domenica 16 giugno 2019

Le cambiali di Italo Stato

Siete d'accordo sul fatto che l'Italia, non avendo più sovranità monetaria, si trova nelle stesse condizioni di un'azienda del settore privato che, per investire e crescere, deve necessariamente rivolgersi a chi questo potere sovrano lo ha? Penso di sì, e allora leggete la storia di Italo Stato.

Italo Stato è un brillante imprenditore che ha i conti in ordine, sebbene voci maligne dei suoi concorrenti spargano in giro notizie false. A causa di ciò le banche negli ultimi tempi gli hanno ristretto il credito. Ma Italo Stato non è uomo da perdersi d'animo per cui ha un'idea folgorante: proporre ai suoi fornitori, che vantano un credito verso di lui, di accettare delle cambiali a sei mesi. Le chiamerà italoBot.

Gli italoBot, come ogni cambiale, potranno essere scambiati, ma alla fine sarà lui a doverli onorare, tempo sei mesi. Però, così facendo, ha tranquillizzato i creditori e può mettere mano al bilancio aziendale con più calma. Le banche? Gli hanno già fatto sapere che per loro gli italoBot non cambiano una virgola, ma Italo Stato adesso ha sei mesi di tempo. Siccome non ha il denaro per investire, e in tal modo aumentare la sua produttività, non gli resta che una strada: comprimere i costi. Ha sei mesi di tempo per farlo, mentre i creditori se ne stanno buoni e lui può fare a meno di andare a chiedere altri soldi dalle banche che, ammesso che siano disposte a rifinanziarlo, certamente gli aumenterebbero lo spread... pardon in tasso di interesse.

E così Italo Stato comincia a tagliare qualcuna delle gratifiche che, da sempre, costituiscono un sostegno al salario dei suoi dipendenti. Ad esempio questo contributo assicurativo per le malattie professionali, concordato coi sindacati anni prima ma mai contrattualizzato, di cui per altro si avvalgono soprattutto i dipendenti della filiale sud, lo si potrebbe ridurre. E anche le spese per le colonie estive dei figli dei dipendenti, al solito più gravose per i costi aziendali nel caso della filiale sud. Questi meridionali! Quanto gli costano a Italo Stato, anche se, ad essere sinceri, quando le banche gli facevano credito la filiale sud era preziosa, perché era lì che Italo Stato riutilizzava gli impianti più vecchi ogni volta che investiva nella filiale nord per innovare. Ma che altro potrebbe fare il buon Italo Stato, visto che nuovi impianti, coi quali, ne è certo, spezzerebbe le reni ai concorrenti, non ne può comprare? Queste maledette banche finanziano sempre chi è già in vantaggio competitivo, e ti penalizzano non appena perdi una frazione di quota di mercato! Ah, ci fosse ancora il Banco del Sole, quelli sì che ti davano una mano: bastava portare un po' di voti a Calogero, cosa non difficile dirigendo una media impresa!



Insomma è chiaro, siccome Italo Stato una sua moneta non ce l'ha, e il Banco del Sole è stato privatizzato e oggi è una filiale di Goldman&Sachs, dovrà per forza impegnare un po' di soldi del futuro flusso di cassa per onorare gli italoBot quando andranno a scadenza, tra sei mesi, ma nel frattempo, quatto quatto, può tagliare un po' di costi senza che i creditori lo portino in tribunale.

La morale della favola


Da dove possono arrivare i soldi in uno stato colonia che non ha più sovranità monetaria, e quindi non può decidere come e quanto investire a seconda dei suoi interessi? Ecco la lista:
  1. saldo positivo della bilancia commerciale (fatto)
  2. taglio dei costi interni, salari pensioni e welfare (fatto)
  3. riduzione degli investimenti (fatto)
La morale della favola è che Italo Stato fa il gradasso mentre in realtà si genuflette alle banche. Per di più dividendo parte del rischio coi creditori, ai quali ha fatto credere di avere avuto un'idea geniale. Non è un grande, il nostro Italo Stato? Ma perché un imprenditore così bravo, un'anguilla che sa cavarsela anche in tempi difficili, non è protetto da un vero Stato sovrano? Il suo Stato, fino a prova contraria!

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