mercoledì 11 settembre 2019

Sovranismo vs. Nazionalismo



Io credo che sia necessario ribadire l'ovvio, e cioè che la Lega - oggi parliamo della Lega - non è sovranista, sebbene si sia indebitamente appropriata di un termine introdotto in politica da noi veri sovranisti.

Ricordiamo allora quali sono le differenze di base tra il sovranismo e il nazionalismo.

Per prima cosa sottolineo che il sovranismo è protezionista, come lo è talvolta il nazionalismo, laddove per protezionismo si intende il controllo da parte dello Stato dei flussi verso l'estero dei fattori produttivi: capitali, merci, servizi e persone. La differenza consiste nel fatto che il nazionalismo tende ad aprirsi agli scambi commerciali quando il paese si trova in una posizione dominante, e anzi ad imporli ai paesi più deboli, anche con la forza. Il sovranismo no, esso è costitutivamente contrario agli accordi di libero scambio che non siano rigorosamente bilaterali. Pertanto l'orizzonte vincente di uno Stato nazionalista è l'imperialismo, laddove quello di uno Stato sovranista è l'aumento della propria autosufficienza. In altre parole, uno Stato sovranista si apre agli scambi commerciali solo nella misura in cui ciò è necessario, oltre che su base rigorosamente bilaterale. Non si tratta di una differenza da poco.

Ma la differenza tra sovranismo e nazionalismo risalta in modo eclatante dal fatto che noi sovranisti siamo fortemente statalisti, mentre i nazionalisti sono per lo Stato minimo. Per essere chiari, in uno Stato Sovranista i cento gruppi privati più ricchi e potenti devono essere, presi tutti insieme, cento volte più deboli dello Stato. Nessun gruppo privato, o alleanza di gruppi privati, deve mai essere in grado di impensierire lo Stato, essendo al massimo fastidiosi come la puntura di una zanzara. Rigorosamente autoctona, mi viene da dire, perché noi le zanzare tigre non le vogliamo.

Ora, a prescindere da tutte le chiacchiere di fattibilità di un modello come quello sovranista, cosa di cui non mi occupo in questo video, quello che è importante è capire, e non dimenticare mai, è la differenza tra il sovranismo doc e il falso sovranismo della Lega. Che è, in realtà, e nella migliore delle ipotesi, nazionalismo. Per di più un nazionalismo straccione, da paese subalterno, che aspira a sedersi alla ricca tavola imbandita dai nazionalisti dei paesi maggiori, impropriamente chiamati globalisti, a spese del popolo e degli interessi generali della Patria.

Un saluto.

5 commenti:

  1. D'accordo su tutto fuorché sull'ultima parte: sembri quasi suggerire che il globalismo non esista (vi sarebbero solo nazionalismi), ma a esso a mio avviso esiste, almeno come processo oggettivo.
    È il processo di livellamento a cui assistiamo e a causa del quale ad esempio abbiamo McDonald's, e qualsiasi altro prodotto culturale "globalizzato", non solo a Roma e a Parigi (oltre che, naturalmente, a Washington), ma addirittura a Mosca e a Pechino, a Rabat e a Tokyo; a causa del quale le grandi metropoli rischiano di andarsi ad assomigliare un po' tutte persino in termini di urbanistica e stile architettonico; a causa del quale, nell'interconnessione economica globale ("il groviglio economico tra le nazionali, lo chiamava Keynes in “Autarchia economica” del 1933), la sovranità degli Stati, anche di molti fra i più potenti, evapora e lascia posto alla violenza di multinazionali e potere economico.

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  2. Provo a riscriverti qui, Fiorenzo, perché sarebbe molto interessante una tua risposta in merito alla questione dei "nazionalisti dei paesi maggiori, impropriamente chiamati globalisti". Non trovi che il globalismo (rimando al mio messaggio precedente) sia un fenomeno oggettivo in essere e in pieno svolgimento e approfondimento, a prescindere dall'esistenza di diversi nazionalismi antagonisti?

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    1. Il globalismo è, a mio parere, solo un modo edulcorato di ridenominare l'imperialismo e i sub-imperialismi. Credi davvero che bande armate fino ai denti (questo sono gli Stati, siano essi capitalisti, liberisti, nazionalisti, fascisti o pastrufiani) possano d'amore e d'accordo decidere di scambiare capitali, merci, servizi e persone in base al principio secondo cui questa libertà degli agenti economici renderà tutti più prosperi? Senza, per di più, alterare i reciproci rapporti di forza? Non esiste il globalismo, esistono gli imperialismi e i sub-imperialismi. Quello franco-tedesco è un sub-imperialismo che si esercita sugli altri Stati europei, comunque subalterno all'imperialismo USA. Quest'ultimo deve oggi confrontarsi con l'imperialismo rinascente cinese e con quello mai sopito della Russia, nonché con altri, dall'India al Pakistan e altri minori.

      Insomma, "globalismo" è una parola truffa, buona per i leoni da tastiera. E' sempre il vecchio caro imperialismo, ma chiamarlo così non è abbastanza glamour.

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  3. Sul piano dei rapporti di forza capisco perfettamente quello che vuoi dire, ma non trovi che ci sia una sorta di omologazione culturale mondiale, per cui un certo livellamento si sia verificato e abbia avvicinato notevolmente anche i Paesi esterni alla sfera anglosassone? Guarda le distese di grattacieli di Pechino, di New York, di Milano, di Mosca, di Ryad, di Tokyo: sono tutte uguali. O il fatto che tutti questi Paesi guardino gli stessi blockbuster americani. Il fatto che McDonald's sia ovunque in questi Paesi.
    Forse è una questione tecnologica, non so, ma non trovi che omologazione e livellamento, nella società dei consumi e dell'accumulazione di capitale odierna, siano diventati un fenomeno così pervasivo da trascendere i soggetti imperialistici stessi? Che senso ha parlare di cultura islamica se nei paesi islamici c'è il McDonald's?

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    1. Nei paesi islamici ci sono le basi americane. Non mi risultano basi saudite in USA.

      Poi certo, lo sviluppo tecnologico procede un po' di pari passo, i materiali sono più o meno gli stessi, finché non c'è la guerra conclamata le merci si scambiano ugualmente, quindi sembra che la sostanza del globalismo sia diversa da quella dell'imperialismo classico, ma resto dell'idea che sia un'illusione superficiale. Alla fine, quel che conta, è chi riesce ad imporre i termini degli scambi, cosa in cambio di cosa e in che quantità, come pure cosa produrre. Le fabbriche di microprocessori come i centri di progettazione sono negli USA, non in korea del sud, dove fanno memorie e assemblano dispositivi.

      Oppure pensa al V secolo avanti Cristo, alla vigilia delle guerre persiane. Pensi che fossero così diverse le città greche da quelle persiane?

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