mercoledì 26 dicembre 2018

Il dentifricio di Paolo Ferrero (adda passà 'a nuttata) 10-05-2013

Ripubblico un articolo del 10 maggio 2013 del vecchio sito (spesso offline). Siete pregati di segnalarmi le differenze con la posizione dei gialloverdi sulla Leuropa. Grazie.

Brevi note del vostro umile cronista a margine dell'intervento di Paolo Ferrero in occasione del seminario "La crisi economica e il ruolo dell'Europa. Analisi e proposte per uscire dalla crisi", organizzato da Rifondazione Comunista (4 maggio 2013).



Paolo Ferrero: "Io penso tutto il male possibile di quest'Europa fatta sui trattati di Maastricht e quant'altro. Il punto che abbiamo oggi è che oggi il dentifricio è fuori del tubetto, non è più dentro. Noi non stiamo più nella discussione se dobbiamo far uscire il dentifricio oppure no, il dentifricio è fuori, siamo nell'euro!" [Paolo Ferrero - video 19'08''
Ho ascoltato con attenzione tutto l'intervento di Paolo Ferrero in occasione del seminario  "La crisi economica e il ruolo dell'Europa. Analisi e proposte per uscire dalla crisi" del 4 maggio 2013 a Roma. La frase che ho estrapolato mi sembra importante, sia per quello che dice esplicitamente, sia per quanto vi è in essa di implicito, almeno secondo la mia lettura.
Dunque il dentifricio è uscito dal tubetto. Siamo cioè nell'euro, è stato un errore entrarvi, ma, secondo Ferrero, è buona prassi tener conto della realtà fattuale. Siamo nell'euro, argomenta Ferrero, e uscirne sarebbe catastrofico perché non è possibile un'uscita consensuale, la sola via che permetterebbe di ridurre il danno (video 21'05''): "la consensualità in questo caso non c'è perché mi sembra, siamo tutti d'accordo, che in questo ambaradàm la Germania ci guadagna e qualcun altro ci perde! E quindi è difficile convincere la Merkel a smetterla di guadagnarci mentre ci sta guadagnando fortemente". Che è come dire che ci siamo messi in società, insieme ad  altri, con Fritz, il quale ci sta fregando tutti ma, se rompiamo la società, ci ritroviamo in mutande. Che fare allora? Ferrero propone una bizzarra soluzione: la disobbedienza.
Vediamo di perfezionare la metafora. Siamo in società con Fritz, con il quale ci siamo anche indebitati, ma possiamo fregarlo se, tutti insieme, ci rifiutiamo di pagare le rate. Che farà Fritz? Farà saltare la società, con ciò smettendo di guadagnarci? Noooo! Fritz sopporterà, sarà costretto a sopportare, perché (devo dedurne) continuerà comunque a guadagnarci. Magari di meno, ma gli converrà piegare la testa. E così noi soci di minoranza potremo, piano piano, riequilibrare la situazione. Ah certo, Fritz continuerà a guadagnarci, e noi a perdere, ma di meno.
Può funzionare? Prima di rispondere ancora Paolo Ferrero (video 6'10''): "se l'unico intervento di un non accademico economista è il tuo qui (riferendosi a Mimmo Porcari n.d.r.) forse è perché qualcuno lo ha deciso, e quindi di introdurre quell'elemento nella discussione (l'uscita dall'euro n.d.r.), essendo che non sono 27 anni che ci sono minoranze agguerrite dentro Rifondazione che pongono il problema di uscire dall'euro, ma c'è un accenno di dibattito, appena c'è l'accenno di dibattito questo gruppo dirigente dice 'subito a discutere'".  Insomma, Paolo Ferrero confessa candidamente che solo ora, dopo 27 anni, in Rifondazione qualcuno è ammesso a porre il problema dell'euro!
Gli ultimi arrivati, i più fessi dei fessi, quelli che solo adesso, a cinque anni dall'annus horribilis in cui l'economia dei paesi periferici è collassata per non più riprendersi (mentre le economie dei paesi "core" sono ripartite di slancio nell'arco di un anno), i più fessi di tutti, dicevo, si fanno avanti per proporre una strategia! E allora esaminiamola questa strategia, sempre usando la nostra metafora. Che magari è sbagliata, ma io non sono un economista, e posso ragionare solo usando il buon senso. "Scioperiamo", ci dicono gli ultimi arrivati, perché lo sciopero è un atto unilaterale. Si, va bene, ma se scioperiamo (non rispettiamo il Fiscal Compact n.d.r.) non abbiamo più la paga (i prestiti delle banche del nord n.d.r.), e allora come si fa? Niente paura, ecco la mandrakata: (video 27'04''): "Sto solo dicendo che l'idea di titoli di Stato che abbiano libera circolazione in quanto lo Stato garantisce... che si possano utilizzare come forma di pagamento delle imposte... cioè della costruzione di una seconda moneta violando palesemente i trattati, di questo si tratta, che però siano titoli di Stato italiani, quindi vadano a finanziare il debito pubblico, questa secondo me è una strada da praticare. E pensabile che quella roba lì abbia dei circuiti di circolazione attraverso il fatto che gli stipendi pubblici, una parte delle pensioni pubbliche, vengono pagati in titoli di Stato da 50 euro l'uno, che abbiano libero corso sul mercato? ... Sto... sto forgiando delle cose... però fermatemi... perché sto dicendo secondo me dei punti su cui bisogna ragionare! ". Per restare nella metafora, Ferrero ci sta dicendo: i soci periferici, quelli cioè che dall'essere in società con Fritz ci hanno rimesso invece che guadagnarci, e quindi si sono indebitati con lui, possono ipotecare una parte del loro patrimonio e, con i soldi ottenuti, continuare a pagare gli stipendi. Perché, pagando gli stipendi, essi potranno restare in società con Fritz e, quando 'a nuttata sarà passata ('a nuttata, si sa, prima o poi passa), ricominceranno a guadagnarci. Un po' meno di Fritz (questo Ferrero dimentica di dirlo), ma in qualche modo le cose si aggiusteranno.
Riassumendo: il gruppo dirigente di RC per 27 anni non si è posto il problema della moneta unica, oggi finalmente comincia a capire che è tempo di parlarne ma, pur essendo il dibattito agli albori, ha già pronta una "soluzione intelliggggente": gli assignats! E' proprio vero che sono dei rivoluzionari! Talmente "rivoluzionari" che la loro strategia consiste nel "fa' passà 'a nuttata".

E uscire dall'euro? Oh no! Su De Rica non si può!

Il tramonto dell'euroEcco come Silvestro/Ferrero liquida le proposte di Alberto Bagnai (video 18'02''): "Io non penso, come Bagnai, che l'uscita dall'euro è, di per sé, risolutiva, perché questo, dietro di sé, ha in fondo una tesi, e cioè che il mercato di suo funzionerebbe, e che c'è una moneta che non si esercita su una zona omogenea, che questo è una distorsione del mercato, e se si riproduce la moneta sul versante congruo di applicazione il mercato ricomincia a funzionare magnificamente. Questa è quello che c'è dietro il ragionamento di Bagnai, che io non condivido. Penso che l'euro così come funziona per i trattati è un guaio, ma penso che il mercato non funziona nemmeno per idea e che quindi non è che uscendo dall'euro 'magicamente' si risolvono tutti i problemi. Voce fuori campo: 'è uno strumento per chi prende il potere nazionale però...' Poi ci arriviamo... io sto solo dicendo che quel sottotitolo (come e perché la fine della moneta unica salverebbe democrazia e benessere in Europa n.d.r.)... quel sottotitolo... secondo me... però, però... en passant... Io penso tutto il male possibile di quest'Europa fatta sui trattati di Maastricht e quant'altro. Il punto che abbiamo oggi è che oggi il dentifricio è fuori del tubetto, non è più dentro. Noi non stiamo più nella discussione se dobbiamo far uscire il dentifricio oppure no, il dentifricio è fuori, siamo nell'euro".
Insomma Ferrero dice: per rimettere in funzione la domanda facciamo gli assignats (così il mercato ricomincia a funzionare), però non pensa, a differenza di Bagnai, che il mercato funzioni! Neppure per idea! Il mercato non funziona, però facciamo gli assignats, per rilanciare la domanda interna. Ma insomma, caro Silvestro/Ferrero, il mercato funziona o no? 

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