Subito dopo il pareggio di bilancio in Costituzione fu approvato il Fiscal-Compact.
Wikipedia: «Il Patto di bilancio europeo, formalmente Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell'unione economica e monetaria (conosciuto anche con l'anglicismo fiscal compact, letteralmente "patto di bilancio"), è un accordo approvato con un trattato internazionale il 2 marzo 2012 da 25 dei 28 stati membri dell'Unione europea; (per la precisione, non è stato sottoscritto da Regno Unito, Croazia e Repubblica Ceca). Entrato in vigore il 1º gennaio 2013, il patto contiene una serie di regole, chiamate "regole d'oro", che sono vincolanti nell'UE per il principio dell'equilibrio di bilancio.»
Attenzione alle date: il pareggio di bilancio fu approvato dalla Camera il 6 marzo 2012 e dal Senato il 17 aprile 2012; il Fiscal Compact dalla Camera il 19 luglio 2012 e dal Senato il 23 luglio 2012. Quindi venne prima approvato il Pareggio di bilancio, dopo il Fiscal Compact. Una prima circostanza da rimarcare è che, appena tre giorni dopo l'approvazione in Senato del Fiscal Compact, Mario Draghi rese la sua celebre dichiarazione:
«Within our mandate, the ECB is ready to do whatever it takes to preserve the euro. And believe me, it will be enough.»
Una seconda circostanza da rimarcare è che nessuno ha mai chiesto all'Italia di inserire il pareggio di bilancio in Costituzione, e dunque che questa fu una nostra autonoma iniziativa votata a larghissima maggioranza sia dalla Camera che dal Senato.
La prima domanda che dobbiamo porci è: l'Italia sarebbe rimasta nell'euro approvando solo il Fiscal Compact ma non il pareggio di bilancio in Costituzione? In altre parole, il pareggio di bilancio ci è stato imposto per non essere cacciati dall'euro oppure (congettura eretica) la nostra Burghesia Compradora y Vendedora nazionale (BCVn) ha solo colto la palla al balzo per inserire all'unanimità questa norma in Costituzione?
Talmente all'unanimità che il provvedimento fu votato alla Camera anche dalla Lega-Nord Padania:
la quale poi in Senato si astenne:
Tuttavia la legge 243/2012 ("Disposizioni per l'attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell'articolo 81, sesto comma, della Costituzione"), che attuava le disposizioni del nuovo articolo 81 della Costituzione fu presentata il 27 novembre 2012 dall'onorevole Giancarlo Giorgetti (Lega Nord).
Non sono riuscito a trovare l'esito della votazione alla Camera (chi può mi aiuti) ma al Senato fu questo:
Presumo tuttavia che alla Camera le cose siano andate allo stesso modo.
Inutile cercare il voto di Matteo Salvini, all'epoca europarlamentare e senatore solo dal 4 marzo 2018.
Torniamo a noi e alla domanda cruciale: chi ha voluto inserire il pareggio di bilancio in Costituzione?
La risposta è TUTTI, compresa quella che, all'epoca, si chiamava Lega Nord Padania. La quale, in seguito al ciclone Salvini, è poi diventata semplicemente Lega, per assumere posizioni no-euro per tutta la lunga campagna elettorale dal 2013 al 2018, salvo fare clamorosamente marcia indietro non appena si è insediato il governo gialloverde.
Wikipedia: «Il 23 novembre 2013, in occasione del No Euro Day (la giornata contro l'euro organizzata dalla Lega Nord) Salvini ha ospitato un convegno all'Hotel dei Cavalieri di Milano per discutere sull'uscita dell'Italia dall'euro con gli economisti Claudio Borghi, Antonio Maria Rinaldi e Alberto Bagnai.In quell'occasione, Salvini ha affermato che:
"L'euro è un crimine contro l'umanità. Prima salta l'euro, prima posso riprendere la battaglia per l'indipendenza (...) [l'euro] ha fatto strage peggio dei panzer nazisti."»
Wikipedia: «In un articolo su La Padania, scritto poco dopo la sua elezione a segretario, Salvini ha delineato la sua visione del futuro del partito, il quale dovrà collocarsi in un'alleanza con la estrema destra europea, in nome dell'euroscetticismo. Nel testo si legge: "A livello internazionale la priorità è sgretolare questo euro e rifondare questa Europa. Sì, quindi, alle alleanze anche con gli unici che non sono europirla: i francesi della Le Pen, gli olandesi di Wilders, gli austriaci di Mölzer, i finlandesi… insomma, con quelli dell'Europa delle patrie."»
In tutto quel periodo assistemmo a un progressivo, ma potremmo dire rapido, avvicinamento alla Lega di Salvini di alcuni personaggi che si erano distinti nella battaglia contro l'euro, tra i quali Alberto Bagnai (oggi senatore della Lega) e Antonio Maria Rinaldi (oggi euro-parlamentare della Lega). Per rinfrescarvi la memoria vi segnalo un commento di Alberto Bagnai in merito alle sue posizioni no-euro dell'epoca (15 marzo 2012):
«Ricordati che io gratis posso solo parlare male dell'euro (e pertinenze varie, fra cui il fiscal compact). Per parlarne bene desidero essere pagato (e molto), sia perché è molto più difficile, sia perché in quel caso, difendendo gli interessi di chi ha, troverei giusto essere ricompensato (cosa che non posso chiedere a chi non ha)!
Comunque, il mio era un "call for proposals"... Non ci son più i troll di una volta!»
Ovviamente scherzava. Non qui però:
«Ai colleghi che tanto si sdilinquiscono sulle conseguenze inflazionistiche di un'uscita, che deprimerebbero i salari reali dei poveri proletari, dedico queste affettuose e pacate parole: siete veramente degli opportunisti, cioè volete la poltroncina nell'incerto regno del "dopo", o siete solo degli sprovveduti, cioè non avete capito di che cazzo stiamo parlando? Lo capite sì o no che l'euro è stato un furto di democrazia che ha condotto dove voleva condurre, cioè all'instaurazione di un regime oligarchico, paternalistico e classista che sta sbriciolando le classi subalterne? Lo capite che il vero costo è questo, quello politico, e che se non ci sbrighiamo a uscire immediatamente, a prescindere da qualsiasi considerazione di tipo economico, ci mettiamo su un percorso politico dal quale poi si dovrà uscire con un processo estremamente cruento (ma uscire si dovrà, perché le corde tirate troppo si spezzano). Altro che fuori dall'euro c'è la guerra, come dicono i coglioni, riecheggiando sinistramente le parole della Merkel.»
Uno che invece faceva sul serio, mosso dalle sue origini di classe e quindi desideroso di riscattare il proletariato oppresso dall'euro, era Antonio Maria Rinaldi.
E' un dato di fatto che, al crescere delle polemiche sull'euro da parte della Lega (e specularmente anche del M5S, di cui parleremo in altra ghiotta occasione) un gran numero di personaggi e di piccoli gruppi che avevano sposato quelle posizioni si siano avvicinati politicamente ad entrambi i partiti, i quali in tal modo guadagnarono consensi. Sebbene, è giusto ricordarlo, i rispettivi cavalli di battaglia, cioè quelli che hanno garantito più consensi, siano stati per la Lega l'immigrazione e per il M5S l'onestàh.
Tuttavia, aldilà dei comportamenti a dir poco folkloristici di alcuni o coerenti di pochi altri, quello che a noi interessa è rispondere alla domanda che dà il titolo a questo post: chi ha voluto il pareggio di bilancio in Costituzione?
Come abbiamo visto, sono state tutte le forze politiche al tempo rappresentate. Compresa la Lega che è stata anti euro solo nel periodo in cui è stata all'opposizione (ma dopo aver votato a favore) tra il 2013 e il 4 marzo 2018, per poi cambiare repentinamente approccio. E poiché nessuna delle forze politiche che hanno approvato il pareggio di bilancio può essere definita come movimento dal basso, essendo tutte chiaramente sistemiche, la domanda successiva, già posta e che si ribadisce, è:
Fummo costretti a votare il pareggio di bilancio in Costituzione, oppure si colse la palla al balzo per farlo?
La verifica è venuta dopo il clamoroso successo delle forze cosiddette populiste il 4 marzo 2018, perché oggi le condizioni per sanare il più grave colpo inferto alla nostra Costituzione ci sono, eccome, visto che tutti i parametri economici del nostro paese sono nettamente in sicurezza, anche per i gravissimi sacrifici imposti al mondo del lavoro, ma non risulta agli atti nessuna iniziativa in tal senso, e nemmeno alcuna presa di posizione degli ex eroi no-euro (quelli che io chiamo gli En€rchi, per analogia con gli Enarchi francesi dell'Ecole National d'Administration). Siamo in surplus di bilancia commerciale (secondi in UE solo alla Germania) abbiamo pareggiato la nostra posizione netta sull'estero, il nostro debito pubblico è alto ma è cresciuto meno, in percentuale, rispetto a tutti gli altri Stati europei, abbiamo un debito privato inferiore alla media, siamo in surplus primario da quasi 25 anni - record mondiale come fossimo il Real Madrid, e dunque perché nessuno si ricorda di porre rimedio a quello scempio? Non sto dicendo di uscire dal Fiscal Compact (dal quale pure si dovrebbe recedere) ma perché dobbiamo essere gli unici che si sono legati le mani senza, per altro, che nessuno ce lo abbia mai chiesto?
La risposta, per me e per la congettura eretica (a proposito: ricordo a un commentatore che una congettura, oltre che vera o falsa, può anche essere indecidibile) è che il pareggio di bilancio in Costituzione lo ha voluto, fortissimamente voluto, la BCVn, realizzando così un vero e proprio colpo di stato morbido per riconquistare il pieno e assoluto controllo dei fattori di produzione nazionali (capitali, merci, servizi e lavoratori), come ci ricorda Paolo Becchi, uno dei pochi che ha mantenuto una linea di condotta coerente, in questa intervista del 2012:
Per oggi è tutto, anche perché ho degli ospiti. Chiudo con due video di Ascanio Celestini, che ho avuto il piacere di incontrare qui a Castro dei Volsci e al quale ho stretto calorosamente la mano per aver intuito molto prima di noi, da artista qual è, il grande imbroglio nel quale siamo finiti.
Nessun commento:
Posta un commento