domenica 10 giugno 2018

Oops!

Avviso: per alcuni giorni (causa adempimenti di fine anno scolastico e altri impicci) non ho controllato i commenti. Me ne scuso con tutti e prometto che starò più attento.


Grazie al fatto che questo è un blogghetto che nessuno legge, qui vige la massima libertà di pensiero, la qual cosa consente al suo gestore l'inestimabile privilegio di chiamare le cose col loro nome.

Come sapete da queste parti il M5S viene chiamato "Credo Militante", la Lega è designata come "Lega dei credenti in Salvini", il PD è chiamato "PD" (e non c'è peggior insulto), Forza Italia "Berluska", Fratelli d'Italia è ancora "Fratelli d'Italia" perché non ho ancora capito, di Leu non si parla proprio. So bene di essermi guadagnato l'ostracismo e l'ostilità di molti, soprattutto tra le fila del Credo Militante dove conto molti amici e conoscenze per antica quanto rinnegata militanza, ma di ciò francamente me ne infischio.
So bene quanto dispiaccia ai grillini della base essere chiamati "Credo Militante"; è una cosa di cui mi rammarico ma che non posso fare a meno di ribadire per il rispetto che devo ai miei convincimenti. D'altra parte chi, se non il gestore di un blogghetto che nessuno legge, può farsi carico del rischio di affermare ciò che egli vede? Farò dunque quello che fece Bagnai nel primo anno della sua discesa in campo, certamente meglio di me e con maggior efficacia: dire la verità. La mia, ovviamente.

Il Credo Militante, operazione politica di concezione inglese sul modello delle rivoluzioni colorate (l'unità d'Italia fu completata dai garibaldini) è oggi la maggiore delle forze politiche, ed è alleata al governo con la Lega dei credenti in Salvini, espressione della borghesia nazionale del nordest in grave difficoltà a causa delle disfunzionalità dell'euro. Una frazione di boiardi di Stato, il cui rappresentante pubblico più in vista è Paolo Savona, che comprende anche personaggi come Giorgio La Malfa e Vincenzo Scotti, rinforzata dal contributo di un gruppo di eurocritici tra i quali spiccano per notorietà social Claudio Borghi Aquilini,  Antonio Maria Rinaldi, Alberto Bagnai, ha intelligentemente manovrato dietro le quinte per favorire la saldatura tra gli interessi geopolitici angloamericani e quelli, prettamente economici, della borghesia nazionale del nordest. Il governo gialloverde è l'esito del risultato elettorale e di questa manovra.

La nascita del governo gialloverde ha mutato gli equilibri nell'UE, già compromessi dal Brexit, con effetti che sono diventati evidenti in questi giorni di scontro al calor bianco tra le posizioni americane e l'asse franco-tedesco. Gli Stati Uniti hanno ora in Italia, come alleato, un governo che rappresenta un paese pesantemente danneggiato dalle regole europee a guida tedesca, bisognoso a sua volta di una sponda forte cui appoggiarsi nella trattativa con l'eurogruppo. Le altre armi di pressione a disposizione di Trump sono i dazi, la debolezza patrimoniale di Deutch Bank, e ovviamente il peso dell'apparato militare USA dispiegato in ogni angolo del globo a difesa delle infrastrutture e dei patrimoni industriali di tutti i paesi dell'occidente, Francia e Germania comprese. Anche lo sviluppo, per quanto veloce, di un esercito europeo che sicuramente non vedrebbe la partecipazione dell'Italia, non basterebbe per mettere al sicuro le proprietà del grande capitale franco-tedesco sparso sui cinque continenti. 

Si aggiunga a ciò il fatto che, sistemato il contenzioso coreano con la prospettiva di una riunificazione delle due coree in cambio della loro denuclearizzazione, prospettiva fortemente desiderata sia dal nord che dal sud - ovviamente in cambio della garanzia che nel futuro assetto del paese siano equamente rispettati i diritti delle due classi dirigenti - il quadrante dell'oceano pacifico verrebbe stabilizzato. Ciò porrebbe le basi per una rinnovata cooperazione degli USA con la Cina e la Russia, grazie alla quale affrontare il nodo europeo. Alla Cina potrebbe essere assicurata la possibilità di una penetrazione commerciale e industriale in Africa, ovviamente sotto l'ombrello protettivo del dispositivo militare americano, mentre la merce di scambio con la Russia sarebbe il rafforzamento di quella cintura di Stati ultranazionalisti che va sotto il nome di Gruppo di Visegrad, posto sotto l'egemonia della Polonia. Un paese che, per la sua storia di secolare inimicizia sia con la Russia che con la Germania, può diventare il fulcro di un equilibrio reciprocamente vantaggioso: gli USA completerebbero l'accerchiamento dell'asse franco-tedesco, la Russia potrebbe convivere, e commerciare, con paesi gelosi della propria indipendenza, anche tollerando una limitata presenza di forze americane in Polonia. All'Italia spetterebbe il ruolo di spina nel fianco dell'europa franco-tedesca, e le verrebbe restituito il ruolo di sentinella nel Mediterraneo al servizio dell'impero angloamericano.

Lo scenario tratteggiato segnerebbe, ovviamente, la fine di ogni velleità sovranista per almeno una generazione di italiani, cosa di cui mi dispiaccio profondamente. E' tuttavia necessario fare i conti con la realtà, prendendo atto del fatto che il nostro spirito nazionale è ancora troppo debole per affrontare in solitaria, con qualche speranza di successo, la tempesta geopolitica che Trump sta scatenando. Pur senza fare il tifo consentitemi tuttavia di dire che, se le cose stanno come ve le ho raffigurate, questo sarebbe il male minore.

E adesso vado a legare i pomodori.

3 commenti:

  1. Ritieni che sia utile per gli anglosassoni e per la Russia che l' Italia stia saldamente nella UE?

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    1. Caro Ippo, non so proprio cosa dirti. Una cosa però so per certa: che l'Italia resti saldamente nell'UE a guida germanica è il sogno dei sovranisti tantopeggiotantomeglisti.

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  2. E il male minore specialmente per i milioni (dai numeri che circolano sembrerebbero quasi una decina) di Italiani che letteralmente lottano per la sopravvivenza.

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