mercoledì 3 luglio 2019

Le enclosures del XXI secolo

Da wikipedia: «Con il termine enclosures ci si riferisce alla recinzione dei terreni comuni (terre demaniali) a favore dei proprietari terrieri della borghesia mercantile avvenuta in Inghilterra tra il XIII ed il XIX secolo. Gli enclosure acts danneggiarono principalmente i contadini, che non potevano più usufruire dei benefici ricavati da quei terreni, a favore dei grandi proprietari: per le recinzioni era necessario sostenere spese di tipo privato ma anche legali, che scoraggiavano i piccoli proprietari. Alla fine del XVIII secolo, tale sistema aveva portato alla concentrazione della proprietà terriera nelle mani dell'aristocrazia inglese e, inoltre, aveva creato una massa di lavoratori disoccupati, la manodopera a basso costo che sarà quindi impiegata nel nuovo ciclo produttivo industriale. Tale sistema però fu reso necessario dal continuo aumento della domanda di beni agricoli - e di lana di pecora destinata all’industria tessile - alla quale il vecchio sistema agricolo non poteva far fronte in quanto i terreni erano coltivati da contadini che si occupavano dello stesso campo solo per un anno e che quindi non erano motivati a migliorare le condizioni del terreno. Con le enclosures i grandi latifondisti affittarono i terreni a coltivatori diretti che se ne occupavano, pagando però affitti molto alti, per diversi anni, apportando miglioramenti quali-quantitativi all'agricoltura inglese. In pratica sono delle recinzioni delle terre comuni (common lands, common wastes) e dei fondi indivisi (open fields).»

La descrizione della voce fornita da wikipedia allude capziosamente ("Tale sistema però fu reso necessario dal continuo aumento della domanda... etc.") al fatto che, in fin dei conti, le enclosures abbiano avuto un esito positivo (al di là dell'ingiustizia subita delle classi perdenti) perché, favorendo la concentrazione dei capitali reali in poche mani, unitamente alla formazione di vaste masse di diseredati, sarebbero state l'impulso per l'industrializzazione dell'Inghilterra, e quindi per il definitivo passaggio all'età industriale. Si tratta di una lettura della vicenda così falsa e ipocrita [dal lat. tardo hypocrĭta, gr. ὑποκριτής «attore», quindi «simulatore»] che non ci perdo tempo. Quello che ci interessa, qui ed ora, è constatare come la pratica delle enclosures venga oggi rovesciata dall'ideologia no-border, ovviamente sempre e comunque a vantaggio della grande concentrazione di potere capitalista, e ancora con lo stesso obiettivo, che è quello di promuovere la formazione di vaste masse di sradicati al servizio delle esigenze dei mercati. Questa volta non vengono alzate recinzioni per costituire immensi fondi privati, ma si abbattono le frontiere tra gli Stati, classico esempio di eterogenesi dei fini che sono sempre gli stessi. Così come il capitalismo inglese si attivò per sottrarre diritti di proprietà collettiva agli abitanti dei piccoli villaggi erigendo confini, oggi lo stesso modello di capitalismo, erede di quello del XVIII secolo, persegue lo stesso obiettivo, questa volta abbattendo le frontiere tra gli stati per sottrarre diritti di proprietà collettiva alle classi medio-basse.

Lo scontro frontale in atto è dunque quello tra il grande capitale internazionale, obbligato per logica interna a rimodellare di continuo il tessuto sociale nella sua folle corsa all'auto-valorizzazione, e gli interessi delle classi medio-basse, costrette a difendersi dal nuovo attacco ai loro diritti di proprietà diffusa e collettiva che erano riuscite a conquistare - ancora eterogenesi dei fini - attraverso le lotte sociali esplose dopo la disintegrazione del vecchio ordine feudale. Quel che è certo è che l'iniziativa di attaccare proviene, ancora una volta, dal grande capitale, il quale non può sopravvivere in una condizione di equilibrio sociale omeostatico ma ha ciclicamente bisogno di romperlo perché il suo habitat naturale è il cambiamento. L'ideologia posta a fondamento di questa necessità assoluta è il progressismo, che è pertanto la grande nemica dei bisogni delle classi medio-basse che aspirano alla stabilità, condizione necessaria per la riproduzione sociale ordinata, e dunque della stessa vita biologica.

Nella battaglia ideologica le parole sono armi, ed ecco che una parola come "progressismo", che solo qualche decennio fa veniva usata per indicare le lotte di emancipazione progressiva delle classi medio-basse nel quadro di una fase di equilibrio raggiunta dopo la disintegrazione del vecchio ordine feudale, oggi viene brandita come una spada per favorire e sostenere la nuova fase dinamica di trasformazione sociale innescata dal nuovo attacco del grande capitale internazionale all'ordine costituito fondato sugli stati nazione. L'armamentario che le classi medio-basse devono utilizzare, se vogliono difendersi nella guerra già scatenata dal grande capitale, è costituita da due vecchie parole: Patria e Socialismo. Che si tratti di "vecchie" parole non deve inquietare, ciò è nell'ordine delle cose, perché si tratta, in effetti, di difendere uno stato delle cose già esistente sebbene minacciato, e dunque sono proprio le vecchie parole le armi necessarie. Patria e Socialismo, cioè un recinto e, all'interno di questo, comunitarismo.

Delle due nessuna è più importante dell'altra, perché sia la difesa del recinto nazionale che il socialismo sono condizioni indispensabili per la difesa delle proprietà delle classi medio-basse. Uso intenzionalmente l'espressione "proprietà delle classi medio-basse" perché di questo si tratta, non di altro. Capisco che il concetto di proprietà possa apparire agli sciocchi come antitetico al socialismo, ma così non è. Anche in questo caso rinuncio ad argomentare perché questo blog non è dedicato agli stupidi, né a chi vuole rimestare nel fango, questo blog è per chi può capire, e ha capito da che parte sono i suoi interessi. Gli altri sono nemici, siano in buona o cattiva fede.

Il clan degli italiani


I residenti in Italia sono circa 60 milioni, di cui 55 circa con cittadinanza italiana. Possiamo dire che gli italiani sono 55 o 60 mln? No, sono molti di meno. Possono dirsi italiani solo quelli che hanno ben compreso che essi sono i comproprietari, se preferite gli azionisti, di un bene collettivo che è il potere di imperio su un territorio ben delimitato, dunque con frontiere invalicabili contro la loro volontà. Questa è la vera sovranità, presupposto di quella monetaria e della stessa democrazia, oggi minacciata dall'ideologia del progressismo no-border. Chi non capisce questo concetto fondamentale e si ritiene cittadino europeo, per non dire dei dementi che si sentono cittadini del mondo, è un illuso che non ha capito assolutamente niente di come va il mondo, ma vive in un universo mentale di favolette. Da che mondo è mondo i diritti di proprietà stabiliscono confini, per cui quando un diritto di proprietà viene ceduto non si abbatte un confine, ma se ne crea un altro. La domanda da fare a costoro è semplice: quale nuovo confine nascerà il giorno in cui sarà abbattuto quello che delimita il diritto di proprietà degli italiani sulla penisola che essi abitano? O ancora, quale nuovo confine nascerebbe il giorno in cui ci fosse un governo mondiale? Credono costoro che non ci sarebbero più confini? Le mie galline, se permettete, sono più intelligenti.

Il diritto di proprietà su un territorio, detenuto e difeso da una collettività, è in ultima analisi una forma di potere mafioso, detta statale per pudicizia, ed è sorprendente che proprio gli italiani, che la mafia (almeno in occidente) l'hanno inventata, non capiscano un dato così elementare. La stessa statualità, all'interno di un territorio ben delimitato, è in fondo un'alleanza delle sotto mafie che vi abitano, alcune delle quali possono decidere di tradire il patto collettivo per stipulare accordi con altre mafie, ottenendone così un vantaggio nei confronti delle altre. Si chiama tradimento, ed è sanzionato con la massima severità. Visto che siete appassionati di storie di mafia, questo dovrebbe essere chiaro.

Ne segue che gli italiani, quelli veri, sono solo quelli che riescono a capire che essi fanno parte di un clan, chiamiamolo il clan degli italiani, la cui disintegrazione non porterà a nessuna libertà bensì all'assoggettamento ad altri clan mafiosi, siano essi francesi, tedeschi, anglosassoni, oppure una super mafia costituita dall'alleanza dei clan più forti all'interno delle suddette statualità, quella che è bene chiamare mafia dei mercati

Ecco perché oggi gli italiani sono una sparuta minoranza, sebbene qualche inquietudine comincia a serpeggiare anche tra gli ignavi. Dobbiamo raccogliere le forze, organizzarci, rinforzare il clan degli italiani, perché detenere il potere di imperio su questa straordinaria penisola è un privilegio immenso che altre mafie, statuali o sovra statuali, vogliono sottrarci. Non c'è molto tempo, l'attacco è già arrivato in profondità, ma una strenua resistenza può ancora assicurarci la vittoria. Cioè, lo ricordo per l'ennesima volta, conservare i nostri diritti di proprietà sul territorio nel quale abitiamo, dove sono vissuti i nostri avi e che abbiamo il dovere, oltre che il diritto, di lasciare in eredità ai nostri figli. 

Io faccio parte del clan degli italiani, e voi?

9 commenti:

  1. "la riproduzione sociale ordinata, e dunque della stessa vita biologica."

    "Patria e Socialismo, cioè un recinto e, all'interno di questo, comunitarismo."

    Echi previani in queste splendide parole. Questo mi dà l'occasione per chiedere a Fiorenzo: cosa pensi di Costanzo Preve, che a mio avviso è il pensatore strategico numero 1 in assoluto per chiunque, come noi, si riconosca quale sostenitore del socialismo patriottico comunitaristico?

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    1. Rapidamente, che fa caldo.

      "Karl Marx non fu l'edificatore di una dottrina chiusa e compiuta, ma lo scopritore di un nuovo continente scientifico (l'espressione è di Louis Althusser, e la condivido nell'essenziale). Di questo nuovo continente scientifico (la scienza dei modi di produzione sociali unita con una filosofia della liberazione e della compiuta realizzazione umana) Marx non scoprì che le coste e alcuni fiumi, e non ha proprio senso dire che ne portò a termine la scoperta stessa. Forse che Newton portò a termine la scoperta della fisica, e Lavoisier quella della chimica ? Nessuno dice queste sciocchezze sulle scienze naturali, ma questa sciocchezza sulla scienza di Marx è per esempio sostenuta dalla setta bordighista. Gran parte dei marxisti, tuttavia, praticano implicitamente quello che la setta bordighista sostiene esplicitamente, e cioè la perfezione e la compiutezza di tutto ciò che a suo tempo Marx ha scritto e sostenuto. Si giunge fino all'assurdo di mescolare citazioni di Marx del 1844, del 1858 e del 1875, negandogli persino il diritto di aver avuto una progressione dialettica della sua elaborazione di ricerca."

      Costanzo Preve

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    2. E aggiungo, sempre da Preve: "In realtà la natura umana, proprio per il suo carattere generico e non specifico, è un fattore di resistenza alla manipolazione capitalistica, e non il contrario."

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    3. "Lo ripetiamo, dipende sempre dunque da come concepiamo il comunismo. Chi lo concepisce in modo staliniano come livellamento e proletarizzazione forzata, con alle spalle per di più l'invidia pauperistica ed il risentimento plebeo scambiati per punto di vista proletario, ebbene costui non avrà nessun comunismo, perché la natura umana lo rifiuterà, e sarà un bene. Ma una concezione corretta del comunismo, come insieme di comunità unite dalla libertà, dalla sicurezza e dalla solidarietà, è del tutto compatibile con una corretta concezione antropologica della natura umana."

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    4. Per portare avanti questi concetti, espressi da Preve e non solo da Preve, siamo stati costretti a inventare una parola nuova, "sovranismo", poi a qualificarla aggiungendo "costituzionale" dopo le prime mistificazioni, e oggi dobbiamo rinnegarla perché i vermi schifosi se ne sono appropriati.

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  2. 1) Hai preso 3 citazioni previane davvero notevoli. Sarebbe bello se tu dedicassi in futuro un post più ampio al pensiero di Preve (magari quando fa meno caldo :-) );

    2) Le parole hanno certamente un proprio peso e una propria forza, però credo anche che qualsiasi ipotizzabile "combinazione di termini" potrebbe venire mistificata e per così dire disattivata, da gente come la mafia liberale (considerando semplicemente i mezzi di cui dispongono);

    3) La natura umana come essenza che rifiuta lo stalinismo. Questo è interessante, ma c'è da dire che allora non si capisce perché la natura umana non stia rifiutando un "modo di vita e di produzione" che, sebbene in maniera diversa, è alienante almeno quanto il comunismo stalinista, e cioè il capitalismo neoliberale.

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    1. 1) Sì, decisamente quando farà meno caldo.

      2) Per contrastare la mistificazione semantica è indispensabile metter mano alla costruzione/ricostruzione di un nostro mondo politico, al cui interno le parole conservino i loro significati. Un mondo nel quale la dialettica generatrice di senso sia liberata dalla propaganda distruttrice di senso.

      3) Lo stalinismo, inteso come modo di condurre l'ordinamento sociale, è fallito perché ha sacrificato la libertà individuale e politica senza assicurare benessere. Il liberismo sta sacrificando il benessere di masse crescenti, alle quali però assicura dosi crescenti di libertà individuali, mentre le libertà politiche sono solo apparenti. Ma questo inganno non viene percepito, nonostante i nostri sforzi. Se mi permetti, è questa la ragione per cui ho il dente avvelenato con certi personaggi che tu sai bene. Il mio sogno è quello di infilarli nudi in una botte piena di petrolio per poi ricoprirli di piume; infine un calcio nel culo, e a casa a piedi attraversando la città.

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    2. Volevo scrivere "catrame", non "petrolio".

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