sabato 15 giugno 2019

Il bonganismo

Visto che ci hanno rubato la parola "sovranismo" da oggi mi dichiarerò "bonganista". L'origine di questo termine è il nome di un account twitter, 𝘔𝘳 𝘉𝘰𝘯𝘨𝘩𝘢𝘯𝘰𝘸, che può fregiarsi dell'onore, che gli invidio molto, di essere stato bannato da:

- Riotta
- la Lucarelli
- Gad Lerner
- Maurizio Martina
- Enrico Rossi
- Zucconi
- Bagnai

Probabilmente pensate che stia scherzando ma non è affatto così. Il furto terminologico, ad opera della Lega e con ampia complicità dei media, ha privato noi sovranisti della prima ora - che introducemmo questa parola nel linguaggio politico fin dal 2012 - di una bandiera. Abbiamo bisogno di una parola che ci identifichi, così come in battaglia si ha bisogno di insegne e vessilli, senza i quali non ci si può riconoscere né essere riconosciuti.

Dunque sono un bonganista, e ciò verrà segnalato anche dalla grafica di questo blog. Vi invito a leggere e soppesare con la dovuta serietà le linee guida del bonganismo, tenendo ben presente il fatto che mai una sola parola può sintetizzare un intero pensiero politico, ma deve essere capace di fissare alcuni punti fermi e irrinunciabili.

Il bonganismo è una postura politica che sul piano contingente, cioè dell'attualità politica, è per l'Italexit. Su un piano più generale il bonganismo sostiene la necessità che una forza politica indichi con chiarezza il suo obiettivo principale, senza infingimenti di alcun tipo. Questo è un principio forte, posto a difesa del metodo democratico, perché gli elettori devono sapere con certezza per cosa votano. L'idea, oggi in voga, che si possa mentire agli elettori per poi governare a prescindere, o addirittura in contraddizione con gli impegni presi, è purtroppo considerata inevitabile in una democrazia moderna. Noi bonganisti riteniamo che il nome corretto per questa postura politica sia "elitismo", vale a dire la quintessenza della mancanza di democrazia, ancora più estrema di un regime manifestamente e statuariamente oligarchico. Gli elitisti, che abbondano in tutti i partiti politici, nella Lega salviniana si sono spinti fino al punto di esporsi pubblicamente come tali, incoraggiati in questa sconcia manifestazione di odio per il principio democratico da folle plaudenti di obnubilati tifosi. Il più noto elitista della Lega è un economista ormai molto noto che è riuscito, facendo ricorso ad artifici demagogici talvolta anche geniali, a convincere i suoi seguaci di voler fare tutto ciò che gli stessi desiderano, sia questo uscire dall'euro un venerdì sera piuttosto che cambiare l'Europa dal di dentro o addirittura fare un passo verso gli Stati Uniti d'Europa (USE) e, così facendo, in un modo o nell'altro fregare i tedeschi.

Uno dei trucchi utilizzati da costui è stato coniare il termine "tuttosubitisti" (a dimostrazione dell'importanza e della forza delle parole) scagliato come una pietra contro tutti coloro che chiedono conto delle gigantesche contraddizioni tra la loro propaganda elettorale e l'azione effettiva di governo. In buona sostanza l'accusa di "tuttosubitismo" equivale a "lasciateci lavorare senza rompere i maroni" perché le cose da fare sono complesse e richiedono tempo, mentre chi ha fretta dimostrerebbe di avere un temperamento infantile. C'è un nucleo di verità in questa asserzione, perché è del tutto ovvio che l'azione di governo, soprattutto in ambito internazionale, richiede una certa dose di riservatezza e talvolta di discrezionalità, circostanza che noi bonganisti riconosciamo, dando così misura del nostro grado di maturità. Vi è tuttavia un limite, insuperabile ma purtroppo superato di slancio e senza un accenno di vergogna, costituito dal fatto che, sebbene non si possano dare in pasto alla stampa i dettagli tattici delle trattative, la direzione strategica deve essere comunque chiara e pubblicamente dichiarata agli elettori.

Nella fattispecie dei rapporti con l'Unione Europea, ad esempio, si accampa il pretesto per cui una esplicita dichiarazione di voler uscire dall'euro avrebbe l'effetto di scatenare i mercati, ma asserire una cosa del genere equivale a mettere il paese in una situazione pericolosissima. Infatti, se la direzione strategica fosse realmente quella di preparare le condizioni per una trattativa in condizioni migliori, per la quale si sostiene che serve del tempo, allora si sta dicendo che la debolezza del paese è tale da rendere inevitabile una sospensione della democrazia, di cui costoro si stanno assumendo la grave responsabilità.  Se, al contrario, la direzione strategica è quella di andare verso gli USE (noi bonganisti diamo per assodata l'irriformabilità dell'Unione Europea come governance intergovernativa - ndr) il non dichiararlo esplicitamente li pone sullo stesso piano di un Prodi qualunque, che prometteva agli italiani che avrebbero lavorato un giorno in meno guadagnando come se lavorassero un giorno in più, mentre teneva ben nascosta agli elettori la vera natura dell'UE e dell'euro.

Qual è dunque, chiediamo noi bonganisti, la verità? Siamo in uno stato di sospensione della democrazia, del quale i signori elitisti della Lega si sono fatti complici a fin di bene mentre mettono in sicurezza il paese? Se questa è la risposta, allora nei prossimi mesi si dovranno vedere dei risultati tangibili. Quanto tempo serve per ciò, prima di chiamarli babbomortisti? Ma soprattutto, vi è già oggi coerenza tra le dichiarazioni pubbliche e gli atti concreti del governo? Purtroppo non sembra che le cose stiano così, con il che, se ciò è vero, allora siamo in uno stato di sospensione della democrazia a tempo indeterminato.

Ma il vero timore di noi bonganisti, fondato sull'assioma dell'irriformabilità dell'UE, è che gli elitisti della Lega stiano svolgendo un ruolo scellerato, quello di confondere l'opinione pubblica per guadagnare tempo in attesa di compiere atti eversivi senza e contro il consenso del Popolo, ovvero che stiano lavorando alacremente nella direzione degli USE. Sarebbe una responsabilità gravissima, dalle conseguenze incalcolabili, come ben segnalato da uno di loro qualche anno fa:



In definitiva il bonganismo, oltre a dichiarare come obiettivo strategico contingente l'Italexit, assume un'idea forte della democrazia, considerata un bene molto più importante di qualche punto di Pil in più o in meno. Quello che ci preoccupa veramente non è la deflazione, che pure danneggia gravemente il paese - in particolare il mondo del lavoro - ma la perdita della democrazia, o almeno di un grado minimo sindacale di democrazia, che si basa sul fatto che le forze politiche conquistino o perdano consenso in funzione degli impegni che esplicitamente prendono con gli elettori. Ebbene, per come sono messe le cose in Italia e sulla base delle dichiarazioni rese in campagna elettorale, tutte le forze politiche vogliono perseguire l'obiettivo impossibile di riformare l'Unione Europea! Pertanto, per l'assioma dell'irriformabilità, stanno conducendo il paese alla rovina, oppure hanno mentito agli elettori. In alternativa, nella speranza che il governo stia seguendo una strategia, e ammesso che non stia invece ingannando ancor di più gli elettori, resta il fatto che siamo in uno stato di democrazia sospesa. In ogni caso abbiamo bisogno di bonganismo. Quanto, lo capiremo presto.

4 commenti:

  1. Ti pare che il Cavaliere non ci allenta dietro la muta di avvocati a reclamarne i diritti per plagio?

    RispondiElimina
  2. Caro professor Fiorenzo Fraioli, guardi quì: https://www.youtube.com/watch?v=r8X020qM1-0
    Documenti eccezionali.

    RispondiElimina
  3. il Bonganismo entrerà di diritto nel "Romanzo Sovranaro" che sto scrivendo e pubblicando a puntate su Fb

    RispondiElimina
  4. Tuttosubbitismo, Bonganismo... Quando il nemico ti ha portato a combatterlo con le armi da lui scelte, a usare IL LINGUAGGIO CHE LUI HA INVENTATO, a farti cercare soluzioni tra le regole che lui ha imposto, hai già perso tutte le battaglie, compresa quella che avrebbe potuto vincerlo.

    Sun Tzu

    RispondiElimina