https://t.co/m3uTlB0YVO— L'Étranger 🇮🇹 (@laetranger) July 23, 2019
Caro @ecodellarete, non le sembra che la sua "congettura eretica" sia inutilmente poco dialettica.
Mi spiego (sia pur sinteticamente): a me pare ovvio che l'oligarchia transnaz e la classe compradora locale siano alleate. È peraltro uno schema tipico. >>
Potete seguire la discussione su twitter, ma per comodità riporto qui le osservazioni di L'Étranger.
«Nei paesi dove si fa transizione da forte presenza dello Stato nell'economia o impostazione mista, la classe compradora locale ha bisogno di appoggi esterni che facciano da "vincolo esterno" e di agganci (finanziamenti dalle banche d'affari anglosassoni per acquisire pezzi della svendita dell'industria pubblica o dei monopoli pubblici, v. Benetton-Autostrade, Telecom Italia-Colaninno e altri). Sono investimenti che si ripagano praticamente da soli, con i flussi di cassa attesi (tipo i pedaggi autostradali, e tutti i cash flow stabili e prevedibili come sono tipicamente quelli dei monopoli o quasi-monopoli). Ma solo il finanziamento di una banca d'affari che ti individua come partner "credibile" (ci siamo capiti) può fare la tua fortuna.
Dall'altra parte, l'oligarchia transnazionale (a solida maggioranza anglosassone ma non esclusivamente anglosassone) ha sempre la necessità di allargarsi in nuovi mercati, chiedendo alle classi vendidore locali sue alleate la sua fetta di torta (v. ad esempio il mercato degli NPLs in Italia negli ultimi anni). Difatti, questo è lo schema con cui si allarga la cosiddetta "globalizzazione" (della cui prassi l'oligarchia transnazionale è classe portatrice) e si adotta uno schema già noto ai tempi dell'impero britannico: ci volevano le cannoniere della flotta ma anche i Maharaja. Questo è lo schema con cui si è proceduto non solo in Italia, con la capitolazione di Maastricht (dopo il colpo di stato di Mani Pulite) e la spartizione delle spoglie dell'industria pubblica sul Britannia, ma anche in TUTTI i paesi del blocco ex socialista.»
Potrei tranquillamente dare ragione a L'Étranger e chiuderla qui, perché quello che lui scrive non ha molto a che vedere con la congettura eretica, ma temo che il non capirsi dipenda anche da me che non l'ho sufficientemente e compiutamente esposta.
Oggi è invalsa una visione delle cose per cui si distinguono un capitalismo industriale e uno finanziario, l'uno dedito alla produzione delle cose reali e l'altro alla speculazione. Secondo tale visione, questi due capitalismi si starebbero fronteggiando sostenuti in ciò dalle rispettive articolazioni politiche, in sintesi Trump e i Clinton-Obama-Sorosiani.
In netta opposizione con questa visione, la congettura eretica si basa sull'assunto che questa dicotomia sia falsa, esistendo il capitalismo dei proprietari dei mezzi di produzione e quello, assolutamente sovrastrutturale e mero strumento nelle mani del primo, che si arricchisce con l'intermediazione finanziaria.
A sostegno di questa chiave di lettura mi piace citare questo video del giornalista Gigi Moncalvo:
Nel video Moncalvo ci parla della cassaforte degli Agnelli, che è una piccola società semplice denominata Dicembre. Il valore delle quote della Dicembre è una cifra ridicolmente piccola ma, avendone la maggioranza, con esse si è proprietari dell'impero degli Agnelli. Ora immaginiamo che Mark Elliot Zuckerberg voglia acquistare la quota oggi di proprietà del clan Agnelli in FCA, credete voi che gli sarebbe facile ottenerla, anche offrendo in cambio miliardi o decine di miliardi di dollari? Non credo. Molto più probabilmente (ammesso che il nostro Mark Elliot Zuckerberg non sia solo un prestanome) avrebbe più probabilità di riuscire nell'intento offrendo, in cambio, le misere quote di un'analoga piccola società che, però, detiene il controllo del suo impero.
La sostanza del ragionamento è che una proprietà la si ottiene offrendo in cambio un'altra proprietà. Per esser più chiaro, supponiamo che al tempo dell'ancien régime un ricco banchiere volesse acquisire un principato in Polonia, offrendo in cambio una cifra enorme in oro. Io vi dico che il principe polacco, a meno di non essere in completa rovina per altre ragioni, mai avrebbe accettato lo scambio oro-corona principesca, per la semplice ragione che nell'ancien régime la base del vero potere risiedeva nei privilegi politici derivanti dall'avere sul capo una corona, e non in forzieri pieni d'oro.
Allo stesso modo, oggi, il vero potere non consiste nel possedere immense quantità di moneta, per altro fiat, bensì nel possesso giuridico normato dalle leggi nazionali e internazionali, e protetto dalla forza militare e da quella politica, dei mezzi di produzione. Come sono "ottocentesco" vero?
Immaginate di essere il capo del clan Agnelli, e che per un attacco speculativo di quel cattivone di Soros le azioni sul mercato della FCA abbiano un crollo del 50%, e domandatevi: di quanto sarebbe più povero il clan Agnelli? Forse che, a causa del fatto che sulle piazze di intermediazione finanziaria il prezzo delle azioni offerte al pubblico sono crollate, il clan Agnelli è meno proprietario di FCA? No, quello è un problema di chi ha investito la sua moneta fiat, frutto di risparmi e fatiche, in azioni FCA, senza però MAI diventarne, nemmeno in piccola parte, proprietario!
Il vero capitalismo, assunto di base della congettura eretica, è ancora e per molto quello che detiene le proprietà dei mezzi di produzione reali, normata dalle leggi nazionali e internazionali, e protetta dalla forza militare e da quella politica. Una proprietà reale la si scambia con un'altra proprietà reale, esattamente come, nell'ancien régime, una corona la si scambiava con un'altra corona.
E' pur vero che, quando c'è un grande sommovimento politico, cioè un importante mutare dei rapporti di forza reali, allora si fa un congresso internazionale e può capitare che qualche grande proprietà (qualche importante corona) possa essere scambiata con una più piccola (un reame minore, un principato o un ducato). Che è esattamente quello che è accaduto (anche) in Italia quando è crollata l'Unione Sovietica. Un sommovimento non da poco, direi.
Paradossalmente, e se vogliamo in modo abbastanza incomprensibile, a partire dall'incontro del Britannia si è sviluppata una generalizzazione semplificatrice che, trascurando la faccenda enorme della fine di una guerra fredda quarantennale tra le due superpotenze mondiali, ha incoronato la finanza, chiamata ad intermediare i nuovi equilibri, come nuova forza nascente in grado, udite udite, di sottomettere il capitalismo fondato sulla proprietà dei mezzi di produzione. Che è come dire che, dopo il trattato di Vestfalia, a comandare veramente non erano più le teste coronate e l'aristocrazia proprietaria ma il nunzio pontificio Fabio Chigi e l'ambasciatore veneziano Alvise Contarini!
In sostanza quello che voglio dire con la congettura eretica è che, dopo lo scossone del 1989 in seguito al quale la Burghesia Compradora Y Vendedora nazionale (BCVn) dovette cedere quote di proprietà della prima Repubblica all'impero anglosassone, acquisendo solo una parte di quelle che erano appartenute a tutto il popolo italiano, questa è ancora al suo posto in Italia, e qui comanda col pugno di ferro di una falsa democrazia fondata sulla menzogna sistematica; di fatto in continuità con i metodi banditeschi che aveva usato fino a quel momento per disarticolare lo Stato democratico e disapplicare la Costituzione.
Ora, se lo scenario è questo, e se è vero che l'Unione Europea è un trattato intergovernativo come risulta per tabulas, mentre il fogno europeo è solo il delirio di circoli federalisti che mai sono riusciti a contare più di tanto se non nella misura in cui erano funzionali all'inganno nei confronti dell'opinione pubblica, quello che resta è un mercato unico nel quale le merci possono liberamente circolare, associato a una moneta retta da una Banca Centrale che impone il vincolo esterno ai lavoratori di tutti i paesi, scaricando sulle loro spalle i costi della competizione fra le diverse BCVn. Qualcosa che ricorda da vicino la Santa Alleanza, il cui apogeo fu rappresentato dalla repressione dei moti italiani del 1820-21 e dalla campagna congiunta del 1823 che pose fine al triennio liberale spagnolo, ristabilendo l'assolutismo regio di Ferdinando VII. Estremo tentativo dell'ancien régime di sopravvivere all'avanzata trionfale della borghesia, la nuova classe egemone nell'Europa continentale a partire dalla rivoluzione francese del 1830.
Ecco perché la congettura eretica osa affermare che le politiche deflattive non ci sono imposte dall'oligarchia europea (a proposito: quante divisioni ha questa oligarchia europea?) ma ci sono comunicate da Bruxelles su indicazione dei governi che la BCVn riesce di volta in volta a mettere in sella, in un gioco di specchi che riesce a ingannare tutti. Ne segue che ogni possibile cambiamento, tra quelli possibili, non può che passare per la sconfitta politica della nostra BCVn, per il quale l'unico e solo strumento agibile è la costruzione di un grande movimento dal basso, e non l'appoggio esterno, critico, condizionato o quel che vi pare, a qualsiasi governo liberista.
Caro L'Étranger, spero di essere riuscito a spiegarmi meglio, ma soprattutto spero di sbagliarmi. La responsabilità di averla azzeccata sarebbe infatti troppo grande per le mie spalle. Ma, se l'avessi azzeccata, allora mi piace sperare che in tanti vogliate accorrere per condividerne il peso. Non abbiamo bisogno di leader, ma di capitani del popolo lavoratore in ogni piazza, i quali eleggeranno i loro generali, e questi lo stato maggiore e il capo di stato maggiore. Un movimento dal basso democratico, con decine di migliaia di teste, perché solo così potremo avere qualche speranza.
Un cordiale saluto, L'Étranger.
Un bravo poliziotto che sa fare il suo mestiere,va a cercare l'assassino nella ristretta cerchia dei conoscenti della vittima.
RispondiEliminaBuona Vita
Caro Fiorenzo non voglio fare il pignolo,o sminuire i tuoi ragionamenti a proposito della Congettura eretica,ma alcune considerazioni vanno fatte.
RispondiElimina1) TUTTE le congetture sono ipso facto eretiche. Questo perché vengono formulate in opposizione alla vulgata dominante. Esempio la teoria Eliocentrica rispetto a quella Geocentrica. Ne consegue che dire che una congettura sia eretica è inutile.
2) Abbiamo bisogno di una congettura alla tua maniera? Secondo me no perché esiste il teorema di Gramsci già abbondantemente dimostrato in molti suoi scritti. Da questo teorema se ne deduce come corollario la tua congettura.
IL teorema di Gramsci è il seguente.
La stampa borghese è in mano ai capitalisti i quali hanno interessi opposti alla classe operaia .Quindi mentono sistematicamente agli operai.
Da questo teorema Gramsci deduceva che la classe operaia doveva smettere di comprare i giornali borghesi.
3) A noi chi ci dice che le famose riforme economiche e i vincoli esterni ed interni e molte altre cose ce le chiedono l 'Europa? . La risposta è ovviamente la stampa e i media in mano alla borghesia mentitrice. Se ne deduce OVVIAMENTE la tua congettura.
Personalmente ne ho dedotto che la congettura eretica è superflua.
Spero che questi miei ragionamenti ti diano sollievo nel portare da solo il peso sulle tue spalle.Le cose stanno come dici tu. Ma noi è da molto che lo sappiamo.
Buona Vita
Scrivi: "1) TUTTE le congetture sono ipso facto eretiche. Questo perché vengono formulate in opposizione alla vulgata dominante."
EliminaQuesto non è esatto perché una congettura è un'asserzione che non si riesce a dimostrare, come l'ultimo teorema di Fermat. Non è necessario quindi che sia in opposizione ad alcunché.
Quanto al resto che ti devo dire? Se si potessero scrivere solo idee originali, che nessuno ha mai pensato, potremmo chiudere Internet. Se mi dici che l'ha già detto Gramsci, questa semmai è una circostanza che la corrobora, visto che ai suoi tempi l'UE non esisteva.
In ogni caso, se non ti serve non considerarla.
Sulla dicotomia "capitalismo produttivo - capitalismo finanziario", credo sia molto utile riportare delle considerazioni di Andrea Zhok, che mi pare vadano in direzione almeno in parte diversa rispetto a quanto argomentato da Fiorenzo nel post. Lo scopo è ovviamente stimolare la discussione.
RispondiEliminaRiscrivo qui di seguito alcuni commenti che si possono leggere anche al seguente link:
https://www.facebook.com/story.php?story_fbid=1235889299925800&id=100005142248791
- Hubert Londero
Non a caso nel terzo libro del Capitale Marx afferma che il capitalista finanziario tratterà il capitalista produttivo come questo tratta il proletario. E il tempo è arrivato.
- Andrea Galasso
Hubert Londero, bah, ha senso distinguere? Apple, Microsoft, le "sorelle" del petrolio, e via discorrendo, sono qualcosa d'altro rispetto al c. finanz., anche solo in termini di mero potere d'influenza?
- Andrea Zhok
Andrea Galasso Apple, Microsoft, ecc. sono esattamente casi dove al centro sta l'irrilevanza della produzione reale. Sono entità oramai eminentemente finanziarie con portfoli differenziati ed un 'core business' ereditato, ma non più strettamente parlando essenziale.
- Andrea Galasso
Andrea Zhok Be', oh Dio, per quanto possano diversificare e reinventarsi, sono (a differenza magari di banche, fondi di investimento, e tutto ciò che nell'immaginario collettivo rientra nell'ambito del capitalismo finanziario) ancorati a qualcosa di fisico, tangibile in senso stretto: McDonald's non potrà mai fare a meno del commercio dei suoi menù, Apple e Microsoft dell'elettronica che vendono, le aziende petrolifere dell'estrazione. Davvero è possibile considerarle alla stregua di un fondo speculativo?
- Andrea Zhok
Andrea Galasso Sì. Il punto è che ad identificarle nella realtà sono solo il 'brand' e i detentori del capitale. E' un'illusione ottica quella di concentrarsi sulla loro produzione reale. Nel momento in cui qualcosa dovesse andare gravemente storto nella produzione reale sono in grado di dismettere l'intero apparato produttivo in tempi rapidissimi, venderlo a pezzi, riconvertirlo, ecc. Non abbiamo più assolutamente a che fare con il 'padrone della fabbrica' le cui sorti dipendevano dall'efficienza e funzionalità della fabbrica reale. Qui tutto o quasi tutto è noleggiato, affittato o esternalizzato, salvo gli immobili di rappresentanza, che sono capitale immobiliare sempre liquidabile.
Grazie davvero per questo tuo commento, in particolare per il link al post di Andrea Zhok, del quale ho apprezzato lo sforzo sintetico di definire una prospettiva socialista.
EliminaInnanzi tutto ti faccio notare che nel mio articolo definisco la dicotomia capitalismo produttivo-finanziario come falsa, riproponendo invece la più classica e ottocentesca visione che vede il capitalismo nei termini di possesso dei mezzi di produzione, e la finanza come mero strumento. In secondo luogo rilevo, nel pregevolissimo sforzo di Zhok, un vizio antico consistente nella necessità di immaginare ad ogni costo un modello socialista di convivenza in qualche modo ottimale (nel senso quasi matematico del termine). L'esito di questi sforzi non può che essere quello di una deriva metafisica, per la quale il mondo in basso degli uomini dovrebbe riflettere il più possibile un ideale di convivenza felice e pacifica iscritto negli armonici equilibri di un mondo alto governato dalla perfezione. Io la vedo diversamente.
Per come la vedo il socialismo non esiste, come non esiste il capitalismo o qualsiasi altro sistema fondato sull'ingiustizia, sia esso basato sulla forza delle armi, della conoscenza, della religione, della saggezza filosofica, del denaro, del possesso della terra, della tecnologia, e qualsiasi cosa si possa immaginare. Non esistono i "sistemi", termine molto caro ai fasci d'antan, ma la lotta. E la lotta esiste nella misura in cui c'è chi ha voglia di lottare, che sia per liberarsi dalle catene o per accrescere il proprio potere. Aggiungo che non serve, se non a livello propagandistico e di cattura del consenso, alcuna necessità di un modello di convivenza ideale.
Quello che serve, nella mia visione delle cose, è la consapevolezza della necessità di alleanze, cioè unire le forze, nella lotta per avere di più, contare di più, conquistare il potere come classe o aggregazione di interessi, pur con il rischio degli inevitabili tradimenti anche individuali (che sono i più spregevoli). La realtà è crudelmente dinamica, non omeostatica, per cui gli alleati di oggi sono i nemici di domani, e viceversa. E la lotta continua, senza alcun approdo finale.
L'esistenza è lotta, non solo quella del più forte per opprimere il debole, ma anche del più debole per liberarsi delle sue catene. Il forte gioca in difesa, il debole in attacco. E ogni potenza nasce da una ribellione.
Mi dirai: ma allora che senso ha? Nessuno, non c'è alcun senso, perché lo schiavo che si ribella e vince sarà l'oppressore di domani, ma l'alternativa qual è? Quella di un mondo statico in cui nulla cambia, ed essere dominanti o dominati è una condizione ontologica? Sarebbe una noia, non funziona così per fortuna.
[continua...]
Posto che la lotta è l'essenza dell'esistenza, ognuno di noi si batte a livello individuale, ma anche insieme ad altri associandosi, aderendo a cordate ad esempio in ufficio, fino alla scelta di classe. Relativamente a quest'ultima, nel corso del tempo, se ha successo e viene solleticato a farlo, può tradire; scelta sommamente spregevole ma purtroppo frequente. Ovviamente quando il danno che produce è molto grande se ne parla a lungo, ma questo è un altro discorso.
EliminaTornando a noi, se si sceglie di fare la lotta di classe la cosa più importante è avere un quadro corretto delle forze in campo. Oggi in molti ritengono che il grande nemico sia la finanza, così terribile da valer la pena, secondo alcuni, di allearsi addirittura con il capitalismo cosiddetto industriale, il quale viene percepito come "meno cattivo" per ragioni che, secondo me, affondano le loro radici in un atteggiamento moralistico. La qual cosa sarebbe, già di per sé, censurabile, ma io vado oltre sostenendo che questa dicotomia sia addirittura falsa, dal che discende la "congettura eretica". Trovo infatti sbagliata l'idea che il potere sia riducibile alla quantità di moneta, fiat e quindi di fatto costituita da "click del mouse" mentre penso che esso sia una struttura alla cui base ci sono i diritti di proprietà normati dalle leggi, difesi dalla forza militare e gestiti dalla politica.
Giustamente un commentatore del blog (Gianni Barbato) mi fa notare che dico un'ovvietà, e lo stesso in fondo ha fatto L'Étranger, ma non mi si può incolpare di ciò. Vedete, si dice spesso che gli USA sono il poliziotto del mondo, ebbene cosa significa VERAMENTE questa espressione? Significa, a mio parere, che gli USA offrono la garanzia militare a difesa dei diritti di proprietà dei beni reali del capitalismo. Tanto è vero che, ogni tanto, chiedono ai loro protetti di contribuire di più.
Questi beni reali sono le rotte di navigazione, gli insediamenti industriali, i porti, le grandi infrastrutture, insomma tutto ciò che costituisce la vera base della ricchezza e del potere; oltre, ovviamente, alla garanzia di intervento militare o politico, e di intelligence, laddove ciò si renda necessario. Tutte le borghesie compradore y vendedore dell'occidente accettano e anzi richiedono questa protezione, in cambio dell'esorbitante privilegio riconosciuto agli USA di stampare la moneta necessaria per sostenere questo sforzo: il dollaro. Sarà un caso, ma fu la Francia di De Gaulle a provocare lo sganciamento del dollaro dall'oro nel 1971, e infatti la Francia non stava nella NATO e aveva la sua Force de Frappe.
[continua...]
Immaginare, come fa Zohk, che la "liquidità" abbia una sua autonomia è l'equivalente di pensare che il contabile di una cosca mafiosa, che pure controlla e gestisce miliardi di dollari, sia sullo stesso piano del capo bastone. E' un pensiero assurdo, perché il contabile può essere sostituito in qualsiasi momento mentre la rimozione del capo bastone è un affaire politico. Quest'ultimo controlla il potere vero, è il garante degli equilibri territoriali, militari, delle alleanze, in buona sostanza è "il proprietario degli assets reali".
EliminaCerto, può accadere che il contbile sia anche un membro della cupola, ma la sua frazione di potere reale non è incrementata in modo sostanziale dal fatto che svolga un compito finanziario. Pippo Calò non è mai stato il capo della mafia.
Per altro il Potere ha sempre e necessariamente una struttura gerarchica, che non è compatibile con la struttura reticolare e distribuita, nonché aperta, delle relazioni finanziarie.
Ma allora perché si parla tanto di capitalismo industriale, fino al punto di indicarlo come il vero nemico, e addirittura ipotizzare o addirittura coltivare alleanze con il capitalismo proprietario, pudicamente ridenominato "industriale"? Volete davvero che ve lo dica? Io mi fermo qui, se non rispondete non ve lo dico. Quindi che si batta un colpo....
1) Però Zhok mi sembra imposti il discorso in modo un po' diverso. La liquidità non ha tanto una sua autonomia rispetto alla produzione reale, quanto piuttosto ormai sono entrambe totalmente interrelate, tanto che "è possibile considerare McDonald's e Apple alla stregua di un fondo speculativo".
RispondiEliminaLa frase decisiva mi pare questa: "Il punto è che ad identificarle nella realtà sono solo il 'brand' e i detentori del capitale. E' un'illusione ottica quella di concentrarsi sulla loro produzione reale. Nel momento in cui qualcosa dovesse andare gravemente storto nella produzione reale sono in grado di dismettere l'intero apparato produttivo in tempi rapidissimi, venderlo a pezzi, riconvertirlo, ecc. Non abbiamo più assolutamente a che fare con il 'padrone della fabbrica' le cui sorti dipendevano dall'efficienza e funzionalità della fabbrica reale. Qui tutto o quasi tutto è noleggiato, affittato o esternalizzato, salvo gli immobili di rappresentanza, che sono capitale immobiliare sempre liquidabile."
Cioè, il fatto che, volendo usare il lessico di Zhok, quasi tutto venga noleggiato, affittato ed esternalizzato, a me pare che segni una differenza qualitativa rispetto al modo di produzione capitalistico ottocentesco, pur restando indubbia la centralità, che giustamente rilevi, dei "diritti di proprietà normati dalle leggi, difesi dalla forza militare e gestiti dalla politica" (d'altronde, sono i rapporti di forza che determinano chi comanda; dall'alba dei tempi è così, anche quando c'erano i modi di produzione feudale e schiavistico).
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2) Quanto al socialismo dipinto da Zhok: non credo lui sia così ingenuo da ricercare un possibile modello definitivo che farà finire la Storia e condurrà all'armonia sociale eterna. Si tratta in realtà di alcune correzioni da apportare al modello del Trentennio Glorioso (Costituzione del 1948, ecc.), e questo scambio che segue, sempre preso dai commenti al solito post, sono convinto che aiuterà a far chiarezza:
- Luigi Giordano
Comunque, questa idea di socialismo si avvicina molto a quello che abbiamo vissuto in occidente dal dopoguerra agli anni '70. Soltanto si è lasciato accumulare il capitale e questo ora (dopo la fine del deterrente socialista sovietico), vuol prendersi/si sta prendendo tutta la torta.
- Andrea Zhok
Due sono le differenze cruciali che propongo rispetto all'economia mista dei 'trenta gloriosi': sul piano economico il capitale privato era rimasto fondamentale e ha finito per prendere il sopravvento + sul piano etico il modello del successo come successo economico, come vittoria nella competizione per il capitale e il consumo, era rimasto centrale. Questo secondo tratto è quello che osservava Pasolini già nel bel mezzo dei 'trenta gloriosi'. Il consumismo e l'etica del successo economico precede e prepara il terreno alla svolta neoliberale successiva. - Entrambi questi punti vanno messi fuori gioco.
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3) Infine, riguardo al perché si cerchi un'alleanza con il capitalismo produttivo, onestamente non sono certo di aver capito la natura della domanda. Chi è che cerca alleanze CON il capitalismo produttivo (percepito forse, d'istinto, come radicato territorialmente) per unirsi CONTRO quello finanziario (percepito forse, d'istinto, come mondialista, senza confini, transnazionale)? I sovranari? Perché i sovranisti "veri", costituzionali, o sovranisti socialisti-socialdemocratici che dir si voglia, non mi pare proprio che propongano l'alleanza CON gli industriali proprietari della Fabbrica CONTRO i pescecani finanzieri della Borsa, per usare un lessico un po' pittoresco.
"Nel momento in cui qualcosa dovesse andare gravemente storto nella produzione reale sono in grado di dismettere l'intero apparato produttivo in tempi rapidissimi"
EliminaAh sì? E a chi, di grazia, dismetterebbero? Al mercato? Cioè mi dici che, in un caso del genere, utilizzerebbero la finanza per scaricare le perdite sul risparmio diffuso, col che mi confermi che la finanza è uno strumento. Oppure dismetterebbero allo Stato? Ma per fare ciò dovrebbero avere il controllo politico garantito da quello militare, cosa che in effetti hanno, e siamo daccapo a dodici.
Ma poi scusa, se McDonald's e Apple fossero due fondi speculativi senza sostanza, salvo gli immobili come dice Zohk, perché non ce ne sono migliaia? Basterebbe avere un po' di immobili et voilà...
"Chi è che cerca alleanze CON il capitalismo produttivo (percepito forse, d'istinto, come radicato territorialmente) per unirsi CONTRO quello finanziario (percepito forse, d'istinto, come mondialista, senza confini, transnazionale)? I sovranari?"
Esatto! Costoro cercano un'alleanza con una di due polarità che, secondo me, non esistono, perché il capitalismo è solo uno, quello proprietario. I più brillanti (si fa per dire) esponenti di questa tesi, tra quelli che conosco, sono i Sollevatori.
Quanto al socialismo dipinto da Zohk, sono d'accordo con lui sulla necessità di ricercare un orizzonte possibile e nel descriverlo, e concordo sostanzialmente con la sintesi che Egli indica; ma è un tipo di discussione che a un certo punto deve esaurirsi perché nessun futuro può essere predeterminato in modo preciso. Occorre invece dedicare sempre più energie per costruire la/le organizzazioni politiche che ci servono.