Vox Italiae - commento alla prolusione di Diego Fusaro
Mi è stato chiesto da un commentatore del blog di dire la mia sull'intervento di Diego Fusaro alla presentazione del movimento Vox Italiae. L'ho fatto con questo video, che sottopongo al vostro apprezzamento o alle vostre stroncature.
Ho scoperto che io, ateo e nichilista, sarei un nemico di e secondo Fusaro, devo inoltre sorbirmi la sua opera di nichilizzazione della differenza tra sinistra e destra, come anche tra sovranismo e nazionalismo…. nella sua descrizione di un mondo dominato da sovranisti, dal sovranismo perchè mai un sovranista dovrebbe ribellarsi? abbiamo già Putin, Trump, Bolsonaro,Orban.... noi avevamo Salvini. Mi basta già questo per considerare pattume ideologico il pensiero di Fusaro, va bene che dal letame nascono i fior...però non sempre.
A] Quando Fusaro parla delle idee di sinistra e cioè la giustizia sociale (diritti sociali, Stato sociale), il lavoro fisso e ben retribuito anziché flessibile e precario, ecc., e dei valori di destra e cioè la trascendenza, la metafisica e l'identità, non credo, Fiorenzo, che lui si riferisca alla borghesia, bensì alla cosiddetta destra tradizionalista dei Guenon e degli Evola, che criticavano la modernità capitalistica "da destra", ovverosia con un armamentario concettuale differente da quello marxista. Dunque, proprio come la sinistra delle idee non è quella liberale ma quella gramsciana e leliobassiana, statalista (in senso costituzionale), e socialista o comunque keynesiana, così la destra dei valori non è quella liberale ma quella guenoniana ed evoliana summenzionata. Certamente bisognerebbe pervenire a qualcosa di nuovo che superi dialetticamente le vecchie categorie; a tal proposito Costanzo Preve parlava, con la consueta genialità, di comunitarismo come superamento dialettico del progressismo e del conservatorismo. Ecco che il sovranismo costituzionale può assomigliare alla traduzione in prassi della proposta teorica previana, per esempio.
B] Quella di 1% contro 99% è certamente una semplificazione. Può interessare, forse, la tesi di Costanzo Preve, che divide in 4 strati la piramide sociale della nostra contemporaneità. Ora, è del tutto evidente, e Preve stesso lo ripeté a più riprese, che parlare di 4 strati è a sua volta una semplificazione, ma non trattandosi di una dettagliatissima monografia di carattere sociologico, quanto piuttosto di un "fissare i punti", che è un'operazione avente carattere filosofico (che ci aiuta cioè a cogliere la totalità sociale del mondo attuale), tale semplificazione può risultare utilissima. Si trova esposta qui: https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=3257.
C] Riguardo a ciò che Fusaro dice circa Lega e M5S c'è da essere, a mio avviso, non solo in completo disaccordo (il che è il minimo), ma addirittura profondamente preoccupati, tanto che personalmente mi è suonato un campanello d'allarme tale da farmi ritenere potenzialmente Fusaro un disattivatore di dissenso (gatekeeper), e ora spiegherò perché. Fusaro dice che Lega e M5S avevano dato luogo a un governo "socialisteggiante e identitario" (ma per favore!), che era inviso alle oligarchie dominanti e che per questa ragione sarebbe stato stroncato, facendo riandare i verdi leghisti dai bluet berlusconiani, e i gialli pentastellati dai fucsia piddini; ergo è solo ora che i gialli e i verdi sono tornati dai liberali (rispettivamente dai fucsia e dai bluet) che è lecito contrastarli, mentre fintanto che erano uniti (gialloverdi, appunto), il loro sarebbe stato un esecutivo degno di interesse! Ridicolaggine pazzesca, che un Marco Mori, o un Fiorenzo Fraioli, o un membro del Fronte Sovranista Italiano sarebbero capaci di smontare immediatamente. E quindi magari Fusaro in futuro tornerà a parlar bene della Lega presa singolarmente o del M5S preso singolarmente, facendo passare il messaggio che presi, appunto, singolarmente non siano articolazioni di quell'entità unitaria che abbiamo imparato a chiamare PUL, Partito Unico Liberale, ma partiti realmente antiliberali e quindi popolari in senso autentico. Cosa tocca sentire! C'è solo una domanda da porsi: quella di Fusaro, in proposito, è ingenuità o malafede?
Scrivi: «Quando Fusaro parla delle idee di sinistra e cioè la giustizia sociale (diritti sociali, Stato sociale), il lavoro fisso e ben retribuito anziché flessibile e precario, ecc., e dei valori di destra e cioè la trascendenza, la metafisica e l'identità, non credo, Fiorenzo, che lui si riferisca alla borghesia, bensì alla cosiddetta destra tradizionalista dei Guenon e degli Evola, che criticavano la modernità capitalistica "da destra", ovverosia con un armamentario concettuale differente da quello marxista.»
Intanto Fusaro ha parlato di borghesia come classe depositaria di valori, e io non ho potuto far altro che criticare quello che ha esplicitamente affermato. Se invece, come ritieni, intendeva riferirsi alla tradizione esoterica della destra tradizionalista (e gnostica mi sembra di intendere), allora la questione si fa drammaticamente più seria. Ma io non sono in grado, da solo e in questo momento, di valutarla e di esprimere un mio punto di vista. Sebbene questa ipotesi mi inquieti, e non poco.
Aggiungo, per il fatto che mi ha colpito, che nella pagina wikipedia dedicata a Evola ho letto questa affermazione che condivido totalmente: "gli ebrei non sono una razza ma solo una Nazione". Ti chiedo: sono per questo un evoliano?
Quanto alla domanda se quella di Fusaro sia ingenuità o malafede, non ti posso rispondere per mancanza di elementi oggettivi. Potrei darti le mie impressioni, ma non lo faccio sia perché sono negative che per il fatto che potrebbero essere completamente sbagliate. Infine, non dobbiamo dimenticare che è stato allievo di Preve, che ha tutta la mia stima.
#EvolaTeam: sugli Ebrei Evola ha cambiato versione piu' volte (e onestamente e' una parte della sua opera che conosco poco). Diciamo che in generale li ha sempre considerati come il nemico assoluto della Tradizione (cioe' del sistema di valori che Evola difendeva e sperava di mantenere vivo pur nel generale - e fondamentalmente inarrestabile - declino del Mondo Moderno), e che in effetti nelle versioni successive l'aspetto razziale (o razzista) e' stato messo in secondo piano.
Se ricordo bene per lui uno poteva essere "Ebreo nell'anima" (intendendo la personalita') e come tale da combattere, ma si poteva anche - per quanto raro - essere nati da genitori Ebrei e avere un'anima Tradizionalista.
Ebbene sì, nel linguaggio esistono le idee di giustizia sociale e di solidarietà, mentre Dio, Patria e Famiglia sono categorizzate come valori. La tua osservazione pecca quindi di sofismo.
Ovviamente puoi denunciare questo tipo di categorizzazioni, ma allora devi farlo esplicitamente, magari pubblicando un dotto articolo di critica linguistica in cui sostieni che Dio, Patria e Famiglia sono idee, mentre giustizia sociale e solidarietà sono valori. Se lo scriverai sarò lieto di ospitarlo su questo blog. E non lo dico per prenderti in giro, ma perché sono convinto che dovrebbe essere così: o per meglio dire dovrebbe esserlo per un sovranista doc.
Non c' è bisogno di essere linguisti per riconoscere che dio patria e famiglia sono i valori fondanti dell' ideologia fascista, persino alcuni cattolici li riconoscono come falsi valori; io non arrivo e tanto, probabilmente lo sono al pari dei valori sociali della solidarietà, della uguaglianza ed equità, giustizia sociale... Non dimentichiamo che esisteva ed esiste tutt' ora sia pur dissimulata una ideologia fascista che si fonda su alcuni aspetti fondamentali: 1) L’aspirazione a fondere tutto il popolo in una comunità nazionale organica e la conseguente esaltazione dei sentimenti di identità e di appartenenza “tribali” fondati sul sangue, la terra, le tradizioni. 2) La negazione del conflitto di classe e la sua sublimazione in un sistema collaborativo basato sulla solidarietà interclassista in nome dell’interesse generale della nazione. in questo senso va vista la pretesa di negare la dicotomia destra sinistra che in realtà serve a negare il conflitto distributivo tra le classi. 3)L’opposizione alle concezioni antropologiche materialiste ed egualitarie in favore delle “naturali” ineguaglianze tra gli uomini ed i popoli. se permettete io preferisco tenere la mano sopra la fondina.
Dio Patria Famiglia sono stati i valori fondamentali di tutta la civiltà europea dall'inizio dell'800, non solo del fascismo. Ciò detto, mi spieghi perché vieni qui a commentare come se si stesse esaltando il fascismo? Oppure non ti sta bene che, invece di dire che è stato il male assoluto, si afferma che è stato un male e punto?
Allora te lo ribadisco, così non avrai più dubbi: per me il fascismo è stato un male, non il male assoluto. Il male assoluto io lo vedo nella testa di chi vede il male assoluto dove c'è solo il male. Ti ricordo, a proposito di male, che comunque non è nemmeno quello assoluto, che negli USA c'è stata la schiavitù fino al 1865, che il Giappone si è beccato l'atomica per intimorire l'URSS, che nel Colosseo si davano in pasto gli esseri umani alle fiere, che ad Atene il 90% degli abitanti erano schiavi, che tutti i popoli dell'antichità hanno praticato sacrifici umani, che gli albigesi furono sterminati da Santa Romana Chiesa...
Però il fascismo è il male assoluto! Dicessi almeno il nazismo, no il fascismo! E come mai non ci metti pure il comunismo? Non ha fatto milioni di morti anche il comunismo? E il PD, col quale sei stato alleato alle ultime amministrative a Casale, non è forse l'erede del Partito Comunista Italiano?
Ci ho ripensato, il male assoluto esiste. Ma non ti dico cos'è, perché ho orrore al solo pensarci.
per un vero sovranista la causa primigenia della perdita della sovranità del nostro paese, cioè il fascismo, non può che essere il male assoluto e mi dispiaccio che non ve ne rendiate conto
Osservazione interessante. Pero' mi viene da chiederti: secondo te, in termini di sovranita', stiamo messi meglio noi o la Germania? In caso la risposta sia "Germania" dovremmo quindi trarne che il Nazismo era un po' meno assoluto, come male?
Ne abbiamo già parlato con Fiorenzo in un vecchio post, la Germania ha saputo sfruttare il progetto di costruzione della UE al fine di riscattare pezzi della propria sovranità, ha ottenuto la riunificazione, le resta solo di recuperare la piena sovranità militare, obiettivo ottenibile solo all' interno del progetto europeo e con l' aiuto della Francia. Noi abbiamo perso anche questo treno... Che tristezza. Bisogna considerare che gli anglosassoni hanno sempre dimostrato grande rispetto per quei popoli che hanno combattuto,sia pure dalla parte sbagliata, fino all' ultimo uomo, al contrario del popolo italiano che anche grazie al fascismo è stato considerato un popolo di cialtroni.
Perdonami, io ti rispetto e non e' mia intenzione "metterti in bocca" concetti che non sono veramente tuoi, ma mi permetto di osservare che da "Fascismo male assoluto in quanto ha distrutto l'idea di Nazione" mi pare che ci stiamo avvicinando piu' a tematiche autorazziste.
Per come la metti tu si direbbe che se il problema e' che non ci siamo battuti coerentemente fino alla fine (come Tedeschi o magari Ungheresi) lo dobbiamo piu' al motto che dovrebbe campeggiare sul tricolore (cit. Longanesi) che al Fascismo in quanto tale.
Dal Fascismo abbiamo avuto, per dire, El Alamein: spreco inutile di vite fin che vuoi, ma sicuramente molto rispettabile dal punto di vista Anglosassone. Viceversa stento a ravvedere una matrice fondamentalmente fascista per l'8 Settembre.
Ergo i casi sono tre:
- Il vero Male Assoluto erano i Savoia (su cui potremmo pure essere d'accordo, pur essendo io Piemontese... o forse proprio per quello). - Il vero Male Assoluto erano gli Italiani in quanto tali, geneticamente incapaci di combattere fino all'ultimo uomo. - Volevi dire tutta un'altra cosa e io non ho capito il tuo punto.
Fiorenzo, effettivamente Fusaro parla di borghesia; è Alain de Benoist che si dichiara avente valori di destra e idee di sinistra, e a comunicarlo è proprio Costanzo Preve in uno dei video in cui compare con Fusaro, questo: https://m.youtube.com/watch?v=3Avx4j2l4TE Sempre tornando a Preve, non ricordo dove, ma scrisse che era necessario andare "oltre il rosso, oltre il bruno e oltre il rosso e il bruno", proprio a voler intendere che superare la dicotomia destra-sinistra dev'essere un atto grosso modo radicale. Certo, prendere spunto da queste categorie non è vietato... In ogni caso, Fusaro è stato allievo di Preve, vero, ma lo scimmiotta e ne sembra la versione addomesticata e truccata (nel senso del trucco pre-salotto televisivo).
Ippolito, magari parlare di idee e valori rischia di essere fuorviante, non lo so, può anche essere. Ammettiamo per ipotesi che lo sia. Io parlerei allora di attingere dal repertorio di sinistra in economia e da quello di destra in cultura, al limite... ma, come detto, LASCEREI PROPRIO PERDERE anche le stesse parole destra e sinistra, che servono soltanto a scatenare il tifo (e il circo mediatico su questo ci gioca in modo evidente e sistematico). Non ci aiutano più a orientarci, tali parole; è come parlare di guelfi e ghibellini. Basta.
Caro Fiorenzo ho seguito con molto interesse il tuo commento.Ottima l'idea di spezzettare il discorso di Fusaro in "paragrafi" e commentarli.A mio avviso hai centrato il nocciolo del problema,che è quello della rimozione storico-pisicologica del fascismo che come giustamente dici è un totem-tabù.Soprattutto la fase che va dal 25 luglio 1943 con l'ordine del giorno Grandi che provoca la defenestrazione di Mussolini(persino il genero Ciano gli votò contro) fino all'otto settembre e alla fuga del RE e del suo entourage.A tal proposito vorrei consigliarti due libri scritti immediatamente alla fine del conflitto 1)Satta Salvatore :De Profundis 2)Corrado Alvaro :L'Italia Rinuncia? Sembrano scritti oggi,quello di Alvaro poi è molto vicino alle tue idee sulla borghesia,soprattutto quella italiana,che hai espresso nel video. Buona Vita
sarà anche vero che non ha senso essere antifascisti in assenza di fascismo, per fortuna Fusaro cerca di porre rimedio a questa assenza https://it.wikisource.org/wiki/La_dottrina_del_fascismo
La risposta è arrivata presto: https://www.facebook.com/1433321466/posts/10220008492229304/
P.S.: fra i commenti ce n'è anche per Rizzo. È sconfortante affermarlo, ma sembra davvero che gli unici a tenere la barra dritta siano quelli del FSI. Speriamo che questa, la Grande Fase dei Disattivatori di Dissenso (GFDD), sia solo una fase di interregno dove si verificano i fenomeni più morbosi, per dirla alla Gramsci...
PaMar, non ho capito cosa vuoi dire quando scrivi "sperava di mantenere vivo pur nel generale - e fondamentalmente inarrestabile - declino del Mondo Moderno". Come si può mantenere vivo quel sistema di valori mentre la modernità collassa e, nel suo collassare, sgretola proprio la tradizione? Era un desiderio illusorio? O forse Evola pensava che quei valori, dopo il declino della modernità, sarebbero tornati di attualità?
Il Tradizionalismo si basa su due idee fondanti: una e' che quello che il resto del mondo considera "progresso", quindi scienza, democrazia, uguaglianza tra le persone... sono invece sintomi di profonda decadenza da una Eta' dell'Oro che e' appunto la culla della Tradizione (il che e' probabilmente anche il motivo per cui nonostante la sua ricchezza e profondita' di pensiero tale "movimento" sia stato abbastanza emarginato dal dibattito culturale, la "contiguita'" - soprattutto di Evola - con il Fascismo han fatto il resto).
L'altro pilastro e' che questa corsa verso la rovina della Civilta' (la caduta viene chiamata "Kali Yuga", molte idee del Tradizionalismo vengono dalla cultura Indiana di cui soprattutto Guenon era profondo conoscitore) e' sostanzialmente inarrestabile.
Per il Tradizionalismo la Storia si ripete lungo cicli millenari: all'Eta' dell'Oro segue inevitabilmente la rovina della civilta', a cui fara' seguito una nuova Eta' dell'Oro e cosi' via (cfr.: Perennialismo ).
Quindi per chi crede alla Dottrina Tradizionale, l'idea di opporsi a tale ciclo naturale e' sostanzialmente assurdo. Al piu' si tratta di mantenere vivi in se' stessi (e in qualche ristretta cerchia di persone) il rispetto dei valori Tradizionali, ma "riportare indietro l'orologio" non e' soltanto impossibile, e' anche - fondamentalmente - andare contro alla dottrina stessa.
Evola pubblico' tra l'altro un libro proprio sull'argomento specifico (cosa dovrebbe fare un un Tradizionalista nel mondo moderno?): si intitola "Cavalcare la Tigre" - dove la tigre e' appunto l'inarrestabile moto verso la Caduta.
Se - come spunto di riflessione - vi viene voglia di leggere un solo libro tra "i classici" consiglio vivamente "Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi" di Guenon.
Se preferite un autore moderno che offre una panoramica storica sul Tradizionalismo (senza esserne un seguace) suggerisco invece "Against the Modern World: Traditionalism and the Secret Intellectual History of the Twentieth Century" di Mark Sedgwick, di cui pero' non mi risulta esistano traduzioni in italiano.
Vedo che la discussione sui "valori" appassiona molto. Ora io non ho sulla da obiettare a intellettuali come Guenon ed Evola che amano cimentarsi nella costruzione di narrazioni fantastiche, in fondo non dissimili dalle teorie di Vico, se non che esse devono essere considerate per quello che sono: costruzioni narrative e immaginifiche prive di qualsiasi riscontro storico/scientifico. Ma vanno bene lo stesso, per carità, la cultura è anche, se non soprattutto, immaginazione.
Però qui stiamo parlando di politica, non di cicli storici millenari che si ripetono, di cadute inevitabili, di razza in senso biologico o spirituale. Qui parliamo di politica, cioè di problemi che riguardano i viventi, i loro figli e nipoti, al più i pronipoti. Oltre questo orizzonte si scade nel fantasy, che è affascinante ma non è più politica, o almeno lo diventa sempre di meno man mano che si allarga l'orizzonte.
E allora parliamo di politica. Due delle principali questioni che riguardano e preoccupano i viventi sono:
1) l'impressionante mutazione dei costumi che sembra preludere ad una società in cui il concetto di decoro, nel sentire tradizionale del suo significato, sembra essere sul punto di venire travolto. 2) il crescente flusso di immigrati, che ci viene assicurato essere destinato a perdurare e anzi ad accrescersi, senza che i viventi nel nostro tempo abbiano il diritto di opporsi ad esso, pur avendo la nazione la forza per farlo, in base al principio dell'accoglienza illimitata.
Osservo due cose:
a) la stragrande parte dei viventi guarda con un senso di crescente ripulsa al disgregarsi di ogni senso del decoro, ma non può opporsi perché questo cambiamento viene imposto attingendo al richiamo al principio della libertà individuale nelle scelte di natura personale. b) in contraddizione col punto precedente, il principio dell'accoglienza illimitata impone l'obbligo di attenersi a uno stesso identico atteggiamento nei confronti dell'immigrazione, negando la possibilità di osteggiarlo su base individuale.
Assistiamo così, al contempo, alla distruzione della morale tradizionale nel campo dei costumi, e a una sua esaltazione assoluta quando si tratta di immigrazione. Il popolo dovrebbe così liberarsi di ogni valore tradizionale nel campo della sessualità ma, quando si tratta di immigrati, esso viene obbligato ad essere cristiano, e quindi illimitatamente accogliente e disposto a dividere con essi ogni cosa. Secondo questa impostazione la liberazione sessuale, oltre ogni limite di decoro, unitamente all'essere generosi e accoglienti con gli immigrati, sarebbe la cifra della nuova era nella quale ci stiamo immancabilmente ed obbligatoriamente inoltrando.
Chi si oppone viene marchiato con lo stigma, rispettivamente, di fascista e razzista.
La cosa che più atterrisce nell'impostazione testé descritta è l'assenza di limite; sia per quanto riguarda le possibili ulteriori conquiste nell'ambito delle libertà personali (dall'utero in affitto alla possibilità di programmare geneticamente i nascituri, passando per nuove e inedite forme di relazione interpersonali che si pretende siano legalizzate, e fino al diritto all'eutanasia) sia per le dimensioni dei fenomeni migratori che si chiede vengano accettati a prescindere da ogni valutazione quantitativa e di durata nel tempo, fino ai deliri grillo-boldriniani di un mondo di nomadi che nulla possiedono (ma tutto affittano) se non i loro corpi, immersi in un cosmo digitale che può controllare ogni aspetto del loro agire.
Noi non sappiamo se queste folli visioni possano realizzarsi, ma davanti al fatto che esse ci vengono proposte, e descritte come inevitabile futuro, trovo del tutto ovvio che ci sia una reazione a livello di massa - per altro continuamente dileggiata e accusata di credere a cose fantasiose proprio quando queste si stanno avverando sotto i nostri occhi. Chi si oppone, come nel caso delle assolute libertà personali e dell'accoglienza illimitata riceve lo stigma di essere contro il progresso.
Detto questo, ci si lamenta di Salvini, ma costui è l'inevitabile prodotto di questa impostazione. Salvini, in modo altrettanto menzognero, e quindi in totale complicità coi servi acefali della modernità fondata sul principio dell'infallibilità della scienza e delle illimitate possibilità della tecnologia - digitale, genetica e molto altro ancora - è diventato il collettore delle ansie della popolazione davanti a un progresso che, da tempo, non dispensa più doni ma ci ammansisce precarietà in cambio della cessione di ogni forma di sovranità, salvo quella di accoppiarci come topi impazziti in tutti i modi che desideriamo.
Ma Salvini, o chi per lui, proprio per il fatto di svolgere la funzione di complice collettore, e valvola di sfogo, delle ansie di massa, non può e non deve governare. E infatti non governerà, con buona pace degli imbecilli che hanno creduto di aver scoperto l'uovo di colombo, ovvero il modo di combattere battaglia giuste in un contenitore fittizio badando al contempo, e soprattutto, ai loro miserabili interessi.
Fiorenzo, consentimi solo una ultima precisazione in merito al Tradizionalismo.
Nonostante Evola abbia tentato di dare appunto una dimensione "politica" al Tradizionalismo, così come credo Dugin (di cui comunque non ho ancora letto nulla) abbia tentato una sintesi tra istanze più "moderne" e istanze Tradizionali la mia personale convinzione è che Tradizionalismo e Politica siano due cose che non hanno ragione di coesistere, tipo biciclette e pesci.
Per il Tradizionalismo l'unica forma di organizzazione dello Stato è una bella stratificazione in Caste. Esplicita, riconosciuta, priva di qualsiasi tipo di ascensore sociale. Se un Tradizionalista decide di entrare in politica o diventare un consigliere di qualche figura politica (ne ho conosciuto uno in Ungheria, per esempio) lo fa come scelta personale ma dovrebbe anche avere chiaramente in testa che è solo un altro modo di "cavalcare la Tigre", con tutti i rischi che comporta (e che comunque non cambia nulla rispetto all'avvento del Kali Yuga).
Per cui sono d'accordo con te nel dire che se vogliamo parlare di Evola, Guenon etc. lo possiamo fare magari per qualche spunto che possa "informare" il resto del dibattito (cfr. Homo Aequalis di Dumont) ma per il resto non hanno alcuna applicabilità in un discorso politico.
Questo al netto che "abbiano ragione loro" o meno: se hanno ragione, dobbiamo adottare un sistema castale, in cima ci sta l'imperatore e tanti saluti.
Se han torto, allora come dici tu le loro sono solo teorie narrative/fantastiche.
PaMar, e se la questione fosse stata correttamente inquadrata da Costanzo Preve, al punto 3 del breve saggio in 13 punti dal titolo "Filosofia e politica del comunitarismo. Riforma, rivoluzione e conservazione"?
Il punto 3 s'intitola “Le radici storiche del tradizionalismo e del progressismo, ed il comunitarismo come superamento dialettico di entrambi”.
Il saggio si può leggere al seguente indirizzo: http://www.comunismoecomunita.org/?p=694
Ho scoperto che io, ateo e nichilista, sarei un nemico di e secondo Fusaro, devo inoltre sorbirmi la sua opera di nichilizzazione della differenza tra sinistra e destra, come anche tra sovranismo e nazionalismo…. nella sua descrizione di un mondo dominato da sovranisti, dal sovranismo perchè mai un sovranista dovrebbe ribellarsi? abbiamo già Putin, Trump, Bolsonaro,Orban.... noi avevamo Salvini.
RispondiEliminaMi basta già questo per considerare pattume ideologico il pensiero di Fusaro, va bene che dal letame nascono i fior...però non sempre.
Alcune considerazioni.
RispondiEliminaA] Quando Fusaro parla delle idee di sinistra e cioè la giustizia sociale (diritti sociali, Stato sociale), il lavoro fisso e ben retribuito anziché flessibile e precario, ecc., e dei valori di destra e cioè la trascendenza, la metafisica e l'identità, non credo, Fiorenzo, che lui si riferisca alla borghesia, bensì alla cosiddetta destra tradizionalista dei Guenon e degli Evola, che criticavano la modernità capitalistica "da destra", ovverosia con un armamentario concettuale differente da quello marxista.
Dunque, proprio come la sinistra delle idee non è quella liberale ma quella gramsciana e leliobassiana, statalista (in senso costituzionale), e socialista o comunque keynesiana, così la destra dei valori non è quella liberale ma quella guenoniana ed evoliana summenzionata.
Certamente bisognerebbe pervenire a qualcosa di nuovo che superi dialetticamente le vecchie categorie; a tal proposito Costanzo Preve parlava, con la consueta genialità, di comunitarismo come superamento dialettico del progressismo e del conservatorismo. Ecco che il sovranismo costituzionale può assomigliare alla traduzione in prassi della proposta teorica previana, per esempio.
B] Quella di 1% contro 99% è certamente una semplificazione. Può interessare, forse, la tesi di Costanzo Preve, che divide in 4 strati la piramide sociale della nostra contemporaneità. Ora, è del tutto evidente, e Preve stesso lo ripeté a più riprese, che parlare di 4 strati è a sua volta una semplificazione, ma non trattandosi di una dettagliatissima monografia di carattere sociologico, quanto piuttosto di un "fissare i punti", che è un'operazione avente carattere filosofico (che ci aiuta cioè a cogliere la totalità sociale del mondo attuale), tale semplificazione può risultare utilissima.
Si trova esposta qui: https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=3257.
C] Riguardo a ciò che Fusaro dice circa Lega e M5S c'è da essere, a mio avviso, non solo in completo disaccordo (il che è il minimo), ma addirittura profondamente preoccupati, tanto che personalmente mi è suonato un campanello d'allarme tale da farmi ritenere potenzialmente Fusaro un disattivatore di dissenso (gatekeeper), e ora spiegherò perché.
Fusaro dice che Lega e M5S avevano dato luogo a un governo "socialisteggiante e identitario" (ma per favore!), che era inviso alle oligarchie dominanti e che per questa ragione sarebbe stato stroncato, facendo riandare i verdi leghisti dai bluet berlusconiani, e i gialli pentastellati dai fucsia piddini; ergo è solo ora che i gialli e i verdi sono tornati dai liberali (rispettivamente dai fucsia e dai bluet) che è lecito contrastarli, mentre fintanto che erano uniti (gialloverdi, appunto), il loro sarebbe stato un esecutivo degno di interesse!
Ridicolaggine pazzesca, che un Marco Mori, o un Fiorenzo Fraioli, o un membro del Fronte Sovranista Italiano sarebbero capaci di smontare immediatamente.
E quindi magari Fusaro in futuro tornerà a parlar bene della Lega presa singolarmente o del M5S preso singolarmente, facendo passare il messaggio che presi, appunto, singolarmente non siano articolazioni di quell'entità unitaria che abbiamo imparato a chiamare PUL, Partito Unico Liberale, ma partiti realmente antiliberali e quindi popolari in senso autentico. Cosa tocca sentire!
C'è solo una domanda da porsi: quella di Fusaro, in proposito, è ingenuità o malafede?
Scrivi: «Quando Fusaro parla delle idee di sinistra e cioè la giustizia sociale (diritti sociali, Stato sociale), il lavoro fisso e ben retribuito anziché flessibile e precario, ecc., e dei valori di destra e cioè la trascendenza, la metafisica e l'identità, non credo, Fiorenzo, che lui si riferisca alla borghesia, bensì alla cosiddetta destra tradizionalista dei Guenon e degli Evola, che criticavano la modernità capitalistica "da destra", ovverosia con un armamentario concettuale differente da quello marxista.»
EliminaIntanto Fusaro ha parlato di borghesia come classe depositaria di valori, e io non ho potuto far altro che criticare quello che ha esplicitamente affermato. Se invece, come ritieni, intendeva riferirsi alla tradizione esoterica della destra tradizionalista (e gnostica mi sembra di intendere), allora la questione si fa drammaticamente più seria. Ma io non sono in grado, da solo e in questo momento, di valutarla e di esprimere un mio punto di vista. Sebbene questa ipotesi mi inquieti, e non poco.
Aggiungo, per il fatto che mi ha colpito, che nella pagina wikipedia dedicata a Evola ho letto questa affermazione che condivido totalmente: "gli ebrei non sono una razza ma solo una Nazione". Ti chiedo: sono per questo un evoliano?
Quanto alla domanda se quella di Fusaro sia ingenuità o malafede, non ti posso rispondere per mancanza di elementi oggettivi. Potrei darti le mie impressioni, ma non lo faccio sia perché sono negative che per il fatto che potrebbero essere completamente sbagliate. Infine, non dobbiamo dimenticare che è stato allievo di Preve, che ha tutta la mia stima.
#EvolaTeam: sugli Ebrei Evola ha cambiato versione piu' volte (e onestamente e' una parte della sua opera che conosco poco).
EliminaDiciamo che in generale li ha sempre considerati come il nemico assoluto della Tradizione (cioe' del sistema di valori che Evola difendeva e sperava di mantenere vivo pur nel generale - e fondamentalmente inarrestabile - declino del Mondo Moderno), e che in effetti nelle versioni successive l'aspetto razziale (o razzista) e' stato messo in secondo piano.
Se ricordo bene per lui uno poteva essere "Ebreo nell'anima" (intendendo la personalita') e come tale da combattere, ma si poteva anche - per quanto raro - essere nati da genitori Ebrei e avere un'anima Tradizionalista.
ah,dimenticavo: Dio, Patria e Famiglia sarebbero dei valori mentre la giustizia sociale e la solidarietà sarebbero delle idee?
RispondiEliminaEbbene sì, nel linguaggio esistono le idee di giustizia sociale e di solidarietà, mentre Dio, Patria e Famiglia sono categorizzate come valori. La tua osservazione pecca quindi di sofismo.
EliminaOvviamente puoi denunciare questo tipo di categorizzazioni, ma allora devi farlo esplicitamente, magari pubblicando un dotto articolo di critica linguistica in cui sostieni che Dio, Patria e Famiglia sono idee, mentre giustizia sociale e solidarietà sono valori. Se lo scriverai sarò lieto di ospitarlo su questo blog. E non lo dico per prenderti in giro, ma perché sono convinto che dovrebbe essere così: o per meglio dire dovrebbe esserlo per un sovranista doc.
Non c' è bisogno di essere linguisti per riconoscere che dio patria e famiglia sono i valori fondanti dell' ideologia fascista, persino alcuni cattolici li riconoscono come falsi valori; io non arrivo e tanto, probabilmente lo sono al pari dei valori sociali della solidarietà, della uguaglianza ed equità, giustizia sociale...
EliminaNon dimentichiamo che esisteva ed esiste tutt' ora sia pur dissimulata una ideologia fascista che si fonda su alcuni aspetti fondamentali:
1) L’aspirazione a fondere tutto il popolo in una comunità nazionale organica e la conseguente esaltazione dei sentimenti di identità e di appartenenza “tribali” fondati sul sangue, la terra, le tradizioni.
2) La negazione del conflitto di classe e la sua sublimazione in un sistema collaborativo basato sulla solidarietà interclassista in nome dell’interesse generale della nazione. in questo senso va vista la pretesa di negare la dicotomia destra sinistra che in realtà serve a negare il conflitto distributivo tra le classi.
3)L’opposizione alle concezioni antropologiche materialiste ed egualitarie in favore delle “naturali” ineguaglianze tra gli uomini ed i popoli.
se permettete io preferisco tenere la mano sopra la fondina.
Dio Patria Famiglia sono stati i valori fondamentali di tutta la civiltà europea dall'inizio dell'800, non solo del fascismo. Ciò detto, mi spieghi perché vieni qui a commentare come se si stesse esaltando il fascismo? Oppure non ti sta bene che, invece di dire che è stato il male assoluto, si afferma che è stato un male e punto?
EliminaAllora te lo ribadisco, così non avrai più dubbi: per me il fascismo è stato un male, non il male assoluto. Il male assoluto io lo vedo nella testa di chi vede il male assoluto dove c'è solo il male. Ti ricordo, a proposito di male, che comunque non è nemmeno quello assoluto, che negli USA c'è stata la schiavitù fino al 1865, che il Giappone si è beccato l'atomica per intimorire l'URSS, che nel Colosseo si davano in pasto gli esseri umani alle fiere, che ad Atene il 90% degli abitanti erano schiavi, che tutti i popoli dell'antichità hanno praticato sacrifici umani, che gli albigesi furono sterminati da Santa Romana Chiesa...
Però il fascismo è il male assoluto! Dicessi almeno il nazismo, no il fascismo! E come mai non ci metti pure il comunismo? Non ha fatto milioni di morti anche il comunismo? E il PD, col quale sei stato alleato alle ultime amministrative a Casale, non è forse l'erede del Partito Comunista Italiano?
Ci ho ripensato, il male assoluto esiste. Ma non ti dico cos'è, perché ho orrore al solo pensarci.
per un vero sovranista la causa primigenia della perdita della sovranità del nostro paese, cioè il fascismo, non può che essere il male assoluto e mi dispiaccio che non ve ne rendiate conto
EliminaOsservazione interessante.
EliminaPero' mi viene da chiederti: secondo te, in termini di sovranita', stiamo messi meglio noi o la Germania?
In caso la risposta sia "Germania" dovremmo quindi trarne che il Nazismo era un po' meno assoluto, come male?
Ne abbiamo già parlato con Fiorenzo in un vecchio post, la Germania ha saputo sfruttare il progetto di costruzione della UE al fine di riscattare pezzi della propria sovranità, ha ottenuto la riunificazione, le resta solo di recuperare la piena sovranità militare, obiettivo ottenibile solo all' interno del progetto europeo e con l' aiuto della Francia.
EliminaNoi abbiamo perso anche questo treno... Che tristezza.
Bisogna considerare che gli anglosassoni hanno sempre dimostrato grande rispetto per quei popoli che hanno combattuto,sia pure dalla parte sbagliata, fino all' ultimo uomo, al contrario del popolo italiano che anche grazie al fascismo è stato considerato un popolo di cialtroni.
Perdonami, io ti rispetto e non e' mia intenzione "metterti in bocca" concetti che non sono veramente tuoi, ma mi permetto di osservare che da "Fascismo male assoluto in quanto ha distrutto l'idea di Nazione" mi pare che ci stiamo avvicinando piu' a tematiche autorazziste.
EliminaPer come la metti tu si direbbe che se il problema e' che non ci siamo battuti coerentemente fino alla fine (come Tedeschi o magari Ungheresi) lo dobbiamo piu' al motto che dovrebbe campeggiare sul tricolore (cit. Longanesi) che al Fascismo in quanto tale.
Dal Fascismo abbiamo avuto, per dire, El Alamein: spreco inutile di vite fin che vuoi, ma sicuramente molto rispettabile dal punto di vista Anglosassone.
Viceversa stento a ravvedere una matrice fondamentalmente fascista per l'8 Settembre.
Ergo i casi sono tre:
- Il vero Male Assoluto erano i Savoia (su cui potremmo pure essere d'accordo, pur essendo io Piemontese... o forse proprio per quello).
- Il vero Male Assoluto erano gli Italiani in quanto tali, geneticamente incapaci di combattere fino all'ultimo uomo.
- Volevi dire tutta un'altra cosa e io non ho capito il tuo punto.
Fiorenzo, effettivamente Fusaro parla di borghesia; è Alain de Benoist che si dichiara avente valori di destra e idee di sinistra, e a comunicarlo è proprio Costanzo Preve in uno dei video in cui compare con Fusaro, questo: https://m.youtube.com/watch?v=3Avx4j2l4TE
RispondiEliminaSempre tornando a Preve, non ricordo dove, ma scrisse che era necessario andare "oltre il rosso, oltre il bruno e oltre il rosso e il bruno", proprio a voler intendere che superare la dicotomia destra-sinistra dev'essere un atto grosso modo radicale. Certo, prendere spunto da queste categorie non è vietato...
In ogni caso, Fusaro è stato allievo di Preve, vero, ma lo scimmiotta e ne sembra la versione addomesticata e truccata (nel senso del trucco pre-salotto televisivo).
Ippolito, magari parlare di idee e valori rischia di essere fuorviante, non lo so, può anche essere. Ammettiamo per ipotesi che lo sia.
Io parlerei allora di attingere dal repertorio di sinistra in economia e da quello di destra in cultura, al limite... ma, come detto, LASCEREI PROPRIO PERDERE anche le stesse parole destra e sinistra, che servono soltanto a scatenare il tifo (e il circo mediatico su questo ci gioca in modo evidente e sistematico). Non ci aiutano più a orientarci, tali parole; è come parlare di guelfi e ghibellini. Basta.
Caro Fiorenzo ho seguito con molto interesse il tuo commento.Ottima l'idea di spezzettare il discorso di Fusaro in "paragrafi" e commentarli.A mio avviso hai centrato il nocciolo del problema,che è quello della rimozione storico-pisicologica del fascismo che come giustamente dici è un totem-tabù.Soprattutto la fase che va dal 25 luglio 1943 con l'ordine del giorno Grandi che provoca la defenestrazione di Mussolini(persino il genero Ciano gli votò contro) fino all'otto settembre e alla fuga del RE e del suo entourage.A tal proposito vorrei consigliarti due libri scritti immediatamente alla fine del conflitto
RispondiElimina1)Satta Salvatore :De Profundis
2)Corrado Alvaro :L'Italia Rinuncia?
Sembrano scritti oggi,quello di Alvaro poi è molto vicino alle tue idee sulla borghesia,soprattutto quella italiana,che hai espresso nel video.
Buona Vita
sarà anche vero che non ha senso essere antifascisti in assenza di fascismo, per fortuna Fusaro cerca di porre rimedio a questa assenza
RispondiEliminahttps://it.wikisource.org/wiki/La_dottrina_del_fascismo
La risposta è arrivata presto: https://www.facebook.com/1433321466/posts/10220008492229304/
RispondiEliminaP.S.: fra i commenti ce n'è anche per Rizzo. È sconfortante affermarlo, ma sembra davvero che gli unici a tenere la barra dritta siano quelli del FSI. Speriamo che questa, la Grande Fase dei Disattivatori di Dissenso (GFDD), sia solo una fase di interregno dove si verificano i fenomeni più morbosi, per dirla alla Gramsci...
A me fa pena chiunque si riconosca in una idea di società che non consideri patria e famiglia fra i propri valori assoluti...
RispondiEliminaLo compatisco proprio.
PaMar, non ho capito cosa vuoi dire quando scrivi "sperava di mantenere vivo pur nel generale - e fondamentalmente inarrestabile - declino del Mondo Moderno". Come si può mantenere vivo quel sistema di valori mentre la modernità collassa e, nel suo collassare, sgretola proprio la tradizione? Era un desiderio illusorio? O forse Evola pensava che quei valori, dopo il declino della modernità, sarebbero tornati di attualità?
RispondiEliminaIl Tradizionalismo si basa su due idee fondanti: una e' che quello che il resto del mondo considera "progresso", quindi scienza, democrazia, uguaglianza tra le persone... sono invece sintomi di profonda decadenza da una Eta' dell'Oro che e' appunto la culla della Tradizione (il che e' probabilmente anche il motivo per cui nonostante la sua ricchezza e profondita' di pensiero tale "movimento" sia stato abbastanza emarginato dal dibattito culturale, la "contiguita'" - soprattutto di Evola - con il Fascismo han fatto il resto).
RispondiEliminaL'altro pilastro e' che questa corsa verso la rovina della Civilta' (la caduta viene chiamata "Kali Yuga", molte idee del Tradizionalismo vengono dalla cultura Indiana di cui soprattutto Guenon era profondo conoscitore) e' sostanzialmente inarrestabile.
Per il Tradizionalismo la Storia si ripete lungo cicli millenari: all'Eta' dell'Oro segue inevitabilmente la rovina della civilta', a cui fara' seguito una nuova Eta' dell'Oro e cosi' via (cfr.: Perennialismo ).
Quindi per chi crede alla Dottrina Tradizionale, l'idea di opporsi a tale ciclo naturale e' sostanzialmente assurdo. Al piu' si tratta di mantenere vivi in se' stessi (e in qualche ristretta cerchia di persone) il rispetto dei valori Tradizionali, ma "riportare indietro l'orologio" non e' soltanto impossibile, e' anche - fondamentalmente - andare contro alla dottrina stessa.
Evola pubblico' tra l'altro un libro proprio sull'argomento specifico (cosa dovrebbe fare un un Tradizionalista nel mondo moderno?): si intitola "Cavalcare la Tigre" - dove la tigre e' appunto l'inarrestabile moto verso la Caduta.
Se - come spunto di riflessione - vi viene voglia di leggere un solo libro tra "i classici" consiglio vivamente "Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi" di Guenon.
Se preferite un autore moderno che offre una panoramica storica sul Tradizionalismo (senza esserne un seguace) suggerisco invece "Against the Modern World: Traditionalism and the Secret Intellectual History of the Twentieth Century" di Mark Sedgwick, di cui pero' non mi risulta esistano traduzioni in italiano.
Vedo che la discussione sui "valori" appassiona molto. Ora io non ho sulla da obiettare a intellettuali come Guenon ed Evola che amano cimentarsi nella costruzione di narrazioni fantastiche, in fondo non dissimili dalle teorie di Vico, se non che esse devono essere considerate per quello che sono: costruzioni narrative e immaginifiche prive di qualsiasi riscontro storico/scientifico. Ma vanno bene lo stesso, per carità, la cultura è anche, se non soprattutto, immaginazione.
RispondiEliminaPerò qui stiamo parlando di politica, non di cicli storici millenari che si ripetono, di cadute inevitabili, di razza in senso biologico o spirituale. Qui parliamo di politica, cioè di problemi che riguardano i viventi, i loro figli e nipoti, al più i pronipoti. Oltre questo orizzonte si scade nel fantasy, che è affascinante ma non è più politica, o almeno lo diventa sempre di meno man mano che si allarga l'orizzonte.
E allora parliamo di politica. Due delle principali questioni che riguardano e preoccupano i viventi sono:
1) l'impressionante mutazione dei costumi che sembra preludere ad una società in cui il concetto di decoro, nel sentire tradizionale del suo significato, sembra essere sul punto di venire travolto.
2) il crescente flusso di immigrati, che ci viene assicurato essere destinato a perdurare e anzi ad accrescersi, senza che i viventi nel nostro tempo abbiano il diritto di opporsi ad esso, pur avendo la nazione la forza per farlo, in base al principio dell'accoglienza illimitata.
Osservo due cose:
a) la stragrande parte dei viventi guarda con un senso di crescente ripulsa al disgregarsi di ogni senso del decoro, ma non può opporsi perché questo cambiamento viene imposto attingendo al richiamo al principio della libertà individuale nelle scelte di natura personale.
b) in contraddizione col punto precedente, il principio dell'accoglienza illimitata impone l'obbligo di attenersi a uno stesso identico atteggiamento nei confronti dell'immigrazione, negando la possibilità di osteggiarlo su base individuale.
Assistiamo così, al contempo, alla distruzione della morale tradizionale nel campo dei costumi, e a una sua esaltazione assoluta quando si tratta di immigrazione. Il popolo dovrebbe così liberarsi di ogni valore tradizionale nel campo della sessualità ma, quando si tratta di immigrati, esso viene obbligato ad essere cristiano, e quindi illimitatamente accogliente e disposto a dividere con essi ogni cosa. Secondo questa impostazione la liberazione sessuale, oltre ogni limite di decoro, unitamente all'essere generosi e accoglienti con gli immigrati, sarebbe la cifra della nuova era nella quale ci stiamo immancabilmente ed obbligatoriamente inoltrando.
Chi si oppone viene marchiato con lo stigma, rispettivamente, di fascista e razzista.
[continua]
[segue]
RispondiEliminaLa cosa che più atterrisce nell'impostazione testé descritta è l'assenza di limite; sia per quanto riguarda le possibili ulteriori conquiste nell'ambito delle libertà personali (dall'utero in affitto alla possibilità di programmare geneticamente i nascituri, passando per nuove e inedite forme di relazione interpersonali che si pretende siano legalizzate, e fino al diritto all'eutanasia) sia per le dimensioni dei fenomeni migratori che si chiede vengano accettati a prescindere da ogni valutazione quantitativa e di durata nel tempo, fino ai deliri grillo-boldriniani di un mondo di nomadi che nulla possiedono (ma tutto affittano) se non i loro corpi, immersi in un cosmo digitale che può controllare ogni aspetto del loro agire.
Noi non sappiamo se queste folli visioni possano realizzarsi, ma davanti al fatto che esse ci vengono proposte, e descritte come inevitabile futuro, trovo del tutto ovvio che ci sia una reazione a livello di massa - per altro continuamente dileggiata e accusata di credere a cose fantasiose proprio quando queste si stanno avverando sotto i nostri occhi. Chi si oppone, come nel caso delle assolute libertà personali e dell'accoglienza illimitata riceve lo stigma di essere contro il progresso.
Detto questo, ci si lamenta di Salvini, ma costui è l'inevitabile prodotto di questa impostazione. Salvini, in modo altrettanto menzognero, e quindi in totale complicità coi servi acefali della modernità fondata sul principio dell'infallibilità della scienza e delle illimitate possibilità della tecnologia - digitale, genetica e molto altro ancora - è diventato il collettore delle ansie della popolazione davanti a un progresso che, da tempo, non dispensa più doni ma ci ammansisce precarietà in cambio della cessione di ogni forma di sovranità, salvo quella di accoppiarci come topi impazziti in tutti i modi che desideriamo.
Ma Salvini, o chi per lui, proprio per il fatto di svolgere la funzione di complice collettore, e valvola di sfogo, delle ansie di massa, non può e non deve governare. E infatti non governerà, con buona pace degli imbecilli che hanno creduto di aver scoperto l'uovo di colombo, ovvero il modo di combattere battaglia giuste in un contenitore fittizio badando al contempo, e soprattutto, ai loro miserabili interessi.
E più non dimandate.
Fiorenzo, consentimi solo una ultima precisazione in merito al Tradizionalismo.
RispondiEliminaNonostante Evola abbia tentato di dare appunto una dimensione "politica" al Tradizionalismo, così come credo Dugin (di cui comunque non ho ancora letto nulla) abbia tentato una sintesi tra istanze più "moderne" e istanze Tradizionali la mia personale convinzione è che Tradizionalismo e Politica siano due cose che non hanno ragione di coesistere, tipo biciclette e pesci.
Per il Tradizionalismo l'unica forma di organizzazione dello Stato è una bella stratificazione in Caste. Esplicita, riconosciuta, priva di qualsiasi tipo di ascensore sociale.
Se un Tradizionalista decide di entrare in politica o diventare un consigliere di qualche figura politica (ne ho conosciuto uno in Ungheria, per esempio) lo fa come scelta personale ma dovrebbe anche avere chiaramente in testa che è solo un altro modo di "cavalcare la Tigre", con tutti i rischi che comporta (e che comunque non cambia nulla rispetto all'avvento del Kali Yuga).
Per cui sono d'accordo con te nel dire che se vogliamo parlare di Evola, Guenon etc. lo possiamo fare magari per qualche spunto che possa "informare" il resto del dibattito (cfr. Homo Aequalis di Dumont) ma per il resto non hanno alcuna applicabilità in un discorso politico.
Questo al netto che "abbiano ragione loro" o meno: se hanno ragione, dobbiamo adottare un sistema castale, in cima ci sta l'imperatore e tanti saluti.
Se han torto, allora come dici tu le loro sono solo teorie narrative/fantastiche.
PaMar, e se la questione fosse stata correttamente inquadrata da Costanzo Preve, al punto 3 del breve saggio in 13 punti dal titolo "Filosofia e politica del comunitarismo. Riforma, rivoluzione e conservazione"?
RispondiEliminaIl punto 3 s'intitola “Le radici storiche del tradizionalismo e del progressismo, ed il comunitarismo come superamento dialettico di entrambi”.
Il saggio si può leggere al seguente indirizzo: http://www.comunismoecomunita.org/?p=694