«Il Tressette col morto è una variante del Tressette che si gioca in 3 giocatori ed il "morto" rappresenta il compagno inesistente del mazziere. Il morto riceve le carte come un normale giocatore ma, dopo che il primo giocatore di mano ha giocato la sua prima carta, queste vengono scoperte sul tavolo e saranno giocate, al turno del morto, dal mazziere. Tutte le altre regole restano invariate.»
Vi segnalo questa intervista di Claudio Messora a Gianfranco Peroncini, autore del saggio “Il Podestà Forestiero“, di Gianfranco Peroncini (scaricabile qui).
Tolte le giaculatorie conclusive (superamento del capitalismo e quant'altro, come dire vaste programme) l'intervista è di grande interesse. In essa, dopo aver richiamato la scelta degli USA di utilizzare le potenze sconfitte in guerra, Germania e Giappone, come bastioni anti sovietici favorendone la ripresa economica, Gianfranco Peroncini propone un parallelo tra il piano Solo (il minacciato colpo di Stato del gen. De Lorenzo nel 1964) e il golpe bianco del 2011 che determinò la caduta del governo Berlusconi.
Credo che questo parallelismo sia solo parzialmente corretto. Lo è in quanto, come è innegabile, ci sono state ingerenze di altri paesi nella politica italiana, ma questo se permettete è banale: le ingerenze ci sono sempre! Le domande che dobbiamo farci sono molte, a cominciare da quella principale, chi ha ingerito. Nel 1964 a farlo sono stati, credo senza ombra di dubbio, gli USA, preoccupati non tanto dalle linee di politica economica che il centrosinistra voleva adottare quanto da un possibile allontanamento dell'Italia dal fronte antisovietico, fosse pure solo con l'adesione al fronte dei paesi non allineati che all'epoca era nato da tre anni. A mio parere questa ingerenza interna si incrociò con il conflitto distributivo interno al nostro paese col risultato che, per scongiurarne lo scivolamento geopolitico, gli USA agirono da elemento mediatore. Il piano solo non fu posto in essere, ma il programma economico del centrosinistra ne risultò annacquato. Dunque l'ingerenza americana ebbe l'effetto, in fin dei conti, di procrastinare l'inizio del conflitto di classe, il quale tuttavia esplose in modo violento nell'autunno del 1969.
Uno degli strumenti utilizzati dalla borghesia cotoniera italiana fu, per la prima volta, l'Europa, che ai tempi si chiamava CEE, per il tramite del suo Presidente Walter Hallstein, il quale inviò ad Aldo Moro un memoriale, nel quale raccomandava la riduzione della spesa pubblica, l’aumento della pressione fiscale, la soppressione o almeno il rallentamento della scala mobile sui salari:
"La Commissione è del parere che l’assieme delle azioni intraprese non è sufficiente a ristabilire l’equilibrio desiderato e ad evitare il rischio che i progressi compiuti nella realizzazione del Mercato in comune siano rimessi in discussione."
"La Commissione è del parere che l’assieme delle azioni intraprese non è sufficiente a ristabilire l’equilibrio desiderato e ad evitare il rischio che i progressi compiuti nella realizzazione del Mercato in comune siano rimessi in discussione."
Vi riporto quello che scrive Luca Tibaldi a proposito di Walter Hallstein, ex nazista ma, soprattutto, tedesco.
«LE ORIGINI OSCURE DELL'UE.
Questa è una cosa che in molti non sanno.
Ruota tutto intorno ad una figura, Walter Hallstein.
Konrad Adenauer, Walter Hallstein e Antonio Segni firmano i Trattati di Roma nel 1957 |
Dapprima studiò al "Kaiser Wilhelm Institute" di Berlino, che era un istituto privato finanziato dalla IG Farben. La IG Farben fu una multinazionale tedesca, cuore finanziario del regime di Hitler. Fu la massima fornitrice dello Zyklon-B, il gas delle camere nei lager. Inoltre fu una delle società che chiese il maggiore numero di deportati per compiere esperimenti su di loro.
Visto che quello nazista aveva l'ambizione di diventare un regime totalitario, era fondamentale che TUTTI i settori sociali passassero, più o meno direttamente, sotto il suo controllo.
La professione legale era uno dei settori più importanti, visto che sarerebbe stata usata per creare una copertura "legale" alla dittatura.
Nel 1933, subito dopo la presa del potere, venne fondato inizialmente il BNSDJ, "Bund Nationalsozialistischer Deutscher Juristen", ("Associazione dei giuristi nazional-socialisti tedeschi"), poi nel 1939 venne convertito nella "Associazione dei Guardiani della legge", la Rechtwahrer.
Coloro che entravano a far parte di tali associazioni erano solo quelli che sostenevano incondizionatalmente e contribuivano alla realizzazione dell'ideologia nazista e del suo piano di conquista globale.
Walter Hallstein fu un membro sia del BNSDJ che della Rechtwahrer.
Sono parole sue, e queste non sono le uniche associazioni naziste a cui aderì. Il 30 settembre 1935 scrisse una lettera:
"Ai rappresentanti del governo presso l'università Rostock, facendo riferimento al mio giuramento di fede al servizio dichiaro: dopo la guerra sono stato membro delle seguenti organizzazioni: durante il mio periodo di assistente procuratore, sono stato membro dell'Associazione degli assistenti procuratori del Reich, in qualità di professore sono stato membro dell'Associazione delle università tedesche del Reich. Attualmente sono membro dell'Associazione dei giuristi nazional-socialisti tedeschi, dell'Associazione dei maestri nazional-socialisti (nationalsozialistischer lehrerbund) e dei docenti".
Dal 21 al 25 giugno 1938, Hallstein arrivò a rappresentare il governo nazista ai negoziati di stato con l'Italia fascista per determinare le condizioni legali per organizzare il dominio nazista nel continente.
Nel 1939 fece un discorso, chiamato "Discorso della Conquista", in cui descriveva dettagliatamente i piani per l'organizzazione dei Paesi sottomessi. Tra le altre cose, dovevano essere sotto diretto controllo tedesco l'intera legislazione civile, penale ed economica, oltre a tutti i regolamenti amministrativi dei Paesi sottomessi. Inoltre doveva esistere la legge del "Sangue e Onore", secondo cui la supremazia tedesca esisteva in tutti i settori.
Dopo la fine della guerra, quando ebbe inizio il processo di denazificazione della Germania e dei Paesi collaborazionisti, Hallstein rinnegò tutto il suo passato. In un questionario presentato per verificare le passate attività delle massime personalità dello stato negò di aver fatto parte di organizzazioni politiche all'università, negò di aver tenuto discorsi al di fuori della sua attività lavorativa, negò di aver diffuso idee naziste, idee antidemocratiche e idee sulla Germania imperialista. Negò tutto.
Bene. Perchè tutto questo? Perchè racconto la storia di un nazista?
Semplice. Questo nazista, Walter Hallstein, è l'uomo che compare in mezzo in questa foto, seduto tra Konrad Adenauer e Antonio Segni.
La data era il 25 Marzo 1957, quando Hallstein sottoscrisse i TRATTATI DI ROMA. In quel giorno fu nominato uno dei 12 padri fondatori dei Trattati di Roma, il documento di fondazione dell'Unione Europea, di cui egli fu coautore.
È tutto? No, assolutamente no.
Hallstein, il 7 gennaio 1958, fu nominato primo PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA.
E nel 1963 fu confermato per un secondo mandato.
Io non voglio commentare. Ognuno faccia i propri ragionamenti e tragga le proprie conclusioni, con razionalità e senza complottismi.
(Luca Tibaldi)»
Consentitemi un'osservazione. Non capisco perché un tedesco, che ovviamente era stato nazista essendolo quasi tutti in Germania all'epoca, debba essere considerato un agente di un fantomatico mondialismo piuttosto che, più prosaicamente, un nazionalista tedesco. Forse perché fa più figo? O forse perché è più prudente parlar male di immaginari quanto lontani nemici globalisti che non dei ben più reali nemici che abbiamo in casa? Alla fin fine sono questi ultimi che possono renderci la vita difficile, dall'impedirci di pubblicare libri fino al prelevarci in casa alle quattro di mattina per arrestarci dopo una stretta autoritaria... ma suvvia, beato me che non capisco un cazzo.
E' molto importante sottolineare il ruolo della borghesia cotoniera italiana, onde non scivolare in un'interpretazione riduttiva e semplicistica delle ricorrenti crisi italiane che una certa narrazione nazional-liberale ascrive sempre e soltanto all'opera di potenze straniere, sia pure "alleate", oscurando completamente il ruolo di questa fondamentale attrice della politica nazionale. La borghesia cotoniera, invece, è stata sempre uno dei giocatori della partita a tressette che si è giocata in Italia, fin dalla sua nascita come Stato nazione. Essa, in quanto forza dominante, è una e bina: oltre alla componente nazional-liberale, già citata, ve ne è un'altra che possiamo definire liberal-democratica.
Dunque, al tavolo del tressette, due dei giocatori sono i nazional-liberali e i liberal-democratici, entrambi espressioni della borghesia cotoniera, che talvolta sono in conflitto tal altra agiscono di conserva contro il terzo giocatore, allorquando questi comincia a diventare una minaccia. Il terzo giocatore sono le forze nazionali-popolari. Queste, reduci da una sconfitta storica culminata con la caduta del muro di Berlino, a distanza di oltre 20 anni hanno provato a rialzare la testa, col risultato che entrambe le fazioni liberali sono state indotte ad occuparsene. La strategia è stata molto sofisticata, ed è consistita nella frantumazione/ricomposizione del quadro politico che aveva stabilmente governato l'Italia dal colpo di Stato di Tangentopoli - il quale, giova ricordarlo, servì ad azzerare ogni residua rappresentanza nazional-popolare attraverso l'annichilimento della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista, nel mentre si tentava di consegnare ai perdenti assoluti della precedente partita politica, il PCI che si affrettava a posizionarsi su posizioni liberal-democratiche, il governo del paese. Un'operazione solo parzialmente di successo, in quanto la fazione nazional-liberale, guidata da Silvio Berlusconi, fu capace di ristabilire in tempi rapidi un certo equilibrio.
Veniamo al 2011, quando c'è stata una seconda abnorme interferenza nella politica italiana. Come è evidente, e lo stesso Gianfranco Peroncini lo riconosce, questa volta è più problematico individuare con certezza gli USA come mandanti. Per altro in quel paese la frattura del quadro politico tra liberal-democratici (Clinton-Obama) e nazional-liberali (Trump) si stava già approfondendo, e costituisce oggi la chiave di fondo della politica. In ogni caso è evidente che nel 2011 non c'era, come nel 1964, il pericolo di uno scivolamento dell'Italia nel novero dei paesi non allineati, mentre il problema, visto da Washington, riguardava e riguarda la mutata funzione dell'UE nell'ambito della geopolitica imperiale degli USA: se come organizzazione politica sempre più autonoma e in prospettiva antagonista agli USA o, piuttosto, semplice area di libero scambio. Non ho dubbi sul fatto che, negli USA, sia la fazione obamiana che quella trumpiana preferiscano la seconda opzione, con il che un'eventuale sfilarsi dell'Italia, come sta accadendo con l'UK, non rappresenta certo un problema di sicurezza nazionale, a patto che non vi siano ripercussioni di natura geopolitica.
Per come la vedo, nel 2011 l'interferenza non ha avuto origine a Washington, sebbene all'epoca il governo fosse nelle mani dei liberal-democratici (Obama) ma a Bruxelles, e ancora una volta per il tramite, dirò di più: su sollecitazione, della borghesia cotoniera italiana, in quel frangente unita e concorde nelle sue due articolazioni. Ce lo confessa, con la consueta dabbenaggine, lo stesso Monti, come ho evidenziato in questo articolo. Il fatto è che la messa in discussione dell'euro, e quindi dell'UE, minacciava di restituire un ruolo al giocatore annichilito nel 1992, le forze nazional-popolari.
E' così iniziata, a partire dal governo Monti, una complessa operazione che si è sviluppata su due fronti. Sul piano economico si è avviato il saccheggio definitivo dei beni pubblici - pensioni, sanità, scuola, public utilities - per mezzo del consolidamento fiscale, la qual cosa ha ulteriormente rafforzato il potere economico della borghesia cotoniera oggi finalmente padrona assoluta dei mezzi di produzione avendo annichilito ogni tutela a difesa del lavoro, per di più affrancandosi anche dalla necessità di approvvigionarsi di capitali esteri stante il considerevole surplus delle partite correnti. Sul piano politico si è sviluppata un'operazione di infiltrazione della rinascente forza nazional-popolare, fattualmente microscopica ma percepita come potenzialmente in grado di rialzare la testa. Ciò è avvenuto utilizzando un nuovo partito, il M5S, e uno ormai ridotto a forza regionale, la Lega. In entrambi questi partiti sono state innestate le tematiche di contestazione dell'euro e dell'UE al fine di inaridire il crescente flusso di consenso che la fazione nazional-popolare rischiava di intercettare, e lo si è fatto ricorrendo al principio immortale del cosiddetto voto utile. In sostanza ai potenziali elettori della rinascente fazione nazional-popolare è stato detto: perché volete sostenere la nascita di un piccolo partito nazional-popolare che, per forza di cose e nella migliore delle ipotesi, sarà ininfluente, quando ci sono due partiti con un certo seguito e già organizzati che condividono le vostre idee? Ed ecco che, d'improvviso, il M5S che era stato concepito come un movimento di supporto alla ormai sfibrata narrazione ambientalista arenatasi in seguito alla scandalosa gestione delle tematiche verdi, si trasforma in un partito eurocritico, nel mentre la Lega trova un nuovo leader che, approfittando di una inusitata ribalta televisiva, compie la stessa operazione rafforzandola con una martellante polemica anti-immigrazionista. Non solo, entrambi questi partiti sposano altre tematiche, intercettando ad esempio la rivolta no-vax, la resistenza popolare contro le teorie gender, e altre questioni come il disagio davanti all'agenda pannelliana del fine vita, della la liberalizzazione delle droghe, e tutto quel che si poteva trovare nell'arsenale di una cultura globalista che non era riuscita a sedimentarsi negli strati popolari ritenuti potenziali elettori di una rinascente forza nazional-popolare.
Un'operazione da manuale, nella quale le difficoltà a sedimentarsi in ogni strato della popolazione della narrazione liberale, che è sia di matrice liberal-progressista che nazional-liberale, come è dimostrabile per tabulas e come i fatti hanno confermato in modo eclatante - si vedano le indecorose inversioni ad U sulle politiche vaccinali e sul gender sia del M5S che della Lega, nonché il perseverare del M5S sul fine vita dopo il ribaltone di agosto - sono state trasmutate in punti di forza. Poi dicono che non esiste la pietra filosofale!
Nel mentre tutto ciò avveniva alcuni personaggi non certo provenienti da ambienti popolari, che pure erano assurti al rango di portavoce della rinascente fazione nazional-popolare - fatto questo che è stato conseguenza di una buona dose di dabbenaggine e ingenuità da parte di molti - hanno iniziato a dar vita a una operazione di delegittimazione e discredito nei confronti dei pochi che non hanno mai desistito dal pensare che un partito nazional-popolare, quindi acerrimamente nemico di ogni declinazione politica di stampo liberale, debba necessariamente trarre la sua forza vitale dalla sua classe sociale di riferimento, il popolo lavoratore. A nulla sono valsi gli avvertimenti, i ragionamenti, le prove eclatanti, le disperate resistenze. Il quarto giocatore del tressette, il morto, non ha voluto intendere ragione! Questo quarto giocatore, il morto appunto, è la grande massa passiva, moralmente indebolita da decenni di sopravvivenza nel paese dei balocchi di matrice libero-scambista. Il giocatore morto ha preferito dare ascolto ai falsi profeti provenienti da ambienti che percepisce come altolocati, in realtà ben sottolocati nella reale gerarchia del potere, cibandosi di promesse fatue e false inerenti una fantomatica strategia che avrebbe, ad un certo punto, condotto a mirabolanti risultati.
Sappiamo, ormai, come è andata a finire.
In questo momento, dopo l'amara delusione, il quarto giocatore del tressette è tornato nel suo sarcofago e ha tirato a sé il coperchio. Non ne vuol più sapere, è stanco, sembra o forse è rassegnato al suo destino. Dovrà obbligatoriamente vaccinare i suoi figli, redigere una dichiarazione sul fine vita, sopportare i corsi gender a scuola, continuerà a fare la spesa con l'euro col quale dovrà presto comprare una nuova auto ecologica. Per non parlare dei mille altri costosi grattacapi: scegliere il gestore privato delle sue forniture, affrontare i contenziosi con le società fornitrici di servizi in condizione di debolezza, pagarsi una pensione integrativa, un'assicurazione contro le malattie, convivere con una crescente immigrazione, pensare e parlare in modo politically correct pena severe sanzioni... il tutto grazie alla strategia. Un sentito ringraziamento a questi signori! Uno dei quali, nell'indecoroso parlamento europeo, qualche giorno fa ha slinguazzato Mario Draghi.
Ma la partita continua: come sempre, dopo il tempo della piazza, riprende la battaglia fra le élites politiche, una delle quali è nuovamente quella nazional-popolare, sconfitta ma che ha rialzato la testa. E' quando il gioco si fa duro che i duri cominciano a giocare.
Una domanda a Fiorenzo: pensi ci sia un'azione multilivello per americanizzare la società europea da quasi ogni punto di vista, e, se sì, pensi (questa la parte fondamentale della domanda) che ciò possa condurre alla fine della lotta di classe che è il terreno sul quale ha modo di giocare il giocatore nazional-popolare? Dico questo perché mi sembra che gli Stati Uniti, nonostante sperimentino il capitalismo liberale più estremo (con privatizzazione di ogni ambito della vita, ricconi che coesistono con miriadi di senzatetto, etnie in lotta fra loro, ecc.), non siano capaci quasi strutturalmente di dar luogo ad alternative socialiste, di vera giustizia sociale. Almeno fino a oggi.
RispondiEliminaDunque, se l'Italia (e altri Stati del Vecchio Continente) si americanizza, le sue nuove plebi americanizzate e idiotizzate dall'industria culturale saranno talmente istupidite da non saper più produrre un pensiero sociale, socialista (e quindi di riscatto)?