sabato 21 settembre 2019

Il movimento no-bretelle - storia di una bolla nel mondo della moda

Tratto da "Cronache della repubblica di Papalla" - di autore ignoto.


Nella repubblica di Papalla sono successe tante cose negli ultimi anni. Come sapete i governi della repubblica decisero, molti decenni or sono, di imporre a tutti i cittadini l'obbligo delle bretelle, onde por fine all'indecoroso spettacolo di papallesi che circolavano in ogni dove colla panza de fòri. Inizialmente ci fu consenso, in quanto l'uso delle bretelle veniva presentato come un necessario adeguamento agli ultimi dettami della moda ma, con il passare del tempo, un numero crescente di cittadini cominciò a rendersi conto della maggiore comodità delle tradizionali cinte. Alcuni, più estremisti e politicizzati, addirittura rimpiangevano il tempo in cui i pantaloni erano retti da un semplice spago, descrivendo quell'era come una sorta di età dell'oro.

Sia come sia, il fatto gli è che il movimento no-bretelle a un certo punto ha iniziato a prendere piede. Ci furono convegni, mobilitazioni, e ben presto alcuni sarti eterodossi (o ortodossi, come amavano dipingersi, accusando di eterodossia i bretellisti) presero la guida del movimento tra l'entusiasmo dei seguaci. "Le bretelle cadranno presto", declamava il più noto di essi, perché l'ergonomicità della moda avrebbe prevalso! Ben presto sorsero molti movimenti no-bretelle, e anche due maison che già avevano il loro peso sposarono questo indirizzo. Si moltiplicarono le sfilate, nelle quali un gran numero di modelle si offriva di indossare gratuitamente abiti senza le odiate bretelle. Il fermento cresceva.

Le due principali maison entrate nel movimento no-bretelle organizzarono due vaste campagne, l'una denominata "Basta Bretelle!", l'altra "Fuorilapanza.com", nel mentre alcuni scettici, abitanti nella nota valle dei castori, iniziavano a seminare dubbi sulle reali intenzioni delle due maison; le quali, tuttavia, videro accrescersi sensibilmente le loro vendite, fino a giungere a dominare il mercato della moda pret-a-porter. Solo l'alta moda resisteva, dimostrandosi impermeabile ai richiami del nuovo modo di vestire.

Giunte infine a dominare completamente il brand della nuova moda, si assistette a un inaspettato cambio delle strategie di marketing. Alcuni dei sarti assurti alla guida del movimento no-bretelle iniziarono infatti a sostenere che il segmento dell'alta moda non poteva essere, sic et simpliciter, riconvertito al no-bretelle, perché ciò avrebbe causato una grande confusione nella ridefinizione delle misure delle taglie, per cui proposero una strateggia di transizione basata sull'introduzione di strumenti paralleli, ad esempio piccoli bottoni in luogo delle bretelle, da cui la dizione mini-bot. Nel frattempo, le collezioni autunno inverno 2018 del pret-a-porter presentarono ancora abiti con le bretelle, suscitando sconcerto tra i consumatori.

Nell'estate del 2019 le due maison entrarono in aperto conflitto perché una delle due, grazie alla maggiore efficacia della sua campagna "Basta Bretelle!", potenziata con l'inclusione di altre proposte che avevano trovato un'entusiastica accoglienza tra i consumatori, giunse a conquistare la parte maggioritaria del mercato rovesciando il precedente equilibrio. Le maison dell'alta moda si inserirono nel conflitto rompendo il trust esistente e riaffermando quello tradizionale, aprendo al contempo il mercato dell'alta moda alla maison in momentanea difficoltà, in cambio dell'abbandono completo della campagna "Fuorilapanza.com". A quel punto anche l'altra maison non ebbe altra scelta che abbandonare la posizione "Basta Bretelle!" e, al fine di rendere maggiormente credibile la sua posizione nuovamente allineata, introdusse nelle nuove collezioni, oltre alle tradizionali cinte reggipanza, anche delle innovative cinghie reggipalle, che pure erano sempre state considerate una soluzione estremistica.

I sarti ex-eterodossi (o ex-ortodossi) - soprattutto quelli che avevano dettato la moda nella più combattiva maison "Basta Bretelle!" - vennero ben presto emarginati. Alcuni evitarono il licenziamento, dovendo però accettare pesanti demansionamenti, altri si ritrovarono letteralmente in mezzo alla strada. Uno di loro è stato visto aggirarsi nei pressi della valle dei castori intento a pietire un'occupazione qualsiasi, foss'anche quella di semplice tagliatore di stoffe. Oggi vive a metà strada tra Roma e Pescaracas, in località Cocullo, dove è possibile incontrarlo al baretto.


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