giovedì 18 luglio 2019

Aridatece i piddini!

Scrive Andrea Guglieri su FB a proposito della Lega: «Una slealtà radicale, avida, rozza, esibita e apprezzata come quella di Salvini non trova paragoni nella storia repubblicana. Parlarne in termini di disonestà intellettuale è riduttivo, perché Salvini è interno allo Spirito del Tempo: ne stia fuori e intenda chi può... Come ho scritto, non è facile trovare paragoni nella nostra storia. Renzi almeno Letta l'ha fatto fuori convincendo il suo partito e via, questi sono di un gangsterismo perverso.»

Guglieri si riferisce alla vicenda che ha portato all'elezione di Ursula Von der Leyen alla carica di presidente della Commissione Europea in occasione della quale la Lega, dopo aver concordato il voto a favore col M5S, in sede di votazione non ha rispettato i patti col risultato che oggi è solo il M5S a doversi difendere per questa scelta.

Ma difendersi da chi? Chi accusa il M5S di aver votato un personaggio come Ursula Von der Leyen alla guida della Commissione Europea? Non è il PD, non FI, nemmeno a quanto mi risulta FdI, e men che mai la stessa Lega. No! ad accusare il M5S è soprattutto il sottobosco sovranaro catturato dalla demagogia salviniana, in sostanza un mondo di liberoti - quando non di boccaloni che confondono la sovranità nazionale con la sovranità popolare - la cui cifra antropologica e umana comincia finalmente ad emergere e sulla quale è ormai indispensabile focalizzare l'attenzione. Boccaloni a parte, che sono una minoranza di cui ci occuperemo in altra occasione, la maggior parte di questo mondo condivide un mix di sentimenti costituito da paure irrazionali, seppur fondate - è bene precisarlo, amplificate ad arte per fini di consenso politico, e alimentate in modo da porre in ombra le vere motivazioni economiche, privilegiando invece una lettura di tipo culturale nutrita a forza di slogan come "l'invasione islamica", "l'attacco alla famiglia tradizionale", "l'attacco alla cristianità", "il gender", "il caso Bibbiano" e, naturalmente, "la sostituzione etnica".

Pinochet-Salvini
Tutti problemi veri, ma il modo in cui vengono raccontati marca la differenza tra un'azione politica in difesa di interessi di classe legittimi, seppure opposti a quelli del mondo del lavoro, e il puro e semplice arrembaggio al potere. Agendo in tal modo la Lega si sta ormai caratterizzando come il più severo pericolo per la democrazia in Italia dopo l'Unione Europea, perché non solo ha ingannato i boccaloni sovranari con la sua lunga campagna "Basta Euro", come ha anche fatto il M5S con la campagna "Fuori dall'euro", ma ha innestato su quelle spregevoli menzogne temi di natura culturale e antropologica che, agendo in profondità fino alla sfera intima delle persone, la qualificano ormai come un'opzione politica che travalica il problema di un assetto liberale della società basato sulla concorrenza e l'individualismo. Anzi, da questo punto di vista la Lega ha fatto clamorosi passi in avanti, come dimostrano le proposte della flat-tax e dell'autonomia differenziata, le quali segnalano un estremismo ben maggiore della pur deprecabile iniziativa per la riduzione del numero dei parlamentari voluta dal M5s che, almeno, resta nell'ambito della concezione liberale. In definitiva l'odore della Lega, se volete lo smell, somiglia sempre di più a quello di un fascismo nazional-liberale, cioè pinochettiano, ed è nauseabondo.

La verità storica dei fatti è ovviamente del tutto diversa dal quella propinata dalla Lega ai sovranari nazional-liberali aka pinochettiani, ed è magistralmente descritta e sintetizzata da questo post FB dell'amico Enea Boria, che riproduco integralmente (grassetto aggiunto):

«Ieri, dopo aver smarcato l'uscita, me ne sono andato in biblioteca di ateneo perchè volevo verificare rapidamente un paio di cose su dei testi di Wallerstein.
Naturalmente quello che cercavo non l'ho trovato, riproverò con un po' più di tempo.

Però nel fondo dove vado a pescare libri di mio interesse, frutto di una donazione da parte di uno storico/geografo che insegnava alla Statale, mentre scorrevo i titoli sugli scaffali alla ricerca di quel che avevo in mente mi sono imbattuto in un libro di Rampini, edito da Laterza nel 1996.
L'ho preso, mi son messo su un banco e gli ho dedicato un'oretta.

Il libro contiene cose che sappiamo, fino allo sfinimento.
Leggerlo oggi può risultare solo noioso, ma ha decisamente un suo interesse nel fatto che sia stato pubblicato nel 1996 e contenga un sacco di citazioni letterali di uomini potenti di quell'epoca ( molti rimasti potenti fino ai giorni nostri, altri un po' dimenticati come Hans Tietmeyer ).
https://www.laterza.it/index.php….

Rampini, che alcuni ultimamente sembrano voler indicare come un intellettuale rappresentativo di una "sinistra" che abbia ritrovato del buon senso, è in realtà sempre stato un nemico e questo testo lo dimostra limpidamente.
Il suo unico "merito" è quello di non essere un idiota, come il 90% dei rappresentanti della classe giornalistica nel paese.
Il che lo rende più pericoloso, se mai.

Il 1996 era l'anno nel quale veniva eletto Prodi che prometteva <Con l'euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più.>.
Dalla sua posizione di caporedattore a La Repubblica, Rampini, godeva di una posizione assolutamente privilegiata non solo perché certamente ben retribuita a soli 40 anni, ma perché aveva modo di avere rapporti diretti con tutta la gente che conta.
In questo libro, senza tante censure, ipocrisie e sposandone a pieno le tesi, dice quello che questa gente che conta pensava e diceva quando governava e non era in campagna elettorale.

La tesi di fondo è "finalmente ci libereremo dello stato sociale e economicamente interventista, finalmente privatizzeremo tutto".
Non c'è un solo aspetto della spesa pubblica che non venga bollato come assistenzialismo.
Si dice e ripete più volte che l'apertura dei mercati senza condizionalità politiche serve a imporre ai salari lo standard più basso.
Al di la delle retoriche prodiane si dice apertamente che lo scopo dell'UEM è imporre una "disciplina" alle rappresentanze sindacali (che però si erano per fortuna già vendute ai tempi del compromesso storico facendo cadere la pregiudiziale antiunionista. Nomi esplicitamente fatti nel testo Amendola e Berlinguer. Ma per completezza sarebbe stato opportuno citare anche i capi sindacali e lo faccio io, da Lama a Trentin ), si dice inoltre che ci la germanizzazione avrebbe portato una enorme crescita della disoccupazione e che buona parte del tessuto industriale sarebbe stato schiantato dal processo, ma si conclude dicendo che bisogna seguire la strada della "modernizzazione".
Si dice infine, tra le altre cose, che queste élite fossero dubbiose circa il fatto che la democrazia avrebbe resistito ad un processo destinato a generare enorme scontento, ma che si sarebbe trovato il modo o il pretesto per garantirne la tenuta, orientandosi comunque verso sistemi istituzionali più decidenti e meno rappresentativi.

L'ultimo capitolo, in quello che non viene MAI chiamato processo di integrazione ma di "germanizzazione" (nel 1996) riguarda il fatto che molto probabilmente l'Italia si sarebbe spaccata, col nord agganciato alla Germania come paese terzista e il sud abbandonato alla deriva come una propaggine dell'Africa.
La Lega e i "progressisti" erano quindi parte integrante nello stesso piano e con finalità convergenti, rispetto alle quali la Lega odierna è rimasta del tutto coerente.
Ma, e qua si riprende un concetto che viene espresso nell'introduzione, far passare tutto questo sarebbe stato molto più semplice in Italia che in paesi come Francia o UK, perchè tanto gli italiani non hanno alcun orgoglio nazionale e senso patriottico, soprattutto a sinistra, quindi si affonderà facilmente come una lama calda in un panetto di burro.

E con questo sappiamo a cosa servono quelle sinistre che "non esistono declinazioni progressive dell'ideale patriottico e del concetto di nazione", "il Popolo non esiste e anche la comunità è un concetto fascista" etc: utili idioti, talmente tanto utili che non c'è stato bisogno nemmeno di prezzolarli.»

Enea Boria ha, giustamente, il dente avvelenato con la "sinistra", cosa che posso capire, ma è proprio questo giustificato rancore verso la sinistra quello che la Lega cavalca, solo che lo fa da destra, per di più con metodi pinochettiani. E con un tasso di spregiudicatezza, volgarità, spregio di ogni principio di lealtà politica oltre che, ovviamente, di rispetto per la verità storica, che ne fanno un problema ulteriore ai molti che pure abbiamo. Perché dell'UE si può dire tutto il male possibile, ma che almeno sia vincolata al rispetto dei principi liberali e massonici (anche la massoneria ha dei principi) questo non lo si può negare, ed è meglio avere come avversari politici i liberali piuttosto che la loro degenerazione pinochettiana impersonata in Italia dalla Lega di Salvini.

Se la Lega non verrà fermata e ricondotta, almeno, nell'alveo di una modalità politica liberale, se la Lega dovesse ancor più rafforzare il suo consenso diventando, Dio non voglia, maggioranza assoluta, potremmo ritrovarci a rimpiangere i piddini, e forse addirittura a combattere al loro fianco per ripristinare, almeno, la legalità di un ordinamento liberale. Che non è il socialismo, ma è pur sempre meno peggio del pinochettismo.

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