Il video incorporato è un assaggio, il resto potete trovarlo qui.
L'incontro è stato organizzato da: Associazione Socialismo, Federazione Giovani Socialisti, Mondoperaio, Partito Socialista Europeo, Partito Socialista Italiano; in pratica dai socialisti che considerano l'Unione Europea un progetto sostanzialmente positivo i cui ideali sono stati deviati e, dunque, che sia nell'Unione Europea che si deve organizzare la battaglia ideale e politica per rimetterli al loro posto. Tra gli invitati anche Stefano D'Andrea, fondatore e Presidente del Fronte Sovranista Italiano, che ha discusso la tesi opposta: l'Unione Europea, oltre che irriformabile, è un disegno politico strutturalmente opposto agli ideali socialisti, oltre che politicamente ed economicamente insostenibile; a meno di mettere nel conto, al fine di imporlo, un'azione basata sull'uso esplicito della forza. Ma, comunque, destinato alla rapida dissoluzione.
Vi invito a trovare il tempo per ascoltarlo tutto, con particolare attenzione gli interventi di SdA. Emerge dal dibattito un "sapore di verità" che cattura i palati in grado di apprezzarlo, soprattutto nel contrasto tra l'irenica narrazione di Giulio Saputo (segretario del Movimento Federalista Europeo della Toscana) e quella concreta e razionale di SdA.
Purtroppo il FSI è rimasto l'unico gruppo politico organizzato a difendere la linea del recesso dai trattati europei come unica strada percorribile, mentre moltissimi altri compagni di strada (faccio alcuni nomi: Bagnai, LBC, Moreno Pasquinelli, Enea Boria, Marco Mori, Fassina, Mimmo Porcaro, Ugo Boghetta...) si stanno avventurando per sentieri che non porteranno a nulla, se non in qualche caso a un ristoro personale, comunque sempre a caro prezzo sul piano morale. La sola cosa che mi sento di dir loro è "fermatevi! siete ancora in tempo". Naturalmente «Faber est suae quisque fortunae», e chi è un povero cristo come il sottoscritto per dare lezioni in tal senso?
Potrei anche disinteressarmi del destino spirituale e morale, prima ancora che politico, dei sempre più timidi oppositori dell'Unione Europea che ho citato, ma il fatto è che vedo un pericolo all'orizzonte. Cari amici, supponete per un istante che SdA e il FSI abbiano ragione, e cioè che l'Unione Europea sia un progetto, oltre che di ispirazione liberale, anche insostenibile (nel senso letterale del termine) ovvero destinato a crollare catastroficamente: vi rendete conto della responsabilità che vi assumete lasciando sulle spalle del solo FSI e di SdA il ruolo di soli e veri oppositori? Lo volete capire che il vostro vero compito è, soprattutto, quello di impedire che sia un solo raggruppamento politico, certo oggi molto minoritario ma domani chissà, a potersi fregiare del merito di essere sempre stato coerentemente un nemico del folle progetto unionista? Vi rendete conto di quanto pericoloso ciò potrebbe essere, al netto delle ottime intenzioni democratiche degli uomini e delle donne del FSI nelle quali possiamo pur credere?
Ecco, passatevi una mano sulla coscienza, e soprattutto sforzatevi di guardare la realtà in modo concreto: abbiamo una sola possibilità di contare qualcosa, e questa risiede nel fatto che il progetto unionista crolli per le sue irrimediabili tare congenite. Se questo non accadrà, allora ogni cosa che possiamo fare sarà inutile; ma se questo dovesse accadere, tutti noi saremo chiamati a rispondere per quello che non avremo fatto. Ebbene, quello che non dobbiamo fare è lasciare solo il FSI sulla linea della fermezza e dell'intransigenza. Non per aiutare il FSI, ma per impedire che esso, rimasto solo, possa soccombere sotto il peso degli impegni, per trasformarsi in qualcosa che oggi non è, che spero ardentemente non diventi mai, ma in cui potrebbe trasformarsi.
La linea del recesso dai trattati europei deve essere sostenuta da una molteplicità di piccole - oggi - organizzazioni, essa deve essere corale.
Mitico Stefano, pensavo avrebbe sbranato il piddino internazionalista tra il pubblico e invece lo ha solo pisciato di striscio con un: "Nel momento in cui promuovi il libero scambio non puoi essere socialista, manco se ti chiami Carlo Marx, te stai a sbaglia'!".
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