lunedì 4 marzo 2019

L'arte di decodificare il presente

Tutti noi ci facciamo un'idea del mondo sulla base dei dati di cui disponiamo e dei nostri pre-giudizi. Quando sia i dati che i pre-giudizi sono farlocchi, è inevitabile che si ragioni da farlocchi. Vi faccio due esempi.

1) Quanti sanno che le riserve accertate di idrocarburi del Venezuela sono passate, dal 2004 al 2010, da 8 mld di barili a 300 mld, cioè più dell'Arabia Saudita che ne ha "solo" 280, facendo così del Venezuela il paese con più riserve al mondo?

2) Quanti sono convinti che la democrazia sia un fatto di civiltà, ovvero che c'è democrazia laddove più avanzata (e dunque tollerante, carina, frou-frou) è la convivenza civile?

La mia esperienza è esattamente questa: pochissimi sanno che i venezuelani sono diventati improvvisamente e potenzialmente ricchissimi, e ancor meno sono quelli che capiscono che la democrazia altro non è che un patto fra pari, dunque che non può esserci democrazia quando c'è squilibrio di forza.

Il primo punto rimanda al problema dell'egemonia comunicativa esercitata dalla classe dominante, il secondo alla battaglia culturale. Quest'ultima è certamente influenzata dall'egemonia esercitata dai media, ma vive di vita propria. Nel senso che è possibile, anche quando l'egemonia comunicativa della classe dominante è totale, vincere la battaglia culturale. Infatti, nella battaglia culturale, è coinvolto un numero limitato di persone: possiamo dire che la battaglia culturale è uno scontro fra élites. Quello che pesa molto nella battaglia culturale è un altro aspetto dell'egemonia della classe dominante: la sua capacità corruttiva, vale a dire la sua capacità di corrompere e assoldare gli esponenti più in vista del contro potere sociale e politico. L'esercizio di questa capacità rappresenta, più ancora che l'egemonia comunicativa, il vero asso nella manica della classe dominante. Assoldare al servizio della propria causa gli esponenti più in vista del contro potere sociale e politico fornisce alla classe dominante almeno tre vantaggi essenziali:
  1. Il contro potere sociale e politico si accorge in ritardo del cambio di casacca dei propri leaders che sono stati assoldati.
  2. Si diffonde nel campo avverso sfiducia e sconforto.
  3. Si inquina il confronto, rendendo difficile al contro potere sociale e politico definirsi come alternativa sistemica allo stato esistente delle cose.
Se poi la classe dominante è così accorta e intelligente da agire d'anticipo allora il suo successo è assicurato, che è esattamente quello che è accaduto. Ovviamente sto parlando del M5S e della Lega, ma potrei citarvi altri esempi: dal movimento dei pirati al popolo viola, per non dire di quell'escrescenza che è Potere al Papero, fino a comprendere nella categoria dei movimenti eterodiretti le frange residue di quella che fu la lotta armata in Italia negli anni 70/80, nonché la totalità dei movimenti para fascisti esistenti. Come mi disse una volta un caro amico: oggi un patriota non appena esce di casa si trova circondato dai nemici.

Un errore che il contro potere sociale e politico può compiere, e spesso compie, è quello di affrontare la battaglia comunicativa prima di aver vinto quella culturale, illudendosi di poter conquistare alla sua causa la gran massa della popolazione perché ritiene di avere a disposizione strumenti di propaganda di una qualche efficacia. Se questo approccio poteva avere in passato, ai tempi del ciclostile e del volantinaggio davanti alle fabbriche, i suoi limiti, esso è oggi del tutto irrilevante e anzi controproducente. In realtà pensare di riuscire a vincere la battaglia comunicativa perché si dispone di strumenti teoricamente, e sottolineo "teoricamente", in grado di creare connessioni con chiunque, è quanto di più errato si possa immaginare. Gli strumenti di comunicazione social sono invece efficaci nella battaglia culturale, che però è una battaglia fra élites, come già affermato. La differenza tra le élites del contro potere sociale e politico e la gran massa della popolazione consiste nel fatto che le prime sono formate da persone che, oltre a sforzarsi di cercare informazioni veritiere (i dati) coltivano pre-giudizi incompatibili con quelli affermati dalla classe dominante. Non è tanto importante che questi pre-giudizi siano veri, anche se spesso lo sono, quanto che siano diversi e opposti a quelli proposti e imposti dalla classe dominante. Avere pre-giudizi, cioè giudizi sintetici a priori fondati su una diversa visione del mondo, è una condizione necessaria per chi vuole cambiare lo stato esistente delle cose.

I pre-giudizi sono importanti perché, in quanto sono giudizi sintetici a priori, marcano il confine della contrapposizione culturale tra l'ideologia dominante e qualsiasi altra le si opponga. Dunque, per assere anti sistema, bisogna avere radicati pre-giudizi. Cioè, scusate se mi ripeto, giudizi sintetici a priori sulle questioni fondamentali.

Ora la questione delle questioni, cioè la linea del fronte tra l'ideologia della classe oggi dominante e la più forte opposizione che la contrasta sul piano culturale - che è quella di derivazione greco-romana sul piano pratico e socialista su quello ideale - riguarda l'idea stessa di corpo sociale: ovvero se questo sia una semplice collezione di individui oppure se, al suo interno, necessariamente e inevitabilmente, si formano continuamente ed esistono aggregati sociali di natura culturale, economica e politica che sono in realtà i veri soggetti della dinamica sociale, dunque della storia. Ma se questa seconda tesi è vera, ed io sono fermamente convinto di ciò, allora ne segue che non sono i singoli individui, con la loro aspirazione alla felicità, i soggetti della storia, bensì tali aggregati, che si strutturano su basi non solo economiche ma anche culturali, etniche, geografiche e, piaccia o meno, purtroppo anche razziali. Capire, e far capire, questa realtà delle cose, è il primo passo per smontare la favola idiota della democrazia come stadio della civiltà, propinata agli aggregati sociali subalterni per castrarne la capacità di reazione. Se la democrazia non è uno stadio della civiltà, bensì un instabile equilibrio delle forze tra istanze sociali, economiche, politiche e soprattutto culturali, comunque conflittuali, allora scompare la pretesa dell'attuale pensiero dominante per cui sarebbe possibile disegnare un modello sociale in cui, grazie a regole uguali per tutti, ogni individuo può agire in condizioni di democratica uguaglianza con tutti gli altri, fatte salve le inevitabili, ma nel tempo emendabili, imperfezioni del sistema.

Ebbene io credo che la madre di tutte le battaglie culturali consista, oggi, nello smontare, anzi nel distruggere per sempre e alla radice, la favoletta idiota della fine della storia.  Per combattere, e vincere, questa battaglia non servono i megafoni più potenti, bastando l'inestinguibile amore per la verità. Anzi i megafoni più potenti servono, come surrogato, solo alla classe sociale oggi dominante che, non potendo far leva sulla verità, è per questo condannata a gridare sempre più forte la sua menzogna. Per questa ragione, come già detto, è inutile contrastarla sul piano della propaganda, sul quale avrà sempre un vantaggio finché resterà classe dominante, ma bisogna attaccarla nel suo ventre molle.

La verità è una leva potentissima, il cui azionamento è però agibile solo a chi è già riuscito ad affrancarsi dall'ideologia dominante. La quale, non credo davvero di sorprendervi, è quella liberista, che ci racconta che nel mercato globale contano solo le merci, prodotte in funzione dei bisogni e dei desideri dei singoli individui. Non è facile combattere contro questa idea che, grazie a una lunga e vittoriosa battaglia culturale, la classe oggi dominante è riuscita a radicare a fondo nella coscienza collettiva, ma è l'unica strada percorribile. Diversamente dalla battaglia comunicativa, nella quale ogni momentaneo successo può essere vanificato da una intensiva ed estensiva controffensiva mediatica dei potenti megafoni saldamente nelle mani della classe oggi dominante, ogni più piccolo successo in quella culturale è in grado di mettere radici e diffondersi, perché quando lo sguardo sul mondo cambia di prospettiva non c'è più campagna di persuasione, né menzogna comunicativa, che possa sperare di avere successo. Anzi, a quel punto, quelle che chiamano fake-news avrebbero il solo effetto di rinforzare la volontà di opporsi in coloro che si siano risvegliati dall'incubo della fine della storia nel grande mercato delle merci e dei desideri individuali.

Per tutte queste ragioni decodificare l'enorme flusso di informazioni alle quali siamo tutti esposti, spesso contraddittorie per volontà di chi lo controlla, è un'impresa impossibile senza una forte chiave di interpretazione che ci consenta di coglierne l'essenza fondamentalmente mistificatoria. Al contrario, se e quando si dispone di un'efficace chiave di lettura si è immediatamente al sicuro. Davvero serve sapere, perché ci si è informati da qualche fonte di fiducia, che l'interesse degli USA per il Venezuela non ha niente a che fare con il benessere della popolazione bensì con le più grandi riserve mondiali di idrocarburi, e non solo? Davvero serve conoscere i meccanismi del fiscal compact per essere contro l'Unione Europea? E abbiamo bisogno di verificare i dati sul global-warming per avere la certezza che, veri o falsi che questi siano, comunque contrastarlo - e in che modo - è sicuramente nell'interesse della classe sociale oggi dominante?

Vi servono questi "dati"? Volete anche quelli sulla bilancia dei pagamenti per toccare con mano? Fate pure, per quanto mi riguarda io so già chi è sicuramente il mio nemico. Volete saperlo? E' chi afferma che ho bisogni e desideri assolutamente individuali, oppure assolutamente coincidenti con quelli di tutti - che è poi la stessa cosa. Il mio nemico, il nemico di tutti noi, è chi vuole convincerci che siamo solo individui, e non appartenenti a classi sociali, nazioni, etnie, interessi organizzati. Il mio nemico, il nemico di tutti noi, è l'ideologia liberale.

7 commenti:

  1. Caro Firenzo tutto altamente condivisibile. Si tratta di fare un nuovo Umanesimo dove l'uomo invece che al centro dell'Universo sia al centro della politica.
    Un primo passo verso questa direzione è stato fatto dall'economista Valeri Malvezzi ti posto qui sotto il testo
    "Quando appaia evidente, ad un certo punto della storia dell’uomo, che enormi masse di persone siano state ingannate per l’arricchimento indebito di pochi, altri pochi in grado di svelare l’inganno hanno il dovere morale di agire per evitare che il torto continui e si propaghi.
    Noi affermiamo che esistano pochi ma inviolabili principi attorno ai quali costruire un modello economico buono e giusto.
    Per quanto essi sembrino passati di moda e le nuove generazioni quasi ne abbiano perso memoria, sostituiti da falsi dogmi creati negli ultimi decenni, tali sacri principi discendono da una e una sola visione del mondo, e cioè che l’agire economico debba discendere da valori morali e a questi esso si debba sempre e indubitabilmente inchinare.
    Tale nostra millenaria visione del mondo afferma che nessun uomo, e per nessuna ragione, possa essere posto al di sopra e al di fuori delle leggi morali. Queste vogliono che lo scopo di un governo sia quello, semplicemente, di raggiungere la felicità del proprio popolo perché, come noto, la felicità è il bene economico immateriale raggiunto il quale non se ne possa desiderare uno di valore maggiore.
    Se dunque noi riconosciamo che questo sia il fine supremo di ogni azione di governo, dobbiamo altresì riconoscere che esso sia stato non solo disatteso ma financo proibito da un sottile e perverso meccanismo di occupazione di gangli del pensiero che ha condotto i più a ritenere passivamente che esistano regole superiori dell’economia, dettate dal cosiddetto libero mercato, il cui unico fine, liberamente e impunemente perseguito, è quello di condurre i popoli in schiavitù.
    Espressioni come spread, pareggio di bilancio, rispetto dei conti pubblici e del debito pubblico, sono diventati feticci ai quali sacrificare, come vittime necessarie, giovani costretti alla disoccupazione, anziani senza cure e tutele, imprenditori suicidi, poveri depredati di ogni dignità, interi popoli di continenti a spostarsi secondo modelli di sfruttamento neocoloniale.
    Noi rifiutiamo tali regole e proponiamo di distruggere questi feticci mostruosi condividendo una diversa visione del mondo fondata sui seguenti 8 principi:

    1)La finanza e’ subordinata alle esigenze dell’economia reale. Esse sono decise dall’agire politico, nel rispetto dei superiori valori morali, poiché il centro dell’agire economico è l’uomo e non più il mercato.

    2)La moneta ritorna ad essere pubblica. Esso può essere emessa nel sistema economico solo da una banca centrale pubblica, che per nessuna ragione può essere indipendente da governi, parlamenti e organismi espressivi del potere democratico popolare. Al contrario, la banca centrale è assoggettata esplicitamente all’interesse e al controllo pubblico con il fine di perseguire obiettivi di crescita dell’uomo, di piena occupazione, di benessere sociale, in contrasto a qualsivoglia politica di austerità. Le figure apicali della regia monetaria non sono più nominate dalla elite finanziaria ma elette secondo rappresentanza democratica del popolo sovrano.

    3)Lo stato, indipendentemente dagli accordi internazionali ai quali intende aderire, non può abdicare all’esercizio politico e indipendente sia della politica fiscale sia di quella monetaria. Tali politiche devono non avere limiti di bilancio laddove siano necessarie azioni economiche espansive ed anticicliche, dettate dalla suprema esigenza di raggiungere la piena occupazione e la tutela dei diritti umani inviolabili, tra i quali certamente il diritto a una vita sana, lunga, libera e dignitosa.

    (segue sotto )

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  2. 4)Il sistema finanziario internazionale deve tornare a essere diviso tra banche che finanziano le famiglie e le imprese e banche che giocano in borsa. L’azione dello stato, anche mediante banche pubbliche, è concentrata sul primo tipo, la cui finalità e’ quella di operare a tutela del credito e del risparmio. Per nessuna ragione i soldi pubblici possono essere usati per salvare gli speculatori né tanto meno è possibile trascinare nei disastri conseguenti al gioco bancario i risparmiatori e le loro famiglie.

    5)Ciascun paese e’ libero di adottare le politiche di cambio coerenti con le proprie esigenze, al fine di combattere modelli di globalizzazione che nascondono, dietro la liberalizzazione delle merci e dei capitali, la glebalizzazione e il commercio degli esseri umani.

    6)I paesi liberi del mondo attuano normative per impedire la sostituzione dei governi da parte delle multinazionali, contrastando il loro potere giuridico, fiscale, economico, finanziario e mediatico. In nessun modo sono tollerabili ingerenze delle grandi banche di affari negli assetti economici dei paesi liberi, e in tal senso gli stati contrastano il dumping, l’evasione fiscale, la concorrenza sleale, lo sfruttamento della mano d’opera attuate dalle multinazionali che attentino, con il loro agire, alla dignità economica e sociale dei popoli, alla loro salute o alla loro libertà.

    7)Gli obiettivi della politica economica del paese non sono misurati più dalle fredde logiche dei numeri, ma da indicatori caldi. Tra questi si valuta, in sostituzione del rapporto tra debito pubblico e PIL, la crescita del risparmio privato, la salute dei cittadini, il tasso di istruzione, l’accesso a una informazione libera il livello di sanità pubblica, la qualità della ricerca e della qualità della vita, i tassi di natalità e il sostegno alla procreazione della specie umana. Il fine dell’economia umanistica è seppellire come un incidente della storia quella capitalistica, riportando al centro l’uomo al posto del mercato, il lavoro al posto del capitale, il valore delle cose al posto del loro prezzo, e in definitiva ciò per cui vale la pena di vivere al posto di ciò che si deve scambiare

    8)Al fine di garantire il rispetto di tali inviolabili e sacri principi e di sanzionare chiunque, sia nella sfera pubblica sia in quella privata, attui azioni volte a violarli, si istituisce un tribunale internazionale, a giuria popolare, contro i crimini finanziari. Chiunque, in ossequio a presunte necessità di efficienza, ponga in essere azioni di trasferimento di ricchezza dai poveri ai ricchi del mondo, accumulando indebite fortune, dovrà rispondere a detto tribunale della propria iniquità.

    Noi dunque sottoscriviamo quali donne e uomini liberi questo manifesto, chiedendo che questa diversa visione dell’economia, che rappresenta una proposta di rivoluzione culturale del XXI secolo, venga esaminata e discussa, prima di passare alle proposte legislative e all’azione politica.
    Nei momenti più bui della storia, quando un popolo sia stato dimenticato in ginocchio da chi avrebbe titolo di elevare la sua misera condizione, è diritto di questa gente trovare il coraggio di levarsi in piedi.
    Con tale spirito, nel solo fine di realizzare la visione di un’economia dell’uomo, consci di affrontare una battaglia impari, noi firmiamo, portando sul campo la nostra vita, la nostra libertà e quel bene, non negoziabile, che si chiama onore."

    Alessandria, lì 5 febbraio 2019

    Quindi caro Fiorenzo ora si pone il problema di raccordare queste aspirazioni
    con il pensiero pre-giudizio da te enunciato,magari concordando dei contatti con Malvezzi che a mio giudizio è una persona che non rifiuta dei contatti
    Buona Vita

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    1. Umilmente aggiungerei alcuni punti: I capitali devono rimanere inchiodati al territorio. La libera circolazione dei capitali trasferisce di fatto, obtoro collo, la sovranità dagli Stati ai mercati e cioè ai grandi agglomerati bancari/industriali.
      E' importante condurre una guerra spietata ai paradisi fiscali, che altro non servono che riciclare il denaro illecito.
      Abolire i derivati speculativi, che sono vere e proprie armi di distruzione di massa in mano alla finanza privata. Nessuno di voi può andare ad assicurare una casa altrui contro l'incendio e meno che meno potreste contrarre per la stessa casa 10/20/30/100 polizze contro l'incendio. Se lo provate a fare minimo minimo vengono a prelevarvi i carabinieri. Questo è un derivato speculativo, poterti assicurare un bene di cui non ne sei in possesso ne materialmente ne giuridicamente. E non basta puoi anche stipulare più contratti assicurativi di quanti beni ci siano effettivamente. Per non parlare poi dei derivati sintetici
      Si deve togliere dalle mani delle grandi banche d'affari la possibilità di determinare il prezzo delle materie prime tramite i derivati speculativi, altrimenti gli consentiamo di detenere le armi per distruggere interi popoli e nazioni, destabilizzando a proprio piacimento l'economia mondiale.

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    2. Caro Gianni Barbato, in effetti Malvezzi dice cose condivisibili ma non gli ho dato più credito quando l'ho visto in cattiva compagnia. Continua a frequentare certi ambienti, oppure se ne è allontanato? La questione è per me assolutamente dirimente.

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    3. Da quanto mi è parso di capire, al Malvezzi non interessa l'uscita dall'euro. Ha fatto un appello per un mondo migliore, e questo è quanto.

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    4. A 'nfatti! Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.

      Aggiungo che le belle parole funzionano molto meglio quando dietro c'è una forza che le sostiene: ci ricorderemo delle parole del Malvezzi quando l'avremo costruita.

      Se il Malvezzi vuol dare una mano...

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  3. So poco di Kant, ma gli ordoliberisti, ammesso che non rivendichino per se stessi lo stesso criterio pregiudiziale sintetico aprioristico a fondamento della loro ideologia, possono argomentare che le alternative politiche già espresse in Europa hanno avuto un "a posteriori" di milioni di morti.

    Per me insieme alla dimensione sociale dell'uomo va curata quella individuale, la sede della prospettiva trascendente, è lì che lo sguardo si eleva oltre gli ostacoli contingenti orizzontali, il linguaggio dovrebbe tenerne conto.

    Prima di pre-giudicare (male) un potenziale amico in virtù della sua classe di appartenenza, tutelata dall'ordoliberismo, non si dovrebbe avere pregiudizi circa la possibilità di con-vincere rivolgendosi alla sua dimensione verticale.

    Sarebbe altrettanto sbagliato pre-giudicare (bene) un potenziale nemico in virtù della classe di appartenenza, quando è la nostra stessa, rivelandosi poi un cadregaro senz'anima, meglio disposto all'orizzontalità, a tappetino.

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