domenica 30 giugno 2019

La maionese impazzita (parte seconda)

Link correlato: La maionese impazzita (parte prima)

Lo strumento ideologico con il quale Pasquinelli riesce a realizzare il suo entanglement politico, ovvero sostenere il governo giallo-verde qualificandosi al contempo come sovranista costituzionale, è il populismo. Un termine che si presta a torsioni di significato tali da permettere di selezionare dall'azione di governo tutti e solo i provvedimenti e le prese di posizione che fanno comodo ignorando quelli che danno fastidio, e imputando questi ultimi ad una non ben definita quinta colonna oligarchica che terrebbe il governo sotto scacco. Ecco allora che la politica di contrasto dell'immigrazionismo no-border viene vista con favore (anche se non si capisce perché, su un tema che sta così a cuore alle suddette oligarchie, il governo non rischia di cadere), mentre poco si dice delle scelte della ministra della Sanità Grillo in campo vaccinale; i minibot vanno bene (anche se non si faranno) come pure la giusta polemica contro la follia gender, ma non si commenta il fatto che sia stato lo stesso Salvini a proporre Draghi come presidente della commissione UE. Soprattutto, si passa sotto silenzio il fatto che il governo sta preparando una manovra correttiva, che il deficit a consuntivo sarà al di sotto del 2%, non si rimprovera con il dovuto rigore la circostanza per cui i due provvedimenti simbolo - quota cento e reddito di cittadinanza - si stanno rivelando poco più di un atto simbolico, mentre la Lega non dà segno di voler rinunciare all'autonomia differenziata. All'orizzonte resta la grande riforma fiscale, con l'obiettivo di abbassare le tasse sui redditi più alti colmando la differenza con un'accelerazione dei processi di privatizzazione di sanità, scuola, servizi locali. Il tutto in un quadro in cui l'avanzo primario, anche quest'anno, sarà superiore al 2% del Pil.

Ma veniamo a questa fantomatica quinta colonna. Nel fantasioso racconto, tutto girerebbe intorno a Mattarella, indicato come il terminale del deep state italiano alleato dei poteri oligarchici di Bruxelles e appena scalfito dall'ingresso di alcuni noti eroi no-€uro; i quali, ahimè, poco potrebbero fare nelle condizioni date, se non tenere in vita una qualche forma di resistenza. Il potere di Mattarella deriverebbe, oltre che dalle sue prerogative, dall'esistenza di una fronda sia nel M5S che nella Lega, pronta a far cadere il governo non appena vi saranno le condizioni favorevoli, e comunque non appena questi dovesse azzardarsi ad andare contro i diktat economici di Bruxelles - ma evidentemente non quando si chiudono i porti.  Una circostanza, quest'ultima, che indica chiaramente come tutta la caciara alimentata da media e social in merito alle tematiche immigrazioniste, del gender, dell'attacco alla famiglia, serva, in questo momento, a tenere i riflettori ben lontani dalle questioni economiche, ben più urgenti, che riguardano l'Unione Europea. Un fronte, quello dei rapporti con l'Unione Europea, sul quale non sarebbe possibile un'azione autonoma del governo giallo-verde, il quale deve starsene buono e tranquillo, anche obbedendo ai famosi diktat, in attesa che al segnale di Trump si scateni l'inferno.

Tutta questa costruzione si regge su due assiomi, ovvero che:
  1. Trump lavori davvero per la fine dell'Unione Europea
  2. La Lega e il m5s vogliano davvero uscire, almeno dall'euro, e non invece restare
Il tutto senza considerare che, se anche i due assiomi fossero veri, il prezzo di un'Italexit per grazia ricevuta da Trump sarebbe l'adesione totale sia al modello economico liberista USA che ai suoi interessi geopolitici. Ma è proprio sulla scommessa che i due assiomi siano validi che si regge tutto il racconto di Pasquinelli, il quale rimanda ad una data futura, successiva all'Italexit per grazia ricevuta da Trump, la ripresa delle lotte sociali, di fatto invitando a stringere i denti mentre i grandi fanno i loro giochi, posto che noi piccolini nulla possiamo fare. Occorre dunque esaminare i suddetti assiomi per valutare la loro credibilità.

La volontà di Trump di voler frantumare l'Unione Europea viene spiegata con la necessità per gli USA di riequilibrare lo squilibrio commerciale, costringendo la Germania, paese dove gli USA mantengono una miriade di basi militari, a ridurre il suo surplus. Allora guardiamo i dati:

Fonte: Eurostat

Fonte: Europa, Stati Uniti, Italia: la guerra dei dazi spiegata in 5 grafici

Domanda: per sanare squilibri di questa entità, certo non trascurabili ma nemmeno stratosferici, non basta forse una politica dei dazi, cosa che effettivamente Trump sta facendo, senza la necessità di abbattere una costruzione geopolitica come l'UE, per altro sotto il ferreo dominio militare degli USA? Io dico di sì, basta una guerra dei dazi, e in vista dell'inevitabile armistizio è già pronta la carta Draghi, proconsole americano in Italia a garanzia del fatto che questa resti sotto controllo, in un'Unione Europea "riformata" che si chiamerà USE. Il nord resterà economicamente agganciato all'area del marco, obiettivo per cui deve aumentare la sua efficienza sistemica - da qui la necessità di trattenere le sue entrate fiscali - il sud sarà un'area periferica e satellite restituita al potere mafioso, strumento dell'influenza americana dal 1943. E il gioco è fatto.

Continua: La maionese impazzita (parte terza).

2 commenti:

  1. 1) Quando si dice che i minibot non si faranno, si intende che proprio non vedranno tout court la luce, o che nelle nostre mani li avremo ma sarà una misura meramente simbolica?

    2) Non capisco bene la "questione Trump". Posto che nessuno pensa che si tratti di un Lenin a stelle e strisce, solitamente in merito al biondo vengono proposte due tesi: la prima dice che sia interamente organico al Deep State" classico" statunitense obamiano e clintoniano, e diciamo anche bushiano; la seconda tesi suggerisce invece che sia il cavallo scelto da un'altra frangia del Deep State americano, avversaria di quella summenzionata. Qual è la lettura di Fiorenzo in tal senso?

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    1. 1) Sara al massimo una misura simbolica, ma è più probabile che non ne sentiremo più parlare.
      2) E' ovvio che sia un avversario della fazione democratica (se preferisci: obamiana) ma è sempre un Presidente americano. Immagina di essere il Presidente del consiglio italiano che deve scegliere tra due linee di azione, una che avvantaggia la Macedonia e l'altra la Grecia. Domanda: ti porresti il problema della Macedonia e della Grecia o faresti gli interessi dell'Italia? Ecco, questo è Trump: un Presidente americano. Per cui quelli che si illudono che Trump possa aiutarci (tutti Cavour in sedicesimo) sono degli illusi.

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