sabato 29 dicembre 2018

Disclaimer

Ho scoperto che ci sono amici e conoscenti che mi hanno tolto il saluto perché, definendomi da anni un sovranista, oggi credono che sia uno di quelli che supportano il governo dei sovranari gialloverdi, in particolare il rito salviniano. Ci tengo a precisare che non uso il termine "sovranari" con intenti spregiativi, ma solo per chiarezza di linguaggio. Essendosi costoro appropriati di una parola letteralmente inventata da noi sovranisti nella primavera del 2013, e presentatisi alle elezioni sbandierando i nostri temi per poi subito fare inversione ad U per incamminarsi verso una maggiore integrazione con l'UE, ritengo sia politicamente essenziale marcare l'abissale differenza tra noi sovranisti e i sovranari.

Non solo gli obiettivi dei sovranari sono diametralmente opposti a quelli di noi sovranisti, ma lo è anche a loro azione politica, improntata a un rivendicato etilismo il quale è, per definizione, metodologicamente antipopolare.

La confusione introdotta dai sovranari, con la complicità dei grandi media la cui narrazione €$$I non si sono mai peritati di smentire, rendendosene pertanto complici consapevoli, si è così riflessa anche nella sfera dei miei rapporti privati. Questa aggravante contribuisce non poco ad approfondire il solco che mi separa da questa mala genìa di liberali che ha costruito in questi anni, anche giocando sulla dissimulazione, una cordata di potere che, sebbene in competizione con quella gravitante intorno all'asse PD-FI, è a questa apparentata dal fatto di essere antipopolare, antidemocratica e favorevole a ulteriori cessioni di sovranità che potrebbero perfino giungere fin dove il PD e FI non avrebbero mai osato spingersi: la fine dell'unità nazionale.

Io sono un sovranista, convinto assertore della sovranità popolare così come sancito dalla Costituzione del 1948, e acerrimo oppositore di ogni cessione di sovranità a enti sovranazionali che si nascondono dietro la falsa legalità di trattati internazionali. Sono quindi dell'idea che si debba recedere senza indugio dall'UE e riconsiderare l'adesione alla Nato, uscendone oppure - per rispetto del principio di realtà - ricontrattando su base (più) paritaria i nostri impegni militari. Questo io sono, perché sono un sovranista, e giammai un sovranaro.

6 commenti:

  1. Forse sarebbe anche utile chiarire che sebbene ancora Ciociaria Collepardo non è Castro del Volsci.

    https://www.corriere.it/cronache/18_dicembre_29/stop-bannon-corteo-contro-scuola-sovranista-nell-abbazia-collepardo-e13942e0-0b71-11e9-aa07-eb4c2c5595dd.shtml?refresh_ce-cp

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  2. Ci hai sempre azzeccato, Fiorenzo, ed anche stavolta hai colto nel segno : mentre stiamo ancora discutendo se uscire o no dall' euro e dalla Ue, qui al Nord si sta studiando la fine dell'unità nazionale , l'autonomia delle regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Leggere il Corriere del Veneto, per tenersi aggiornati sulle vere priorità del Nord .

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  3. Off Topic

    @Bluesky

    Ciao, ti ho risposto qui:
    https://egodellarete.blogspot.com/2018/12/euroquiz.html

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  4. Caro Fiorenzo sei un uomo fortunato. Io che provengo dalla sinistra estrema,e dopo ben 15 anni dal ripudio e dal recente ed esplicito appoggio al governo verde-giallo non sono ancora riuscito a scrollarmi di dosso i saluti degli amici e dei parenti fermi ad un odioso passato. E taccio sulle litigate anche violente che ho con mia moglie sui verdi-gialli.
    Per quanto concerne l'uscita dalla UE e dalla Nato (fuori l'Italia dalla Nato.fuori la Nato dall'Italia ricordi?) sempre per il rispetto del principio di realtà ti chiedo,ma di quanti carri armati l' Italia dispone?Sai non è mai una buona cosa aprire una guerra su due fronti.
    Buona Vita e Buon Anno

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    1. Caro Gianni, la guerra è sempre su più fronti, ma non combattere su nessun fronte significa arrendersi. Oggi i fronti sono sostanzialmente due: quello interno (il conflitto distributivo) e quello esterno (la collocazione geopolitica). Tu che dici, qual è il più importante per i lavoratori? Io dico il primo, e una merce di scambio è il secondo.

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    2. Per me le guerre, o emergenze nazionali in genere, possono essere una delle soluzioni del Capitale per smorzare il conflitto di classe compattando il fronte esterno.
      Gli ordoliberisti avranno sempre qualche amico oltre confine che gli viene in soccorso con una guerra, una pestilenza, qualche terrorista, un esodo...
      I lavoratori sono solo una parte degli italiani, un sottoinsieme, e se per assurdo l'opzione "guerra bang bang" fosse ancora spendibile contro l'Italia, Repubblica Democratica e Sovrana, gli interessi più grandi/urgenti prevarrebbero su quelli più piccoli: se ci attaccano "si va al fronte" non sotto Montecitorio.
      È in situazioni non di emergenza che in una democrazia i lavoratori non devono più fare l'errore di lasciare il tema "difesa" (geopolitica) alla destra, anche perché in guerra ci vanno i figli dei lavoratori.
      Se le centrali della strategia della tensione sono ancora operative difficile dire che sull'agenda sovranista esse vengano dopo la moneta e i trattati commerciali.

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