POSIZIONE DELLA SINISTRA PATRIOTTICA - Stando così le cose, malgrado non troveremo sulla scheda alcuna lista della sinistra patriottica, e dato che dietro alle sorti del governo giallo-verde la vera posta in palio è se l’Italia manterrà o si lascerà sfuggire gli scampoli di sovranità nazionale, sarebbe un gravissimo errore assumere una posizione astensionista. Essa equivarrebbe ad una sostanziale collusione con il nemico principale, che resta il variopinto e dominante blocco euro-liberista. Una sconfitta nelle urne del governo giallo-verde (ed in particolare un serio arretramento dei Cinque Stelle) sarebbe quindi un disastro non solo per il popolo lavoratore ma per le stesse sorti della causa sovranista. Questo disastro va scongiurato. I patrioti con la testa sulle spalle il 26 maggio si recheranno dunque alle urne, votando per i candidati no euro presenti nelle liste del M5s. A chi invece intende votare per la destra leghista diciamo: non limitatevi ad esprimere un voto di lista ma date la preferenza ai candidati sovranisti che in questi anni si sono battuti non solo contro l’euro ma in difesa della Costituzione del 1948.»

Devo dirvi una cosa: sono soprattutto contento per Alberto Bagnai, che da tempo mi onora bannandomi dalla sua socialsfera, il quale è stato così abile da ritrovarsi in una posizione chiaramente win-win. Infatti, se si andrà verso gli USE o qualcosa del genere, avrà comunque risolto il problema del pendolarismo Roma-Pescara, una cosa che con gli anni sarebbe diventata sempre più faticosa. Però, se un giorno la burghesia compradora y vendedora decidesse di averne abbastanza dell'UE, allora sarebbe ripescato alla grande. Certo, difficile che riesca ad arrivare ai vertici, nei veri centri di comando, è pur sempre soltanto un operativo.

Che destino diverso dal mio, che invece sono in una posizione lose-lose! Continuando così le cose sono destinato a diventare come uno di quei giapponesi che combattevano nella giungla quaranta anni dopo la fine della guerra; se invece dovessero cambiare, speranza che da buon "giapponese" non mi abbandona, mi dovrò sorbire a Capodanno i sermoncini di Illo, a social riuniti e in qualità di sommo esponente del (nuovo?) front-office.

E se invece arrivasse la mitica sollevazione, per la cui gestazione è necessario gettarsi nella lotta anche sacrificando la purezza ideologica, della quale in Illinois si resta in messianica attesa? Non è forse vero che "su una base insignificante di realtà l'immaginazione fila e tesse nuovi disegni"?



Sia quel che sia, non andrò a votare per eleggere i rappresentanti dei cittadini d'Europa (sic!) e chi lo farà perderà la mia considerazione. Il solo strumento che noi sovranisti abbiamo consiste nel rifiuto netto e assoluto di prendere parte agli sconci riti, falsamente democratici, di questa dittatura liberale sovranazionale, denominata Unione Europea, nella quale l'indegna burghesia compradora y vendedora ci ha trascinato per distruggere la democrazia costituzionale. Presto lo capirete in molti, col tempo sarà chiaro a tutti perché nulla dura in eterno: l'Unione Europea sarà distrutta e la burghesia compradora y vendedora espropriata del suo potere. Anche se sarà dura, perché la libertà costa cara. Sempre.

3 commenti:

  1. Dopo aver visto in quali fatti si sono tradotti i proclami pre e post elettorali delle forze di governo...fatti che sono ridicolmente inconcludenti e presentati come grandi vittorie da un governo che si dimostra sempre più formato da assoluti incompetenti nei ruoli chiave... Non so onestamente come si possa più dare alcun credito a queste forze politiche.

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    1. Politicamente parlando i marxisti dell'Illinois sono al rantolo finale. Troppi errori e nessun coraggio, né umiltà, di riconoscerli. E' stato bello con loro, ma è finita.

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  2. Io devo dire che ho dato credito a questo governo inizialmente... O meglio ho sperato prima ancora che si formasse quando circolava il nome di Paolo Savona al tesoro.

    Ma poi oggi i fatti sono ben in vista. Promesse platealmente tradite. Continuità di politiche coi governi precedenti.
    Sistematico allontanamento degli uomini competenti dai ruoli chiave... Lo stesso Siri per quanto liberista è un faro di competenza rispetto alla media di questo governo.... E difatti è solo l ultimo dei messi da parte.

    A sto punto non c è più davvero alcuna differenza con un governo Draghi. Solo forse quota100 - unico contentino concesso al popolino dalla burghesia - che cmq è valida solo x 3 Anni... E sono pronto a scommettere non sarà rinnovata.

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