martedì 26 marzo 2019

L'internazionale dei dominanti e l'Italia

Fiorenzo Fraioli
«La parola "sovranismo" è stata contrabbandata come un valore del "salvinismo", che è una replica di quello che accadde nel 1922 quando molti socialisti credettero di contribuire agli ideali socialisti seguendo Benito Mussolini: oggi un numero incredibile di difensori della sovranità nazionale è indotto a credere lo stesso, e segue Matteo Salvini! - Fiorenzo Fraioli»

Le classi dei dominanti in Italia derivano da tre ceppi fondamentali: le antiche aristocrazie nobiliari, la nuova classe borghese emersa come egemone dal XIX secolo, la struttura ecclesiastica. Un quarto ceppo, le istanze popolari, pur fiorito dal XII al XIV secolo, è stato ripetutamente battuto dalle alleanze tra le prime tre, anche con l'aiuto dell'internazionale dei dominanti quando ciò è stato necessario. Ovviamente questo non è accaduto solo in Italia, ma vi è un dato che nessuno può negare: nel corso dei secoli i conflitti tra le classi egemoni, fossero queste l'aristocrazia nobiliare la borghesia o la Chiesa, sono sempre stati in secondo piano rispetto all'interesse strategico comune di frenare il protagonismo e l'ascesa del quarto stato.

La triade delle classi dominanti (nobiltà, borghesia, struttura ecclesiastica) si nutre della forza e delle risorse del quarto stato. In tal senso gli elementi migliori di quest'ultimo sono stati sistematicamente cooptati, quando possibile, oppure annichiliti senza pietà quando hanno scelto la via del conflitto diventando pericolosi. Talvolta tollerati, in maggiore o minore misura, se la loro azione non rappresentava una minaccia.

Da sempre l'arma ideologica più forte nelle mani del quarto stato è la democrazia sostanziale, alla cui disattivazione la triade dominante dedica la massima attenzione. Un recentemente cooptato ha avuto il merito, prima di accettare di essere disattivato, di spiegare urbi et orbi sulla blogosfera la differenza tra democrazia sostanziale - iscritta nella Costituzione del 1948 - e democrazia idraulica, ovvero la prassi delle consultazioni elettorali ad esito predeterminato. Questa minuscola vicenda ha fatto scattare nella mia mente una strana associazione con questa frase del principe nero Junio Valerio Borghese:

Junio Valerio Borghese nel 1940
"In ogni guerra, la questione di fondo non è tanto di vincere o di perdere, di vivere o di morire; ma di come si vince, di come si perde, di come si vive, di come si muore. Una guerra si può perdere, ma con dignità e lealtà. La resa ed il tradimento bollano per secoli un popolo davanti al mondo. (Junio Valerio Borghese)"

Junio Valerio Borghese è stato un esponente della principesca famiglia Borghese il cui capostipite fu un mercante senese di lana del XIII secolo. Dunque un borghese, che all'epoca significava dire quarto stato. Tra i membri più importanti della famiglia, oltre papa Paolo V e diversi cardinali, c'è Marcantonio I (1504-1574), uomo politico e avvocato concistoriale al servizio papale il quale, essendo rimasto vedovo, sposò la nobile romana Flaminia Astalli da cui discendono tutti i Borghese di Roma.

Insomma gira che ti rigira quel che emerge dal basso, alla fine, viene cooptato. Nihil sub sole novi.

La frase di Junio Valerio Borghese è importante perché, quantunque fotografi esattamente la natura della sconfitta nella seconda guerra mondiale, che rese possibile il momentaneo successo delle forze popolari sancito nella Costituzione proprio per la sua caratteristica di disastrosa sconfitta della classe dominante dell'epoca (la borghesia italiana), ha tuttavia validità generale. Più ancora che vincere o perdere, conta come si vince o si perde!

Ebbene questo è il problema che oggi devono affrontare le forze di quel movimento politico nato dal basso, cui si è cominciato a dare il nome di "sovranismo storico" e meglio noto come "sovranismo costituzionale", di cui mi onoro di far parte: non solo stiamo perdendo, ma anche e soprattutto in malo modo! Al solito (nihil sub sole novi) una delle regioni di questa sconfitta è l'uso della cooptazione, esattamente come avvenne nella seconda guerra mondiale che, quasi sicuramente, avremmo perso ugualmente, ma il cui esito così disastroso non può essere spiegato solo con la favoletta dell'italietta vaso di coccio tra i vasi di ferro.

Junio Valerio Borghese, un esponente della nomenklatura e pertanto un avversario delle forze popolari (come ha dimostrato di essere in modo lampante nel prosieguo della sua vicenda politica) lo afferma senza infingimenti: la sconfitta disastrosa fu causata dal tradimento di quella stessa borghesia che aveva voluto il fascismo come soluzione del conflitto sociale riaccesosi dopo la vittoria nella grande guerra. L'Italia, lo affermo senza esitazione sulla base di dati oggettivi e inconfutabili, ha perso disastrosamente una guerra - che non poteva che perdere - perché la classe sociale responsabile della disattivazione di quel poco di democrazia che pure si era imposta in epoca giolittiana, si è schierata dalla parte degli inglesi ben prima dell'8 settembre 1943! Questa cosa, ne sono assolutamente convinto, deve essere ben compresa, perché è essenziale per spiegare la psicologia profonda del revanchismo fascista del dopoguerra. Questa gente, che aveva ricevuto il mandato a governare l'Italia dalla borghesia dominante preoccupata prima di tutto di tenere a bada il protagonismo e l'ascesa delle classi popolari, si è sentita tradita dai suoi stessi mandanti. Da ciò il mito del "fascismo che ha fatto delle cose buone". Un mito, in parte vero, tuttavia funzionale al fine di nascondere un altro tradimento: quello dell'idea socialista, da essi perpetrato per raggiungere il potere.

Il sovranismo costituzionale, che alcuni nella fretta di disfarsene definiscono "sovranismo storico", è ciò che resta di una mobilitazione durata un decennio che ha subito un attacco analogo a quello che patirono i socialisti e i giolittiani all'inizio del secolo scorso. Lo strumento usato dalle classi dominanti, che oggi in Italia sono un'articolazione della grande finanza globalista, è stato ancora una volta la cooptazione degli elementi più in vista. Pochi hanno resistito al canto delle sirene, molti hanno scelto di aderire purché gli sia permesso di continuare a usare, in modo fraudolento, le parole e i concetti grazie ai quali si erano distinti. Ecco allora che la parola "sovranismo" è stata contrabbandata come un valore del "salvinismo", che è una replica di quello che accadde nel 1922 quando molti socialisti ritennero di contribuire agli ideali socialisti seguendo Benito Mussolini: oggi un numero incredibile di difensori della sovranità nazionale è indotto a credere lo stesso, e segue Matteo Salvini! Un'omotetia ideologica, ben più fondata di quella meccanicistica secondo la quale gli americani sarebbero corsi in soccorso dell'Europa spinti da una loro visione del capitalismo di stampo keynesiano per combattere quello di derivazione Hayekiana. A buon intenditor poche parole.

Una delle foglie di fico, usata soprattutto da quelli che non si sono convertiti al salvinismo ma nemmeno hanno la forza morale di continuare una battaglia che oggettivamente ha poche possibilità di essere vincente, è quella secondo cui non ci si può fossilizzare in una visione ristretta entro i confini nazionali, perché "fare politica" significa prendere atto della realtà della situazione tenendo fermi i propri ideali. Insomma una ritirata tattica. E se uno vuole fare politica, cioè (per usare una frase tanto convincente quanto capziosa) "incidere sulle dinamiche reali e non coltivare sogni" deve necessariamente prendere le distanze da questo "sovranismo storico" ormai ripiegato su sé stesso. Si tratta della versione per educande sinistrate dell'altreuropeismo, buona per tacitare la coscienza. Parole, ben scelte e confezionate, utili a giustificare un bisogno di protagonismo che non può che risolversi nell'ingresso in qualche riserva indiana che sarà graziosamente concessa dagli ormai certi vincitori. Ho definito questa attitudine psicologica "ristoro", guadagnandomi qualche antipatia. Me ne dispiaccio, ma non sono pentito. Anche perché la situazione reale e concreta è questa, e non posso tacere.


9 commenti:

  1. Buonasera Sig. Fraioli, la leggo da molto molto tempo. Se posso permettermi: come scrive bene. E poi quello che secondo me conta davvero: continua a dire un sacco di cose giuste. Cioè non ha iniziato ad elaborare astrusi alibi stretegici per poter incominciare a dire, o persino a fare, delle cose assolutamente sbagliate. Un vincente.

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    1. Veramente sono un perdente, perché sono rimasto quasi da solo. La cosa che mi sorprende non è che ci siano quelli che, potendo fare lucrosi compromessi, li fanno. Quello che mi lascia senza fiato è vedere i tanti che si sforzano di vendersi in assenza di compratori!

      Sono i troppi, ognuno dei quali conta davvero poco, cui nessuno ha mai chiesto né chiederà di scendere a compromessi. Eppure lo fanno, scendendo sempre più in basso nell'oceano del ridicolo.

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    2. Il perculamento della signora AlbertaB persegue, senza raggiungerle ovviamente, vette petroliniane.

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    3. Caro Ippolito è sempre la solita storia. Ad un basso Q.I.corrisponde sempre un basso quoziente morale. Se poi ci aggiungi l'anonimato siamo ad una mentalità di stampo mafioso.
      Buona Vita

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    4. Io sono Antonella B da una vita ed ho commentato per lodare il Sig Fraioli, non certo per percularlo, il resto è il frutto di raffinate menti superiori, insulti personali compresi.
      Buona Notte.

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    5. In realtà Lei è un'anonima con nickname "AntonellaB". Magari è in buona fede, oppure no, però è ovvio che degli anonimi si sospetti perché non si prendono la responsabilità di quello che scrivono. Si faccia conoscere, ci dica chi è, e vedrà che sarà trattata diversamente, e comunque troverebbe in me un alleato. Nella situazione data, invece, non posso far nulla.

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  2. Caro Fiorenzo con un poco di ritardo ho letto questo tuo post. Pur essendo convinto anche io che una delle armi con le quali le elite vincono sia la cooptazione degli elementi più in vista,non la ritengo però l'arma vincente.
    L'asso nella manica delle elite.quella su cui loro possono contare con estrema sicurezza è il frantumarsi degli avversari in mille fronti.La legge è questa:Le elite sono in pochi,ma fanno gruppo,il popolo è in maggioranza ma sidivide in partitini e sette.Quindi sono facilmente sconfitti.Non è stato grave che alcuni socialisti siano passati con Mussolini ( se ben ricordi persino Gramsci era sulle posizioni interventiste del Mussolini socialista e ne parlò bene ), ma è stato GRAVISSIMO il settarismo socialista e la frantumazione di Livorno.
    Con questo esempio voglio dire che è solo una tesi di conforto psicologico attribuire a Bagnai o LBC specialmente a questo ultimo delle carenze che invece sono tutte nel movimento sovranista.Fai mente locale anche alla tua esperienza con Sollevazione e con ARS e FSI e le querelle con D'andrea ,Simone Boemio di articolo uno e poi Tonguessy e Lorenzo D'Onofrio solo per ricordarne alcuni Ammettiamolo ,anche se tu alla fine hai fatto da paciere diplomatico e l'hai buttata su questioni caratteriali il risultato è stato la scissione . Un mare di tempo sprecato. Non è un reato che chi ha capito subito la questione si è fatto cooptare o è in attesa di farsi cooptare in alternativa alle infinite querelle.
    Buona Vita.

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    1. Caro Gianni, tu pensi che io sia uno di quegli illusi che credono possibile un mondo senza dominanti e dominati? Mi ha preso forse per uno stupido "comunista"? So benissimo che questo è impossibile e contro la logica delle cose, ma qui il punto è che si è rotto un equilibrio.

      Il rapporto tra dominanti e dominati non è mai 100 a 0, non c'è mai dominazione assoluta e servitù senza speranza, solo che il punto di equilibrio si sposta, e talvolta tracolla. Ebbene, temo che stiamo vivendo un momento del genere, il che rende necessario e urgente agire per limitare al massimo il danno. Non solo per i dominati, ma per la stessa civiltà, che muore quando lo strapotere dei dominanti cresce oltre il limite.

      Io non mi illudo di poter combinare chissà cosa, ma credo che proprio nei momenti in cui tutto va male bisogna dedicare tutte le energie per arrestare il disastro. Chi non lo capisce, o chi pur capendolo pensa a sé stesso, in situazioni come questa fa un danno enorme che va ben oltre il semplice calcolo concreto, perché causa un danno simbolico dalle conseguenze imprevedibili.

      O forse pensi che sia inevitabile che si arrivi a una situazione 100 per i dominanti e 0 per i dominati? Lo ritieni inevitabile? Magari pensi che sia sempre stato così? Ti sbagli, non esisterebbe quella cosa che chiamiamo civiltà.

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  3. l' accostamento a Petrolini dovrebbe esser preso come un complimento, ma capisco, dalla logica che sostiene i suoi sillogismi, che lei possa aver compreso il contrario.

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