lunedì 24 giugno 2019

Un'avvelenata



Correva l'anno 2007 quando con Claudio Martino, Ivan De Santis e altri mettemmo su alle comunali di Frosinone la lista La Colomba. Era il tempo dei project-financing della giunta Marzi, la cui natura privatistica noi denunciammo e la storia ci ha dato ragione. Era il tempo della discarica di via Le Lame, allora come oggi una vera bomba ecologica, sulla quale è stato speso un fiume di denaro senza risolvere il problema. Era il tempo della speculazione edilizia su Frosinone, che noi denunciammo avvertendo dell'arrivo imminente di una caduta verticale dei prezzi degli immobili che le nuove costruzioni avrebbero reso più grave, come poi è puntualmente avvenuto. Era il tempo del saccheggio del poco che restava del patrimonio di edifici storici della città, in primis le ex-carceri di Piazza Risorgimento, abbattute per costruire al loro posto l'ennesimo insediamento abitativo. Era il tempo delle strisce blu e del multipiano di cui prevedemmo - facili profeti - il degrado a luogo adatto a rave parties. Era il tempo in cui si proponeva la riconversione della ex-Permaflex ad area commerciale, sull'onda dell'idea balzana che i centri commerciali porterebbero "sviluppo" quando invece distruggono, oltre una certa soglia da tempo superata, il tessuto delle micro-imprese commerciali del territorio. Era il tempo dei vaneggiamenti sull'aeroporto di Frosinone, con annessi sogni irrealizzabili (perché in contrasto con ben più corposi interessi dei costruttori romani) sul collegamento veloce via TAV con Roma. Era il tempo in cui si voleva portare il comune di Frosinone nel consorzio Gaia, operazione stoppata in extremis per l'intervento dei socialisti nella persona di Giulio Turriziani (che saluto con calore ogni volta lo incontro nelle sue solitarie passeggiate).

Potrei continuare ma non ne ho più voglia. Il risultato è stato l'arrivo di un'amministrazione, quella guidata dall'attuale sindaco Nicol Ottaviani, la quale pur senza la capacità - forse la possibilità, visti i tempi che corrono - di rilanciare la città e il territorio, lo sta accompagnando comunque a un decoroso declino; come si conviene a chi, avendo dilapidato ogni occasione che la vita gli ha offerto, merita almeno un'esistenza dignitosa in attesa che il sipario cada sulla sua vicenda terrena.

Tutto questo è oggi Frosinone: dal 1952 quando un piano regolatore fu nascosto nel cassetto (piano Frusino, di cui il compianto Augusto Bartoli ci narrò le vicende) alla redazione di quello del 1972 (con previsioni di crescita fino a 120.000 abitanti mai sfiorate), all'oggi, con una città che si svuota sempre di più, il crollo verticale dei valori immobiliari, l'invasione di immigrati. Unica nota positiva l'Accademia di Belle Arti, mentre Conservatorio e Università vivacchiano.

In questo degrado si innestano le ultimissime vicende: le ricercate, per motivi di bassa speculazione politica (ma non ottenute) polemiche sul gay pride - sostanzialmente ignorato, e la nuvola venefica che ha invaso la città.

Questa è la condizione ecologica, umana, culturale, sociale e politica di una città che ha conosciuto ben altri lunghi momenti di vivacità e ricchezza. Una riflessione, ovviamente tra persone serie e non con i tanti buffoni che infestano questo territorio, è d'obbligo.

Ecco, mi sono tolto qualche sassolino dalle scarpe.

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